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Autore: Gerugber    29/06/2013    2 recensioni
Tutti si ricordano il proprio diciottesimo compleanno.
Chi per cose brutte, chi per cose belle, ma tutti se lo ricordano.
E io mi ricordo il mio.
Era marzo ed ero fidanzato, ed ero felice, troppo felice.
Una felicità che sarebbe svanita poco a poco, per poi tornare alla vita di tutti i giorni.
Tutti hanno problemi con la propria anima gemella,
tutti hanno problemi a scuola.
Ma fidatevi quando vi dico che per un diciottenne gay è tutto più difficile.
Ed ecco la mia storia...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sedemmo lontani dal bancone e rimanemmo lì senza parlare per qualche minuto.
Non volevo metterle fretta, sapevo che Martina prima di fare un discorso serio se lo preparava mentalmente.
E quello che mi doveva fare, a quanto parve, era un discorso serio.
“Alex” iniziò, non mi stava guardando in faccia “dopo tutto questo tempo avrai notato che Max mi sta un po’ antipatico…”
“Un po’?” chiesi perplesso “gli hai tirato uno schiaffo che gli ha lasciato un segno che rimarrà come minimo una settimana!”
“E se lo è meritato” mi disse duramente “ora se vuoi farmi finire.”
“Scusa…” e rimasi ad ascoltare quello che aveva da dirmi.
“Comunque come stavo dicendo, mi sta un po’ tanto antipatico. Giuro ci ho provato a farmelo stare simpatico ma non ce la faccio. Non la prendere come una cosa personale Alex. E’ lui. E’ questo suo modo di comportarsi che mi da fastidio. Si crede di essere Dio sceso in terra ma non lo è. E a quanto pare nessuno lo vede, pensano tutti che sia perfetto. Questo accresce in lui la convinzione di essere di più di quello che è. E poi Alex, non pensare che non lo sappia, so che quando c’era lui qua ti drogavi. So che quando c’era lui qua ti tagliavi perché soffirivi. So che quando c’era lui qua tu non mangiavi perché ti faceva sentire grasso. So che quando c’era lui qua andavi in discoteca quasi tutte le sere, tornavi sbronzo e mezzo drogato, scopavate e il giorno dopo lui a scuola faceva finta di non conoscerti. Pensi che io queste cose non le sappia? Sono una delle tue migliori amiche e queste cose le ho scoperte da sola. Ti osservavo Alex. Eri così triste quando c’era lui! E poi le mie preghiere sono state ascoltate. Se ne è andato. Non sai quanto io abbia ringraziato Dio per questo. Alex ti stavi riprendendo. Ricominciavi a mangiare, non ti drogavi, avevi smesso di coprirti in continuazione i polsi e poi le serate hai iniziato a passarle con noi, con i tuoi amici, a vedere un bel film o andando a mangiare una pizza o andando a semplicemente a farti un giro. Iniziavo a ritrovare l’Alex a cui volevo bene. Ma poi lui tornava e tu sparivi e tornavi la persona che odiavo. No va beh magari odiare no, ma sicuramente non mi stavi simpatico.”
Silenzio.
Per tutto il discorso non mi guardò neanche una volta e continuava a guardare davanti a se come se guardarmi negli occhi gli riuscisse difficile nonostante l’avesse fatto un sacco di volte.
Ero come un estraneo.
Ma nonostante tutto io non capivo una cosa.
“Scusa e cosa centra questo con il fatto che Max non sia qua quando invece mi ha detto il contrario? Non trovo il senso logico.”
“Ti ricordi Rosa Jane? La studentessa che faceva l’intercultura da Londra?” mi chiese.
“Si ma continuo a non capire…”
“Fammi finire” mi interruppe.
“Comunque” continuò “ti ricordi perché era tornata a casa prima?”
“Si perché si diceva che si fosse spaventata per un tentato stupro” risposi ricordandomi molto bene i pettegolezzi che giravano.
“Ecco, non si è mai saputo chi è stato, giusto? Beh in realtà qualcuno lo sapeva. E…” si fermò un secondo “…e lo sapevo anche io.”
Rimasi a bocca aperta, ma non dissi niente per non farmi sgridare un'altra volta.
“Se ti stai domandando perché non l’ho detto a nessuno, la risposta non la so manco io. Odiavo quella persona e dopo quello che è successo a Rosa la volevo ammazzare e…”
Inizia a realizzare cosa mi stesse dicendo e sussurrai un lieve “no”.
Ma lei sembrò non sentirlo e continuò.
“E l’ho fatto per te Alex, non pensare che l’abbia fatto per chissà quale altra persona. E mi dispiace dirtelo dopo tutto questo tempo. Ma comunque non ho finito….”
C’era dell’altro?
“L’altro giorno quando sono andata in stazione… Alex io non so come dirtelo, ma beh… Ho visto Max baciarsi con una.”
Mi si inumidirono gli occhi, una sensazione che odiavo, significava che ero vicino al pianto.
“Quindi è per questo che oggi fregavo nella sua borsa, cercavo quello che ho trovato, una scatola di profilattici vuota. Che poi è stato stupido da parte sua portane solo uno o due. E poi è per questo che gli ho tirato uno schiaffo, se lo meritava Alex. Quindi ecco… credo che stasera Max sia andato a utilizzare l’ultimo profilattico che gli era rimasto.”
Mi alzai in piedi. Ormai le lacrime mi rigavano le guance, ma per fortuna era un pianto silenzioso. Per la prima volta dall’inizio del suo racconto Martina mi guardò e sul suo viso c’era una traccia di pietà.
Odiavo essere come un cucciolo di cane abbandonato sulla strada quando tutti ti guardano come se avessero pietà di te.
Ma non le credevo.
Non credevo neanche a una parola.
La guardai, un’immagine sfocata tra le lacrime.
Nonostante fosse la mia migliore amica le dissi.
“Sai, pensavo di potermi fidare di te. Invece no. Quanto ti ci è voluto per inventare tutto, eh? Dai dimmelo. Tu aspettavi solo che lasciassi Max ammettilo. Ma sai una cosa, io non ti credo.”
E detto questo mi girai e me ne andai.
  
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