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Autore: Kehia    13/01/2008    1 recensioni
[...] -E se non fossi mai esistita? Probabilmente tutto questo non sarebbe mai successo, è stata tutta colpa mia- La giovane guardò a terra, i suoi occhi verdi tremarono pericolosamnte. -Ma cosa stai dicendo? Di cosa stai parlando...?- Il ragazzo confuso la guardò interrogativo. -Tu non puoi capire, tu sei sempre vissuto in pace, sei sempre vissuto nel tuo mondo senza mai preoccuparti di niente...- L'ira della ragazza cominciava a farsi sentire, alzò lo sguardo verso di lui avvicinandoglisi. -Tu non sai cosa si prova a vivere qui!- Fu un attimo, il ragazzo capì, era così semplice, niente vi era di complesso, capì che era un insulto per lui, il suo orgoglio gli impediva di tacere anche in quel momento. -Non è colpa mia se sono stato sbalzato fuori alla nascità! Sei tu che non puoi capire cosa si prova a cambiare stile di vita in un giorno!- Le urlò infuriato. -E quindi è stato un male per te venire qui?! Ho quindi fatto del male anche a te?! TI HO QUINDI ROVINATO LA VITA?! HO TOLTO IL SENSO ALLA TUA ESISTENZA?!- Il loro sguardo si soffermo l'uno sugli occhi dell'altra, l'ira, il rancore, la tristezza erano tutte emozioni racchiuse nel cuore dei due. Lui scosse la testa serio senza staccare i suoi occhi grigi dagli infiniti pozzi di smeraldo della ragazza. -La mia esistenza non ha mai avuto un senso, prima di venire qui, è tutto il contrario di ciò che dici- Questa volta con calma aveva parlato, accennò ad un sorriso. -Non riesco a capire.- Il giovane sorrise rinnegando la rabbia ed il rancore. -Sei tu il senso della mia esistenza.- [...] Una storia piena di colpi di scena, avventura e passione!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano entrati, entrambi si guardavano attorno, lui smarrito, lei, un'altra volta spaventata.
-Cos' è questo posto?- Aveva chiesto Matthew, ma lei non aveva risposto.
Continuava a guardarsi attorno, non era terrorizzata come in precedenza da quello strano vuoto, non era così spaventata, perchè con lei, c'era l'obbiettivo della sua missione.
All'improvviso, nella sua testa, tutto cominciò a girare pericolosamente veloce, fece due passi indietro barcollando, cercando di riprendere il controllo su se stessa, si voltò verso il ragazzo a poca distanza, gli andò contro e gli poggiò le mani sul petto guardando in basso, per riuscire a tenersi in piedi, ma anche per cercare protezione.
Lui la guardò, ovviamente ancora non capendo, si sentiva semplicemente smarrito, non sapeva dove si trovava, si guardò attorno un'altra volta. Eppure, gli pareva di aver gia vissuto quel momento, proprio non riusciva a capire.
Il nero alla loro sinistra cominciò a decomporsi, si aprì un' uscita. I due non si mossero, Hiara guardò attentamente lo spazio, non sapeva cosa sarebbe successo, era ovvio, lei precedentemente era svenuta.
Guardò Mat negli occhi e scoprì che lui stava facendo lo stesso.
-Posso sapere come ti chiami?- Chiese a bassa voce, sembrava quasi un sussurro.
-Hiara...-
Qualcosa di sconosciuto cominciò a trascinarli verso il buco.
-Hey! Che succede!?- Urlò Matthew spaventato.
Per la seconda volta Hiara non rispose, probabilmente li stava trascinando nel suo mondo.
Era come credeva: vennero sbalzati nella stessa stanza da dove lei era partita, in modo alquanto brusco. Lei venne sbattuta dall'altra parte della stanza contro dei macchinari, mentre il ragazzo a pochi metri dall'uscita.
-Cosa? Sono già tornati?!- Sentì una voce urlare.
Hiara aprì gli occhi, circa sei uomini avevano circondato Matthew, mentre il generale si trovava davanti a lei, le tese la mano per aiutarla ad alzarsi.
-Ottimo lavoro Hiara!- Esclamò.
La ragazza si alzò.
-Cosa gli stanno facendo?-
Sentiva gli uomini parlare frettolosamente.
-Hiara!- Urlò Mat -Hiara chi sono questi?! Hiara Aiutami!-
La ragazza, sentendosi obbligata, si avvicinò agli uomini.
-Lasciatelo andare.-
-Non possiamo! Il generale ha dato l'ordine di sterilizzarlo!-
-COSA!?- L'urlo del ragazzo risultò acuto. -Hey io ci tengo alle mie palle!-
-Non in quel senso!- Urlò di rimando uno degli uomini. Mat tirò un sospiro di sollievo.
-Vi ho detto di lasciarlo andare.- Esclamò la ragazza andando in mezzo agli uomini. -Lo faremo insieme.- Disse convinta.
-No! Non potete, non è possibile! Tu devi essere sterilizzata in una camera div...-
-Insulso di un agente semplice!- Urlò avvicinandosi all'uomo che aveva parlato. -Hai idea di chi sia io!? Non osare mai più darmi del tu, hai capito!? Decido io cosa è possibile e cosa non!- Era diventata leggermente rossa dalla rabbia, ma era decisa e sicura di se.
L'uomo, un po' spaventato, si voltò verso il generale.
-Fate come dice la ragazza-
Il generale, quel grande uomo dallo sguardo severo, in realtà era uno dei pochi che era sempre stato dalla parte di Hiara. Era un tipo razionale, di solito non prendeva mai le parti di nessuno, ma nutriva un affetto speciale per la ragazza, lei non ne conosceva il motivo, ma probabilmente era perché di solito vedeva più spesso il generale che suo padre. Era lui ad affidarle gran parte delle missioni. Sorrise a quel grande uomo, che giudicava come un secondo padre oltre che al suo superiore.
I due vennero portati dagli stessi uomini che li circondavano, nella stanza accanto a quella dove si trovavano, come al solito le mura erano bianche. La stanza era completamente vuota, gli uomini non entrarono con loro, vi erano dei vetri, sicuramente si trovavano dall'altra parte.
Quella era la stanza sterile. Serviva per decontaminare gli agenti venuti dall'esterno o per tenere isolati soggetti infetti da qualche malattia. La ragazza ne aveva sentito parlare nel suo addestramento.
-Dove siamo Hiara? Che cosa vogliono farmi?-
Guardò il ragazzo negli occhi, era spaventato e disorientato, sicuramente non capiva nulla di ciò che gli stava succedendo. Le fece tenerezza, sorrise nel vedere quei grandi occhi grigi indifesi.
-Non preoccuparti, non ti faranno del male, non si permetterebbero mai. Soprattutto, fino a che sei con me- Gli sorrise.
A quelle parole il ragazzo si sentì sollevato, lei gli aveva fatto una promessa, e la stava mantenendo! Poteva fidarsi di lei, in quegli occhi insolitamente verdi, c'era sincerità.
Dagli angoli della piccola stanza uscirono dei tubi che cominciarono a spruzzare una sostanza bianca.
-Che succede?- Chiese lui spaventato.
Hiara con un gesto impulsivo passò la braccia intorno al busto del ragazzo stringendolo.
-Zitto e trattieni il fiato- disse in un soffio.
Lui, ancora non capendo, strinse la ragazza a sua volta trattenendo il respiro.

-Generale, perché ha lasciato che li sterilizzassimo assieme?-
Chiese l' uomo che era stato sgridato dalla ragazza.
-Se questa è la volontà di Hiara, così dev'essere.- rispose tranquillo.
-Cosa? Hiara, e chi sarebbe? Cos'ha di tanto importante questa ragazzina?-
Il generale gli lanciò uno sguardò di fuoco.
-Bada a come parli della figlia del Viceministro-
L'uomo rimase paralizzato.

Passarono pochi secondi, la sostanza bianca uscita da quei tubi, dopo aver avvolto i due, si dissolse.
La porta si aprì e dietro ne spuntò il Generale.
-Bene, abbiamo finito, ora voi due, siete pregati di venire nel mio ufficio- Fece con calma rivolto ai due.
Hiara lasciò con calma la presa e guardò l'uomo annuendo. Diede una leggera spinta al ragazzo incitandolo ad avanzare, il generale li precedette di gran lunga, non li aspettò.
-Chi è quell'uomo?- Chiese Mat a bassa voce.
-Lui è il primo generale dell'esercito, nonché Comandante indiscusso dei servizi segreti. E' uno dei migliori uomini che abbia mai incontrato.- Fece lei con un sorriso.
Presero l'ascensore, mentre entravano un'altra donna, vestita con dei pantaloni bianchi molto stretti ed un top simile a quello della ragazza ma bianco, entrò nell' ascensore. Fece il saluto militare verso la ragazza che rispose con un sorriso. La donna tornò a rilassarsi e si voltò schiacciando uno dei pulsanti.
Mat si abbassò leggermente per arrivare all' orecchio di Hiara e chiederle in modo che solo lei potesse sentirlo.
-Ma siete vestite tutte così in questo mondo?-
-Si più o meno- Rispose lei in fretta.
Il ragazzo guardò in alto ed incurvò la bocca in un sorrisetto perverso.
-Comincia a piacermi questo mondo- commentò felice indirizzando lo sguardo verso la formosa donna accanto a loro. Hiara gli diede una gomitata.
-Vedi di tenere gli occhi e le mani a posto, altrimenti ti sterilizzo io, ma a modo mio - fece con voce tagliente.
Un brivido di terrore gli percorse la schiena e portò le mani e coprire le parti intime.
-Okay, mi hai convinto-
Quella ragazza era spaventosa, sapeva farlo sentire al sicuro, ma sapeva anche terrorizzarlo. Quante ragazze come lei aveva incontrato in quei suoi diciassette anni? Nemmeno una per sua fortuna. Pensieri veloci avevano cominciato ad attraversare la sua testa mentre l'ascensore si fermava e si avviavano all'ufficio del generale. Strani pensieri, si chiedeva ancora cosa ci facesse lì. Hiara non aveva più parlato dopo quella battuta. Era sicura di se, teneva il broncio come se fosse arrabbiata eppure non ce n'era motivo,
-Ottimo lavoro Hiara, non mi aspettavo che completassi la missione così presto.- disse il generale, non si era nemmeno accorto che si trovavano già nel suo ufficio.
-Grazie signore-.
Il generale guardò Matthew e gli tese la mano, lui la prese con un po' di esitazione non sapendo che fare. Il Generale abbassò lo sguardo verso il suo braccio.
-Benvenuto nel tuo vero Mondo Loswell!- Esclamò.
-Vero mondo?- fece lui scettico -Loswell?!-
Il generale guardò Hiara.
-Cosa è successo laggiù?-
La ragazza esitò. -Signore, glielo scriverò nel rapporto, ora vorrei occuparmi del ragazzo, non sa niente di questo mondo e la pregherei di affidarlo a me-
L'uomo andò dietro la sua scrivania.
-Lui entrerà nell'esercito, quindi dovrà essere sottoposto ad un addestramento immediato...-
-La prego...- Hiara fece un passo avanti -Lo addestrerò io, preparerò l'elemento in due settimane, e lo addestrerò per un mese, me lo affidi perfavore, gli spiegherò come funzionano le cose qui, gli spiegherò tutto e lo addestrerò nel miglior modo possibile.-
L'uomo pensò per qualche secondo e sorrise alla ragazza sotto i baffi.
-Bene allora, ti affido una nuova missione. Un mese e due settimane di tempo per addestrare il nuovo arrivato e vedi di non trascurare le regole!-
-Sissignore!- Esclamò facendo il saluto militare portandosi la mano alla fronte -Non ne resterà deluso!-
-E prima che tu vada Hiara- Si avviò al comodino ed aprì il cassetto, dentro vi erano i pezzi di stoffa della ragazza, le si avvicinò e glieli porse. -Li ho custoditi io, tieni-
La ragazza li prese e sorrise in segno di riconoscenza, con un gesto della mano il generale li congedò e i due uscirono.

-Cosa sono quei cosi? Perché mi ha chiamato Loswell? Di che addestramento Parlavate? Perché non mi parli?!- insisté Mat una volta usciti dalla base militare.
-Non qui per favore, una volta arrivati a casa mia ti spiegherò ogni cosa, ora però fai finta di niente.-
Sui marciapiedi c'era altra gente che camminava, ed erano tutti sprovvisti di vestiti sopra il busto.
Il ragazzo si guardava attorno incuriosito da quella gente. Nel suo mondo, andare in giro a petto nudo era mancanza di rispetto verso la comunità, si rischiava persino di venire multati ed un' altra cosa era strana, erano all' inizio della primavera! Non faceva poi così caldo da poter andare in giro a quel modo. Alzò lo sguardo verso il cielo, era azzurro, di un azzurro insolitamente limpido, non aveva mai visto il cielo in quel modo, era puro a differenza di quello che lui era abituato a vedere, era così limpido da sembrare irreale.
Le strade di quell'insolita città non erano molto affollate, si chiese che ore erano, forse la maggior parte della gente si trovava al lavoro. Quando aveva incontrato la ragazza, nel suo mondo erano quasi le dieci di mattina, si chiese se anche loro conoscevano le ore, se avevano un concetto di tempo come quello della sua specie. Non aveva fatto altre domande ma dentro la sua testa ne echeggiarono migliaia, quando sarebbe arrivato a casa della ragazza non avrebbe nemmeno saputo da quale cominciare.
Aveva completamente perso il concetto di tempo, se era per questo, anche quello di pudore, cominciava a sudare freddo e cominciava anche a rendersi conto di ciò che era successo! Si chiese perché aveva acconsentito ad attraversare quel buco, si chiese perché quegli uomini erano riusciti a terrorizzarlo, si sentiva un pesce fuor d'acqua, non si sentiva per niente a suo agio, si chiese ancora una volta che cosa diamine ci faceva li!
La ragazza si fermò davanti ad una porta, era un palazzo di tre piani a quanto pareva, i due entrarono percorsero il corridoio che portava alle scale e salirono fino al secondo piano. Hiara era rimasta in silenzio per tutto quel tempo, aveva aperto la porta dell'appartamento ed era entrata poggiando quegli strani pezzi di stoffa sul divano, lui si era chiuso la porta alle spalle osservando il posto in cui si trovava.
Era un appartamento grandissimo! All'entrata c'era un ingresso con tanto di attaccapanni, porta ombrelli e altri strani oggetti di cui non conosceva l'uso, uscito dall'ingresso si guardò attorno affascinato, subito davanti a lui c'era un grandissimo salotto, tutti i pavimenti erano rivestiti in parquet. Nella stanza vi erano due divani attaccati al muro alla sua sinistra, con davanti un grandissimo schermo attaccato ad un muro in mezzo alla sala, molto sottile. C' erano molti quadri appesi, le finestre arrivavano al soffitto e toccavano il pavimento, facevano entrare molta luce rendendo l'ambiente ancora più confortevole. I muri erano composti da mattoni rossi e davano un buon primo impatto per l'occhio. Nel resto della sala vi erano un grande tavolo esteso per lungo con delle sedie attorno, attaccata al muro vicino le finestre c'era una scrivania con sopra un macchinario che pareva proprio una macchina da scrivere. Guardò a destra, per un tratto il pavimento in parquet cambiava in mattonelle di marmo e cominciava la cucina, senza bisogno di un muro che la dividesse dal salotto, era composta dai normali oggetti che vi erano anche in una normale casa del suo mondo, ovvero dei fornelli, delle semplici mensole, la lavastoviglie, degli sportelli, dei cassetti, dei piani di marmo ed un forno.
Guardando dalla sala sempre verso destra vicino alla cucina, vi era una grande corridoio che la ragazza stava percorrendo, lui la seguì non sapendo cosa fare. In fondo al corridoio c' era una porta chiusa, alla sua destra poté vedere mentre camminava il bagno, rivestito interamente di mattonelle bianche. La ragazza svoltò a destra e lui la seguì. Dopo quella porta dove erano entrati ce n'era ancora un' altra alla sinistra, una in fondo al corridoio e un'altra a destra. I due si trovavano in quella che sembrava la stanza di lei. Non era molto grande, attaccato dalla parte anteriore al muro vi era un letto da una piazza e mezzo, alla sinistra v'era un grande armadio di legno e a destra una scrivania con sopra uno schermo e qualche foglio. Il letto non era stato rifatto, il lenzuolo era sgualcito e le coperte spiegazzate. Matthew continuò a guardarsi attorno fino a che non fu lei a parlare.
-Questa è la mia stanza, quello in fondo al corridoio è l'ufficio di mio padre, la stanza in fondo a sinistra è dove dorme e quella in fondo a destra è la stanza degli ospiti-.
Nel frattempo si era seduta sul letto guardando il ragazzo, aspettava soltanto che cominciasse con le domande.
-E tua mamma?- chiese invece lui incuriosito.
-Oh- Non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere, cosa poteva importargli della madre? -Beh mia mamma è morta molto tempo fa-
-Oh scusami non volevo-
Hiara si alzò avviandosi al salotto lui la seguì senza dire niente imprecando contro se stesso per la domanda idiota che le aveva posto, era ovvio! Se non aveva accennato alla madre era ovvio che non l'aveva!
La ragazza arrivò davanti ad una delle grandi finestre e vi poggiò una mano sopra guardando fuori, lui le si fermò a qualche passo dietro.
-Ti sei mai chiesto- Cominciò -Perché non hai genitori?-
La domanda era inaspettata, Mat fece una smorfia riflettendoci sopra.
-Si molte volte, ma non ho mai ricevuto risposta... mi hanno trovato vicino l'orfanotrofio a quanto sò, ed avevo impresso questo.-
Mostrò l'interno dell'avambraccio dove vi era una specie di bruciatura, una "M" era impressa, la ragazza si voltò a guardarlo per pochi secondi, poi tornò a guardare fuori.
-Esistono molti nomi con la M eppure hanno deciso di chiamarti Matthew, quale è il tuo vero nome.- Affermò la giovane -Vedi, come avrai notato questo mondo, è molto diverso dal tuo, non solo perché siamo molto più avanzati tecnologicamente- Il ragazzo guardò la macchina da scrivere sulla scrivania alzando un sopracciglio -ma anche perché, prima di nascere il nostro nome è già deciso, ci viene impresso in una parte del corpo specifica per far comprendere quale sarà. So che nel tuo mondo si crede in diverse divinità, e vi sono molte religioni diverse tra loro. Qui però abbiamo appurato che esiste un solo ed unico Dio. Lui, è onnipotente, puo' dare e togliere la vita, lui non ha bisogno di niente da noi, pretende soltanto che crediamo in lui; Dio, come tale è. E' lui a decidere il nostro nome con questo metodo, ogni nome, ha un significato specifico che segna anche il futuro dell'individuo.-
Il ragazzo rimase spiazzato da quella spiegazione, altre domande gli vennero alla mente, come potevano loro essere certi che esistesse davvero questo Dio? E perchè lui non pretendeva niente? Era buono oppure cattivo? Scosse la testa.
-Matthew che cosa significa?- chiese. Lei scosse la testa.
-"Guerriero" se non ricordo male-
-Guerriero?-
-Si, mi pare.-
Il ragazzo non disse niente al riguardo, c'era un'altra domanda che gli premeva porre.
-Hiara che cosa significa?-
La ragazza si voltò verso di lui socchiudendo gli occhi ed alzando la spalle.
-Significa Destino-
-Destino?-
La ragazza sorrise.
-Significa che la mia vita è talmente imprevedibile che il mio futuro è compromesso dal fato, non il mio, ma in generale, buffo eh?-
Lui rimase a guardarla. Nessuno dei due parlò, Matthew fece qualche passo verso di lei ancora più confuso di prima.
-Però, non ho ancora capito come funziona questa cosa dei nomi... Insomma, ci saranno miliardi di abitanti in questo mondo! Possibile che ognuno abbia un nome diverso?-
La ragazza scosse la testa sorridendo, eppure a lei sembrava tutto così ovvio, c'erano tantissime cose che lui ancora non sapeva.
-Il marchio sulla pelle, lo ha soltanto chi è destinato a combattere, di conseguenza tutti i bambini che nascono con la lettera impressa nella pelle, entrano nell'esercito. Per questo il generale ha stabilito che tu farai da militare, per questo devo addestrarti nel mese e mezzo che ci rimane-
Il ragazzo rimase in silenzio ancora una volta, si avvicinò alla finestra guardando in basso, poche macchine passavano sulla strada di sotto, più avanti, dopo la strada, vi era una spiaggia e poi il mare. Sgranò gli occhi, non se n'era accorto, ma la vista da lì era spettacolare. Non era il mare che aveva sempre visto, l'acqua era limpidissima, trasparente, alzò lo sguardo verso il cielo, se non fosse stato per la linea dell'orizzonte che divideva acqua e cielo, quei due elementi sarebbero sembrati una cosa sola, fondendosi in un gioco di riflessi, deliziando l'occhio che li osservava affascinato, regalandogli uno spettacolo oltre ogni immaginazione.
Hiara guardò il suo profilo sorridendo, gli occhi del ragazzo erano illuminati dalla luce rivelando dei riflessi quasi bianchi, avevano qualcosa di misterioso e allo stesso tempo di affascinante. Ad interrompere il silenzio creatosi fu un rumore dietro la porta, non era bussare, come se qualcuno vi grattasse.
"E' tornato" Pensò Hiara andando alla porta, la aprì.
Matthew si girò per vedere chi era, sicuramente qualcuno più basso della ragazza visto che non intravedeva nessun volto. Hiara si scansò per far entrare il nuovo arrivato, Matthew rimase qualche secondo stupito, quello che era entrato, sembrava proprio un cane! Era di media grandezza con intensi occhi di ghiaccio ed il pelo grigio, le grandi orecchie alzate e la coda scodinzolante. Hiara chiuse la porta e si chinò ad accarezzarlo.
-Sono felice di rivederti- Sorrise.
Matthew rimase a guardarla, il suo sorriso sembrava sincero ed innocente, era un bel sorriso, che ispirava felicità, di conseguenza sorrise anche lui.
-Allora anche qui ci sono gli animali- commentò. Hiara rise di gusto.
-I nostri mondi si assomigliano molto, se generalizziamo, la mia specie è soltanto più evoluta... anzi, la nostra specie- gli sorrise nuovamente.
Solo allora se ne rese conto, lui faceva parte di un genere che era molto più di quello umano, scosse violentemente la testa, no, non poteva crederci.
-Lui o lei chi è?- chiese chinandosi a guardare il cane.
-Lui, si chiama Jackie è un mezzo lupo, è nella mia famiglia da circa sette anni, è un po' il mio migliore amico-
Da quando quell'animale era entrato in casa, l'atteggiamento della ragazza era completamente cambiato soprattutto il tono della voce, prima era teso sembrava quasi nervosa, ora invece era solare e disinvolto.
Il cane abbaiò felice avviandosi al frigo.
-Ah! Ora che ci penso- la ragazza si girò verso di lui. -Vuoi qualcosa da mangiare?-
Aggrottò la fronte, ora che ci pensava non aveva nemmeno fatto colazione quella mattina, ma erano successe così tante cose insieme che si era completamente dimenticato di avere fame.
-Beh, cosa si mangia in questo mondo?- Hiara trattenne una risata aprendo il frigo.
-Qui da bere abbiamo, succo di frutta e latte, da mangiare possiamo preparare un po' di pane tostato oppure- chiuse il frigo ed aprì uno degli sportelli -Ci sono un po' di merendine, cosa preferisci?-
Matthew rimase qualche secondo immobile non sapendo che rispondere, doveva aspettarsi che i cibi erano gli stessi che si usavano nel suo mondo! Scosse la testa e si avvicinò alla ragazza.
-Bah, qualche merendina e un po' di latte non mi dispiacciono-
Hiara aprì un altro sportello prendendo due bicchieri, andò al frigo e prese il latte che aveva quasi finito quella stessa mattina, riempì i due bicchieri e lo rimise a posto. Prese le merendine ed appoggiò tutto su un vassoio.
-Vieni sediamoci sul divano-
Lo invitò andando dall'altra parte del salotto, poggiò il vassoio sul tavolino davanti a uno dei divani ed aspettò lui. La raggiunse quasi subito.
-Aspettami due secondi, do da mangiare a Jackie- disse poi tornando in cucina.
Lui si mise seduto sul divano prendendo un bicchiere ed aspettando la ragazza, guardò il muro a pochi metri da lui, era un muro sottilissimo che reggeva uno strano schermo, ne dedusse che fosse la televisione. Mentre camminavano aveva visto altri palazzi, però non erano come questo, sembravano vecchi. Questo invece era moderno e piacevole da guardare. Per non parlare della vista strepitosa! Questa ragazza quindi doveva essere ricca... ora che ci pensava, aveva detto qualcosa quando lo aveva difeso dal militare, qualcosa del tipo "Hai idea di chi io sia?", quelle parole rimbombarono nella sua testa, lei chi era?
Forse era proprio questa la domanda più importante da porle. Alla fine, si trovava a casa di una sconosciuta! Eppure si era fidato ciecamente di lei, era ovvio! Altrimenti di chi si sarebbe potuto fidare? Aveva troppe cose da chiederle, non sapeva da dove cominciare, ma sperava che lei gli avrebbe risposto.

FINE TERZO CAPITOLO

Ho dovuto dividere il capitolo in due parti altrimenti sarebbe venuto fin troppo lungo. Spero vi sia piaciuto, aspetto commenti bye ^^

Hina-chan

  
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