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Autore: Aniel_    30/06/2013    3 recensioni
Raccolta sulla nuova vita umana di Castiel.
Perché essere umani a volte può creare dei problemi... a tutti.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel
Rating: SAFE
Prompt: Dean and Cas talk about 2014
Genere: introspettivo, sentimentale
Warning: slash
Words: 1246 (fiumidiparole)
Note: questa raccolta nasce dopo un giretto su tumblr e dopo aver beccato alcuni prompt singolari che vedevano come protagonista Castiel umano. Mi sono piaciuti subito quindi ho trovato qualcosa con cui tenermi impegnata quest'estate *come se non ci fosse già lo studio a tenermi compagnia, sigh*
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene ecc ecc.

Make a movie
 

«Non era malaccio anche se non è stato esattamente il migliore della trilogia. È Robert Downey Jr. che fa il film e non il contrario» commentò Dean, entusiasta, mentre guidava verso il bunker con un Castiel semi addormentato sul sedile del passeggero.
«Credi sia possibile costruire un'armatura capace di volare?» domandò sbadigliando, poco interessando alla trama del film appena visto.
Dean ci pensò su prima di rispondere con un risolino. «Ash ci sarebbe riuscito.»
«Chi è Ash?»
«Un vecchio amico. È morto anni fa.» replicò senza calarsi troppo nei dettagli. Negli ultimi mesi era stato molto attento nei confronti di Castiel: aveva cercato, per quanto possibile, di limitare le conversazioni che riguardassero Metatron, gli angeli e il Paradiso; aveva tenuto sotto controllo i suoi stati d'animo, le crisi, i pianti e l'alcol perché, in una qualche maniera, il fantasma di quel Castiel che aveva conosciuto nel futuro sembrava farsi più insistente negli ultimi tempi, il 2014 era alle porte e Dean sapeva ancora fare due più due.
Il cacciatore si voltò verso l'altro, accarezzando con lo sguardo quel viso un po' più scarno e segnato da qualche cicatrice che non sarebbe più guarita come un tempo. Era cresciuto, Castiel. Era cresciuto e non in quella tipica accezione umana di qualche segno in più sul corpo e un capello bianco sbucato fuori quasi dal nulla. Castiel era cresciuto, maturato, imparava giorno dopo giorno qualcosa in più, affidandosi completamente a Dean senza discutere, assorbendo solo il meglio, e se da una parte Dean ne era estremamente orgoglioso, dall'altra la cosa lo spaventava a morte.
Quanto quella devozione lo avrebbe portato alla versione futura hippy e drogata che aveva conosciuto? E quanto quella voglia di non abbattersi e di reagire lo avrebbe spinto più lontano?
Rare volte Dean aveva visto l'amico buttarsi giù, a tal punto da pensare di poterne restare sopraffatto, ma accadeva solo alcune notti quando Dean si sedeva sul pavimento con le spalle contro il muro fuori dalla sua stanza e lo ascoltava piangere e pregare. Pregare il Padre di fare qualcosa, di rimettere le cose a posto a qualsiasi costo perché era così stanco di fallire ancora.
Dean non era mai entrato in quella stanza perché era pur sempre un soldato quello che stava piangendo e per esperienza sapeva che i soldati preferiscono piangere da soli.
Solo una notte non riuscì a trattenersi, quando Castiel pregando mormorò un "gli avevo detto che avrei distrutto tutto un'altra volta" e Dean semplicemente si arrese e lo raggiunse, sedendosi al suo fianco e poggiando un braccio su quelle spalle abbattute.
Ma Castiel era cresciuto e adesso passava le notti dormendo come tutti gli altri, talvolta disturbato da qualche incubo che Dean scacciava prontamente posando una mano sulla sua fronte quando non riusciva a svegliarsi da sé.
Andava bene adesso, anche se Castiel non si sarebbe mai ripreso del tutto, anche se avesse continuato a rischiare di andare in pezzi, se Dean fosse stato abbastanza attento forse non sarebbe successo nulla di irreparabile.
«Cosa ti preoccupa?» domandò Castiel all'improvviso, inarcando un sopracciglio. «Mi stai fissando. È inquietante.»
Dean rise e distolse lo sguardo, concentrandosi sulla strada. «Senti senti... hai dimenticato quando eri tu a fissarmi senza motivo, Edward?»
«Devo essere stato davvero fastidioso» commentò, con un accenno di sorriso ad incurvargli le labbra piene. «Potresti accostare? Solo per un momento?»
Dean obbedì, curioso, e si fermò sul ciglio della strada: era così poco trafficata che non aveva visto una sola auto da quando si erano messi in viaggio. Se non altro i suoi avi non avrebbero potuto scegliere luogo sperduto migliore di quello.
Castiel scese dall'Impala, senza fare alcun cenno all'altro di raggiungerlo, e si accomodò sul cofano con le gambe penzoloni e lo sguardo rivolto alle stelle. Dean lo raggiunse dopo pochi secondi, con le braccia incrociate e un'espressione divertita stampata sul viso.
«Che c'è? Soffri il mal d'auto? Potevi dirmelo.» ridacchiò, alzandosi le maniche della camicia.
«Avevo sol bisogno di un momento» confessò ad occhi chiusi. «Vuoi dirmi che cosa ti turba?»
Dean si irrigidì e guardò altrove, fingendosi tranquillo. «Sto bene, Cas. Non preoccuparti.»
«Ti prego non fare così. Non comportarti come se non potessi capire o rischiassi di scoppiare da un momento all'altro. C'è qualcosa che ti angoscia e non mi servono i superpoteri per capirlo» mormorò stancamente.
Dean esitò, stringendo le labbra in una linea sottile. «È stupido.»
«Non importa.»
Il cacciatore deglutì e sorrise, sedendosi sul cofano della sua piccola e accarezzando il metallo freddo con la punta delle dita. «Non te ne ho mai parlato. Sono passati anni e dopo tutta quella storia dell'Apocalisse non ho mai più pensato che potesse avere importanza, pensavo... pensavo fosse tutto passato ma non ne sono più così convinto.»
Castiel annuì, solenne. «Continua.»
«Quando Zachariah mi portò nel futuro per dimostrarmi dove mi avrebbero portato le mie scelte ho incontrato me, te l'avevo detto, e non mi piaceva affatto quindi mi sono ripromesso che non sarei mai diventato come lui. Ma non era il solo che ho incontrato, Cas. C'eri anche tu, ed eri...»
«Umano.» concluse Castiel al suo posto.
Dean annuì. «Troppo umano. Quella versione di te era così sbagliata, così autodistruttiva e quel Dean non aveva fatto nulla per evitarlo, ti ha sacrificato come se non fossi nessuno e tu lo odiavi, Dio! se lo odiavi, eppure continuavi a seguirlo, come se dovessi dimostrare qualcosa, non so...»
«Dean, calmati. Non ero io, non era reale. Nulla di tutto quello che hai visto lo era, devi credermi.» cercò di tranquillizzarlo l'altro, ma Dean ormai aveva permesso alle sue preoccupazioni di esplodere, come se fino a quel momento fossero state racchiuse in un palloncino ad aria compressa troppo vicino al fuoco.
Rise, senza farlo davvero, e si curvò in avanti, osservando l'asfalto sotto di sé. «Non volevo diventare come lui, Cas. Davvero, non volevo. Ma dopo il Purgatorio credi di somigliargli più di quanto voglia ammettere. Ma tu non puoi diventare come quell'altro, è così sbagliato.»
Castiel sospirò, scendendo dall'auto e parandoglisi davanti per costringerlo ad alzare gli occhi. «Non è colpa tua se sono diventato umano, Dean.»
«Non puoi saperlo!» obiettò. «E se non dire di a Michael ci avesse portato esattamente qui? Se non avessi cambiato nulla e non potessi salvare nessuno? Sarebbe colpa mia, non è così?»
Castiel gli poggiò entrambe le mani sulle spalle e gli si avvicinò, lo sguardo duro e fermo, quello dell'angelo che era stato. «Stammi bene a sentire, stupido idiota. Lucifer e Michael stanno marcendo nella Gabbia, Sam si sta lentamente riprendendo e il Croatoan è stato debellato. È vero, sono umano, ma sarà diverso. Dean, sarò diverso. Perché non potrei mai e poi mai odiarti per qualche motivo e se davvero mi conosci dovresti saperlo. Non osare mai più farti carico di colpe che non ti appartengono perché hai sempre fatto quello che ritenevi giusto e se hai commesso qualche sbaglio non è stata solo colpa tua. Voglio che tu lo capisca.»
Dean sospirò, aggrappandosi alla camicia dell'altro e senza pensarci lo avvicinò a sé e lo baciò.
Non fu un vero e proprio bacio, ma quasi un contatto, leggero e insistente, e quando Dean lo lasciò andare sorrise imbarazzando, guardando le stelle senza però vederle davvero.
«Per una cosa del genere potresti anche odiarmi.»
Castiel boccheggiò - troppo sorpreso per una reazione immediata- e sbatté le palpebre, incredulo. «Potrei odiarti se mi propinerai un altro film idiota come quello di stasera» replicò, e mai, mai!, Dean si sarebbe abituato a quel nuovo senso dell'umorismo.
Forse Castiel aveva ragione, forse si stava preoccupando troppo.
Forse era solo l'ennesimo film idiota che andava concretizzandosi nella sua testa e un film avrebbe potuto gestirlo, dopotutto.

   
 
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