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Autore: Chuck    30/06/2013    3 recensioni
Quel giorno avevi la bocca secca di chi ha sorriso per tutta una vita per finta, e gli occhi di chi ha trattenuto troppe lacrime.
Ti abbracciai, di un abbraccio che entra sotto la pelle, come quelle schegge di legno che si infilano lì sotto e tu, nonostante sai dove si trovano, non riesci a toglierlo.
Mi sei entrato dentro le ossa, dentro il cuore, mi sei entrato come una scheggia di legno sotto al cuore, amore.

Isabella Swan, figlia del magnate dell'economia Charlie Swan e della stilista di fama mondiale Renée Dwyer; indossa una maschera di perfezione per nascondere le sue ferite.
Edward Cullen, figlio di famiglia che non accetta, lavora in una libreria; si reputa senza speranza.
Entrambi, a un passo dall'autodistruzione si incontrarono.
Riusciranno a salvarsi? Riusciranno ad essere Edward e Bella?
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Hoola.

Ecco a voi il nono capitolo di Sleeping.

Oddio, già siamo arrivati al nono :')

Che dire...è breve ma...intenso, penso.

Si capiscono un pò più di cose del passato di Isabella, che si chiariranno senz'altro nei capitoli a seguire.

Grazie per chi segue/preferisce/ricorda/recensisce/legge soltanto questa ff!

Un bacione! :*

Buona lettura (?)

ps: ho iniziato una nuova ff e sarei felice se vorreste passarci, ora vi lascio il link! :3 (fandom twilight!)

Tutto torna, e noi?


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"And Ive lost who I am
And I can’t understand
Why my heart is so broken
Rejecting your love
Without love gone wrong
Life
Less words
Carry on"
-Shattered, Trading Yesterday.


-(ascoltatela fino alla fine, per favore.)

#9

Shattered.

 

 

«Sono stanca.

Stanca di esser continuamente in ansia. Ha presente signore, quell’ansia che ti attorciglia tutti gli organi in un groviglio doloroso e confusionario, quell’ansia che ti attanaglia il cuore come se qualcuno si divertisse a stritolarlo, causandoti soltanto dolore? Ecco, io mi sento sempre così.

E vorrei riuscire a dormire, ma non riesco.

Appena provo a coricarmi,-sempre in compagnia di nonna Marie o del mio migliore amico Stefan, l’incubo continua.»

«E cosa sogna di solito, signorina?» con un dito il signor Spencer riportò gli occhiali, appena scivolati sul naso aquilino, verso l’alto.

«Sogno che lui uccida anche me. Che non riesca a fermarsi grazie all’intervento della polizia e della sua follia che lo ha portato a dilungarsi in deliranti discorsi. Sogno i miei genitori, ricordo insistentemente il modo in cui gli ha torturati di fronte ai miei occhi. Ho paura, signore. Ho paura.»

Spencer allungò la convezione di fazzoletti, che utilizzai per asciugare le lacrime.

«Signorina, il tempo a nostra disposizione è scaduto. L’aspetto per la prossima seduta, e si asciughi gli occhi, perché son talmente belli che è un peccato veder annegare nelle lacrime.

Con un cenno del capo annuì, ringraziandolo silenziosamente per l’aiuto.

 

Ma le lacrime del cuore, chi me le avrebbe mai asciugate, signor Spencer?

Ma soprattutto, sai mai riuscita a ritornare alla vita, mio caro psicologo?

 

 

 

--------------------------------

 

 

 

«Sei davvero sicura, Isabella?»

«Stefan, è la trentesima volta che me lo chiedi.»

«Lo so, ma volevo soltanto sapere se ecco, eri sicura.»

«Lo so che sto per rivederlo, lo so benissimo. Eppure devo farlo.»

 

Voglio farlo.

Voglio rivedere i suoi occhi, il suo volto, le sue mani, il suo corpo, il suo sguardo.

Voglio rivedere lui, Stefan.

Perché ciò che più mi terrorizza non è tanto un suo cero rifiuto, -non voglio tornare assieme a lui, non me lo merito; bensì la perdita di memoria.

Non voglio dimenticare neanche un particolare di lui, questo è ciò che più mi spaventa.

Non riuscirei a sedare i miei incubi causati dal mostro con gli occhi azzurri, non ci riuscirei.

 

«E poi non eri tu il mandante dei biglietti?» Ruotai gli occhi verso il sedile del guidatore.

In risposta semplicemente si aprì in un sorriso che illuminò tutta l’auto e stesse per parlare, quando gli arrivò una chiamata sul cellulare.

Dalla gioia che emanavano i suoi occhi compresi all’istante che si trattava di Leah.

Si erano incontrati all’università di Oxford, e un appuntamento tira l’altro, il mio migliore amico si era innamorato di lei.

Una ragazza bella, solare e decisamente simpatica; il meglio che potevo sperare per lui.

«Ti amo anche io» sentii mormorare da Stefan.

 

Le sue labbra, i suoi occhi, i suoi gemiti.

Le sue mani gentili e allo stesso tempo passionali, sul mio corpo.

L’amore che esprimeva in ogni gesto.

I suoi baci sulle mie cicatrici, senza chiedere nulla.

I suoi baci.

 

Istintivamente chiusi gli occhi, sentendo un calore salire riscaldando il mio cuore e la mia mente.

«Isabella, devo avvertirti di una cosa, comunque…», mi voltai, riscuotendomi dai miei pensieri, «Edward è fidanzato.»

 

Edward è fidanzato.

 

Provai rabbia.

Un rabbia distruttiva, corrosiva, mista alla gelosia più spietata che mai ebbi provato prima d’ora.

L’idea che se solo non avessi avuto il passato che ho avuto, costellato dall’uccisione dei miei a causa di Robert Redforls, le infinite cliniche su cui sono dovuta andare, l’adozione da parte di Reneè e Charlie; Edward sarebbe potuto essere mio.

Avrei potuto vivere una vita felice, priva di timori se non quello latente di un possibile abbandono.

 

E invece…

 

«Lo odio.»

Stefan immediatamente capii a chi mi riferivo, difatti mi abbraccio stretto.

Ma non ero più qui.

Ero altrove.

Un luogo fatto di ricordi e doloro, da cui mai sarei riuscita a tornare.

 

 

 

«Lei signor Redforls, sostiene di non aver ucciso i coniugi Denali?» proruppe l’avvocato di Charlie Swan, amico e da poco tutore della piccola creatura sopravvissuta al mostro.

Isabella, la piccola Isabella si trovava abbracciata a Reneè, tremando di paura.

Ma sfortunatamente, assieme ai video ottenuti dalle telecamere inserite nella sua casa lei era l’unica testimone e superstite di quella strage avvenuta quel 18 Settembre.

«Assolutamente.»

«E questi video, come li spiega? Non è forse lei l’uomo che sta violentando  Victoria Denali, e nel video precedente non è lei ad aver ucciso brutalmente con il calco della sua pistola Laurent Denali?»

«Sarà un sosia.»

In quel momento Isabella provò un’ enorme rabbia.

Un’enorme rabbia verso quell’uomo che a solo dieci anni la portò ad esser sola, in balia di sé stessa e della sua sofferenza.

Charlie Swan, venne tenuto per il braccio da sua moglie, che lo ammonì con lo sguardo.

Malgrado  l’unico desiderio dei due consorti era quello di vedere quell’uomo in un carcere per il resto dell’esistenza, al momento non volevano far altro che ucciderlo.

Isabella guardò si guardò attorno sorpresa, felice per un breve istante di vedere tutte quelle persone attorno a lei che criticavano e non credevano alle parole del mostro.

Il mostro era stato incastrano, nessuno gli credeva.

«Vorrei poter chiamare il mio tester, Isabella.»

Le ginocchia le tremarono violentemente, aveva paura.

Paura soltanto di guardare quell’uomo.

Eppure doveva farlo, per sé stessa.

Per i suoi genitori.

La giustizia avrebbe dovuto vincere, a qualunque costo.

La piccola Isabella si alzò dalla sedia tremante e si avvicinò all’avvocato di Charlie.

Il momento della verità era arrivato.

 

«Piccola, svegliati.»

Stropicciò gli occhi più volte con le mani strette a pugno.

Senza rendersene conto si era addormentata in auto ed ora, si trovava di fronte al pub in cui Edward avrebbe dovuto suonare.

Scambiò un lungo sguardo con Stefan e scendendo dall’auto, continuò a ripetersi che ciò a cui aveva appena ripensato era soltanto un sogno al momento.

Soltanto un sogno terribilmente reale.

«Te la senti?»
«Glielo devo, gli devo la verità Stefan. Se vorrà ascoltarla, l’avrà.»

 

 

Sarebbe riuscito la non più piccola Isabella a guardare negli occhi il ragazzo senza nome, e tirar fuori tutta la sua storia?

L’unico cosa di cui era certa al momento, è che mai le erano tremate le ginocchia così tanto se non come allora, in quel processo.

 

Il momento della verità era arrivato.

 

   
 
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