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Autore: Pulciosa    13/01/2008    0 recensioni
Voldemort è stato finalmente sconfitto, a quanto pare: tutti tentano di ricostruire la propria vita. E se persistesse in qualcuno un ricordo, che tutti ritenevano svanito per sempre? Un ricordo doloroso, e malvagio? Un ricordo vecchio otto anni nella mente della giovane Ginevra Weasley, ma fin troppo vivido e spaventoso...
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Ginny, Ginevra, Ginevra…
Era semplicemente un vortice di indecenza, non sentiva più il gelo di quella Camera che l’aveva perseguitata per anni, anni lunghi ed estenuanti, in cui i timori più orrendi e segreti combattevano nei suoi pensieri, si rincorrevano forzatamente in un imbarazzante gioco di chiaroscuri. Non aveva mai visto eleganza in certi pensieri, non li riteneva neanche naturali, e sentiva il disagio crescere, ingigantirsi fino a farla esplodere: solo allora provava una sorta di ingenua libidine, che non mortificava ma sublimava.
- Ginevra, Ginevra…
La schiacciava, la consapevolezza la turbava, ma sentiva di non poter far a meno di assaggiare con la punta della lingua quell’aspro sapore di limone, che aumentava di minuto in minuto. O, quanto le piaceva il limone, così aspro, e acido, lo leccava per poi scostarsi, quasi ferita da quel sentore. Per non parlare del profumo: odore di agrumi, forte, intenso, esotico, impossibile!
- Oh, Ginevra!
Non vedeva nel buio, ma mai si era sentita così consapevole. Era come avere acquisito d’improvviso un lumicino personale, che rischiarava le sue tenebre, nel bene e nel male. Soprattutto nel male.
Non riusciva a saziarsi di quei momenti, di quegli attacchi violenti, di quelle scosse e di quelle percosse: ne usciva sanguinante, ferita, ansimante. Faceva appena in tempo a leccarsi qua e là per poi continuare la lotta. Graffiava, mordeva, per poi leccare e baciare, seguiva il flusso degli eventi, trascinata, senza perdersi a pensare, se non cose prive di senso.
- Ginevra!
Inarcava la schiena, quasi a spaccarsi, a recidersi in due di netto: alle volte se lo augurava,

senza vivacità. Intorno a sé, il buio, le tenebre: non c’era spazio per sentimenti, non c’era mai stato. Vedeva solo le fiamme quando chiudeva gli occhi, le fiamme che la facevano sentire così colpevole e la bruciavano, la marchiavano e non importava.
- Ginevra…
Arrivava a sussurrare il suo nome, quasi masticandolo, come se fosse qualcosa di vile, vergognoso, e forse per lui lo era. Tuttavia sentiva tutta la debolezza investirla, in quei momenti rubati, a metà tra la veglia e l’incubo più nero, quando desiderava apparentemente svegliarsi ma non si sarebbe mai allontanata dal suo torace liscio, viscido, soffocante su di lei.  
- Tom…- sussurrava, infine, prima di svegliarsi.

In genere si svegliava a mezzanotte. Ansimava, come paralizzata, senza muoversi di un millimetro, attentissima. Solo dopo qualche minuto riusciva a scuotere la testa, piano, per scacciare gli ultimi barlumi del sogno,ricevendo in cambio fortissime fitte alle tempie e qualche immagine casuale.
Lui aveva quegli occhi blu che sarebbero stati bellissimi su chiunque altro, a lei facevano solo pena. Sentiva la rabbia esploderle dentro mentre lui riusciva a comandarla a bacchetta, non esistevano opposizioni.
Un corpo che contrastava nel buio nero della Camera, bianco e snello sul fondo di morte.
Probabilmente cercava di farle più male possibile, e solo così riusciva veramente a godere.
In silenzio, piangente, scivolava via dal letto, camminando silenziosa fino allo specchio, dove si osservava a lungo alla luce della luna. Non vedeva che capelli vermigli e scarmigliati, obliqui occhi gatteschi e la sua magrezza che andava accentuandosi di giorno in giorno. Poi chiudeva gli occhi, e distingueva con chiarezza tutte le tracce del suo passaggio, vivaci scie luminose color sangue. Spesso tentava di lavarsi a fondo, di eliminare per sempre le tracce di quel passaggio inesistente, ma era impossibile, e non di rado aveva finito per scorticarsi la carne viva, volontariamente.

Una di quelle sere, dopo aver pianto ed essersi agitata per un bel po’, Ginny sgattaiolò in silenzio fuori dalla sua camera, facendo attenzione a tutti i gradini sbilenchi che avrebbero potuto tradire la sua presenza con scricchiolii molesti. Le girava la testa, come nelle lunghe veglie di festa ad Hogwarts complice l’abbondante Burrobirra e si sentiva euforica, trionfante.
Scalza e mezza nuda, abbasso la maniglia della vecchia camera di Fred e George, in cui ancora ristagnava l’odore di polvere da sparo delle loro invenzioni.
Là, in uno dei due letti gemelli, giaceva Harry, profondamente addormentato, con la luce della luna che sembrava illuminare la sua cicatrice. Ginny si inginocchiò, fissando il ragazzo dormiente, carezzandogli i capelli scomposti.
D’un tratto di calmò: non c’era più Tom Riddle a mangiarsela piano piano, straziando le sue carni nel gioco della Camera, non c’era più la consapevolezza di aver ceduto, di non essere stata abbastanza forte, non c’era più incertezza.
Harry sbatté le ciglia, per poi stropicciarsi gli occhi, confuso dalla strana visione sfocata.
Ma non disse niente, la accolse semplicemente tra le sue braccia, scaldando il corpo magro di Ginny che rabbrividiva vistosamente.
Fu così che si addormentò, tranquilla e soddisfatta, stretta tra le braccia di Harry Potter.
- Io sono più forte di te fuori dal sogno, non mi vinci…
 

Successe infine, che lui decise di trattenerla.
I cupi occhi azzurri di Tom Riddle splendevano vivaci nel buio della Camera. Ginny si sentiva in trappola, e poteva quasi palpare con mano la rabbia crescente del ragazzo. Qualcosa doveva averlo contrariato ultimamente, e ora stava a lei pagarne lo scotto: già sentiva aprirsi profonde piaghe invisibili nelle sue carni, e sentiva nascere dentro di sé un desiderio quasi viscerale di dargli modo di sfogarsi.
Tutto questo la schifava, ma in parte non poteva fare a meno di compiacersi intimamente di essere ridotta in quello stato, decadenza e orrore.
- Allora Tom, non siamo in forma stasera? Stai forse per abbandonarmi? Oh che peccato!- gioì maligna, tentando di scatenare la sua furia. Forse lui stava per abbandonarla. Poteva essere l’ultimo dei loro incontri e non ne avrebbe sofferto troppo.
Stava per liberarsi per sempre di Tom Riddle, l’unico rimasto tra i fantasmi del passato, avrebbe dormito notti serene, l’avrebbe sconfitto.
- No, piccola Traditrice del sangue, ti sbagli… Sono un mero ricordo è vero, ma ho le mie risorse…
Sorrise, stringendole la gola pulsante, così viva sotto il suo tocco viscido.
- Sai bene che attraverso di te potrei riuscire ad arrivare persino a Harry Potter, se tu dovessi passare il resto della vita con lui… O certo, nessun danno, solo un po’ di sano tormento…- ammiccò a Ginny, ben cosciente di ciò che intendeva.
- La domanda a questo punto è, mia piccola traditrice, se ami abbastanza Harry Potter da rinunciare a lui!




Il giorno seguente, Harry Potter, vincitore del Signore Oscuro, chiese a Ginny Weasley di sposarlo. 
  
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