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Autore: ManFuckThatShit    30/06/2013    4 recensioni
'Anche i grandi sono stati bambini una volta ma pochi se ne ricordano'
Giulia rimuginò a lungo su quella famosa frase di Antoine de Saint-Exupéry.
Amava il piccolo principe ma quel giorno era riuscita a leggerlo con occhi diversi.
Con occhi da bambina e grazie a lui era tornata ad esserlo.
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"Louis ti piacerebbe fare una cosa?"
"Che cosa?"
"Se potessi tornare indietro nel tempo quali momenti andresti a rivivere?"
Louis la guardò con un sopracciglio alzato poi si aprì in un grande sorriso.
"Sicuramente tornerei a quando ero un bambino"
Lo disse quasi con aria sognante ricordando, forse, i bei momenti passati.
Il sorriso di Andrea si aprì, mormorò un "Ne ero sicura" poi prese Louis per un polso guardandolo negli occhi.
"Sei pronto a ritornare bambino per un giorno?"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9 mesi dopo.



Niall sorrideva.
Sorrideva con le labbra, sorrideva con gli occhi, sorrideva con il cuore.
Sorrideva con le mani sudate, i capelli perfettamente pettinati verso l’alto freschi di tinta bionda, la sciarpa calda avvolta attorno al collo.
Sorrideva mentre calciava un sassolino a terra, mentre sbatteva contro una signora, mentre pestava accidentalmente i piedi del ragazzo che gli camminava accanto.
Niall sorrideva perché aveva quel ragazzo che gli stava accanto.
Perché quel ragazzo che gli stava accanto, l’aveva conosciuto per caso e gli aveva fatto perdere la testa fin dal principio.
“Niall”
Perché quel ragazzo che gli stava accanto, gli provocava giramenti di testa quando sorrideva.
“Dimmi Charlie”
Perché quel ragazzo che gli stava accanto –Charlie- , un giorno gli aveva comprato il gelato alla nocciola e lui odiava la nocciola.
“Sai, un giorno dovresti venire a conoscere i miei”
Perché Charlie invece di passare il Natale con i parenti, l’aveva passato a mandargli messaggi.
“Davvero?! Sei sicuro?”
Perché Charlie, gli aveva fatto lo sconto la prima volta che lui era andato a comprare il giornale nella cartoleria dove lavorava.
“Non fare quella faccia. Gli ho parlato di te. Sono curiosi di conoscerti”
Perché Charlie da quel giorno lo aspettava alle 9.05 per il quotidiano del giorno e glielo vendeva gratis.
“D’accordo. Mi fa piacere, verrò”
Perché Charlie gli aveva fatto sentire musica reggae ed ora era il suo stile preferito.
“Perfetto. E poi voglio presentarti una persona importantissima e speciale per me..”
Perché Charlie gli aveva detto di volere gli occhi color ghiaccio come i suoi.
“…”
Perché Charlie, andava una volta alla settimana a trovare i bambini malati all’ospedale e lo faceva venire con sé.
“Sto scherzando stupido!”
Perché Charlie lasciava sempre una monetina ai barboni.
“Non è divertente. Smettila di ridere!”
Perché Charlie, quando l’aveva baciato, vergognandosi, gli aveva detto che l’aveva confuso per la ragazza che gli piaceva.
“E dai, Niall. Lo sai che per me ci sei solo tu! È mia sorella la persona speciale. Voglio fartela conoscere”
Perché Charlie, il giorno dopo averlo baciato, si era presentato a casa sua, quasi urlandogli in faccia di essere gay.
“Va bene. Come si chiama tua sorella?”
Perché Charlie era un uomo. E anche lui lo era.
Perché si amavano e non volevano nasconderlo.
E perché non c’erano perché, era così e basta.
“Amanda”





“Amanda?”
“No, dai!”
“Cecilia”
“Bocciato”
“Milly”
“Non è un cane”
“Phoebe”
Camilla non era mai stata una persona semplice.
Una ragazza che viene chiamata ‘maschiaccio’ ad ogni ora della giornata non è assolutamente una persona semplice.
Non le era mai importato del giudizio degli altri, di vestirsi alla moda, dei ragazzi, di farsi una famiglia.
E, quindi, non capiva proprio come tutto a un tratto si trovasse incinta, con il ragazzo più bello del mondo a stringerle la mano mentre decidevano il nome del loro futuro bambino.
Sorrise a Zayn “Phoebe mi piace”.
Il ragazzo l’ aveva abbracciata accarezzandole la pancia lievemente sporgente.
“E se è un maschietto?”
Zayn che corrucciava le sopracciglia, il broncio che si formava, uno sbuffo.
“Perché non ci siamo fatti dire il sesso del piccolo?!”
La risata cristallina di Camilla.
“Perché così c’è più divertimento!”
“Non c’è divertimento, tesoro. Sono io quello che passa i pomeriggi su internet a cercare liste di nomi”
Camilla che abbracciava il suo ragazzo e gli lasciava una carezza.
“Se è un maschietto chiamiamolo Ian, ti piace?”
E Zayn che ci pensava, socchiudeva gli occhi, immaginava chiamare a gran voce il piccolo neonato, scattargli una foto mentre andava alla sua prima partita di pallone.
“Ian. – sorriso – si, è perfetto”
Camilla si accasciava sul divano, stanca.
“Solo altri cinque mesi, ci credi?” le chiedeva Zayn baciandole le pancia.
E, in verità, no, non ci credeva.
Era troppo felice per crederci.
Era in questi momenti, quando si stendeva sul divano con Zayn che le baciava una mano, mentre guardavano un film o addirittura mente cercavano su internet una culla che non costasse troppo che si rendeva conto di quanto era fortunata.
Di quanto era stata fortunata.
Di come tutti i casini che erano successi l’avessero fatta crescere, di come era riuscita a trovare una persona che la faceva stare bene, che la faceva sentire sé stessa, che la amava e che lei amava.
L’amore dà vita.
Camilla l’aveva capito solo a diciannove anni suonati.




Giulia l’aveva capito solo a diciannove anni suonati.
Vi state chiedendo cosa?
Beh, che non è mai troppo tardi per rincorrersi al parco, per ridere di ogni sciocchezza, per trasgredire al mondo dei grandi.
Per ritagliarsi uno spazio da condividere solo con chi si vuole, per andarsene e tornare, per chiedere scusa, per perdonare, per farsi perdonare.
Per costruire un futuro insieme, per prendere decisioni doverose e semplici.
Per giocare.
Per vivere.
Per amare.
Per prendere una laurea in psicologia.
Soprattutto a quello Giulia doveva pensarci bene.
“Dai Giulia” aveva detto, di nuovo, Harry.
La ragazza aveva riso sfuggendogli e correndo più lontano.
“E l’università?” aveva chiesto mentre il riccio la raggiungeva con le fossette in vista.
“Sono più importante io o l’università?”
“L’università senza dubbio, mio caro Harold”
Ed Harry aveva sbuffato perché sua madre non era riuscita a stare zitta e mentre pranzavano tutti insieme aveva spifferato a Giulia che Harry odiava essere chiamato Harold.
“Allora credo che andrò a prendermi una cioccolata calda con quella ragazza con gli occhiali laggiù” e ghignando le aveva dato le spalle.
“Harold non provare ad andartene da qui!” l’aveva richiamato lei, il sorriso ancora sulle labbra pitturate di burro cacao.
“Tu preferisci l’università a me. E insisti a chiamarmi Harold!”
“Ammetti che quel nome ha un suo fascino! – era scesa dall’altalena con un balzo – e sai che per me ci sei te sopra a tutto”
Ed Harry –o Harold?- aveva sorriso perché era tutto un gioco con Giulia.
Tutto, tranne quello che provavano l’uno per l’altra.
“Allora mi aspetto un si”
E con le mani sulle guance del ragazzo “Ripeto: e l’università?” aveva chiesto di nuovo Giulia.
Ed Harry aveva sbuffato “Anche io ripeto: sono più importante io o l’università? – due dita ad accarezzare il volto della ragazza – qualche settimana di svago solo io e te, dai”
“Solo se porti ‘Il piccolo principe’” un sorriso impertinente in volto.
“Perfetto!” il tempo di esultare da parte di Harry che l’aveva sollevata in aria.
“Mettimi giù!”
“Dammi un bacio”
Labbra che si sfioravano, sorrisi che si incontravano.
E Giulia “Quando partiamo mio cavaliere?”
“Anche stasera, mia principessa!”
“Oh, si. Rende il tutto molto da film americano!”
Harry che rideva.
E Giulia che si beava di quel suono perché amava la sua risata.
E amava lui.
“Ma dove andiamo a prenderci questa vacanza?” una domanda più che lecita da parte di Giulia.
“Non so. Io aveva qualcosa in mente, tu?”
Un sorriso impertinente.
Uno di quelli che Harry amava.
Perché amava lei.
“Spara”
Un amore grande come il loro nella città dell’amore.
“Parigi”




“Parigi – le vie illuminate dai lampioni, sotto la Tour Effeil Jonah e Michael si incontrano per il loro primo, ufficiale, appuntamento.”
Lucia sorrideva mentre, camminando leggiadramente, si guardava intorno immaginando che al posto delle pareti blu, delle finestre, delle travi del soffitto ci fossero alberi, piante, francesi, negozi di baguette e la torre Effeil di fronte a lei.
Esercitazione di recitazione.
“Jonah”
Lucia si era voltata. Un grande sorriso sulle labbra rivolto a Step, il suo compagno di recitazione, che impersonificava Michael.
“Jonah, sei arrivata”
Le mani della ragazza intrecciate tra loro, timidamente.
“Si, eccomi. Oggi Parigi è più bella del solito”
“Parigi è sempre la stessa città. Sei te che la rendi più bella, Jonah”
Michael accarezzava la guancia di Jonah dolcemente.
“D’accordo, stop! – Philip, l’insegnante di recitazione, li aveva interrotti – passiamo direttamente alla scena dove ballano”
Una risatina dal fondo sala.
Lucia si era voltata ed aveva guardato severamente il ragazzo con la voglia sul collo che, in silenzio, aveva osservato tutta la lezione standosene laggiù fin dall’inizio.
“Parigi – un giovane con un violino in spalla inizia a suonare una romantica canzone. Michael non ci pensa due volte: afferra la mano di Jonah e i due iniziano a ballare.”
Philip aveva parlato di nuovo, introducendo la scena, prima di dare il via con il capo.
Michael aveva afferrato Jonah per il braccio.
“Balla con me”
“Non so ballare” e Lucia sapeva bene che non era solo una battuta di copione, ma anche la verità.
“Lasciati andare”
Pochi passi erano stati improvvisati.
Risultava difficile a Lucia cercare di non pestare i piedi del partner momentaneo.
Aveva goffamente appoggiato le sue braccia alle spalle di Step cercando di mascherare la sua non bravura nel ballo.
“Rifacciamo – Lucia aveva guardato Philip con uno sguardo carico di scuse – Lucia devi cercare di essere un po’ più sciolta”
“Dai non è difficile. Segui me” le aveva fatto l’occhiolino Step.
E di nuovo avevano tentato di ballare.
Lei cercava di essere il più aggraziata possibile e di seguire i passi di Step, lui approfittava dell’insicurezza di Lucia per trascinarla a destra e sinistra.
Era quasi –ma proprio quasi- divertente per lui vederla faticare mentre contava i passi e si malediva ogni volta che lo pestava.
E se non fosse stato per un brusio dal fondo della stanza quei due avrebbero continuato a ‘ballare’ tra le imprecazioni di Lucia e le risate di Step.
“Tutto ok?” aveva chiesto Lucia osservando Philip e il ragazzo con la voglia sul collo parlare animatamente.
“Adesso ci penso io” e Liam aveva colmato velocemente la distanza fra lui e Lucia.
“Scusa Step o Michael o come ti chiami, te la rubo un attimo”
Le aveva preso le braccia esili e se le aveva messe sulle spalle mentre le sue mani si posavano sui fianchi della ragazza.
“Che stai facendo?!” aveva chiesto Philip scuotendo freneticamente il copione.
Step aveva guardato Liam con un cipiglio confuso e saccente in volto.
“Ragazzino, non abbiamo tempo da perdere” aveva continuato l’insegnante.
Liam non li aveva considerati minimamente guardando negli occhi Lucia e sorridendole.
“Balliamo piccola?”
Lucia aveva tentennato arrossendo.
“Non credo sia il caso Liam”
“Al mio via sposta il piede destro indietro”
Lucia aveva scosso la testa ma, poi, quando Liam aveva sussurrato ‘ora’ quasi automaticamente la sua gamba si era spostata all’indietro facendo sorridere il ragazzo che, soddisfatto, le aveva lasciato un bacio sul naso.
“Di nuovo” aveva sussurrato ancora il ragazzo e senza rendersene conto i due avevano incominciato a ballare.
E non era tanto lo sguardo di Lucia quello confuso quanto quello di Philip e Step che in silenzio li lasciavano volteggiare.
La ragazza, dal suo canto, neanche si rendeva conto di star ballando da non so quanti minuti senza aver pestato mai il piede del suo partner – che stavolta era niente meno che il suo bellissimo ragazzo-.
Le bastavano i tocchi leggeri che Liam le lasciava sui capelli per farla rilassare e per non farle pensare a niente.
“Vieni qui” aveva sussurrato il ragazzo stringendola più a sé e facendole appoggiare la guancia sul petto.
Lucia aveva chiuso gli occhi sorridendo e non si era accorta dell’occhiata d’approvazione che Philip aveva dato a Liam.
Non si era accorta della faccia sconvolta che aveva fatto Step quando l’insegnante, senza troppi giri di parole, aveva mimato a Liam di prendere la parte di Michael.
E non si era accorta del bel sorriso che era spuntato in faccia al suo ragazzo mentre annuiva.
Solo di una cosa si era accorta: Liam le aveva preso una ciocca di capelli stringendola tra le dita, poi l’aveva portata vicino al naso e aveva inspirato.
“Profumi di buono”






“Profumi di buono”
Andrea si era leggermente voltata: le chiavi di casa infilate nella serratura, il corpo quasi schiacciato contro la porta, la schiena a contatto con il petto di Louis, il volto del ragazzo affondato nella sua chioma bionda.
Aveva ridacchiato aprendo la porta.
“Profumo di shampoo semmai”
“E di cioccolata”
La bionda aveva sorriso mentre lo vedeva saltellare su per le scale che portavano alla camera e lo seguiva.
Quando era entrata nella stanza l’aveva trovato steso sul letto con lo sguardo rivolto verso l’alto.
Aveva afferrato i suoi spartiti di pianoforte, poggiati sopra il comodino, e si era seduta vicino a lui.
“E’ più buona la cioccolata addosso a te” le aveva sussurrato Louis alludendo al fatto che –circa dieci minuti prima- mentre erano in un bar a sorseggiare quel liquido denso più volte l’aveva ripulita con le sue labbra dai baffi che le si formavano sopra la bocca.
Ed Andrea era arrossita.
Un po’ perché -non gliel’aveva detto- ma adorava sentire la lingua di Louis raccogliere la cioccolata sul suo viso, un po’ perché le tornava in mente il sogno che aveva fatto tempo prima.
Quando passeggiavano per Trafalgar Square e sua madre le presentava Francesco.
Acqua passata, ormai.
Nel silenzio si era messa a studiare i suoi spartiti di piano mentre sentiva Louis muoversi e le molle del letto cigolare.
Solo dopo un po’ aveva sentito qualcosa farle solletico sul collo e la guancia e si era voltata trovandosi il ragazzo pericolosamente vicino.
“Smetti di studiare quei fogli – un bacio sulla tempia – parla con me”
Andrea aveva sospirato “Di che vuoi parlare?”
“Non lo so” e le aveva lasciato un altro bacio all’angolo delle labbra.
Poi aveva passato la mano sopra gli spartiti coprendoli.
Andrea si era scostata ridacchiando ma lui aveva continuato ad infastidirla.
“D’accordo – aveva sentenziato poi la ragazza togliendo di mezzo quella carta – vuoi giocare”
Louis si era leccato le labbra con fare malizioso e lei lo aveva fulminato con lo sguardo.
“Non giocare in quel senso, maniaco!”
Il ragazzo aveva riso travolgendo la bionda con il suo corpo e posizionandosi sopra di lei.
“Perché no? Siamo soli, abbiamo casa libera, tutto il tempo che vogliamo...”
Andrea aveva scosso la testa ridacchiando e lui l’aveva baciata tenendola stretta.
E mentre slacciava la felpa della ragazza e insinuava una mano sotto la sua maglietta il suono di un cellulare lo aveva fatto bloccare.
Sbuffando lo aveva afferrato e prima di rispondere “Non provare a riallacciarti la felpa!” aveva ordinato alla bionda che si era messa a sedere.
“Pronto? Si, dimmi Harry. No, adesso no. Bene, ciao”
Con un balzo era ritornato sul letto e aveva ricominciato l’attività che prima era stata interrotta.
“Cosa voleva Harry?” aveva chiesto Andrea mentre Louis toglieva di mezzo la felpa ma il ragazzo nella foga del bacio non aveva minimamente pensato a risponderle.
Così la bionda si era staccata tenendolo lontano dalle spalle e sorridendo perché aveva il fiatone.
“Mi ha chiesto se volevamo uscire” e subito si era rifondato su di lei.
Aveva bisogno di quella ragazza.
Era come una calamita per lui.
Louis le aveva tolto anche la maglia mentre si dedicava a baciarle il petto e, quando Andrea aveva tolto quella del ragazzo, improvvisamente non le sembrava una cattiva idea passare il pomeriggio in quel modo.
Mettendosi a sedere aveva iniziato a slacciare il bottone dei pantaloni di Louis ma un’altra volta il cellulare del ragazzo aveva squillato.
Louis aveva imprecato a gran voce mentre Andrea ridacchiava.
“Pronto?! No! Cioè si! Stiamo in camera. Come ti pare. Come vuoi. Senti non lo so! Ne parliamo dopo, ok?”
“Chi era?” la bionda sorrideva mentre poneva quella domanda perché già sapeva la risposta.
“Harry – una sbuffo da parte di Louis – è qui sotto casa ha detto che c’è un ospite. Gli ho detto di non venirci a disturbare”
E, per l’ennesima volta, lo scambio di baci ricominciava.
I pantaloni di Andrea stavano quasi per finire a terra quando qualcuno aveva spalancato la porta senza neanche bussare.
“E porca troia, Harry, basta!” stavolta la bionda era andata in escandescenza alzandosi in piedi e scrollandosi di dosso Louis.
Solo quando aveva visto chi c’era sulla porta aveva schiuso le labbra, sorpresa.
“Oh, ciao mamma”




Liam aveva incastrato la lingua tra i denti concentrandosi.
“Se faccio strike.. Niall, tu mi dai un euro e tu un bacio” e aveva fatto l’occhiolino a Lucia.
La palla da bowling era andata a contro i birilli buttandone a terra solo una metà.
Niall aveva riso dandogli una pacca sulle spalle e se ne era tornato da Charlie che parlava animatamente con Harry e Camilla.
Lucia si era avvicinata a Liam e gli aveva lasciato un bacio sulla guancia.
“Vieni dai” e l’aveva portato sulla poltroncine dietro le piste.
Il ragazzo aveva appoggiato la sua guancia sulle gambe della ragazza che silenziosamente aveva preso ad accarezzargli i capelli.
Un po’ più distanti da loro Harry si guardava intorno alla ricerca di Giulia.
L’aveva vista con Louis e Andrea tirare un lancio che era andato a segno con un bello strike e l’aveva raggiunta.
Le aveva avvolto la vita con le braccia dandole un bacio e si erano seduti accanto Lucia e Liam mettendosi a chiacchierare.
Andrea aveva guardato Louis di sottecchi prima di girare i tacchi e dirigersi verso il bagno del bowling.
Al ragazzo gli era parso di sentire la bionda sussurrargli “Raggiungimi tra un po’”.
Se ne era stato un po’ lì imbambolato fino a che sorridendo non aveva preso la stessa strada della bionda.
Camilla stava parlando con Charlie e Niall quando aveva sentito il bambino scalciare.
Subito aveva cercato con lo sguardo Zayn che se ne stava in piedi appoggiato contro la parete del bowling.
Si era diretta verso di lui sorridendogli.
Zayn quando l’aveva vista aveva appoggiato una mano calda sulla pancia di Camilla ed aveva spinto la ragazza contro il muro stando attento a non farle male.
“Come va, ciambellina?” la bionda aveva spalancato gli occhi.
“Zayn non incominciare”
Il ragazzo aveva ridacchiato.
“Mi ricorda tanto le prime uscite che facevamo. Il venerdì sera il bowling era fisso”
La ragazza aveva sorriso.
“Ti odiavo” e lo aveva baciato.
Niall li guardava e sorrideva mentre vicino a lui Charlie osservava curioso una palla da bowling celeste.
“Bello questo colore – aveva detto il moro guardando il biondo – ma non sarà mai paragonabile ai tuoi occhi”
Niall gli aveva stretto la mano e si era voltato quando un urlo aveva rimbombato per il bowling.
Si era sporto a guardare cosa fosse successo insieme a tutti gli altri ragazzi ed aveva sorriso quando aveva visto Andrea a terra e Louis sopra di lei.
Si erano scontrati mentre lei usciva dal bagno e lui ci si dirigeva.
E poi ognuno aveva preso a parlare per conto proprio.
Qualcuno discuteva di colori, qualcuno parlava del nuovo film che stava uscendo al cinema, qualcuno faceva finta di star soffocando sotto il peso di qualcun altro, qualcuno sorrideva e si baciava e qualcuno scherzava.
E, chi lo sa, forse la coincidenza –o forse no- quella sera aveva voluto che mentre tutti se ne andavano dal bowling con un grande sorriso in faccia una coppia veniva dimenticata all’interno di quell’edificio.
E la ragazza e il ragazzo si erano guardati –“Ancora devi farmi giocare a Mario Bros”- con un sorriso ad abbellire i loro volti –“Beh, ottimo, perché ho fatto qualche ricerca. Secondo qualcuno Peter Pan è cresciuto ed è diventato un uomo di affari”- avevano scosso la testa e si erano diretti verso casa sapendo che altri otto ragazzi li aspettavano in salotto.



La vita può essere…
La vita.
Ma chi lo sa come può essere la vita?
Quando lo si capisce è ormai troppo tardi per parlarne a qualcuno che sia ancora vivo.
Solo su una cosa, probabilmente, tutti sono d’accordo.
Godersela.
Godersi la vita e tutto quello che capita dall’inizio alla fine.
Questo Harry, Giulia, Louis, Andrea, Zayn, Camilla, Liam, Lucia e Niall lo sapevano bene.
Incontrarsi quasi per caso, litigare, innamorarsi, litigare, urlarsi addosso, fare pace, litigare, trovare ostacoli, trovare la felicità.
Il loro non era stato un percorso facile.
Ma la cosa che piaceva a tutti e nove i ragazzi era immaginare di esser nati proprio per questo: per essere difficili, intricati.
Incredibilmente complicati ma semplici.
Semplici perché quante volte si erano rincorsi uno dietro l’altro come se fossero stati dei bambini che giocano a nascondino?
Quante volte avevano finto di essere principe e principessa per scambiarsi un bacio?
Quante volte si erano sentiti un rospo e poi un cavaliere quando un paio di labbra si erano posate sulle loro?
Quante volte avevano fatto finta di essere bambini per non dover sentire addosso il peso di essere adulti?
Incredibilmente troppe.
E mentre stavano tutti lì ognuno con la propria coppia, Giulia con Harry, Camilla con Zayn, Niall con Charlie, Andrea con Louis e Lucia con Liam, un solo pensiero era quello che li accomunava tutti quanti.

Come mi sto sentendo? Come mi piace sentirmi?
Come quando avevo cinque anni.




WE'RE CRYING SO BAD.
CIAO BELLEZZE, ci credete che è l'ultimo capitolo di questa storia?
Finalmente aggiungerei.
Noi non sappiamo se esserne contente o no.. insomma, scriverla -sinceramente- ci aveva rotto
un po' i maroni ma adesso a pensare che non parleremo più di
giulia, andrea, camilla e lucia ci dispiace da morire.
noi vogliamo solamente ringraziarvi TUTTI dal primo all'ultimo.
Questa è stata la nostra prima storia e non pensavamo minimamente che qualcuno la leggesse o che qualcuno, addirittura, dicesse
che è la sua storia preferita! -ogni riferimento a heyzarry è puramente casuale-
grazie a chi ha letto il primo capitolo e poi ha chiuso.
grazie a chi ha recensito almeno una volta.
grazie a chi ha recensito ogni volta!
grazie a chi l'ha semplicemente letta.
e grazie a tutti!
stop, andiamo a piangere in bagno.




grazie ad Andrea per essermi immedesimata in lei tutte le volte che dovevo scrivere su di lei e louis.



grazie a Giulia per essere nata così d'improvviso e per essere stata così complicata.



grazie a Lucia per essere stata così essenziale anche se in secondo piano.
(noi shippiamo LUCIAM!)



grazie a Camilla per essere stata così dannatamente Camilla.



grazie a queste cinque meraviglie perchè... perchè si.
grazie di tutto coglioni <3

Ci risentiremo presto, speriamo, stiamo già buttando giù qualcosina per una prossima storia :D
Un grazie enorme e un bacio.
Anna e Caro.

  
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