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Autore: kirlia    30/06/2013    3 recensioni
Nessuno si è mai chiesto come Franziska affrontò la morte di Manfred von Karma? 
E se avesse bisogno dell'aiuto di qualcuno per riprendersi dal dolore della perdita di un padre, anche se non è mai stato presente per lei? E se quel qualcuno fosse proprio herr Miles Edgeworth?
Dal capitolo 18: 
Sapevo che la presenza della nipotina avrebbe cambiato molte cose nella mia vita. Anzi, in effetti, stava già succedendo: mi sentivo meglio, quando ero con lei, non avvertivo il peso opprimente delle mie responsabilità e del mio cognome. Mi sentivo semplicemente me stessa. 
Spesso succedeva anche quando ero in presenza di lui, ma non volevo ammettere che mi tranquillizzasse. Lui mi destabilizzava.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Perfect for Me'
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Capitolo 12 – Resistance

Is your secret safe tonight?
And are we out of sight?
Or will our world come tumbling down?

Will they find our hiding place?
Is this our last embrace?
Or will the walls start caving in?

Resistance.


{Miles Edgeworth}

Quando quella sera tornammo a casa, dopo tutti gli avvenimenti di quella giornata che mi avevano praticamente stravolto la vita, non potevo immaginare quello che era successo in mia assenza.
Era stata davvero la goccia che aveva fatto traboccare il vaso… ma andiamo con calma.
Il soggiorno sembrava normale, ma mi accorsi subito che qualcosa non andava, per un momento non me ne resi conto però, né volli approfondire la cosa. Ero davvero troppo stanco per pensarci.
Annika entrò in casa superandomi e inseguendo il suo volpino che nel frattempo annusava dappertutto come impazzito.
Non mi resi conto nemmeno di questo dettaglio e proseguii all’interno della casa.
Anche la cucina sembrava a posto, anche se Franziska aveva lasciato la tazzina del thé che avevamo preso a colazione sul tavolino, e sapeva tantissimo quando odiavo quella cosa: non volevo che restasse il segno circolare della tazza sul legno lucido.
Osservandola non potei non sorridere al ricordo.

«Franziska, per favore, potresti ricordarti di mettere la tazzina in lavastoviglie? O se proprio vuoi lasciare lì quella tazza metti almeno un sottobicchiere» le avevo chiesto quella mattina, mentre posavo alcuni documenti sul caso che avrei dovuto seguire quel giorno al Lordly Taylor  nella valigetta.
«Che sciocchezza, herr Miles Edgeworth! Nella mia ricca magione in
Deutschland sono i comuni domestici ad occuparsi di queste cose sciocche.» aveva risposto lei, facendomi sorridere.
Non era proprio abituata a vivere senza qualcuno che si occupasse di lei.
A quel punto mi aveva frustato, ma senza vera motivazione. Poi aveva commentato: «Smettila di sorridere in quel modo sciocco!»

Era così tremendamente ostinata da farmi tenerezza. A quanto pare aveva ignorato il mio consiglio e, probabilmente di proposito, aveva lasciato lì la tazzina. Per farmi un dispetto.
E se fosse stata l’ultima volta? E se non avessi più avuto la possibilità di vedere quei suoi gesti ogni giorno?
Da quando abitava qui con me mi ero abituato alla sua compagnia e adesso che lei non c’era… la casa mi sembrava così vuota! Possibile?
In ogni caso, che avesse deciso di continuare a vivere insieme a me oppure no, l’avrei scagionata il giorno dopo, senza ombra di dubbio. Però sarebbe stato… interessante averla ancora qui.
Il filo mentale dei miei pensieri fu interrotto da un abbaiare acuto seguito da uno molto più grave.
Voltandomi in direzione del corridoio vidi Annika che cercava di trattenere il suo piccolo cagnolino dal graffiare tutta la porta dello studio.
«Onkel Miles, tut mir leid! Phoenix hat etwas Seltsames über der Tür war, und ich kann nicht aufhören! [Mi dispiace, zio Miles! Phoenix ha sentito qualcosa di strano oltre la porta e non riesco a fermarlo!]»
La piccola alzò le spalle quasi ad indicare la propria incapacità di gestire la situazione, poi aggiunse: «Ich weiß nicht, was könnte Sie interessieren ihn genug, um ihn zu drücken, um auf diese Weise zu verhalten… [Non so proprio cosa potrebbe interessargli tanto da spingerlo a comportarsi in quel modo…]»
Già, come mai si comportava così? Proprio non riuscivo a cap… Oh no. Come avevo potuto dimenticarmene?!
Avevo capito cos’era successo, e questo mi riportò ad un altro ricordo di quella mattina, quando Frannie era ancora libera.

«Franziska, potresti farmi il favore di lasciare una ciotola di croccantini e una di acqua per Pess? Credo che stasera faremo tardi, meglio lasciargli una scorta.»
Sapevo che se il mio labrador avesse avuto abbastanza cibo si sarebbe tenuto distratto tanto quanto bastava per non distruggere la casa.
«E ti raccomando di non lasciare porte chiuse, o potrebbe diventare claustrofobico» avevo poi aggiunto.
Dall’altra stanza mi era poi arrivata l’irritata risposta: «
Ja, ja, mi occupo io di quell’Hund. Vieni qui… piccolo mostro…»
Sarebbe stato davvero divertente vedere Frannie alle prese con Pess, ma quella mattina avevo così fretta da non poter quasi respirare, quindi l’avevo lasciato alle sue “cure”… sperando in bene.

Peccato che era andata male. Credevo proprio che Franziska sarebbe stata soddisfatta di ciò che aveva fatto, se solo avesse potuto vederlo!
Appena aprii la porta dello studio infatti, mi trovai davanti uno spettacolo così sconcertante da strappare un respiro mozzato persino ad Annika, che esclamò stupefatta: «Che dissastrrou!»
Lo studio era praticamente a pezzi: le poltrone erano state sventrate e ora piume e pezzi di cotone volavano e rotolavano per la stanza, talmente leggiadramente da sembrare neve. Ma quella era l’unica cosa vagamente carina: le gambe delle sedie erano state masticate per molto tempo, a quanto potevo notare dai segni lasciati dai dentoni e dalla saliva che sembrava quasi scioglierle come acido. La scrivania sembrava essere stata un luogo di guerra, per com’era piena di graffi e per niente lucida.
Avrei anche potuto sopportare tutto questo, ma non di certo i miei libri, tutti i miei dossier, i documenti, i files dei miei casi e qualsiasi altro tipo di elemento cartaceo che era stato dolcemente masticato e in alcune parti anche ingerito dal mio cane.
Eppure le avevo detto di non tenerlo chiuso da nessuna parte! Aaah, Franziska!
Scossi la testa sconvolto e non sapendo come comportarmi, quando vidi qualcosa di interessante.
Pess aveva appena tirato via un foglio sconosciuto, nascosto sotto un cassetto di un mobiletto che tenevo su un lato della stanza. Phoenix sembrava interessato, e ora si contendevano in tutti i modi il documento, qualunque cosa fosse, tirandolo di qua e di là con il rischio di strapparlo.
Stavo per lasciarsi fare – tanto il danno era ormai fatto – quando, con la coda dell’occhio, mi parve di leggere parte dell’intestazione:

                            “Documento testamentario di Manfred von Karma

Ma che…? Cosa era quel documento?!
Con una mossa degna dell’uomo più veloce del mondo, strappai via dalle bocche assassine di quei cani il foglio, stringendolo e cercando di concentrarmi per leggerne il contenuto.
Ma quelli continuarono ad abbaiare in mia direzione, come per chiedermi di restituire a loro il giocattolo nuovo che avevano trovato.
Con un’occhiata severa dissi: «Adesso basta!»
Pess si zittì immediatamente, mettendosi seduto. Phoenix sembrò più indeciso ma poi si calmò.
Sospirai soddisfatto, adesso si ragionava. Poi mi rivolsi ad Annika, che nel frattempo sorrideva divertita, forse a causa mia. Mi ero reso conto che forse spesso rideva di me, ma non ne conoscevo il motivo. Forse le sembravo strano.
«Ich denke, es ist Zeit, schlafen zu gehen, Annika. Deine Tante würde mich umbringen, wenn er wüsste, dass Sie immer noch bis zu dieser Stunde. [Credo che sia ora di andare a dormire, Annika. Tua zia mi ucciderebbe se sapesse che sei ancora in piedi a quest'ora.]» sogghignai. Effettivamente erano le 23 passate, e per una bambina della sua età era strano essere sveglia a quest’ora. Frannie mi avrebbe sicuramente ucciso a colpi di frusta se l’avesse saputo. Metaforicamente parlando, era ovvio.
Lei annuii e io la portai nella camera da letto dove dormiva la mia “sorellina” da quando era qui negli Stati Uniti. Io avrei dormito sul divano, come al solito. Eppure… come avrei fatto quando anche Franziska sarebbe tornata? Questa casa, che avevo sempre considerato molto grande, adesso mi sembrava troppo piccola per tutti noi. Forse avrei dovuto comprare una casa più grande, dove io, Franziska e Annika avremmo potuto vivere… Ma che stavo pensando? Stavo pianificando come se fossimo una famiglia?! Scacciai subito il pensiero così strano che mi era venuto in mente. Avevo altre cosa che a cui pensare.
«Onkel, wo mein Schlafanzug ist? [Zio, dov'è il mio pigiamino?]» mi distrasse dai miei pensieri di nuovo Annie.
Oh, non avevo pensato a quel dettaglio. La piccola era praticamente senza alcun vestito, se non consideravamo quello che indossava, e io avevo dimenticato di chiederle in quale albergo alloggiasse per prendere la valigia con le sue cose. Avrei dovuto pensarci, che sciocco.
La bambina sbadigliò, mentre io le dicevo: «Morgen werden wir um Ihre Sachen zu nehmen. An diesem Abend können Sie tragen eine der Dinge Franziska.[Domani andremo a prendere le tue cose. Per questa sera puoi indossare una delle cose di Franziska.]»
Le indicai i cassetti dove Frannie teneva le sue cose, ma lasciai che fosse lei a scegliere cosa indossare e a farlo. Uscii dalla stanza. Non volevo che si sentisse in imbarazzo con un uomo nella stanza – anche se si trattava solo di una bambina – e allo stesso tempo mi metteva a disagio l’idea di guardare nei cassetti di lei. Non avevo idea del perché, quasi come se mi immaginassi di trovarci dentro non sapevo quale strano capo, ma non volevo proprio toccare niente.
Quindi mi accomodai in soggiorno, dove Phoenix e Pess avevano preso posto sul tappeto e giocherellavano con un libro illustrato intitolato “Franzy e la Frusta del Potere”, mordicchiandone gli angoli. Beh, di certo quello non sarebbe stato una grave perdita nella mia biblioteca…
Presi tra le mani il foglio umido e sgualcito che avevo sottratto ai diavoletti davanti a me, e cominciai ad osservarlo.

La prima cosa di cui mi resi conto era che non si trattava di un foglio, ma di ben due fogli, ognuno con quella stessa intestazione inquietante sul testamento.
Lessi la prima pagina, quella che mi sembrava anche meglio conservata:

“Io, Manfred von Karma, in pieno possesso delle mie facoltà mentali, decido così di suddividere i miei beni al momento della mia morte.”
Lasciai perdere la parte burocratica del testo per saltare direttamente alla divisione delle varie proprietà del signor von Karma.

“Decido di dividere i miei beni solamente in due parti:
Lascio la prima parte dei miei beni immobili e finanziari alla mia figlia primogenita, Angelika Victoria von Karma, e a sua figlia, nonché mia nipote, Annika von Karma, che ne prenderà pieno possesso una volta raggiunta la maggiore età.
Lascio la seconda parte alla mia secondogenita Franziska von Karma, affinché con i miei mezzi possa raggiungere la perfezione.”

Lessi fino all’ultima riga, chiedendomi perché Franziska mi avesse nascosto il testamento del suo padre recentemente scomparso. Era chiaro che me lo stesse nascondendo, se no come sarebbe finito dietro quel cassetto che Pess aveva solo per caso smontato?
Che avesse un legame con il caso? Al momento non mi sembrava plausibile.
Decisi di leggere l’altro foglio, quello che gli altri cani avevano rovinato di più, sperando di trovare qualcosa che potesse in qualche modo essere utile a me e a Wright per il processo di domani.
L’intestazione era praticamente uguale, tanto che pensai si trattasse di una fotocopia, ma si trattava di un testo scritto a mano, anche se in una grafia elegante e perfetta.
Saltai la parte noiosa del testo per arrivare a ciò che mi sembrava differente:

“Decido di dividere i miei beni in treparti, quanti sono i miei eredi:”

Sembrava aver cambiato idea in questo testamento, forse voleva dare un terzo delle sue proprietà interamente ad Annika?

“Lascio la prima parte dei miei beni immobili e finanziari alla mia figlia primogenita, Angelika Victoria von Karma, e a sua figlia, nonché mia nipote, Annika von Karma, che ne prenderà pieno possesso una volta raggiunta la maggiore età.
Lascio la seconda parte alla mia secondogenita Franziska von Karma, affinché con i miei mezzi possa raggiungere la perfezione.
Lascio infine la terza e ultima parte dei miei beni al mio allievo, nonché figlio acquisito, Miles Edgeworth, per dimostrargli che non provo astio nei suoi confronti.”

C… Cosaaa?! Il signor von Karma aveva deciso di lasciare parte dell’eredità a me?! Mi sembrava davvero assurdo, considerando il suo modo di pensare e il comportamento che aveva avuto nei miei confronti al nostro ultimo incontro.
Conoscendolo, l’idea che potesse decidere di lasciarmi qualcosa mi sembrava impossibile! Figuriamoci, mi sembrava tale anche quando non sapevo ancora che era l’assassino di mio padre!
No, c’era qualcosa che non quadrava in tutto ciò, qualcosa di strano… Come quel modo di arricciare la “r” nella sua grafia, o il trattino imperfetto della “t”…
Improvvisamente tutto mi fu chiaro: la faccenda che doveva sbrigare Franziska e che non le permetteva di tornare in Germania per il funerale di suo padre, tutte quelle catene e psicocosi  intorno a lei. Le sue lacrime, i suoi “Mi dispiace! Quello che ho fatto è… inaccettabile!”
Era ovvio, come avevo fatto a non rendermene conto subito? Come avevo fatto a non capire cosa stava combinando?! Avrei dovuto riconoscere subito la sua grafia!
Solo una frase mi martellava in testa di continuo, come una litania: Franziska ha modificato il testamento di suo padre.
E lo aveva fatto per includere me.
Perché voleva che fossi parte del testamento? Sapeva che non avrei mai preteso di ereditare qualcosa del mio maestro, nonché assassino di mio padre. Non volevo niente di lui.
Ma lei lo aveva fatto, e questo mi turbava. Andava incontro ad una condanna, una vera condanna. E lei era colpevole.
Il cuore mi batteva tanto forte da assordarmi, tanto forte quasi da non sentire una presenza dietro di me, che improvvisamente mi strattonò la manica della camicia.
Per poco non ebbi un infarto, quando girandomi scoprii Annika, ancora sveglia, che mi guardava con grandi e stanchi occhi celesti.
«Onkel Miles? Ich kann nicht schlafen… [Zio Miles? Non riesco a dormire…]» gemette tristemente, poi sbadigliò.
Io dovetti prendere qualche secondo di respiro, ancora sconvolto dalla mia scoperta, ma accantonai il pensiero per il momento.
Franziska avrebbe voluto che mi occupassi della sua nipotina, Frannie avrebbe voluto che io pensassi alla bambina, non a lei. E poi, pensai per un attimo, c’era la possibilità che non fosse scoperta il giorno dopo, al processo. In fondo, il segreto del testamento non aveva molti legami con il caso in discussione.
Perché era ovvio che Franziska non avrebbe mai ucciso sua sorella, nemmeno per un’eredità. Specialmente per un’eredità.
Magari avrei potuto convincere Wright a non insistere troppo sul perché Angelika quel giorno si trovasse lì. Ma Katherine Payne…? Lei avrebbe di certo insistito su questo punto fino a far scoppiare la mia “sorellina” in lacrime.
«Onkel Miles…?» ripeté ancora la bambina, e allora mi resi conto di essermi fermato a rimuginare sui miei pensieri per, forse, molto tempo.
«Tut mir leid, Annika. Willst du mich neben dir schlafen? Vielleicht fühlen Sie sich besser.[Scusami, Annika. Vuoi che venga a dormire vicino a te? Magari ti sentirai meglio.]»
Le sorrisi cercando di sembrare gentile, anche se in realtà ero sconvolto. Non credevo che avrei dormito quella notte.
Anzi, mentre la bambina mi prendeva per mano e mi portava in camera da letto, mi resi conto che era effettivamente così. 

Angolino dell'autrice:
Buonasera mie care! 
Ho deciso di fare ancora un altro capitolo prima del processo, come avevo già anticipato a qualcuno nelle risposte alle recensioni... 
Mi ero resa conto di dover svelare il mistero di Frannie finalmente ed eccolo qui! Ma credo che fosse ovvio ormai! XD
Spero che vi piaccia comunque, e vi mando tanti baci :3
Aspetto i vostri commentiii! 

Kirlia <3
   
 
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