Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Meli Misso    01/07/2013    0 recensioni
Dal terzo capitolo:
Non avrei mai immaginato che essere una fata potesse essere così complicato ma dovevo aspettarmelo. Le vere fate non sono certo come le illustrazioni sui libri per bambini! Ricordo che il primo giorno in cui ho messo piede in questa scuola un fata dalle ali a forma di spade mi è passata proprio accanto. Armata fino ai denti di pugnali, coltellini e lance. Era una Fata della Guerra.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sta chiacchierando animatamente con qualcuno (forse un folletto) e quando vedo l’ometto biondo allontanarsi e lasciare da sola Scilla non esito un secondo, comincio a correre giù dalle scale più velocemente che posso urtando un elfo che porta un’enorme pila di libri (che ovviamente è precipitata giù dalle scale rischiando di finire in testa a una ragazza centauro).

Non so perché io lo stia facendo, so solo che questa Scilla mi attira, è come se avesse addosso una calamita. Sento il disperato bisogno di parlare con lei, di scoprire il mondo delle Gorgoni. Non ho mai provato così tanto interesse per qualcosa da quando sono qui.

Se continuo ad andare a passo umano non la raggiungerò mai, mi alzo in volo nonostante abbia le ali indolenzite a causa della sfiancante ora di Allenamento.

Con mia sorpresa riesco a scavalcare la ringhiera ma ora sono sospesa nel vuoto e l’unica cosa che mi tiene su sono queste strane ali che ancora non so usare. La devo raggiungere.
Mi abbasso fino a toccare la ringhiera del quinto piano e appoggiandovi le mani, la scavalco. Poi ricomincio a correre, lei è quasi infondo al corridoio.

“Ciao Scilla!” le urlo da dietro, quando si volta mi alzo di nuovo in volo per non obbligarla ad abbassarsi  “Ciao... Thea, giusto?” io annuisco “Volevi dirmi qualcosa?” Per tutte le zampe di ragno, come posso esserle corsa dietro senza nemmeno pensare a cosa dirle!? Faccio la prima domanda che mi viene in mente.

“C-come hai conosciuto Niron?” lei sembra sorpresa ma poi sorride, scoprendo quei denti leggermente più appuntiti del normale “Io e Niron facevamo i cercatori insieme...” non conclude la frase.
“E poi cos’è successo?” chiedo. Un’aria di tristezza le vela gli occhi. “S-s-scusa...”  balbetto, mi guarda di nuovo, come se si accorgesse solo ora che sono qui “Non importa voglio raccontartelo. Tu hai lezione?” scuoto la testa, le ali mi fanno sempre più male, se continuo a galleggiare così prima o poi mi verrà un crampo. “Ti va di venire con me? È una storia lunga.” Annuisco senza indugio e lei riprende a strisciare lungo il corridoio.

Il quinto piano è un corridoio ampio e senza aule, sembra un po’ un albergo ma senza la moquette. 
Lampade che dovrebbero rappresentare fiori si affacciano dalle pareti e da ogni stanza entrano ed escono creature di ogni tipo con in mano libri e vestiti. “Ma cosa ci fanno con quelli?” chiedo indicando col mento la tunica bianca che una ragazza teneva in mano “immagino che vadano all’ora di Trasfigurazione... tu non la frequenti?” io rimango perplessa “No... si, cioè... ci vado ma a noi non fanno portare vestiti.” Lei sorride “Ovvio, sei ancora al primo anno! È dal quarto in poi che si inizia la trasfigurazione personale.” “Capisco...”

Verso la fine del corridoio, Scilla apre una porta a due ante più ampia delle altre con intelaiatura in legno e pannelli di vetro, oltre si vede un altro corridoio. “Questa scuola è immensa!” farfuglio tra me e me, Scilla mi sente “E tu ne hai visto il due percento...”

Questa volta il corridoio non è pieno solo di porte, ci sono anche alcune finestre che si affacciano su un cortile interno che non avevo mai visto.

Scilla apre una porta a circa metà corridoio e io rimetto i piedi a terra per seguirla dentro.
È una specie di mini appartamento a due stanze, quella in cui siamo ora ha le pareti tappezzate di librerie di ogni genere ma ogni volume sembra avere almeno il doppio della mia età. “Scusa se il pavimento è un po’ freddo, io preferisco non usare tappeti.” Ora che me l’ha fatto notare il parquet della stanza è spoglio ma non freddo anzi, è quasi morbido e si adatta ai miei piedi come il pavimento di marmo della sala d’ingresso non sa fare. (Da quando sono una fata trovo le scarpe tremendamente scomode e mi sento a mio agio girando scalza, ho notato che molte fate lo fanno!).

“Siediti.” Al centro della stanza c’è un tavolino con sopra un vassoio vuoto e un libro aperto, sulle pagine una scrittura indecifrabile. Poi una poltrona marrone con un’aria esageratamente comoda mi attira.

Lei si siede su una poltrona identica davanti alla mia e stende la lunga coda sul pavimento. “Vedi, io e Niron siamo diventati cercatori insieme eravamo al terzo anno... i più giovani da tanti anni secondo Arcadia...” “L’hai conosciuta!?” non riesco a trattenermi, sorride “Certo, ogni cercatore la conosce. È da lei che veniamo marchiati.” Sono confusa “Marchiati? Ma...”  lei mi interrompe  “fammi finire la storia poi ti spiego...” io annuisco.

“Ci vogliono anni per un buon addestramento da cercatore e noi eravamo appena diciottenni. Avevamo aiutato una piccola nuova elfa che un Cercatore aveva lasciato da sola, le eravamo stati accanto per giorni spiegandole tutto ciò che doveva sapere e Arcadia aveva visto... secondo lei avevamo la stoffa ‘Cercatori si nasce, non si diventa’ diceva” sorrido, fin qui sembra una bella storia.

“Siamo stati sotto allenamento per tre anni come era previsto, abbiamo dato gli esami ed entrambi li abbiamo passati. Beh, Niron aveva il massimo dei voti io solo la sufficienza...” ride, questa volta non la fermo.

“Il primo incarico di Niron era una piccola ragazzina scalpitante che avrà avuto al massimo otto anni, non è difficile convincere i bambini dell’esistenza del nostro mondo a me invece hanno appioppato un ragazzo, più o meno della mia età che non capiva un tubo e non appena mi ha vista si è messo ad urlare... volevo farlo stare zitto, fare in modo che mi ascoltasse, aiutarlo a capire perché avrebbe dovuto lasciare la Terra ma lui continuava ad urlare e dimenarsi e Toraburu ha perso la pazienza...” le si sono riempiti gli occhi di lacrime “Scusa, chi è Toraburu?” lei si volta “Lui.” Dice lasciando che un bellissimo serpente nero si alzi sulla sua testa “I-i tuoi serpenti hanno un nome?” lei ride, una risata fredda “No, solo lui”.

“Gli ho dato il nome proprio  a causa di quello che ha combinato: Toraburu in giapponese vuol dire ‘Guaio’... avevo preso il ragazzo per un braccio ma lui continuava ad allontanarsi da me, per cercare di fermarlo avevo portato la sua mano il più vicino possibile a me ma Toraburu aveva visto che non riuscivo a farlo stare fermo così si è lanciato sul suo polso e l’ha morso. Ho cercato di spostarlo ma era troppo tardi, il ragazzino non si è più mosso...” Cerca inutilmente di ricacciare indietro le lacrime, un brivido mi percorre la schiena.

“Noi Gorgoni diventiamo più potenti se pietrifichiamo, è come il nostro cibo. Come se il corpo ne avesse bisogno, è... appagante. Un po’ come con le sirene. Per questo nessuno mi ha creduto quando ho detto che non è stata colpa mia e che non volevo... Nessuno tranne Niron.” “E Arcadia?” Chiedo “Lei si, ma aveva le mani legate...il gran consiglio era contrario al perdonarmi.” Tende la mano sinistra verso di me, una cicatrice a forma di cerchio le copre il palmo, sembra dolorosa.

“Noi Cercatori, quando passiamo gli esami, veniamo marchiati da Arcadia in persona con un cerco bianco sulla mano, è il suo simbolo. Grazie a quello noi acquisiamo i poteri di Cercatore e rimaniamo in perenne contatto con lei... ma se il consiglio decide di toglierti il potere dopo essere stato marchiato...” abbasso lo sguardo “Fa male?” chiedo, lei sussurra “Ho pensato che sarei morta...” poi si alza dalla poltrona.

“Se ne vuoi sapere di più, prendilo” dice indicando il librone aperto sul tavolo. Anche se da qui non capisco cosa c’è scritto non sono in vena di rifiutare l’offerta. Lo chiudo e lo prendo in mano, è pesante (ottimo, farò ancora più fatica a volare!), rilegato in pelle marrone e con il titolo che sembra inciso col marchio a fuoco “Cercatori e Auror – Regole Base alla Sopravvivenza” di Alastor Moody.

Ringrazio Scilla per avermi invitata e per il libro e corro nel mio dormitorio al settimo piano, passerò la nottata a capire cosa sono gli Auror aggiungendo così un altro tassello al puzzle di questo nuovo mondo in cui mi trovo. 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Meli Misso