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Autore: Lou_    01/07/2013    7 recensioni
Le situazioni che ci troviamo ad affrontare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, che siano belle, brutte, perenni, noiose, prima o poi un cambiamento ce l’hanno.
Può essere progressivo, lasciarti il tempo di ragionare e di vivere minuto per minuto quell’inaspettata occasione, o brusco, che ti stravolge nel profondo, lasciandoti sorpreso ad osservare la tua vita mutare e prendere forma, senza magari tu lo voglia.
Harry Styles la sua vita non l’aveva mai potuta definire sua, perché semplicemente non lo era.
Era malato, schiavo del suo male, costretto in un ospedale fino la fine dei suoi giorni.
Un'esistenza che andava sgretolandosi, a partire dalla sua famiglia.
Lo stesso giorno in cui se ne rese conto, si ritrovò ad affrontare un altro brusco cambiamento, senza valutarne conseguenze: Louis irruppe nella sua stanza trascinandolo con sé lontano, da tutto e da tutti.
Perchè lui lo voleva davvero, sapeva in fondo di meritarselo e Louis aveva un sorriso che ti scaldava il cuore. [...]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Chapter 13”
 

 



 
“… poi mi hai sorriso.
Mi ci sono volute ore per addormentarmi quella sera.”
- Tumblr.
 

 
 




 
Voglio tornare a dormire poi ho caldo e ho ancora sonno sono tutto attorcigliato in questa coperta e poi ieri sera credo che Harry si sia addormentato qui da me chissà mia mamma cosa avrà pensato o le mie sorelle. Charlotte o Felicite come la prenderebbero? Non penso bene come del resto anche mio padre chissà dove cazzo è andato e poi voglio un  bacio del buongiorno chissà se Harry me lo darà e ho anche fame chissà che ore sono se Harry sta ancora dormendo e…
-“Loulou, sei sveglio?”
Una voce roca e vibrante, piacevole, che ruppe il corso dei pensieri nel dormiveglia di Louis, ora con gli occhi socchiusi e la bocca aperta in uno sbadiglio.
-“Più o meno. Vuoi alzarti?” biascicò piano l’altro, provando a muoversi su un fianco senza successo.
Sbuffò contro sé stesso e quelle coperte, per poi alzare lo sguardo e capire di essere praticamente incastrato con le gambe tra quelle di Harry e di avere la testa e le braccia chiuse contro il suo petto.
Le sue guance si colorirono di un rosso velato, quindi sgranò gli occhi e con uno scatto si allontanò da quella parte del letto, mettendosi a sedere e fingendo disinteresse.
Il riccio rimase ad osservarlo divertito, quindi trattenne a stento una risata e si mise a sedere anche lui, facendo ondeggiare il materasso sotto di loro.
-“Si, voglio alzarmi grazie” rispose poco dopo Harry, passandosi una mano tra i ricci confusi e aggrovigliati.
Il moro rimase ad osservarlo corrucciato, grattandosi il collo per poi annuire e sorridere leggermente.
-“Hai… dormito bene?” provò quindi a chiedere timidamente, con lo sguardo basso sulle sue mani.
Il minore sorrise ancora, tirando la pelle delle guance e mostrando le fossette, gli occhi luminosi e vispi.
-“Molto bene” Louis si voltò di scatto a guardarlo, il suo tono malizioso lo fece sorridere ancora di più e scoppiarono a ridere silenziosamente entrambi.
-“Le tue sorelline minori, Daisy e Phoebe se non sbaglio, hanno pianto per tipo un’ora stamattina, tu non hai proprio battuto ciglio” osservo quindi Harry, sbadigliando un poco e alzandosi dal letto, seguito da un Louis ancora intontito dal riposo.
-“Si…ci sono abituato. Se ha bisogno mamma viene a chiamarmi, quindi vuol dire che ce l’ha fatta anche da sola.”
Harry parve rifletterci un attimo.
-“A dire il vero è entrata nella stanza, mi ha sorriso e poi è andata da loro”
Louis, che stava per aprire la porta della stanza, si voltò a guardarlo con gli occhi sgranati.
-“Quindi…ha visto che…beh…” iniziò anche a gesticolare nervosamente con le mani.
Il riccio annuì sorridente, per nulla imbarazzato.
Il maggiore bloccò la mano a mezz’aria per passarsela con un gesto secco sul viso, emettendo una specie di grugnito e scuotendo la testa.
-“Dai Loulou! Sembrava felice della cosa! A proposito…” iniziò quindi l’altro, provando a distoglierlo dalle sue preoccupazioni e abbracciandolo forte, la differenza di altezza evidente – “buongiorno, Boo” gli soffiò quindi contro l’orecchio, scoccandogli un piccolo bacio sui capelli.
Louis sospirò contro il suo petto, arrendendosi all’evidenza e a quell’orribile soprannome, ricambiando pigramente l’abbraccio.
-“Odio la mattina” commentò solo, chiudendo un secondo gli occhi e volendo improvvisamente tornare a dormire.
Harry rise, un suono leggero e cristallino che fece sorridere istintivamente il maggiore, che si staccò e volse distrattamente lo sguardo lungo la stanza.
Il riccio corrugò la fronte, guardandosi anche lui intorno.
-“Credo che oggi dovremo pulire un po’ la casa” rispose Louis alla domanda inespressa dell’altro, che riprese il suo sorriso.
-“Sarà divertente, potrò farmi un po’ i cazzi tuoi in camera tua!” esclamò Harry ridacchiando.
Il maggiore rimase a guardarlo, l’espressione di chi si domanda ironicamente se la persona che ha davanti sa realmente quello che sta dicendo, le mani lungo il busto.
-“Credi che te lo lascerò fare così facilmente? Ora scendiamo dai, credo che le mie adorabili sorelline stiano già litigando”
E come conferma alle sue parole, Harry sentì dal piano da basso due vocette stridule scontrarsi tra loro.
 
 
 
 
 
 


 
Il tintinnio di posate e bicchieri faceva da sottofondo a quella colazione in famiglia, tra le quattro mura della villa Tomlinson.
Era una giornata particolarmente soleggiata, le finestre erano spalancate e permettevano quindi a luminosi raggi solari di scacciare qualsiasi tipo di angolo buio nella casa.
Il tavolo in cucina era coperto da piatti e tazze di vario tipo, Jay teneva in braccio una Daisy alquanto irrequieta e con la mano libera spingeva avanti e indietro il passeggino a una Phoebe nel mondo dei sogni, invidiata inconsciamente da un Louis ancora addormentato.
Harry gli era accanto, sorridente e con una maglia di Louis particolarmente larga, un bicchiere di succo di mela e del bacon ancora intoccato nel piatto.
Felicite e Charlotte, come aveva preannunciato Louis poco prima, continuavano a bisticciare su chi fosse la più brava a disegnare nonsisacosa, lanciandosi sguardi d’odio da una parte all’altra del tavolo.
-“Stai ancora dormendo Loulou?” lo apostrofò con un sussurro contro l’orecchio Harry, chinandosi verso il suo lato lentamente.
Louis sbadigliò, bevendo da una tazza di caffè e togliendo il gomito dal tavolo, per poi voltarsi verso il riccio.
-“Lo ammetto, vorrei tornare all’età di Phoebe e andare nel passeggino”
Il minore sorrise leggermente, carezzandogli la spalla delicatamente e tornando al suo succo di mela.
Alzato lo sguardo, si accorse di Felicite e Lottie che avevano smesso di bisticciare per osservarli curiose, con le mani a mezz’aria, e Jay da un lato del tavolo che sorrideva onnisciente tra sé e sé, cullando sempre le sue bimbe più piccole.
Harry arrossì violentemente, nascondendo se possibile il viso nel bicchiere per poi passare ad osservare con interesse il suo bacon.
Louis tossicchiò, deglutì a fatica un sorso di caffè e spostò lo sguardo nervosamente verso la finestra della cucina, il cielo azzurro che sovrastava nell’ambiente.
-“Ohh Boo, sei imbarazzato?” lo punzecchiò Lottie, la cascata di capelli biondi e sciolti sulle spalle, le mani sotto il mento e lo stesso sguardo sbarazzino del fratello.
Louis la fulminò con lo sguardo, senza però intimidirla.
-“Mamma, ma Harry e Lou sono fidanzati?” chiese allora innocentemente Felicite nel silenzio stranamente creatosi, facendo quindi scoppiare a ridere la sorella.
Jay la guardò a lungo, sospirò, guardò i due ragazzi accanto a sé e tornò a cullare Daisy, ora addormentata.
-“Chiedi a loro Fizzy, io non l’ho ancora capito davvero” commentò con un pizzico di divertimento la donna.
La bimba allora fece appena in tempo a spostare lo sguardo sui due protagonisti del dialogo, quando Louis si alzò velocemente dalla sedia, facendola sfregare contro il pavimento, prese le tazze sue e di Harry e le portò nel lavabo, quindi prese Harry per un braccio e lo trascinò letteralmente dalla sedia.
Jay sospirò scuotendo la testa, Daisy si svegliò nuovamente per il rumore e tornò a essere cullata, Charlotte scoppiò a ridere e semplicemente Felicite tornò alle sue uova.
-“Lou” l’apostrofò allora il riccio, opponendosi al trascinare di Louis, a metà della scalinata per il piano superiore.
Il moro bloccò i suoi movimenti, voltandosi leggermente, inespressivo.
-“Si può sapere che ti prende? Sono le tue sorelle, stavano anche scherzando, l’hai presa troppo sul serio”
L’altro si morse il labbro, incerto esattamente su cosa dire, come esprimersi, cosa pensare.
Sospirò semplicemente, stringendosi nelle spalle e mollando la presa sul braccio di Harry.
-“Scusa, hai ragione ho esagerato, se vuoi andare di là vai, io sto ancora un po’ in camera mia”
Harry rimase a fissarlo, il suo tono poco convincente e la voglia impellente di abbracciarlo ancora e ancora, in testa un’unica domanda.
Louis colse il silenzio di Harry come un si inespresso, quindi riprese a salire le scale ed entrò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle con forza.
Il riccio rimase a fissare quella porta che si ritrovava davanti senza particolari espressioni, solo un moto di delusione negli occhi, la voglia di entrare, spaccare quel muro che li separava e baciarlo, baciarlo forte, amarlo con tutto sé stesso.
Perché se Harry si odiava, non riusciva ad accettarsi esternamente, Louis non ci riusciva dall’interno.
Entrambi forse sarebbero stati l’uno la cura dell’altro.
Dovevano solo trovare il farmaco e la via giusta per ingerirlo.
Ed Harry lo voleva disperatamente, perché ormai viveva dei sorrisi del maggiore, delle sue risate, delle sue carezze.
Anche delle sue incertezze, si.
Le avrebbe accettate, purché non gli facessero da ostacolo tra lui e Louis, come quella dannata porta bianca che ora aveva di fronte.
Fu un attimo il suo pensiero, fulmineo, nella sua mente.
Ma reale e tangibile.
Sto prendendo troppo sul serio questa cosa con Lou, quando me ne andrò tutto ciò non gli recherà alcun male.
Si morse il labbro, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa.
Ma forse è giusto che accada così, e poi tutto ciò più avanti potrebbe danneggiarlo lo stesso, con o senza la mia presenza.
Forse la verità è che mi sto innamorando.
Forse non ci capisco più un cazzo della mia vita.
Almeno tu, Lou, non scappare, parlami.
Ancora uno sguardo a quella porta.
Che cosa ti prende Loulou, me lo vuoi dire?
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
-“Allora Harry, io adesso disegno un ritratto, lo fa anche Lottie, poi ci devi dire qual è il più bello” esclamò Fizzy con uno squittio, frugando nel suo astuccio di Barbie con le penne colorate e iniziando a tracciare delle linee su un foglio.
Il riccio annuì sorridente, voltandosi poi verso Charlotte, che, controvoglia, stava disegnando anche lei su un altro foglio.
-“Dai Lottie, o Fizzy sarà più veloce di te a finire di disegnare” provò a invogliarla lui, carezzandole la schiena con dolcezza.
Lei alzò i suoi occhi azzurro cielo, di famiglia a quanto pare, verso Harry, per poi lasciar scivolare la sua penna lungo il tavolo e incrociare le sue braccia al petto minuto.
Il riccio corrugò la fronte, controllando per un attimo che Felicite fosse tranquilla, almeno lei, per poi occuparsi di Charlotte.
-“Dovresti andare a consolare il tuo ragazzo, non star qui a perdere tempo con noi” borbottò allora lei, facendo sospirare Harry.
-“Allora sai che stiamo assieme” affermò lui rassegnato, a bassa voce, quasi fosse un segreto.
-“Credimi, anche un cretino lo noterebbe.”- iniziò lei, roteando gli occhi al cielo – “lo stai facendo star male, è sempre più nervoso da quando ci sei tu nei paraggi, e il telegiornale dice anche che ha perso il lavoro per colpa tua. Perché non lo lasci stare? Perché non ci lasci stare? Rivoglio Eleonor, tu sei un ragazzo non una ragazza”
Harry, che fino ad allora non aveva prestato troppa attenzione alle parole di Charlotte, perché è una bambina, avrà si e no dodici anni, non sa quello che sta dicendo, sgranò gli occhi.
Quel nuovo punto di vista per la loro storia, la sua storia, lo lasciò perplesso, lo fece sentire in colpa e quelle parole, suonate così innocenti e pure dalla bocca di una bambina, divennero lame taglienti.
Deglutì a fatica, sentì gli occhi inumidirsi, una voglia di gridare contro alla bambina che tutto era iniziato per un desiderio di Louis, che era già gay da molto e che Eleonor non aveva speranze con lui, che tutta la sua vita ormai girava attorno a suo fratello.
Ma tenne tutto dentro, un altro piccolo gomitolo ricco di fili e fili di parole da accatastare in un cesto, gettato in qualche angolo remoto di sé stesso.
Perché stava rovinando la vita a Louis, perché gliela avrebbe rovinata anche più avanti.
Tossì, cercando di giustificare con esso i suoi occhi inspiegabilmente umidi, sussurrò un ‘Fizzy vado un attimo in bagno, tanto c’è Charlotte qui con te’ e corse semplicemente lontano da quella stanza, la mano a coprirsi il viso.
E se era davvero felice con quella ragazza?
Lui mi ha confessato di aver baciato il suo amico nello stesso periodo in cui la frequentava.
La sua omosessualità non può essere colpa mia.
E se non mi avesse mai incontrato?
Forse sarebbe tornato da Eleonor, sarebbero stai assieme, non avrebbe litigato col padre, non dovrebbe nascondersi alle sorelle.
Chissà la madre cosa pensa davvero a riguardo.
Forse mi odia, come Charlotte.
E come Fizzy, se capisse la situazione.
E anche la faccenda del lavoro.
Se solo non lo avessi aiutato i primi giorni, quando era disperso per l’ospedale.
E qui, con una lacrima rigargli il volto, sorrise al ricordo.
Se solo non lo avessi chiamato quando avevo bisogno di lui.
Se mi fossi mostrato forte.
Se non avessi accettato di scappare con lui.
Sono solo un ostacolo per lui.
Un’altra porta chiusa verso la normalità che tanto vorrebbe.
Raggiunse il bagno, altre lacrime a scorrere lungo le guance, il respiro irregolare, una mano ad asciugargli il viso.
Deglutì a fatica, per poi bussare alla porta socchiusa che si ritrovò davanti.
-“Un attimo, sto prendendo i panni da lavare” un grido dall’altra parte della porta, poi essa si aprì, lasciando uscire una Jay in tuta da casa, un cerchietto tra i capelli e un cesto di biancheria sporca tra le mani.
Il sorriso rassicurante e gioioso che aveva perennemente in viso le morì all’istante alla vista di Harry in quello stato.
Lasciò il cesto sulla lavatrice in bagno e, spegnendo la luce della stanza, lo prese per mano e
“vieni con me”.
 
 
 
 
 


 
 
 
 
Jay Tomlinson ed Harry Styles erano seduti in cucina, lontano dagli occhi indiscreti delle figlie in salotto, alle prese con i disegni, lontano dal riposare delle due figlie minori, lontano da Louis chiuso in camera sua da quella mattina.
La donna era comodamente seduta al tavolo, una tazza di Winnings Tea tra le mani, lo sguardo preoccupato e amorevole di una madre.
Il riccio invece era appoggiato al bancone in marmo della cucina, la stessa tazza di tea tra le mani, l’espressione colpevole in volto.
 -“Come va?” chiese allora lei, dopo infiniti attimi di silenzi.
Harry sorrise un poco a quelle cure, quasi fosse suo figlio, annuì e “molto meglio, mi spiace di averla fatta preoccupare, io…” ma si interruppe al gesto della donna, che riprese a parlare, poggiando la tazza sul tavolo e incrociando le man davanti a sé.
-“Ti dirò, le mie adorabili figlie, soprattutto Charlotte, sono dotate di una voce particolarmente squillante e acuta e che, anche se tu ti trovi al piano di sopra di una villa e loro al piano terra, le senti. Quindi tranquillo, parlerò io con Lottie se è necessario, ma anche mio figlio si deve dare una svegliata, se poso essere schietta.”
Qui Harry sorrise incerto, bevendo interessato la sua bevanda.
-“Io so da tempo di Louis e del suo rapporto con i ragazzi, lo so e… l’ho dovuto accettare, tempo prima. Ammetto che quando sei arrivato tu, dal nulla, quando ti avevo visto in precedenza in tv, sono rimasta spiazzata, mi sono chiesta cosa avrei dovuto fare. Poi ho visto quanto Louis realmente fosse felice con te, e ho seguito l’istinto. Avrai notato anche tu quanto è bello quanto sorride, no?”- e qui Harry arrossì, complice – “e so anche della tua malattia, lui stesso me ne ha parlato. So delle cure alle quali ti sottopone lui stesso e so che posso fidarmi. I tuoi familiari li hai sentiti caro? Cosa ne pensano a riguardo?” chiese quindi Jay, schiarendosi la voce.
L’altro poggiò la tazza al bancone dietro di sé e si passò una mano tra i capelli, riflettendo sulle parole da dire.
-“Ecco, ho sentito mia sorella, Gemma. Le ho detto che sto bene e che sono con Louis. Mia madre mi riporterebbe in ospedale all’istante, per cui non l’ho sentita. Mio padre, beh, semplicemente è scomparso dalla mia vita tempo fa. Jay, per favore, so che stai agendo per il bene di Louis ma ecco, voglio solo che capisca che non è un semplice capriccio il nostro. Quello di scappare da un ospedale e via dicendo. Ammetto che è tutto alquanto strano e improbabile ma…io ci tengo a lui. Tanto. Finché la mia malattia me lo permetterà vorrei restargli accanto…io…”
-“E’ tutto okay Harry, volevo solo parlare meglio per una volta anche con te. Giusto per vedere le versioni della storia da tutte le angolazioni. A me va bene che tu stia qua, mi preoccupava la tua famiglia, o la gente che potrebbe vedervi e chiamare anche non lo so la tv e riportarti all’ospedale.”
-“Mi spiace avervi stravolto la vita, credetemi.” Ammise Harry, le mani a giocherellare distrattamente tra loro, lo sguardo basso.
Jay sorrise un poco, scuotendo la testa.
-“Ammetto che si, l’hai stravolta. Però anche in bene, verso mio figlio.”
Il riccio alzò lo sguardo, accennando un sorriso timido, grattandosi il capo.
-“Scusate se interrompo qualcosa, ma Fizzy mi è venuta a chiamare per portare ad Harry, che secondo lei era triste, un disegno” la voce squillante e allegra di Louis ruppe il silenzio creatosi nella stanza.
Ad Harry gli si illuminarono gli occhi, ora riprendendo a sorridere, Jay semplicemente si congedò tornando alla lavatrice.
-“Ah ragazzi” iniziò quindi, prima di andarsene, attirando a sé la loro attenzioni –“questa casa non è comunque un albergo, mi aspetto che la puliate” così dicendo uscì diretta al bagno.
Louis guardò Harry di sottecchi, sussurrando un ‘che ti avevo detto?’ che lo fece sorridere.
Il maggiore sentì quindi lo sguardo dell’altro carezzargli la pelle, quindi lo guardò con un’espressione interrogativa, facendolo stringere nelle spalle e un ‘nulla, sono felice di vedere che stai meglio’ che gli fece scuotere la testa, un sorriso in volto. Consegnò poi il disegno di Fizzy al riccio, che rimase a fissarlo per po’, perplesso e corrucciato.
-“Da che angolazione lo devo interpretare questo Picasso?” iniziò il minore concentrato, avvicinando il foglio al viso.
Louis si appoggiò al bancone della cucina, finendo il tea di Harry e sorridendo sotto i baffi.
-“Non lo so, Fizzy ha detto però che siamo io e te che ci baciamo, perché sicuramente ti farebbe tornare allegro”
Ed Harry scoppiò a ridere.
 
  









'Giorno a tutti!
Allora? Come va?
Io vi scrivo da un ombrellone alle Bahamas mentre sorseggio una bella bibita ghiacciata.
Seeee ciao nei miei sogni proprio.
Sono a casa, nella mia cazzuta cittadina e come unico impiego di tempo faccio l'animatrice.
Dio è così imbarazzante lol
Però ho aggiornato!
E' questo che conta *sorride sperando di essere convincente*
Non sono convinta del capitolo.
Parto bene no? ahahaha
Comunque la situazione si capisce da sè, si vede un Louis ancora confuso, un Harry che poverino è vittima di Charlotte (lei è quella malvagia in ogni storia larry che leggo, nella mia ho scelto lei perchè è quella più grande e perchè ho letto su internet che dice che Louis non è gay)
Direi di fare una statua a Jay, che ne dite?
Comunque ho stimato che mancano un massimo di 4/5 capitoli.
Niente spero sta storia vi piaccia, che le frasi iniziali siano sufficientemente zuccherose e che continuiate a seguirmi.
Vi adoro dal primo all'ultimo.
Si, proprio tu che stai leggendo <3
Dai allora un bacione e a prestooo! :D
Lou_

  
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