Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: TheOnlyWay    01/07/2013    12 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









Chapter 20.

 







«Quindi state insieme? Fammi capire…» Alice prese June sottobraccio, rabbrividendo a causa della folata di vento gelido che l’aveva colpita in pieno volto. Dicembre, ormai, era quasi alle porte e Doncaster sembrava presa d’assedio dal mal tempo. June aveva quasi perso il conto di tutte le volte che aveva piovuto in quegli ultimi cinque giorni; non ne poteva più di stare chiusa in casa, come una sottospecie di reietta.
Perciò aveva colto al volo l’occasione, quel pomeriggio in cui il meteo aveva deciso di concedere loro la grazia, e aveva accettato l’invito di Alice ad uscire per una passeggiata.
Se ne era pentita nell’esatto momento in cui aveva messo piede fuori di casa. C’era così freddo, che probabilmente le sarebbe venuta una broncopolmonite.
In ogni caso, freddo o no, Alice aveva bisogno di essere aggiornata e non avrebbe di certo accettato una sua defezione.
«Non lo so. Cioè, no.» fece spallucce, un po’ in imbarazzo e si finse interessata a quell’orribile giacca bianca, con cui una sventurata commessa cercava di vestire il manichino.
Alice si bloccò di scatto, la guardò stralunata e, come di consueto, sistemò la montatura degli occhiali.
«Aspetta un attimo. Credo di non aver capito: lui ha picchiato il fidanzato della sorella, tu hai fatto la crocerossina del cavolo e l’hai baciato. Ti sei convinta a dargli una possibilità, superando quella marea di cazzate che ti sei autoimposta, e non state insieme?» riassunse, gesticolando con le mani.
June annuì e ridacchiò.
«Vedi che hai capito?»
«Sei una deficiente, June.» borbottò Alice, contrariata. June alzò gli occhi al cielo: da quando erano entrate più in confidenza, Alice non si era lasciata sfuggire nemmeno un’occasione per ricordarle quanto fosse stupido il suo comportamento. Sembrava quasi aspettarsi che da un momento all’altro June si appendesse un cartello al collo, con la scritta “sono una cretina”.
Ma June non l’avrebbe mai fatto. E non solo perché l’idea di far sapere a tutto il mondo quanto fosse insensato il suo comportamento la infastidiva parecchio. No, la ragione principale era che non aveva affatto voglia di ammettere che si era sbagliata su Harry e che l’aveva giudicato male.
Certo, non che lui avesse fatto chissà che sforzo per apparire intelligente. Almeno all’inizio della loro conoscenza. Dopo, con tutto quello che era successo tra di loro, le cose erano decisamente migliorate.
«Dico davvero. Sei la persona più stupida del pianeta terra.» incalzò Alice, completamente presa dal suo argomento preferito: Harry e June insieme.
June sospettava che lo facesse solo per non pensare a Niall, visto che ancora non aveva trovato le palle di dirgli che era interessata a lui. Anzi, non solo interessata, completamente cotta.
«A proposito di persone stupide… come và con Niall?» June interruppe Alice con un sorriso malefico. Osservò con indicibile soddisfazione le guance dell’amica diventare di un grazioso color porpora e ridacchiò.
«Dovresti dirglielo, sai?»
«Come tu hai detto ad Harry che sei innamorata di lui?» la rimbeccò Alice, sul piede di guerra.
June sbuffò: finiva sempre così, quando cominciavano a discutere. In un modo o nell’altro, Alice le ritorceva le cose contro e riportava il discorso al punto di partenza, che ovviamente era quello che le conveniva di più.
«Non sono innamorata di Harry, tonta.»
«No?»
«No.»
«Certo, farò finta di crederci.» sibilò Alice, con un sopracciglio inarcato. June sbuffò di nuovo e alzò gli occhi al cielo.
«Ma è vero!»
Silenzio da parte di Alice. Ed ecco che cambiava tattica. June non la sopportava quando faceva così: prima cercava di farla parlare, poi, quando si rendeva conto che non avrebbe aperto bocca, passava al gioco del silenzio. Alla fine, June cedeva sempre. Più per esasperazione, che per la reale voglia di confessare la verità.
«E va bene.» borbottò. «Un po’ mi piace, sei contenta, adesso?»
Ancora silenzio. June digrignò i denti, seccata.
«Okay! Mi piace tanto. Soddisfatta?»
Alice annuì.
«C’è da lavorarci, ma fai progressi. Brava, tesoro.»
«’Fanculo.»
Alice ridacchiò, si sistemò – di nuovo – gli occhiali e circondò le spalle di June con un braccio.
«Se ti dicessi che ci sono Harry e Niall, dall’altro lato della strada, che faresti?»
June inarcò un sopracciglio, scettica.
«Certo. E sopra la tua testa c’è un asino che vola. Pensi davvero che io sia così scema da darti la soddisfazione di cacciare un urlo isterico solo perché c’è…» Alice costrinse June a voltare la faccia verso sinistra. June tutta presa dal suo sproloquio contro i giochi stupidi che fanno solo i bambini di due anni, continuò a parlare, fino a che non si accorse delle due figure familiari che ricambiavano il suo sguardo con aria divertita.
«…Harry! Maledizione, ora che mi ha vista non posso nemmeno nascondermi. Potevi dirmelo subito, no?» tirò una gomitata poco delicata ad Alice, che sospirò con aria sconsolata.
«Guarda che io te l’ho detto, June. Sei tu che non ci hai creduto.»
«Pensavo fosse uno scherzo! Come facevo a saperlo? Oddio, stanno venendo qui! Che faccio? Come devo comportarmi?» blaterò June, in preda al panico.
Dalla tragica cena a casa Styles, lei ed Harry non si erano parlati nemmeno una volta. Né un messaggio, né una telefonata, né tantomeno un incontro faccia a faccia. June non sapeva cosa dire, come comportarsi e, soprattutto, non sapeva cos’erano lei ed Harry. Non ne aveva idea e il pensiero di essersi costruita solo un castello per aria, quasi non la faceva dormire la notte.
E se Harry avesse cambiato idea? Se si fosse reso conto, giustamente, che farsi prendere a pugni solo per lei era stato decisamente troppo?
Gemette, a disagio, quando Harry e Niall attraversarono la strada, entrambi con un sorriso sereno. Anzi, più che sereno, il sorriso di Harry era decisamente sornione e June sapeva con certezza che era rivolto a lei.
«Ciao, piccola.» la salutò. Non sembrava per niente a disagio, al contrario suo. Anzi, si avvicinò per lasciarle un bacio all’angolo delle labbra, poi salutò Alice con un semplice bacio sulla guancia.
«C-ciao.» farfugliò June, con le guance rosse per l’imbarazzo. Niall ridacchiò e si scambiò un’occhiata divertita con Alice, che alzò gli occhi al cielo come a dire “che posso farci, io?”
Trascorsero qualche minuto a guardarsi negli occhi, in completo silenzio, dopodiché Niall si schiarì la voce e prese Alice per mano.
«Verresti con me a fare due passi? Ti devo parlare.»
Panico. Più che evidente negli occhi di Alice, idem in quelli di Niall. June sorrise, perché finalmente sembrava che uno dei due, almeno, avesse trovato il coraggio di dire la verità.
Alice boccheggiò per qualche istante, con le guance che diventavano di secondo in secondo più rosse e gli occhi lucidi. June immaginò che stesse a stento trattenendosi dall’urlare come un invasata.
«Oh, ehm… io… certo.» farfugliò Alice, vagamente terrorizzata. Niall salutò Harry e June con un cenno del capo, poi si allontanò lungo il marciapiede, trascinando con sé una Alice piuttosto sconvolta e sull’orlo della morte cerebrale.
Rimasta sola con Harry, June dondolò sulle punte dei piedi, in difficoltà.
Lo guardò di sott’occhio e arrossì furiosamente, quando si accorse che lui la fissava di rimando, senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo.
Dopo un respiro profondo, June si costrinse a parlare. Non poteva stare lì come una stupida ancora per troppo tempo. E poi, da quando conosceva Harry, non era mai capitato che rimanesse senza parole. Anche se, in quel momento, anche lui sembrava piuttosto in difficoltà. Certo, fino a quando c’erano stati anche Niall ed Alice, era sembrato perfettamente padrone della situazione, ma temeva di dire la cosa sbagliata e di perdere, quindi, qualsiasi occasione fosse riuscito a guadagnarsi.
«Come vanno i lividi?» domandò June, guardandogli lo zigomo ancora un po’ tumefatto.
Harry si strinse nelle spalle. «Passano. Te l’ho detto che non era niente di grave.» le sorrise, divertito, poi le scompigliò i capelli e le circondò le spalle con un braccio.
Poi si fermò per un attimo, come se avesse appena realizzato di aver infranto la regola numero uno di June: non toccarmi.
Tolse il braccio e June rabbrividì.
Lo osservò per un attimo e capì che da quel momento in poi, toccava a lei andare nella sua stessa direzione. Dopotutto, se volevano stare insieme, era giusto che si incontrassero a metà strada.
Prese il braccio di Harry e lo riposizionò intorno alle sue spalle.
«Direi che la prima regola è stata abolita.» mormorò, con le guance rosse. Harry sorrise e si rilassò un poco. Non credeva sarebbe stato così semplice, per lei, accettare una loro vicinanza più stretta.
Ci aveva riflettuto per giorni ed era giunto ad una sola conclusione: l’avrebbe aspettata.
«Harry…»
«Sì?»
«Perché non mi hai chiamata?» domandò June, senza riuscire a trattenersi. Era un pensiero che l’aveva assillata per giorni e l’unico modo per chiarirsi le idee era chiedere al diretto interessato.
«Pensavo avessi bisogno di spazio. Pensavo che avessi cambiato idea.» spiegò Harry, con lo sguardo fisso sul marciapiede. June scosse la testa, poi si strinse un po’ di più al suo fianco: il tempo continuava a peggiorare e minacciava di piovere da un momento all’altro.
«Credo di aver cambiato idea su di te, sai? Alla fine hai vinto tu.» sembrava costarle una gran fatica ammettere di aver sbagliato, ma Harry non aveva più alcuna intenzione di infierire o di cantare vittoria.
Quella volta, sarebbe partito col piede giusto.
«Non ho vinto niente, June. Ha smesso di essere una sfida nel momento esatto in cui ti ho baciata. Sono solo stato troppo stupido e immaturo per dirtelo subito e ho continuato a comportarmi come se conquistarti fosse la cosa più importante. Pensavo che se ti avessi detto di voler stare con te senza mezzi termini, non mi avresti mai creduto.»
«Non l’avrei fatto, infatti.»
«Appunto. Perciò ho pensato che dimostrarti il mio interesse fosse la cosa migliore per entrambi. Io avevo bisogno di capire cosa provo per te, e tu avevi bisogno di certezze. Lo ammetto, non sono stato un granché simpatico e se mi fossi comportato in un altro modo, probabilmente avremmo risolto tutto molto prima.»
«Sì, probabilmente non ti saresti fatto prendere a pugni.» borbottò June.
Harry alzò gli occhi al cielo, poi le lasciò un bacio sulla fronte.
June arrossì, perché quel bacio era forse il più spontaneo e il più intimo che si erano mai scambiati. Era un bacio, dettato non dalla rabbia, dal pianto, dal dispetto o dalla sfida. Era un semplice bacio, casto, tenero e così dolce che June temette di sentire il proprio cuore uscire dal petto.
«Ti ho già detto che io ho preso lui a pugni, non il contrario.» precisò Harry, prima di continuare il suo discorso. «Mi sono accorto di averti spaventata, con il mio modo di fare. Ti ho fatto credere che non fossi in grado di stare per davvero con qualcuno, che fossi una persona di merda, una specie di dongiovanni senza pudore. E probabilmente è così. Sono davvero una persona di merda, incapace di renderti felice. Ma non mi è mai successo di voler cambiare per una ragazza, di pensare a come sarebbe vedere un film insieme, o trascorrere una serata con la mia famiglia. Non ho mai presentato nessuna ragazza, a mia madre! E come avrei potuto? Sono state tutte così insignificanti, rispetto a te. Scapperesti urlando, se ti dicessi che sono innamorato di te?» concluse.
June che aveva ascoltato ogni singola parola e l’aveva stampata in maniera indelebile nella sua mente, scosse la testa.
Come avrebbe anche solo potuto pensare di scappare via urlando? Harry era innamorato di lei. Di lei. Nonostante avesse un caratteraccio, chiamasse i peluche con nomi assurdi, l’avesse praticamente costretto a starle alla larga fino a che non avesse capito cosa desiderava. L’aveva rifiutato così tante volte, per Dio! L’aveva persino preso a schiaffi e gli aveva rovesciato un bicchiere d’acqua addosso.
E cos’aveva fatto, lui? Prima le aveva dichiarato guerra, poi l’aveva invitata a cena e le aveva regalato Mr. Carota. Aveva cacciato quella mucca di Carolina e aveva dichiarato davanti a tutti, senza nessun problema, che era interessato a lei.
Scappare, perciò, era all’ultimo posto nei suoi pensieri.
E all’improvviso le sembrarono stupidaggini, tutte le parole che gli aveva rivolto, tutta l’acidità che gli aveva riversato addosso, terrorizzata dall’idea di interessare – e di essere interessata – ad una persona completamente diversa da lei. Una persona che, in tutti i sensi, era troppo.
Rimase in silenzio per qualche secondo, alla ricerca della cosa giusta da dire: non era mai stata brava, con le parole e, probabilmente, avrebbe finito col dire qualcosa di sbagliato.
Ma avrebbe detto la verità, perché essere sincera era senza ombra di dubbio la cosa migliore da fare.
Si passò una mano tra i capelli, nervosa e un po’ tremante. Cosa dire? Fece un respiro profondo, poi guardò Harry. Lui era in attesa, apparentemente tranquillo, ma June si era accorta che quando era nervoso giocherellava con il ciondolo della sua collana e si passava le mani tra i capelli (come se avesse ancora bisogno di scompigliarli). Perciò, in fondo, tanto tranquillo non era.
Un ultimo respiro, poi prese una decisione: circondò i fianchi di Harry con le braccia e nascose il volto nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla. Vi lasciò un bacio lieve, delicato, poi raccolse tutto il coraggio di cui era a disposizione e cominciò a parlare.
«Io ti detesto. Tu incarni tutto ciò che mi spaventa, in un ragazzo. Sei bello, sei intelligente – anche se ogni tanto ti comporti come se non lo fossi -, sei esperto e sai come far cadere una ragazza ai tuoi piedi. Continuo a pensare che tu sia troppo per me e sono terrorizzata. Quelli come te, spezzano il cuore, Harry. Ed io non voglio soffrire, non più. Non ce la faccio.» si separò da quell’abbraccio solo per poter guardare Harry negli occhi. Lui teneva lo sguardo basso, concentrato su ogni singola parola che usciva dalle labbra di June e sembrava un po’ triste.
June sorrise, poi gli lasciò una breve carezza sulla guancia.
«Paradossalmente, nonostante tutto, quando sono con te ho come l’impressione che non mi possa succedere niente. Mi sento così al sicuro, che tutte le paure diventano quasi insignificanti. Tu sei… non lo so neanche io cosa sei. Ma potremmo provarci, no? Forse siamo pronti entrambi. Almeno, io sono pronta, credo. Però, Harry, tu devi essere sicuro. Ti prego, non farmi innamorare di te, se è solo un gioco. Non credo che lo sopporterei.» mormorò, sincera. L’idea di lasciarsi andare completamente e rimanere delusa, la terrorizzava completamente. Come avrebbe fatto a superare anche quell’abbandono?
«Non avere paura di me, June.»
Un’altra cosa che June aveva notato, era che Harry non la chiamava mai “piccola”, quando faceva un discorso serio. Perciò confidò nel fatto che le stesse dicendo la verità e lascò che la baciasse dolcemente: era troppo tardi per cambiare idea.
Era innamorata di lui e tanto bastava.
«Ora...» sostenne Harry, prendendola per mano e incamminandosi nuovamente. «Resta solo da dirlo a Louis.»







***






Lascio il delirio per l'epilogo! Che pubblicherò questo fine settimana :)
Fatemi sapere se sono l'unica mezza traumatizzata! AHAHAH
No, davvero, spero vi sia piaciuto!
<3

 
 
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: TheOnlyWay