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Autore: Jewels5    01/07/2013    12 recensioni
Lei era drammatica.
Lui era dinamico.
Lei era precisa.
Lui era impulsivo.
Lui era James e lei era Lily, e un giorno condivisero un bacio, ma prima condivisero numerose discussioni, poiché lui era presuntuoso e lei dolce, e le questioni di cuore richiedono tempo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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*Angolo della disperazione della traduttrice sempre più disperata*
Non so veramente come iniziare questo angolo, perciò bando alle ciance e ben tornati a tutti! Ancora una volta, scusate il solito ritardo ma, facendola breve, c'avemo na vita. Speriamo comunque di riuscire a sbrigarci ora che esami e scuole sono finite! Ora, prima di tutto, grazie a tutte le persone che si sono iscritte al gruppo della fanfiction su facebook 
She was dramatic ϟ He was dynamic | The Life and Times EFP : ovviamente estendo l'invito a tutti quelli che vogliono entrare, vengono postati spoiler, banner, tremila prestavolto diversi e le mie farneticazioni sul pairing Logan/LilyPoi, grazie al numero sempre crescente di persone che recensiscono e seguono la storia, il feedback ci fa sempre bene al morale xD
Mi pare che gli avvisi siano finiti qui, perciò passo alle note più tecniche: all'interno di questo capitolo, troverete vari passaggi del dialogo di Lathe che passano dal “lei”, al “tu”. Questa è una scelta propriamente stilistica, dato che il lei non è espresso in inglese se non per varie sfumature espressive. Abbiamo cercato di rendere il discorso a seconda del tono e dai termini usati nelle frasi di Lathe: quando era più distaccato e professionale abbiamo usato il “lei”, quando era più informale abbiamo usato il “tu”. Perciò ecco spiegati i vari cambiamenti di registro che troverete.
Per ulteriori note, troverete tutto spiegato a fine pagina ;)
Buona lettura a tutti e alla prossima!
March_Hare


Recap: Ad un Auror di nome Lathe è stato incaricato di investigare sui sospetti tentativi di “suicidio” a Hogwarts. Dopo aver abbandonato questo caso, è stato incaricato di cercare il potenziale Mangiamorte Logan Harper. Luke, il ragazzo di Lily, la porta al villaggio per aiutare il fratello Logan, che è statp ferito. Sirius scopre che suo zio, il Professor Alphard Black, sta morendo ed è furioso per il fatto che gli stia stata tenuta nascosta quest’informazione. La deliziosa Carlotta Meloni è responsabile per la rottura tra Frank e Alice. Donna ha una “relazione” costante con un Corvonero di nome Charlie, il quale avrebbe però una ragazza.

 

Capitolo 18 – “Marzo”

O

"You Can't Always Get What You Want"

 

Stava per farla finita.

Il giorno successivo alla partenza di Logan Harper, Lily era decisa a mettere fine alla relazione con suo fratello. Le aveva mentito, era stata manipolata, era stata usata, e cosa peggiore di tutte, non pensava che Luke avesse davvero capito di avere qualche colpa in tutto questo. Perciò dopo un’altra notte insonne (era troppo arrabbiata per calmarsi), Lily attraversò da sola la Sala Grande, preparata emotivamente e razionalmente a troncare ogni legame romantico con Luke Harper.

Quello a cui Lily non era preparata né emotivamente né razionalmente era ciò che incontrarono i suoi occhi al tavolo dei Corvonero. Luke fissava in basso, il suo viso era impossibile da vedere, e diversi suoi compagni erano affollati attorno a lui. Una ragazza stava ricacciando indietro le lacrime. Lily mandò un’occhiata interrogativa al migliore amico di Luke, un ragazzo riccio del settimo anno.

“Suo padre” mormorò il Corvonero. “Sai che era malato…?”

Lily capì il resto prima che le venisse detto.

Luke non andò al funerale. Sua madre non voleva che perdesse delle lezioni così a ridosso dei M.A.G.O. e aveva detto che non ci sarebbe stato questo gran raduno familiare, dato che già un fratello era assente per forza di cose. Luke voleva andarci, ma l’insistenza di sua madre lo tenne a distanza. Perciò rimase a scuola e Lily stette con lui durante alcune delle sue settimane più tristi.

Febbraio divenne Marzo, la neve era tutto tranne che sciolta e Corvonero aveva perso contro Serpeverde, indirizzando Grifondoro verso La finale di Quidditch contro Serpeverde. Il cielo era grigio e la pioggia teneva tutti, tranne gli infelici studenti di Erbologia, dentro il castello, ma la vita andava avanti come al suo solito.

 

(I Can't Get No Satisfaction)

“Signorina Sevoy,” cominciò Alice Griffiths, con voce tremante. “Lei è una donna ragionevole. Io sono una donna ragionevole. Tutto quello che le sto chiedendo, è che lei chieda a quelle odiose, rumorose, pettegole quindicenni di andarsene dalla biblioteca. Non stanno lavorando. Non stanno leggendo. Non sono neanche sicura che sappiano come si legge. Che cosa potrebbero star facendo in biblioteca che sia in qualche modo produttivo? Come stanno contribuendo alla società? Come?!”

“Signorina Griffith,” ribattè la paffuta bibliotecaria dai capelli grigi con voce velenosamente dolce. “Quelle ragazze non stanno facendo niente di male. Stanno bisbigliando e bisbigliare è perfettamente accettato in una biblioteca.” Sorrise dolcemente in direzione delle ragazze del quinto anno, e una di loro sorrise di rimando, aggiungendo un piccolo cenno.

Non stanno bisbigliando!” gridò Alice.

“Signorina Griffith! Il volume!”

“Quelle non stanno bisbigliando!” ripetè Alice in un forte, furioso sussurro. “Stanno cinguettando. Come gli uccellini. Malvagi e posseduti uccellini determinati a rovinare la mia vita.”

“Rovinare la sua vita?” ripetè scettica la Signorina Sevoy. Alice annuì vigorosamente. “Come?”

Alice si sporse verso la scrivania della bibliotecaria, posandovi il libro (“Uno Sguardo Approfondito Sulla Preparazione Delle Pozioni del Diciassettesimo Secolo”) che teneva stretto tra le mani. “Signorina Sevoy, io ho bisogno di studiare. Devo completare il progetto di Pozioni che mi varrà un quarto della mia votazione entro la fine del mese. Questo significa una ridicola quantità di ricerca, usando libri che coprono appena le informazioni di cui ho bisogno. E poi, Signorina Sevoy, tra novantasette giorni, dovrò dare gli esami M.A.G.O. Devo avere un punteggio… fenomenale, e se non ci riesco, non potrò fare i test per decidere se posso o meno essere adatta al programma per gli auror. Se non entro nel programma auror, i sogni che ho costruito con cura e precisione da quando avevo sette anni, saranno distrutti, gettandomi in una spirale di ansia che mi farà dubitare di me stessa e mi farà abusare di alcool, che dunque mi porterà ad una vita di prostituzione… dove, senza dubbio, sarò molto consapevole di quelle cinguettanti quindicenni che saranno, per allora, le mie compagne di marciapiede, e poiché saranno più giovani, più scheletriche e più stupide di me, ruberanno tutti i miei affari, e io sarò costretta a fare l’impensabile…. sposerò uno di quei ricchi purosangue senza cervello che piacciono ai miei genitori. Signorina Sevoy, mi salvi da questo destino! Mi salvi da una vita da moglie-trofeo! La supplico!”

La Signorina Sevoy, ad ogni modo, non sembrava né divertita né impressionata. “Signorina Griffith, quelle ragazze non stanno facendo niente di male.” Alice lasciò cadere la testa sulla scrivania. “E per di più, se vuole il mio consiglio…”

Non lo voglio,” ringhiò Alice contro il tavolo.

“…Farebbe meglio a dimenticare questa faccenda senza senso degli Auror e sposare uno di quei maghi che piacciono tanto ai suoi genitori, se la vorranno. Non è ancora single?”

“E lei non è ancora single?” ribattè Alice, guadagnandosi un’occhiata di puro odio da parte della bibliotecaria; la ragazza del settimo anno decise che era un segnale sufficiente per andarsene. Raccolse con astio i suoi libri e si mosse il più velocemente possibile verso il tavolo delle ridacchianti quindicenni. “Furbette, siete avvisate,” mormorò a nessuna in particolare. “Il nemico ha molte facce.”

Se quella Bernice Fletcher –“ risatine “-ingrassa ancora-“ risatine “-farà crollare il tavolo di Tassorosso!”

Alice sospirò , mentre le ragazzine esplosero in una nuova ondata di risatine acute alle spese di qualcun altro. Aprì uno dei più voluminosi tomi a sua disposizione (Progresso Nelle Pozioni, Volume 13”) passando in rassegna l’indice per trovare le informazioni che le servivano.

Le ci volle un momento per realizzare che quello era, in effetti, il libro sbagliato: il capitolo finale si intitolava: “Un ultimo sguardo: 1586-1599.” Ad Alice serviva il 1600.

Sospirando, la diciassettenne si alzò dalla sedia (qualcuna delle ragazze del quinto anno smise di ridacchiare abbastanza per guardarla attraversare gli scaffali) e si diresse verso la sezione di pozioni, cercando di ricordare da quale scaffale aveva preso Progresso Nelle Pozioni, Volume 13. Lo trovò in fretta, ma scoprì anche di non essere sola nel lungo corridoio. Anche due maghi scrutavano gli scaffali: uno era un brufoloso Corvonero del suo stesso anno, e l’altro era (“Dannatamente ovvio” pensò) il ben noto Caposcuola.

“C-c-ciao, Alice,” balbettò il Corvonero.

“Ciao, Terrence,” rispose Alice stancamente. Le sembrava di aver notato Frank sogghignare un pochino, ma era difficile da dire, dato che aveva sepolto il viso dentro un libro. Comunque era troppo stanca per preoccuparsene.

“S-s-stai cercando un l-libro, Alice?” Chiese il ragazzo di nome Terrence.

La ragazza si morse il labbro per mantenere la sua compostezza. “Certo,” rispose nel modo più dolce possibile. E dato che pensava che l'altro stesse per balbettare altre domande, aggiunse: “E tu?”

“Oh, sì! Sto facendo i compiti di P-Pozioni! S-s-sai il P-Professor Lumacorno ha detto che sono il terzo nel nostro anno di P-p-pozioni!”

“Congratulazioni.” Alice adesso era sicura che Frank stesse sogghignando. “Be', se vuoi scusarmi, devo…sai…il libro.” Indicò Progresso Nelle Pozioni, Volume 13 e fece un passo di lato al Corvonero per rimetterlo nello scaffale.

Ad ogni modo, quando fece scorrere il libro al suo posto accanto a “Progresso Nelle Pozioni, Volume 12” Alice notò che il suo successore, il Volume 14, mancava. “Dannatamente ovvio,” mormorò, afferrando il Volume 15 dallo scaffale e lanciandosi a capofitto sull’indice. Il primo capitolo si intitolava: “Il 1730: Leggi e Pozioni d’Amore.” Alice imprecò sottovoce e mise anche quel libro nello scaffale. Si voltò verso i suoi compagni nel corridoio.

“Suppongo che nessuno di voi due abbia Progresso nelle Pozioni, Volume 14, vero?”

Non ce l’avevano. Alice si sarebbe mentalmente congratulata con se stessa per come stava gestendo la vicinanza con il suo ex-fidanzato, se non fosse stata così concentrata sull’essere infuriata per il fatto che il libro di cui sicuramente aveva bisogno per finire la sua ricerca non si vedeva da nessuna parte.

“Dannatamente ovvio che non ci sia” disse di nuovo lasciando cadere le braccia. La strega strisciò lentamente verso la fine degli scaffali e sbirciò dietro l’angolo per guardare la Signorina Sevoy. Terrence la stava guardando divertito, ma ad Alice non importava affatto. Non osava nemmeno dare un’occhiata periferica per vedere che cosa Frank pensasse del suo strano comportamento…

“Che cosa sta facendo?” chiese lui all’improvviso, suonando un po’ divertito.

“Sto osservando il nemico,” replicò Alice con dignità. “La Signorina Sevoy,” chiarì di fronte alle espressioni stupite di Frank e Terrence. “Mi odia.”

“Hai appena suggerito che fosse una vecchia zitella,” sottolineò Frank. Alice si accigliò.

“Hai sentito?”

“Lo hai urlato.”

“Non l’ho urlato.”

“Non ha urlato,” la difese lealmente Terrence. Alice si illuminò. Frank scosse la testa e ritornò al suo libro. Il Corvonero guardò in mezzo a loro. “Uscite ancora insieme?”

Entrambi arrossirono.

“Vado a chiedere alla Signorina Sevoy del libro,” annunciò Alice, girando i tacchi diretta alla scrivania. Il fatto che preferisse un altro confronto con la bibliotecaria testimoniava quanto fosse imbarazzante quella situazione. Si avvicinò con cautela alla scrivania, e l’altra strega non alzò lo sguardo dalla pergamena dove stava scrivendo con una piuma. “Signorina Sevoy?” tentò di iniziare la ragazza del settimo anno.

“Mmm?” sbottò l’altra. Considerando che quello non era altro che un suono consonantico, era riuscita ad esprimere una grande quantità di astio.

“Ehm… avrebbe… c’è una copia di Progresso Nelle Pozioni, Volume 14 qui?”

Senza batter ciglio: “No.”

“No?”

“No.”

“Non c’è?”

“No.”

“Ma c’è il Volume 13.”

“Sì.”

“E il Volume 15…”

“Sì.”

“Ma non il Volume 14.”

“No.”

Alice aspettò una spiegazione. La Signorina Sevoy continuò a scrivere sulla sua pergamena. “Quindi…non abbiamo ordinato il Volume 14...e basta? Pensavo… saltare il 1600…. a nessuno interessa saperne… anche se ci furono diversi sviluppi molto importanti…come le Leggi di Golpalott, sulle quali sto facendo il mio compito… un compito che vale il venticinque per cento del mio vo- l’ho già detto?”

“Signorina Griffith, non abbiamo il Volume 14,” disse la Signorina Sevoy alzando lo sguardo con impazienza. “È stato rubato.”

“Rubato.”

“Sì.”

Alice si accigliò. “Chi diavolo ruba ‘Progresso nelle Pozioni?’ È letteralmente l’ultima cosa al mondo che ruberei mai!”

“Il volume, signorina Griffith!”

“Bene…” continuò Alice più calma, “Posso… ordinarlo o qualcosa di simile?”

La Signorina Sevoy annuì. Tirò fuori un pezzo di pergamena dalla scrivania e lo fece scivolare verso Alice. “Questo è il modulo per fare l'ordine. Ci vorranno tre settimane.”

“Tre settimane? Scusi– tre settimane? Potrei materializzarmi a Diagon Alley e averlo in circa due minuti!”

“C’è una procedura, signorina Griffths.”

Guardando la Signorina Sevoy che adesso sorrideva, Alice prese il modulo e tornò al suo tavolo, mormorando sgradevoli parole sottovoce. Si sedette al tavolo, e scrisse le rispose alle domande sulla pergamena. Sperava che la Signorina Sevoy avesse mentito sulla faccenda delle tre settimane… Il Professor Lumacorno aveva particolarmente raccomandato la serie di “Progresso nelle Pozioni” per l’argomento della loro relazione…

Una volta che la pergamena fu restituita alla Signorina Sevoy, Alice si sedette per fare il resto dei suoi compiti. O almeno ci provò.

Hai visto Sirius Black sabato scorso?” una delle ragazzine moleste del quinto anno fece una risatina ad un'altra; “Con la camicia grigia…Lo so, è un sogno, non credete?”

Io sono più una da Potter, ma prenderei un Black con panna montata1 ogni giorno…”

Mmm… Sheryll, tu sei veramente uscita con Black. È vero che è…?”

Alice si sforzò di metterle da parte, ma scoprì che la sua mente si ribellava. Certo, anche lei aveva voluto la classica conversazione “Potter o Black” con le sue amiche… ai dormitori quando avevano bevuto appena un po’ troppo, ma quella era la biblioteca nel bel mezzo di sabato pomeriggio e, dannazione, Alice aveva dei compiti da fare!

Comunque, Black e Potter erano persone, panna montata o no. Se un gruppo di ragazzi fosse stato ascoltato per sbaglio parlare di ragazze in quel modo, le cinguettanti ragazzine del quinto anno si sarebbero tutte sollevate con giusta –sebbene in qualche modo falsa– indignazione. Alice guardò la pagina stampata del libro davanti a lei, raccogliendo tutta la forza per ignorare i bisbiglii che fluttuavano attraverso la biblioteca silenziosa. Ci sarebbe anche potuta riuscire, forse, se non avesse all’improvviso captato il nome del suo ex-ragazzo.

Hai visto Frank Paciock passare di qui poco fa?”

Alice fece uno sforzo combinato per non alzare lo sguardo.

Mmm” replicò una delle altre ragazze. “È sempre stato un sogno… facile da mancare al primo sguardo, ma se si va a guardare bene…”

Oh, l’unica ragione per cui non veniva mai notato era Alice Griffiths,” disse l’altra. “Sono stati assieme così a lungo che ci è dimenticati che possono esistere separati.”

Si, ma sono stati separati per mesi, e lui non è uscito con nessun altra. Ho sentito che lei è stata a letto con Sirius Black…”

Alice arrossì. Maledetta Fabbrica di Pettegolezzi di Hogwarts.

Per favore, è solo una voce.” (“Grazie mille” pensò Alice.) “Come se Black potesse mai guardare una come Alice Griffiths…” (“Stronza.”)

Shh” zittì una di loro. “È proprio laggiù! E comunque è una cosa molto cattiva da dire… Alice è una ragazza carina.”

Non essere sciocca, Prudence. Sta leggendo. Non sta ascoltando. E non può sentirci laggiù a quella distanza…”

A proposito,” intervenì con fare furtivo, “Pensavo che tu avresti potuto avere qualcosina con Frank, Pru. Siete sembrati incredibilmente a vostro agio dopo l’incontro dei prefetti.”

Oh, taci. Siamo solo amici.” Ma Alice aveva sentito quel modo di dire “solo amici” molte altre volte prima. Sembrava sempre che ci fosse un implicito “per adesso” appeso sul finale.

Per adesso” disse una ragazza. Oh, meraviglioso, ora non era neanche più implicito. “Ad ogni modo staresti meglio tu con lui di Alice Griffiths. Che cosa ci vede comunque in una ragazza fanatica dei libri come lei?”

Lo so, non ti pare?”

Sul serio.”

Alice strinse i pugni, diventando molto rossa in faccia mentre tentava di reprimere alcune urgenze omicide che sembravano crescere dalle sue viscere.

Penso che voglia fare qualcosa nel Ministero dopo il diploma… è per questo che è così preoccupata per la scuola. Non so –tipo come Auror o qualcosa del genere.”

Per favore. Le streghe difficilmente riescono ad entrare nel programma per diventare Auror…”

Quella fu la goccia che fece traboccare la decisione di Alice. “Dannazione, sono proprio qui, sapete!”

--

“E questo è il motivo per cui sono stata bandita dalla biblioteca” Alice concluse cupamente il racconto della sua storia, un’ora e mezza dopo. Era sdraiata sul letto di Marlene Price, circondata da quattro delle ragazze del sesto anno e dalla sua amica del settimo, Hestia Clearwater. “Per tre intere settimane! Come cavolo riuscirò a fare i compiti adesso? E ho anche il progetto di Lumacorno da finire e…”

“Controlleremo noi ogni cosa di cui avrai bisogno,” promise Lily, dando con comprensione piccole pacche sulle spalle dell’amica. “La signorina Sevoy è una… orribile, orribile persona.”

Persino Donna fu d’accordo. “Viscida stronza,” mormorò. Bandire qualcuno dalla biblioteca era, ai suoi occhi, la più grande malvagità possibile. “Una volta ha detto che la ragione per cui non ho un ragazzo è perché passo troppo tempo a litigare. Che razza di banshee infernale è?”

Le altre ragazze mormorarono la loro approvazione, e Alice si mise a sedere con un espressione preoccupata. “Lily,” cominciò pensierosa, “tu sei un prefetto.”

“Vero.”

“Eri all’ultimo incontro dei prefetti, non è vero?”

“Sì.”

Alice si accigliò. “Frank si sta vedendo con Prudence Daly?”

“Ehi, questa la so io!” gridò Mary, saltellando da un piede all’altro e alzando la mano agitata, come se aspettasse di essere chiamata. “Io ho sentito che lei va matta per lui, ma non c’è alcuna notizia di reciprocità, eccetto per il fatto che hanno chiacchierato dopo due recenti incontri dei prefetti e che lui si è soffermato a parlare con lei dopo Erbologia.”

“Dovresti tenere una rubrica.” Disse Marlene pensosa. “Comunque” aggiunse, questa volta verso Alice, “Che cosa importa se Frank si vedesse Prudence Daly?”

Importa?!” gridò Alice, sconvolta. “Certo che importa! Non può uscire per primo con qualcuno! Se ha una ragazza prima che io abbia un ragazzo, vince!”

“E che cosa mi dici di Carlotta?” volle sapere Donna

“No,” si inserì Mary. “È uscito con lei solo una volta, tutto qui, ma non hanno mai avuto una relazione.”

“Questa non è una notizia.”

Tu non sei una notizia.”

“Molto maturo.”

“Smettetela,” Lily fece con calma da arbitro. “Comunque, Alice, che cosa mi dici di Sirius Black?”

“Io non sono uscita con Sirius Black,” sospirò la ragazza del settimo anno. “Abbiamo parlato alcune volte e flirtato. Non siamo neanche mai usciti. Madre di Merlino-!” Diventò molto pallida. “Che cosa succede se Frank pomicia prima di me? Oh se entra in azione prima che lo faccia io, ha sicuramente vinto!”

“Allora prenditi un ragazzo,” suggerì la pragmatica Hestia Clearwater.

“Ma io non voglio un ragazzo. Non ho tempo per un ragazzo.”

“Allora non prenderti un ragazzo,” disse Lily.

“Ma se pomicia prima di me?”

La maggior parte delle ragazze sospirarono, ma Donna si sedette sul letto. “Allora pomicia con qualcuno,” le consigliò, “Prendi un ragazzo, buttalo in un armadietto, e fatti togliere la maglietta.”

“Ti sentirai meglio” concordò Mary saggiamente.

Lily alzò gli occhi al cielo. “Gente, voi date dei pessimi consigli. Prendersi una malattia da un qualche equivoco giocatore di Quidditch in un armadietto delle scope non è un buon modo per ‘battere’ il tuo ex-ragazzo.”

“Non ho mai specificato che fosse un giocatore di Quidditch,” si difese Donna.

“No,” disse Mary. “Ma era implicito.”

“Sì” annuì Marlene. “Un giocatore di Quidditch sarebbe certamente meglio.”

“Sì,” asserì Hestia.

Lily sospirò. “Voi vaneggiate.”

 

(Torn and Frayed)

“Punizione, signor Black,” disse severamente la McGranitt, appena suonò la campanella che segnava la fine della lezione.

“Per me va bene,” sbottò Sirius. Prese la sua borsa dei libri e uscì dalla classe prima che il resto dei suoi compagni si fosse alzato dalle sedie. James, Remus e Peter si affrettarono a seguirlo.

“Padfoot!” ansimò Remus, quando lo raggiunsero. “Che cosa significava quello?”

“Che cosa significava quello, cosa?” rispose Sirius sgarbato.

“Fare l’imbecille con la McGranitt! Una cosa è prendersi una punizione perché si fa casino, ma tu stavi semplicemente facendo il saccente. E sei stato anche maledettamente irresponsabile –sei fortunato che tutto quello che ti ha fatto è stato darti una punizione dopo averla insultata come…”

“Hai finito, Mamma?” abbaiò Sirius. “Perché ho un'ora libera adesso e preferirei godermi una sigaretta.” Con questo andò giù per le scale. Gli altri tre Malandrini sarebbero rimasti attoniti, se quel comportamento sgarbato del loro quarto amico non fosse diventato un accadimento regolare nelle ultime tre settimane. Perciò, anziché proferire in esclamazioni di sorpresa, i tre maghi rimasero in silenzio per diversi secondi, finché James non mosse il dito indice verso la punta del naso e disse quello che tutti stavano pensando.

“Nose goes2

“Nose goes” Ripetè Remus imitando il gesto di James un secondo prima che potesse farlo Peter.

“Maledizione!” imprecò Wormtail. “Non è giusto. Rifacciamolo.”

“Non credo,” disse James, lasciando cadere le braccia. “Hai perso. Devi andare tu a parlargli.”

“Ma tu sei il suo migliore amico,” sottolineò Peter.

“Ma,” replicò James, “Io sono nel doloroso e complesso processo di smettere di fumare. Sarebbe dannoso per me unirmi a lui adesso… Potrei tornare sui miei passi.”

“Ma,” continuò Peter, “Moony è molto più bravo a parlare alle persone!”

“Questo non importa,” disse Remus indignato. “Le regole del Nose Goes sono semplici e precise. Hai perso. Devi andare tu.”

“Facciamo una votazione.” Insistè Peter

“D’accordo, “ disse James. “Io voto Wormtail.”

“Approvato” Disse Remus

“Maledizione,” disse Peter. “Va bene. Ma voi due portate i miei libri in Sala Comune.” Si tolse la borsa dei libri e attese con aspettativa che uno dei due l’afferrasse. I due Malandrini si guardarono stancamente. Poi…

“Nose goes” disse James.

Maledizione,” imprecò Remus.

 

(Silver Train)

“Sei distante stasera”, osservò Luke con leggerezza. Era seduto con la sua ragazza in biblioteca, sul tardi, una sera di metà marzo. Lily avrebbe potuto considerare un commento del genere particolarmente acuto, se non altro per il fatto che era stata “distante” almeno per una settimana, e quella era la prima volta in cui lui lo notava. Le pile di libri formavano una barriera tra il ragazzo del settimo anno e la ragazza del sesto, mentre i due erano quasi del tutto presi dai loro compiti. Per Luke, naturalmente, si stavano avvicinando i M.A.G.O., e i professori di Lily sembravano massacrare eccessivamente le loro classi del sesto anno, dato che per loro il fatto che non dovevano sottoporsi agli esami standard (G.U.F.O. o M.A.G.O.) significava dover svolgere cinque volte la quantità di lavoro regolare. Come conseguenza, Lily pensò che probabilmente si sarebbe sentita in qualche modo distante dal suo ragazzo quella sera, anche se le circostanze fossero state diverse (persino se lei non avesse avuto quella noiosa, fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco, a cui aveva un disperato bisogno di dare un nome).

“Ho solo tanto da fare”, mormorò, senza alzare lo sguardo dal suo manuale di Trasfigurazione. Luke si aprì un varco nella barriera di libri e le sfiorò la mano (lo faceva sempre più spesso ultimamente, e la ragazza non si era ancora abituata a questa fisicità improvvisa).

“Possiamo parlare un momento?” chiese gentilmente il Corvonero. Lily posò la sua piuma e annuì. Guardò Luke in attesa, aspettando il seguito della conversazione sul padre di Luke. Fu perciò ancora più sorpresa quando Luke strinse più forte la sua mano e disse, in tono sincero: “Grazie.”

“Prego. Ma per cosa?”

Luke esitò. “So che… ci sono delle cose che probabilmente vorresti dirmi, e che non mi hai detto. Mi sei stata vicina e io… ehm… te ne sono grato.”

“Oh.”

“E credo che a questo punto tu voglia parlarmi… e sono pronto per ascoltarti.”

Lily era di un’altra idea. Se Luke avesse saputo che tipo di conversazione avrebbe voluto iniziare lei, non l’avrebbe incoraggiata in quel modo. Quindi Lily credeva –e non aveva torto- che con “pronto per questo”, Luke intendesse tutta un’altra conversazione: un discorso su tutto quello che era successo tra Luke, Lily e Logan quel fine settimana di quattro settimane prima. Era abbastanza incoraggiante il fatto che Luke si fosse rifiutato di lasciar scomparire del tutto quelle cose, e così, piuttosto che dirgli cosa davvero aveva in mente, e piuttosto che mentire del tutto (protestando che non c’era davvero nulla che non andava), Lily gli disse schiettamente: “Ti ho sentito parlare con tuo fratello quella mattina.”

La faccia di Luke si fece pallida.

“Logan ha parlato di un’offerta che ti ha fatto”, proseguì lei con voce sicura. “E ti ha chiesto se ci avessi pensato. Hai detto di no, e lui ha detto di aver bisogno di un’altra bacchetta.” Lily attese un qualunque tipo di reazione, anche un rimprovero per aver origliato, ma non ne ottenne nessuna. “Che cosa significa tutto questo? Che cosa ti ha offerto Logan?”

Per un po’, il Corvonero rimase in silenzio. Poi rispose, con tono abbastanza calmo: “Logan voleva il mio aiuto per un qualche lavoro a Londra. Si è messo a lavorare per una qualche compagnia in città, e mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto fare un po’ di soldi, tutto qui.”

Anche lui ci credeva. Lily non si era mai accorta quanto fosse facile leggere Luke Harper, finchè non aveva iniziato a provarci. I suoi occhi rotondi e castani lo tradivano ogni volta, e ora stava dicendo la verità senza alcun dubbio – era così, stava riportando ciò che credeva. Quindi, anziché far notare in quanti modi diversi si potesse smontare la bugia di Logan Harper, Lily chiese con un filo di voce: “Hai intenzione di farlo?”

Luke non esitò a scuotere la testa questa volta. “Logan è mio fratello…e penso che -so che lui è immischiato in qualcosa. Non è colpa sua, ne sono sicuro, ma Logan… Logan è sempre stato un ribelle, ed io non voglio essere coinvolto in tutto questo.”

Lily annuì lentamente.

“Voglio” continuò Luke, “stare qui con te. Voglio che tu sappia che non sono una persona cattiva, Lily. Voglio che tu mi guardi come facevi una volta. So che mi sono comportato male…non sono stato gentile con te, e tu avevi ragione. Logan, lui mi influenza, perché è mio fratello. È molto facile credergli, ma so che non sono stato obiettivo, e che tu stavi solo cercando di fare ciò che era giusto.”

Fece una pausa e poi continuò: “In ogni momento da quando è morto mio padre, tu per me ci sei sempre stata, e io sono stato in grado di prendere in considerazione un paio di cose. Sono riuscito a vedere la realtà dalla tua prospettiva. Mi dispiace davvero per il modo in cui sono andate le cose, e ti sono veramente grato per il modo in cui mi sei stata vicina in queste ultime settimane.”

Le strinse la mano, e Lily ancora una volta rimase colpita da quell'insolito atteggiamento. Le sue mani erano calde e morbide, ma erano in qualche modo diverse. Non suscitavano alcun brivido lungo il braccio di Lily. Il battito del suo cuore rimaneva calmo. Il calore non si mostrò sul suo volto. Non sentiva niente. Mentre tutto questo le accadeva, Lily rimase in silenzio, facendo sì che Luke continuasse, con gentilezza e sincerità: “Puoi perdonarmi, Flower?”

Non poteva dire onestamente “no”. Non era arrabbiata. Non sentiva niente; solo apatia, con un impercettibile tocco di compassione. Lily incontrò il suo sguardo (niente), e poi tirò indietro la mano, prendendo la sua piuma per tornare ai suoi compiti.

“Certo”, disse rapidamente.

 

(Beast of Burden)

Una volta Mary le aveva detto che le prostitute non baciavano sulla bocca.

Quindi quella era una differenza, rifletté Donna con gratitudine, entrando in punta di piedi nel dormitorio femminile a tarda ora un sabato notte. E non si faceva pagare, e quella era un'altra.

Donna chiuse la porta del bagno e afferrò lo spazzolino, facendo scorrere l'acqua fredda sulle setole e sperando che nessuno si svegliasse.

Bacio o non bacio, si sentiva comunque una specie di prostituta, uscendo di soppiatto in quel modo. Charlie la stava usando per... qualcosa, e lei lo stava usando per... qualcos'altro. Certo, Donna immaginò che se fosse stata veramente una “professionista”, non avrebbe sentito quello strano nodo allo stomaco ogni qual volta le capitava di vedere Cassidy Gamp—la riccia e lentigginosa ragazza di Charlie.

Le ragazze come Cassidy frustravano Donna come non mai. Erano il tipo di ragazze a cui importava di più del lucidalabbra rispetto all'esercitarsi con la bacchetta e dei ragazzi rispetto al proprio futuro... un po' come Mary, eccetto che Mary riusciva più o meno a farsi apprezzare dalle persone, se si era costretti a condividere un dormitorio con lei per sei anni. Ad ogni modo, Mary dopotutto non era totalmente stupida come Cassidy. Mary si sarebbe accorta (o avrebbe immaginato) che il suo ragazzo si stava dando da fare con qualcun altro dopo più di un mese di scuse penose e alibi assolutamente patetici. Cassidy, invece, non ne aveva la più pallida idea.

Mentre finiva di lavarsi i denti, Donna realizzò che aveva appena difeso Mary Macdonald nella sua testa. Imperdonabile. Si stava decisamente rammollendo. Prese un asciugamano e cercò di scacciare dalla sua mente quelle assurdità.

Charlie Plex era solo un ragazzo, e Donna Shackebolt importava poco per lui come lui importava poco per lei.

Piuttosto, Cassidy doveva esserle grata. Il suo ragazzo era sicuramente di umore migliore ora che aveva un'occasionale (più che occasionale) scopata, e probabilmente era più semplice per lui quando lei voleva “parlare”, considerando che aveva un'altra che non solo preferiva una buona scopata a una conversazione sdolcinata sui sentimenti, ma anzi esigeva che la loro relazione includesse esclusivamente la prima attività citata.

Togliendosi i vestiti, Donna aprì il rubinetto e si portò sotto il getto d'acqua calda. Merlino, era una sensazione fantastica. Nel corso degli anni Donna aveva scoperto che non si riusciva proprio ad essere infelici riguardo qualcosa durante una doccia calda, e aveva concluso in questo modo ogni giorno per settimane.

Non che Donna fosse infelice. Semmai il contrario. Tutto lo stress—la pressione di essere la migliore di due materie così da avere un'occasione migliore per diventare Caposcuola, gli infiniti impegni del Quidditch, le lettere da casa che informavano che il suo fratello minore aveva quasi fatto scappare via un'altra governante, gli articoli sui quotidiani riguardo gli Auror morti e la consapevolezza che in qualsiasi giorno, Kingsley si sarebbe potuto unire a quel numero—tutto fuso insieme in un breve lasso di tempo. No, fuso non era la parola giusta. Più... divampato. I suoi piccoli drammi aveva preso fuoco e lei ora non sentiva niente, non sapeva niente, e Merlino, che liberazione. Come volare o correre, solo meglio...

Certamente valeva la pena soffrire un po' di stress nell'angolo più remoto della sua mente, pensò Donna, mentre l'acqua rendeva i suoi fitti ricci pesanti e lunghi. Certamente valeva la pena provare quella strana sensazione che la infastidiva ogni volta che si trovava di fronte Charlie e Cassidy (né gelosia né senso di colpa, giurò lei). Certamente si meritava tutto ciò.

Già.

Il profumo dello shampoo alla pesca e del sapone riempì la doccia invasa dal vapore. Per pochi interminabili momenti, il mondo intero sbiadì.

"Donna?"

Donna chiuse l'acqua. Era la voce di Lily, roca dal sonno.

“Ehm... sì?”

Donna afferrò l'asciugamano, se lo avvolse intorno al corpo e scostò la tenda che oscurava la doccia.

“Donna, tesoro, sono le tre del mattino,” gracchiò Lily, strizzando gli occhi alla luce fastidiosa del bagno. Aveva in mano un bicchiere d'acqua, senza dubbio il motivo della sua escursione. “Sei appena tornata?”

“Abbiamo fatto tardi a Quidditch,” disse fiaccamente Donna, e poi, realizzando quanto avesse poco senso quella scusa (dopo tutto, avrebbero potuto difficilmente fare le tre del mattino), aggiunse: “E poi ho fatto i compiti.”

E poi sono uscita di soppiatto per farmi un cretino chiamato Charlie.

Disse quasi anche questo.

“Oh. Va bene.” Lily mandò giù l'acqua. “Controlla che Ira non rimanga chiuso qui dentro.” E poi la rossa tornò faticosamente nel dormitorio. Donna si guardò intorno cercando il gatto di Lily, Ira, per poi trovarlo seduto in un angolo. Sospirando, la strega seguì i passi dell'amica verso il dormitorio, spegnendo la luce e lasciando la porta aperta dietro di lei.


(It's All Over Now)

Circa a metà della sua condanna all'esilio dalla biblioteca, Alice non aveva ancora ricevuto notizie sull'arrivo de Progesso nelle Pozioni, Volume 14, e la ragazza si stava impegnando per farsi bastare gli altri libri di Pozioni che riusciva a scroccare da Lily, Hestia o chiunque altro.

Una sera stava sedendo nella Sala Comune con una pila di libri che le erano stati consegnati da Marlene Price, cercando di trovare una data particolare e fallendo miseramente nel tentativo.

'Ventidue Cose Che Non Sapevi Sulle Pozioni,' di Robard Stirlop”, disse una voce all'improvviso, facendo saltare sul posto la strega. Quest'ultima sospirò, mentre Frank Paciock posava il libro con quel titolo in cima alla pila preesistente. Dato lo sguardo interrogativo di Alice, aggiunse: “È il libro che hai chiesto, no?”

“È il libro che ho chiesto a Remus Lupin, sì,” rispose lei.

“Lo so. Era impegnato con qualcosa e mi ha chiesto di portartelo. Scusa.” Alzò le spalle e fece per andarsene.

“Frank. Aspetta.”

Il Caposcuola si fermò. Alice mise da parte i suoi libri. “Vuoi—ehm—vuoi mica sederti per un minuto?”

“Ehm... okay.”

Prese posto su una sedia a distanza di sicurezza, vicino al fuoco.

“Senti,” iniziò Alice in modo incerto, “Sono stata sgarbata con te... quando mi hai chiesto di parlare.”

“È stato più di un mese fa, Al...”

“No, lo so, ma... in caso non l'avessi notato, non sempre agisco tempestivamente. Comunque, non c'è motivo per non... parlare di qualsiasi cosa tu debba dire. Ormai quello che ci è successo è vecchio di mesi, e penso che siamo entrambi andati avanti, e... cioè, non è più una cosa importante, no?”

Era una domanda retorica, questo lui l'aveva capito, con grande sollievo di Alice. “A dire il vero,” disse lui, “non riesco nemmeno a ricordare cosa volevo dirti a dirla tutta... era... cioè, era tardi, e... ad ogni modo, capisco che tu non abbia avuto voglia di parlare.”

“No, ma non avrei dovuto rispondere in quel modo,” replicò lei.

Stettero entrambi in silenzio. “Credo,” continuò finalmente Frank, “che se dovesse esserci qualcosa che vorrei dire, sarebbe probabilmente solo... sarebbe solo scusa.”

"Oh."

Non credo di averlo mai fatto... nel modo giusto. Cioè—la sera in cui ti ho raccontato tutto, credo di aver detto le parole 'Mi dispiace', ma... non ho considerato che in quel momento non volevi sentirmi, quindi...” Frank arrossì ed evitò gli occhi di lei. “Mi dispiace sul serio, Alice. Ho commesso, sai, degli errori, e non so se ti ho mai assicurato che niente di tutto ciò è stato a causa tua. Sono stati i miei sbagli, i m-miei difetti—non i tuoi.”

Alice annuì lentamente. “Questo è... grazie. Ma non potevo essere perfetta, Frank. Deve esserci stata un motivo...”

Certo che c'era un motivo! Il motivo era che sono stato un idiota. M-ma, Alice, non sei mai stata nient'altro che perfetta. Davvero.” Il ragazzo incontrò il suo sguardo. Il cuore di lei perse un battito, e il suo stomaco si rivoltò nervoso. “E anche se sono stato—confuso...per un momento lì... Ho sempre voluto solamente t-te.”

Alice questa volta evitò il contatto visivo. “Forse non sono pronta ad avere questa conversazione dopo tutto,” mormorò, sia a lei sia a Frank.

Oh, non sto cercando di—cioè, io volevo solo... volevo solo spiegarti un minimo che... che niente di tutto ciò è stata colpa tua. E che mi dispiace veramente, veramente, veramente tanto per quello che ti ho fatto passare. E se ti è di qualche conforto, ci sono passato anche io.”

“È... è di qualche conforto,” ammise lei. Frank sorrise.

“Alice,” continuò poi lui, “se tutto va bene entreremo entrambi nel programma per diventare Auror... e... io voglio provare ad essere amici. Ma se non puoi...”

“Non credo di riuscirci,” interruppe Alice. “Cioè, vorrei tanto... ma non posso.”

“No, certo.” L'altro si alzò. “Non si può sempre avere quello che si vuole, giusto?”

"Frank..."

Vedo che sei riuscita ad avere quel libro alla fine,” disse all'improvviso lui, guardando uno dei volumi sul tavolo. Alice spostò lo sguardo e vide un libro dalla copertina di pelle color castagno, con lettere dorate che ne attraversavano il dorso. Progresso nelle Pozioni, Volume 14. Gli occhi marroni di Alice si fecero molto grandi.

Progresso nelle... Da dove salta fuori? Non ho chiesto a nessuno di portarlo! Non è ancora arrivato in biblioteca... come è...?” Prese il volume. “No—non c'è l'etichetta dei libri della biblioteca di Hogwarts... e non c'è scritto a chi appartiene...” Alzò incredula lo sguardo verso Frank. “Era qui quando sono scesa un'ora fa... Non ho nemmeno fatto caso al titolo, perchè... ma... di chi pensi che sia?”

Frank scrollò le spalle (stava ancora sorridendo). “Ma chiunque lo abbia lasciato incustodito—dubito che se la prenderà se lo usi, no?”

“È nuovo di zecca,” sussurrò Alice, esaminando il libro adorante. “Non ci posso credere. E il Professor Lumacorno ha specificatamente raccomandato questa collana di libri per la mia ricerca, e... Agrippa... è semplicemente...” Forse era stato lo sfinimento di settimane cariche di compiti, le ore di studio, e lo stress generale della sua vita in quel momento, ma improvvisamente Alice si ritrovò sopraffatta dall'emozione alla vista di quel dannatissimo libro. Non pianse, ma ci andò molto vicina, mentre realizzava che anche se tutto girava nel verso sbagliato, questo piccolo pezzo del suo caotico puzzle si era sistemato al posto giusto. “...Perfetto.”

Ricordandosi di non essere sola, Alice alzò di nuovo lo sguardo verso Frank. Stava sorridendo leggermente. “Felice che tu abbia trovato quello di cui avevi bisogno,” disse lui. “Io—ci vediamo.”

 

(Gimme Shelter)

Alle sette in punto, Sirius era perfettamente consapevole di quanto era in ritardo.

Dopo aver saltato Erbologia, si era fermato alle cucine per una cena solitaria, a cui gli elfi domestici erano stati più che felici di provvedere; poco dopo, aveva incontrato Chelsea Burgought, una cosa tira l'altra e... be', ora era in ritardo. La luna si sarebbe alzata in meno di mezz'ora, e James gli aveva praticamente urlato attraverso lo specchio gemello al suo di sbrigarsi a tornare in Sala Comune.

Era in ritardo, e sapeva perfettamente che non aveva tempo per le deviazioni se voleva che il gruppo avesse fatto in tempo a scendere al Platano prima che Remus iniziasse la sua trasformazione mensile, ma Dio, col cavolo che avrebbe lasciato andare quello stupido di suo fratello dopo aver parlato in quel modo.

Regulus Black stava appeso sottosopra, per gentile concessione di un levicorpus ben piazzato, mostrando un broncio sul giovano viso. Non era niente a confronto con l'ira pura emanata dal fratello maggiore, comunque.

“Quale diavolo è il tuo problema?”

Il mio problema?” rimbeccò Sirius velenosamente; “Frequenti Thorfinn Rowle e Roland Urquhart ora? Se proprio sei alla ricerca di aspiranti Mangiamorte, non ce n'è in giro qualcuno capace di pensiero razionale?”

Fammi scendere, Sirius!”

Sirius lo accontentò; Regulus si schiantò al suolo atterrando malamente. Tirandosi su, volse con rimprovero i suoi occhi grigi sul fratello. “Non pensavo ti importasse, Sirius. Non sono tuo fratello, ricordi? L'hai detto molto chiaramente!” Sfoderò la bacchetta anticipando un ulteriore attacco. “Non vedo come dovrebbe interessarti, o perchè ti importi così tanto!”

Non mi importa di te,” rispose bruscamente Sirius. “Non me ne frega niente delle persone che hanno il mio stesso cognome che si comportano come se Hogwarts fosse loro perchè hanno un albero genealogico borioso e incestuoso.”

Regulus fece un sorrisetto. “Proprio non riesci a fartene una ragione, vero? Non riesci ad superare il senso di colpa che hai dall'essere un prodotto della mia stessa famiglia... hai lo stesso sangue, gli stessi genitori, la stessa cultura, la stessa storia... sei un purosangue esattamente quanto me, Sirius. Ci assomigliamo anche.” C'era un'aria vittoriosa sul suo viso. “La differenza è che io non sono un codardo o un traditore del mio sangue... oh... e non sono nemmeno praticamente al verde. Io non faccio affidamento sulla carità altrui.”

Sirius sferzò la bacchetta prima che Regulus avesse potuto difendersi; quest'ultimo cadde sul dorso, e anche se lo sguardo malevolo era rimasto sul suo viso, ora era unito all'evidente sofferenza nell'avere le mani legate dietro la schiena.

Io sono il codardo, Regulus? Almeno io non ho paura di rispondere alla mia mammina.”

Le hai spezzato il cuore.”

Sirius fece un verso derisorio. “Lei non ha un cuore da spezzare.”

Be', ora capisco da dove l'hai preso.”

“Bravo. È un bene che ci sia tu a raccogliere i pezzi del mondo infranto di mamma da quando sono andato via. Scommetto che ti comporti da lacchè proprio come un elfo domestico.”

“Di' quello che vuoi,” mormorò Regulus a denti stretti. “Sei nella fazione perdente, Sirius. Un giorno finirai ammazzato per questo.”

“È probabile,” convenne Sirius, beffardo. “Spero solo che muoia prima tu.” Mosse la bacchetta, e Regulus venne liberato dall'incantesimo. Il Serpeverde non si alzò subito, ma si sedette e lo gelò con lo sguardo.

“Non fa bene a nessuno essere un traditore del proprio sangue, Sirius,” disse, e suonò quasi come un avvertimento. “Guarda nostro zio, se vuoi le prove. Mamma ha sempre detto che era troppo debole per...”

Stai zitto,” interruppe Sirius, ritirando fuori la bacchetta. “Tieni quella sudicia e viscida bocca chiusa, o te la farò chiudere io.”

“Non ho più paura di te, Sirius.”

Sirius alzò gli occhi. “Non ho tempo per questo. Se ti sento ancora parlare in quel modo con Urquhart e Rowle, ne uscirai con qualcosa di più di una costola ammaccata.”

Io non ho una costola ammaccata.”

“Be', in quel caso...” Sirius tracciò un arco con la bacchetta, e Regulus volò con molta forza contro il muro del corridoio.

Un paio di minuti dopo, Sirius arrivò alla Sala Comune dei Grifondoro per incontrare—tra gli altri— un seccatissimo James e Peter.

“Finalmente,” disse il primo. “Dove sei...?” Notando l'espressione di Sirius, si interruppe e cambio sia la domanda sia il tono: “Cos'è successo?”

“Niente,” rispose con leggerezza Sirius. “A quanto pare sono un codardo e un traditore del mio sangue, ma... sai... ormai è la prassi.”

“Chi è stato?” chiese James.

"Regulus."

James annuì, corrucciandosi pensoso. “Sai,” iniziò, “penso che ne verrebbe fuori una bella maglietta: “Codardo e Traditore.” Accattivante, no? Con una bella scritta nera in grassetto, magari sopra uno sfondo grigio... e potremmo vendere dei cappellini coordinati. 'Codardo – Traditore e Fiero di esserlo.'”

In effetti suona bene, sì,” convenne Peter

Sirius sorrise debolmente. “Siete due idioti.”

Parli tu” James sorrise. “Pronti ad andare?”

“Sì.”

“Be', io ho bisogno di un mantello. Venite?”

I due lo seguirono su per le scale del dormitorio maschile.
 

(Little By Little)

Nel bene e nel male, i Malandrini avevano sempre sbalordito Lily.

Tanto per cominciare, come avevano fatto Sirius e James, al secondo anno, a convincere Clinton Bagworth di aver contratto una rara malattia e che era prossimo al letto di morte? Oppure, al quarto anno, come erano riusciti i quattro ragazzi a rimuovere ogni libro, scaffale e articolo di mobilia dalla biblioteca e trasferirlo nell'arco di una nottata—in una perfetta replica—nella stanza dall'altra parte del corridoio? E poi, come erano riusciti—nel bel mezzo della finale di Quidditch al quinto anno—a far tacere ogni tifoso della squadra avversaria con un incantesimo così complesso che ci era voluta quasi un'ora per annullarlo?

Questi erano certamente dei misteri, ma nessuno di essi reggeva il confronto con quello che avveniva il 27 marzo.

Il compleanno di James Potter.

Come era possibile che nonostante ogni singolo studente chiacchierasse al riguardo per settimane, gli insegnanti non sembravano mai avere il sentore di niente? Tra le lingue lunghe Tassorosso, gli infidi Serpeverde ed i prefetti spioni, come hanno fatto, per Merlino, a mantenere il segreto? Gli insegnanti sanno ma si vedono bene dall'interferire?

E come era possibile che nonostante l'evento fosse sempre elaborato e stravagante, i Malandrini non venivano mai visti organizzarlo? No, davvero, il 26 marzo sembrava essere un giorno qualunque per loro. I maghi poltrivano un po' in Sala Comune, ponevano poca attenzione alle lezioni, facevano uno spuntino a base di patatine e succo di zucca durante la giornata, andavano agli allenamenti di Quidditch la sera (quando erano previsti), e non lasciavano trapelare in nessun modo che la sera seguente ci sarebbe stata una caotica baldoria.

Un paio di giorni prima del grande giorno—che sarebbe caduto in un conveniente sabato—Lily si era ritrovata a riflettere silenziosamente al riguardo mentre andava a pranzo con Donna, Mary e Marlene. Avevano appena udito per caso due ragazze bisbigliare su quanto speravano di essere invitate, e Lily pensò che fosse strano che la gente si stesse preoccupando di quelle cose. Certamente questo suo dubbio poteva essere solo derivato dal fatto che l'inevitabile ubicazione della festa—la Sala Comune dei Grifondoro—le assicurava un invito, mentre ai pochi selezionati delle altre Case doveva essere furtivamente passata la parola d'ordine solo poche ore prima dell'evento. Tutta la faccenda era molto misteriosa.

Come fanno poi a sapere che ci sarà una festa?” riflettè Lily. “I Malandrini stessi non hanno fatto trapelare niente al riguardo—sono sempre così enigmatici riguardo tutta la faccenda.”

La festa ci sarà,” replicò sicura Mary. “C'è sempre una festa. Lily, cara, dov'è il ragazzo?”

L'assenza di Luke dal gruppo era un po' un'anomalia. Di recente, era stato costantemente al fianco di Lily—uno sforzo notevole, data la loro differenza di Casa e anno. Ma comunque, alla fine di ogni lezione, lui era fuori la porta della sua classe, aspettando di portare i libri di lei alla lezione o al pasto successivo. Aveva anche preso l'abitudine di sedersi ogni giorno al tavolo dei Grifondoro, e se Lily si trovava in un luogo del castello che non fosse la Torre dei Grifondoro o il bagno, lui era con lei.

“Non ne ho idea,” disse sinceramente Lily. “Non l'ho visto fuori Incantesimi. Forse è rimasto bloccato dopo la lezione.”

“Un po' ci si abitua ad averlo sempre in giro,” si inserì seccamente Donna. “È come un cagnolino.”

“Metafora appropriata,” convenne Marlene.

“Taci,” ordinò Lily. “Questa era cattiva.”

“Ma vera,” intervenne Mary.

Non mi state vedendo prendere in giro i vostri ragazzi,” disse seccamente Lily. “Oh... giusto... non esistono.”

“Ahi, qualcuno è di cattivo umore,” disse Donna. Lily si sentì subito in colpa.

“Scusa,” borbottò.

“Non ti scusare,” le disse Marlene. “Siamo state un po' cattive prima. Cinque Galeoni che Luke ti sta aspettando al tavolo dei Grifondoro.”

Fortunatamente per Marlene, nessuno raccolse la scommessa, perchè Luke Harper non era nella Sala Grande quando le ragazze arrivarono. Non si fece vedere per almeno venti minuti, a dire il vero, e quando—su richiesta di Lily—disse che non c'era niente che non andava, la ragazza capì che stava mentendo. “Ti spiego dopo,” mormorò lui, e Lily non insisté oltre.

Per come andarono le cose, comunque, Lily si informò da sola prima che Luke avesse opportunità di spiegarle alcunché. La ragazza stava uscendo dalla Sala Grande con le sue amiche e Luke, quando Mary li fermò con un'esclamazione: “Quello è l'Auror da sogno che era venuto qui a inizio anno?”

Era lui.

Gli inconfondibili occhi blu acceso dell'auror Lathe erano fissati sulla professoressa McGrannitt, mentre i due stavano all'angolo della Sala d'Ingresso, parlando in modo riservato. Lily guardò subito Luke, che borbottò: “Ti spiego dopo.”

“Pensate che abbia scoperto qualcosa su quello che è accaduto a settembre?” chiese ansiosamente Marlene.

“È probabile,” rispose frettolosamente Luke.

“Pensavo lo avessero rimosso da quel caso,” aggiunse vagamente Donna. Quest'ultima non sembrava molto preoccupata dall'accaduto, comunque, dato che aggiunse: “Io vado in biblioteca per la mia ora libera. Lily, vieni?”

“Ehm...” Lily incontrò lo sguardo di Luke. “Arrivo subito.”

Noi, nel frattempo, abbiamo Cura delle Creature Magice,” brontolò Marlene. “Forza Mary, tu non hai ancora risposto alle ultime tre domande del compito.”

“Oh—giusto! Grazie.”

Mary e Marlene si affrettarono fuori, e Lily si rivolse a Luke. “Non qui,” la pregò lui, prima di guidarla fuori dalla stipata Sala d'Ingresso e dentro una classe inutilizzata.

“È per questo che eri in ritardo?” chiese Lily una volta che furono da soli. “Lathe ha chiesto di parlarti?”

Luke annuì. “Mi voleva fare un paio di domande su Logan. Non era niente di ché—voleva solo sapere se avevo avuto notizie da Logan ultimamente.”

“E le hai avute?” chiese Lily, pronunciando ad alta voce un'altra domanda che la stava tormentando da un po' di tempo.

“Non da San Valentino, te lo giuro.”

Lily annuì.

“Penso che se ne andrà entro domani,” disse Luke, riferendosi di nuovo a Lathe. “Gli ho detto che non vedo Logan da un mese, e non ho idea di dove sia ora, e...”

Aspetta—hai raccontato tutto a Lathe?” lo interruppe Lily, sorpresa.

Certo. Lily, è del Ministero; non si può mentire ad un'autorità come quella.”

Era una cosa stranissima; se Luke le avesse detto di aver mentito a Lathe, si sarebbe arrabbiata, perchè il ragazzo avrebbe taciuto su informazioni vitali. E ad ogni modo, sentendo quella dichiarazione—che aveva raccontato tutto, perchè, insomma, Lathe era del Ministero—la ragazza sentì una strana sensazione scendere verso la bocca dello stomaco, che (e non ne era sicura) sembrava essere delusione.

Luke ignorò o interpretò male il suo silenzio, e continuò con un sospirò: “Presto sarà tutto finito. Posso andare avanti.” Incontrò lo sguardo di lei, ma non le prese la mano. “Possiamo entrambi, giusto?”

Lily non rispose, e invece chiese: “Lathe ha detto perchè è venuto qui? Cosa è venuto a cercare, a Hogwarts?”

“Me, a quanto pare,” replicò Luke. “Sono risaliti a Logan fino ad Hogsmeade e hanno pensato che mi avesse contattato.” Lily annuì. “Senti, Flower, devo andare. Ho Aritmanzia...”

“Giusto. Vai pure, allora.”

Luke lasciò la stanza, e Lily si prese qualche momento per riordinare i propri pensieri prima di seguirlo fuori. Lathe e la McGrannitt non erano più nella Sala d'Ingresso, ma non dovette interrogarsi a lungo su dov'erano. Mentre camminava verso la biblioteca qualche minuto dopo, un'esile Tassorosso si avvicinò al Prefetto richiedendo che si recasse subito all'ufficio della professoressa McGrannitt.

Un milione di scenari indesiderati si affrettarono nella sua mente, e Lily cambiò rotta verso l'ufficio della Direttrice della sua casa, solo per non trovarvi la professoressa McGrannitt, ma Lathe.

“Signorina Evans—ehm—salve,” disse a disagio l'Auror, posando una spessa pila di fogli sulla scrivania.

Era lei a volermi vedere allora?” chiese Lily, fermandosi alla porta. Lathe annuì, e la ragazza entrò nella stanza. L'Auror era appoggiato al davanti della scrivania e stava prendendo una tazza di quello che Lily intuì fosse caffè.

Sembra essere coinvolta in parecchie cose, vero Evans?” osservò Lathe, quasi colpito.

“È la mia maledizione” rispose Lily incerta. Che cosa intendeva dire con 'coinvolta'? Quanto sapeva del suo coinvolgimento con Logan Harper? “Ehm—c'era qualcosa... qualcosa in particolare che...?”

“Sì. Scusami.” Lathe si fece più pratico, posando il caffè sulla scrivania. “Non voglio tenerti sulle spine o spaventarti o che altro. Volevo solo scambiare due parole sul tuo...” cercò una parola adatta, e Lily suggerì:

"Luke?"

Lathe annuì.

“Ho sentito che lo ha già interrogato.”

“Sì, su suo fratello Logan,” disse Lathe; dopo una breve pausa, riprese: “Mi spiace, signorina Evans, si sieda.” Lily prese posto sulla sedia offertale. “Luke Harper,” continuò l'Auror in quel momento, “mi ha informato che avete visto suo fratello Logan lo scorso mese.”

Lily si sentì terribilmente in colpa per la prima ondata di panico che la raggiunse. Non aveva voluto che Luke avesse mentito (o omesso qualcosa), ma realizzò in quel momento che si era in qualche modo aspettata che lo avesse fatto—almeno riguardo il suo coinvolgimento—e si sentì molto codarda ad ammetterlo. E comunque, Luke avrebbe potuto almeno avvisarla. La ragazza del sesto anno annuì, e chiese—in quello che sperò risultare essere un tono casuale e quasi scherzoso: “Sono nei guai?”

Non proprio,” ammise Lathe, copiando il suo atteggiamento rilassato. “Il signor Harper ha detto che avete incontrato suo fratello il 14 febbraio, che avete conversato, e che poi siete tornati al castello.” Quindi Luke aveva omesso qualcosa. “È giusto?”

Lily esitò. “Ehm... in sostanza.”

“In sostanza?” L'altro alzò un sopracciglio, e la ragazza annuì. “Di cosa avete discusso voi e Logan Harper?” L'altra fece per rispondere, ma Lathe la interruppe subito: “Questo sembra un interrogatorio, scusa. Ma, signorina Evans, deve realizzare che quest'informazione è molto—importante, in mancanza di un termine migliore. Trovare Logan Harper è la priorità principale del mio dipartimento al momento, e se ha qualche informazione al riguardo, è di vitale importanza che me la dica.”

Non ho idea di dove sia,” gli disse Lily onestamente. “E pensavo che lo volevate solo per testimoniare riguardo qualcosa?”

Lathe sorrise all'espressione avveduta di Lily. “Quella non è stata una mia idea,” le disse, suonando un po' scocciato. “Il Ministero ha assunto un nuovo supervisore per il dipartimento auror. Questo supervisore—burocrate come non mai, ma questo è un altro paio di maniche—ha pensato che questo sistema avrebbe incoraggiato amici e parenti con informazioni sulle posizioni di Mangiamorte accertati a farsi avanti... se avessero pensato che non sarebbero stati arrestati, ma solo interrogati.

Quindi Logan Harper è un Mangiamorte accertato?” chiese Lily. Non che lei non lo sapesse (la sua visita aveva estirpato ogni speranzosa parvenza del contrario), ma era incoraggiante sapere che anche il Ministero avesse qualche cosa in mano. Lathe, comunque, non rispose subito. Invece, si girò verso la scrivania e prese la pila di fogli che aveva in mano prima. Era chiusa in una cartella che passò a Lily, e le suggerì di darle un'occhiata.

Lily aprì sulla prima pagina. Immediatamente, guardandola da una foto rettangolare, fissata su un pezzo di pergamena, c'erano gli occhi scuri di Logan Harper. Nella foto era più giovane di quando Lily l'aveva visto—probabilmente era stata scattata un po' di anni prima...forse subito dopo i suoi giorni ad Hogwarts—ma la sua espressione spavalda le era familiare.

Il nome di Logan e le informazioni su di lui occupavano gran parte della prima pagina. La seconda includeva l'inizio di una lista di crimini che vedevano Logan come “sospettato.” L'uso della Maledizione Imperius apriva la lista, seguito da furto, assalto a lavoratori del Ministero, trasporto e deposito di pericolosi manufatti di magia oscura. La pagina seguente era anche peggio.

Omicidio, tortura, persecuzione di babbani...

Era direttamente coinvolto nella morte di uno dei tre Auror che era stata riportata a Febbraio, ma era solo l'inizio della lista. Un nato-babbano trovato dopo un pestaggio a Diagon Alley, tortura e omicidio di due attivisti pro-babbani, una famiglia a Dublino la cui casa era stata completamente distrutta—sembrava tutta opera sua. Queste erano storie che la ragazza aveva letto sul Profeta, ma erano sempre state attribuite a Mangiamorte dall'identità molto vaga... che lei avesse salvato la vita al mago responsabile...

Dopo c'erano immagini, che Lily si trovò morbosamente indotta a guardare. Poi chiuse la cartella e la riconsegnò a Lathe, chiedendo: “Dice che non è ancora accusato di nulla. Non avete delle prove?” Non perchè ne dubitasse, era solo per chiedere...

Parte del piano della mia superiore,” spiegò Lathe, alzando gli occhi. “Non si può accusare qualcuno per un reato e poi dire che non la persona non è stata accusata, quindi anche se abbiamo tutte queste informazioni, rimangono sepolte finché non li troviamo.”

Come fate ad avere tutte queste informazioni? Questi Mangiamorte—portano maschere, e non lasciano molti testimoni, non è vero?”

Lathe considerò pensieroso la domanda, prima di rispondere: “Diciamo solo che c'è qualcuno con un lavoro molto pericoloso—e a causa di quella persona, noi sappiamo cose come queste.”

Lily si appoggiò allo schienale della sua sedia, incrociando le braccia. “Gli ho salvato la vita,” disse a bassa voce. “Luke mi ha portato da lui, e si stava dissanguando—Logan, intendo, perchè era stato colpito da una maledizione. Ho preparato una pozione per aiutare la coagulazione, e poi l'ho drogato così che Luke potesse consegnarlo...” Tutto l'incontro si svolse di nuovo nella mente e sulla lingua di Lily—ogni dettaglio della sua conversazione con Logan, le sue ferite, le scuse che aveva rifilato a Luke, e il suo diverbio con il suo ragazzo riguardo quelle giustificazioni. Lily concluse con la conversazione che aveva origliato la mattina seguente “...Logan ha detto che “gli sarebbe servita una bacchetta in più” nei prossimi mesi. Voleva che Luke lo aiutasse, ma Luke ha detto che non aveva intenzione di essere coinvolto. Poi Luke si è avvicinato alla porta, e me ne sono andata. Logan ha lasciato la casa durante quel pomeriggio, e non ho saputo più nulla da allora... Comunque, questo è tutto quello che so.” Concluse lei con un sospiro.

Lathe aveva ascoltato la sua storia in silenzio, e ora che era finita, era rimasto immerso nei suoi pensieri per vari minuti. Alla fine chiese: “Come sai che Harper era rimasto ferito nella colluttazione con i tre Auror?”

“Be'—aveva detto di essere rimasto ferito circa ventiquattro ore prima... e avevo letto il giornale. Ho fatto due più due, credo.” Lily alzò le spalle.

“Sei veramente sveglia,” osservò Lathe. “E grazie. Quello che mi hai detto è molto... prezioso.”

Lily annuì lentamente, alzandosi dalla sedia. Non fece tuttavia per andarsene. “Sa,” iniziò seria, “non doveva ingannarmi per farmi raccontare cosa era successo con Logan.”

L'interesse lampeggiò negli occhi di Lathe. “Che cosa intendi?”

“Le avrei raccontato tutto anche se non mi avesse fatto vedere la cartella,” spiegò lei, un po' risentita. “Le ho detto degli Harper qualche mese fa, no? Non sono una bugiarda, e non aveva bisogno di provare ad imbrogliarmi. Si sarebbe dovuto fidare di me.”

Lathe si accigliò. “Mi dispiace. Non pensavo fossi una bugiarda, ma so che alcune volte c'è qualche dubbio o senso di colpa in situazioni del genere, e—ho pensato dovessi sapere che tipo di persona è Logan Harper.”

Lily ci morse il labbro ed annuì; “C'è qualcos'altro?”

Puoi andare,” disse Lathe, ma quando l'altra fece per andarsene, aggiunse: “Un'ultima cosa...” La ragazza si fermò. “Quel tuo Luke... mi ha detto di aver visto il fratello, che hanno parlato della malattia di suo padre, che lo hai incontrato. Questo è tutto quello che mi ha detto.” Lily aspettò dove stesse andando a parare. “Ho mostrato anche a lui la cartella di suo fratello.”

La ragazza capì ed annuì. “Non è senza cuore,” provò a spiegare Lily, “È che... è facilmente influenzabile, e—l'influenza in questione è spesso il fratello. Penso che se Logan gli dicesse che è tutta una menzogna, lui si forzerebbe a crederci nonostante tutto.”

“Non sto dicendo che è senza cuore,” continuò Lathe. “Ti sto solo dicendo di stare attenta.”

“Luke è nei guai?” chiese Lily.

“Non proprio,” disse l'Auror. “Ma terremo gli occhi aperti.”

 

(Ruby Tuesday)

Alice era rimasta in piedi molto tardi mercoledì notte, sistemando le ultime cose del suo progetto di Pozioni. La scadenza era lunedì, ma avrebbe avuto molti compiti giovedì, il venerdì non era un giorno in cui chiunque dovrebbe fare compiti, e aveva tutte le intenzioni di partecipare alla festa di compleanno di James Potter sabato e curare un signor dopo sbornia domenica, quindi questa era la sua migliore possibilità di finire.

Sorridendo con sonnacchiosa soddisfazione, Alice scosse la bacchetta lungo il rotolo di pergamena, rimuovendo gocce e sbaffi, in modo che la sua scrittura rotondeggiante apparisse pulita e ordinata. Stava guardando le date sulla cronologia che aveva preparato, quando il buco del ritratto si aprì, ammettendo all'interno della stanza Carlotta Meloni.

Sole nella Sala Comune, le due ragazze si fissarono per un momento, come se ognuna avesse timore che l'altra la mangiasse. Carlotta parlò per prima.

"Ciao." (A disagio).

"Ciao."

Carlotta attraversò lentamente la stanza, non interrompendo il contatto visivo con la ragazza del settimo anno. "Sei sveglia tardi."

"Compiti," spiegò Alice. "Tu?"

"Prefetto di Corvonero."

"Ovviamente."

Rimasero entrambe in silenzio, e mentre Carlotta raggiungeva la scalinata per il dormitorio, Alice pensò che il momento assurdamente scomodo era passato. Ad ogni modo, Carlotta non salì le scale, ma invece si fermò e si voltò.

"Sai, io non… mi scuso di solito," cominciò lei.

"Perché sei una stronza senza cuore," concluse Alice.

"Per favore, lasciami finire," chiese sinceramente Carlotta. Alice sospirò e incrociò le braccia in attesa. "Non chiedo scusa, perché non ci credo. Non credo in rimpianti ed errori. Quello che succede, succede, e credo che l'inabilità delle altre persone di sopportarlo sia un loro problema, non mio."

"Ancora, stronza senza cuore."

"Per favore aspetta. La–la cosa è, non chiedo scusa per molte cose, perché credo che se non significa nulla per me, non dovrebbe significare nulla nemmeno per gli altri. E sono sempre stata, sai… contro la monogamia e le relazioni e tutto… cioè che stabilito, quindi colpire le relazioni non mi preoccupava perché… perché non ci credevo in prima persona." Sbuffò e spostò i perfetti capelli castano scuro dagli occhi. "Ma con Frank, io davvero– volevo davvero qualcosa con lui. Ed ero gelosa di te, e non ero stata gelosa di una ragazza da molto, molto tempo. E quello –quello significava qualcosa per me, Frank significava qualcosa per me. Mi faceva male quando lo vedevo con te, e mi faceva male quando ero abbastanza on–onesta con me stessa per realizzare che Frank non mi amava. Quindi, perché mi faceva male, posso capi–voglio dire, so che ha fatto male anche a te. E se ti sei sentita come me, allora –allora so che meriti le mie scuse. Quindi –eccole. Mi dispiace –mi dispiace di averti ferita, e di aver provato a rovinare la vostra relazione, e di aver provato a convincere un ragazzo che è innamorato di te di non esserlo."

Carlotta finì il suo discorso, e incrociò le mani dietro la schiena, come se aspettasse pazientemente la sua sentenza. Alice indossava un'espressione ricolma d'ironia.

"Non so se te ne sei accorta, ma hai avuto successo in tutto," disse la strega più grande freddamente. "Frank e io abbiamo rotto. Mesi fa. Le tue piccole scuse–per quanto lusinghiere–sono più che un po' in ritardo, e io sono così oltre il curarmi di qualunque cosa sia successa tra te e Frank o me e Frank o… qualunque cosa, che dire 'Ti perdono' sarebbe privo di senso. Non me ne importa più."

Le sopracciglia di Carlotta si inarcarono. "Non ti importa?" chiese con un sorriso sdegnoso. "Non ti importa di niente? Come può non importanti? Frank Paciock non mi guarda. Non mi parla, o riconosce la mia esistenza– e non che sia una cosa brutta, è che lui… lui non prova niente per me, e nonostante questo, a me –la stronza senza cuore– importa di lui. Eppure lui ti guarda tutto il tempo, farebbe qualsiasi cosa per renderti felice–incluso restare in disparte–e non potrebbe sembrare più platealmente innamorato di te neanche se ci provasse, e non ti importa?"

"I ragazzi innamorati non tradiscono," sbottò Alice.

Carlotta rise. "Parlando a nome della ragazza con cui i ragazzi tradiscono, posso dirti con certezza che non è vero. Voglio dire, a volte lo è –non è mai capitato nella mia esperienza, ma ho sentito storie a riguardo… ma la maggior parte dei ragazzi della nostra età non pensano con il loro cervello." Mise una mano sulla balaustra, come se si preparasse a salire, ma prima di andare, aggiunse: "Non devi perdonarmi, ma mi dispiace."

Poi se ne andò, e Alice sospirò pesantemente, sedendo sul divano. Prese il suo Progresso nelle Pozioni, Volume 14 non ancora reclamato, e passò la mano sulla liscia copertina di pelle. La soddisfazione di aver finito il suo progetto di pozioni era stata sostituita dalla consapevolezza che un altro compito era rimasto incompleto.

 

(All Down the Line)

"Dico solo," diceva Lily mentre camminava verso la Sala Grande per colazione la mattina dopo il suo incontro con Lathe, "che sarebbe stato carino essere avvisata. Sai–tra 'dovrebbe andarsene domani' e 'ho Aritmanzia', avrei davvero apprezzato se avessi infilato un: 'Lathe potrebbe farti chiamare nell'ufficio della McGrannitt per interrogarti su mio fratello, così–sai–sarei stata pronta!"

Luke sembrava terrorizzato. "Ti ha interrogata? Gli avevo detto di non coinvolgerti…"

"Sei uno studente diciassettenne di Hogwarts che ha nascosto un criminale–perché esattamente credevi di avere alcun potere su un Auror del Ministero?"

Era un fatto ben conosciuto che Lily non funzionava prima delle otto di mattina. Mancavano approssimativamente due minuti alle otto e la ragazza non era contenta.

"Non posso credere che ti abbia interrogata!" continuò Luke, indignato. "Non riesco a credere che ti abbia coinvolta!"

"Ero già coinvolta," gli fece notare Lily.

"Cosa ti ha chiesto? Cosa gli hai detto?"

"La verità," rispose. "Da non essere confusa con 'una abbozzata visione di insieme, lasciando fuori dettagli importanti', che è quello che gli hai detto tu."

"Ho tralasciato qualche commento offensivo e il fatto che era ferito," disse Luke. "Nessuna delle due intralcia seriamente il Ministero."

"Hai anche tralasciato il fatto che abbia un altro lavoro pianificato."

Luke smise di camminare. "Lily, non hai…?"

"Hai visto la sua cartella," disse Lily bruscamente, e anche un po' incerta. "Come hai potuto difenderlo?"

"Non è accusato di niente," replicò Luke. "È solo sospettato. Conosco mio fratello, e conosco il Ministero, e so di chi mi posso fidare."

Raggiunsero la Sala Grande. "Forse dovresti sederti al tavolo di Corvonero stamattina," disse Lily freddamente.

"Flower," pregò Luke, ma lei lo superò verso il suo tavolo senza una parola. Lui non la seguì, seguendo invece le sue istruzioni e lasciandosi cadere tra i suoi compagni all'altro tavolo. Non appena Lily si sedette, fu raggiunta da Carlotta Meloni, impeccabile e vivace come sempre.

"Buongiorno," cinguettò.

"'Giorno," replicò Lily.

"Niente Harper questa mattina? Ho notato che è stato in giro poco ultimamente."

"Niente Harper questa mattina," confermò apatica Lily.

"Avete litigato?"

Lily lanciò un'occhiata attraverso il tavolo a Carlotta, i cui occhi marroni strabuzzarono. "Ti giuro che non me lo sono fatto. È delizioso e tutto, ma ho chiuso con i fidanzati delle mie compagne di stanza. È folle, quanto vi arrabbiate… non so perché Marlene si sia così infastidita… Miles e io eravamo entrambi ubriachi fradici quella volta, e non abbiamo nemmeno scopato. Abbiamo solo pomiciato per un po'–al massimo mezzora… e comunque, ha quel figo di Adam McKinnon, che, se lo chiedi a me…"

"Carlotta, tesoro," la interruppe Lily, stancamente. "Nessuno è arrabbiato con te per aver pomiciato con Miles. Non sono necessarie altre giustificazioni. Possiamo andare avanti, e posso mangiare la mia colazione?"

Carlotta strinse appena le spalle.

 

(Need)

"I can't get no… Satisfaction…"

La voce di un babbano (di cui non riusciva a ricordare il nome) incontrò le orecchie di Alice quando entrò nella torre di Grifondoro qualche minuto dopo le cinque di sabato. La stanza era affollata e calda, con gente che ondeggiava a tempo di musica o socializzava in ogni centimetro della stanza. L'odore di Whiskey Incendiario, Burrobirra, e fumo prevalevano nell'aria, ma c'era anche una gran quantità di cibo a disposizione, e–lanciando la sua cartella vuota in un angolo–Alice si diresse al tavolo più vicino.

"Ehi, Alice!" chiamò una voce al di sopra del gran chiasso, e la ragazza si voltò per vedere Adam McKinnon avvicinarsi. Indossava una maglietta degli Hate Potion (ora, quella era una band che Alice conosceva per nome) e stringeva un bicchiere dal contenuto sospetto. "Io sto per ubriacarmi molto," annunciò allegramente, "quindi prima che me ne dimentichi, la signora Sevoy–la bibliotecaria dall'inferno–mi ha detto di dirti che è arrivato quel libro che hai ordinato, e anche se il tuo bando dura fino a domani, puoi andarlo a prendere quando vuoi."

Alice ghignò, alzando gli occhi al cielo. "Grazie, ma non mi serve più. Ne ho trovato una copia da un'altra parte. Dove hai preso quella bevanda?"

"Qui, te lo mostro."

Cominciò a condurla attraverso la folla, e Alice continuò: "A proposito di questo–non è che hai perso una copia di Progresso nelle Pozioni, Volume 14? L'ho trovato nella Sala Comune e ho chiesto praticamente a tutti se fosse loro, ma nessuno l'ha reclamato."

"Qual è il titolo?" chiese Adam, dividendo una coppia che ballava lungo il loro percorso attraverso la stanza.

"Progresso nelle Pozioni, Volume 14."

"È quello che pensavo… sì, credo sia di Frank."

"Di Frank? No, penso di no…"

"Forse no," disse Adam, scrollando le spalle. "Ma ne ha preso una copia la settimana scorsa… l'ha ordinato da qualche parte, credo. È arrivato con la posta–ero seduto con lui in quel momento. Mi ricordo il titolo, perché lo stavo prendendo in giro per aver ordinato probabilmente il libro più noioso della storia e…"

Alice aveva smesso di ascoltare.

--

Sirius era ben avviato sulla via dell'incoscienza ben prima che cominciassero i fuochi d'artificio.

Afferrando un altro bicchiere di Whiskey Incendiario corretto, svuotò il suo contenuto in qualche secondo e si mosse attraverso la stanza. Avvistò una bionda carina da qualche parte vicino al piatto del giradischi e si avviò in quella direzione, solo per essere intercettato da Remus, Peter e James.

"Prongs, amico," biascicò, battendo la mano sulla spalla di James. "Ti piasce la tua festa?"

"Be' a te chiaramente sì," replicò l'altro, che teneva anche lui un bicchiere in mano. "Dove stai andando?" Sirius indicò la bionda. "Ah… l'ironicamente chiamata Chastity Cristaline3."

Ghignando, Sirius prese il bicchiere semivuoto di Peter e svuotò anche quello. "Coraggio liquido," spiegò. "O-ora se mi 'cusate…"

"Il coraggio non è un problema per te," fece notare Remus. "Forse dovresti andarci piano."

"Se puoi ancora vedermi, chiaramente non sto andando 'bastanza veloce. Gentil-mini…" Annuì e sgattaiolò via. James buttò giù quello che rimaneva della sua bevanda, mentre gli altri si scambiavano sguardi. Remus si schiarì la gola e James li guardò.

"Cosa?"

Remus inarcò le sopracciglia.

"No," disse James. "È il mio compleanno. È una festa. Ha il permesso di ubriacarsi."

"Siamo qui da un'ora," disse Remus.

"Ma sta per fare centro! Non possiamo intervenire adesso."

"Prongs…"

"Io dico che votiamo," disse James. "Io voto di lasciarlo fare."

"Io voto di parlargli," disse Remus. Entrambi guardarono Peter.

"E io voto," cominciò. "che… dovremmo… certamente… senza alcun dubbio… prendere la linea d'azione che… significherebbe che potremmo… non… voler… fare nulla che non…"

"Peter."

"Sono con Prongs."

"Dannazione," imprecò Remus, mentre James scagliava un pugno in aria. "Va bene, ma gli parleremo domani." Si voltò e si allontanò.

James si voltò verso Peter. "Col cazzo che gli parliamo domani–con il dopo sbornia che avrà? Aspetteremo minimo fino a lunedì."

Peter rise. "Vado a fare rifornimento," disse, indicando il calice vuoto. "Torno tra un minuto. Vuoi qualcosa?"

"Sì, portamene un altro," disse James. Quando Peter se ne fu andato, l'altro Malandrino guardò attraverso la stanza verso dove Sirius rideva rumorosamente con la bionda. James sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli. Non lo avrebbe ammesso, ma Remus aveva ragione–ignorare questo problema non lo avrebbe fatto andare via.


"Pensavo che di trovarti qui," disse Lily piano, avvicinandosi al tavolo della biblioteca di Luke e sedendosi nel posto vuoto di fronte a lui. "Ti ho cercato nella Sala Comune. Ti ho dato la parola d'ordine…"

"Non me la sentivo di andare ad una festa," mormorò Luke.

Lily annuì. "Sì, so cosa vuoi dire." Sentendosi vuota e disonesta, si sporse e mise la mano su quella di Luke (niente), perché il dolore che era inciso sul suo bel volto era semplicemente troppo da ignorare. "Mi dispiace se sono stata… indifferente negli ultimi giorni. È stato davvero difficile da quando Lathe se n'è andato. Ho pensato molto e…" Si fermò improvvisamente, perché notò delle lacrime negli occhi di Luke. "Luke, cosa c'è che non va?"

Il Corvonero respirò profondamente e affannosamente. "Ho ricevuto una lettera da casa. Hanno–ehm–hanno letto il testamento di mio padre." Tirò via la mano da quella di Lily, aprendola per rivelare un largo anello, con inciso uno stemma che Lily suppose appartenesse alla famiglia degli Harper. "È previsto che vada al primogenito ma papà l'ha lasciato a me… non so perché… due fratelli maggiori, ma l'ha lasciato a me–perché… perché pensi che lo abbia fatto, Lily?"

Lily scosse la testa per dire che non lo sapeva.

"Non lo capisco," continuò con voce tremante. "Non–non riesco a…" crollò, le spalle cominciarono a tremare e le lacrime a scorrere; Lily prese ancora una volta la mano di Luke nella sua.


"BLACK! BLACK! BLACK!" ripetevano dozzine di persone, e anche i Corvonero presenti non sembravano fare il tifo per l'avversario di Sirius, il loro compagno di Casa Gregory Shale. Sirius era più ubriaco, ma sembrava riuscire a mandare più pugni a segno, mentre i due si azzuffavano nel mezzo di un circolo di spettatori che tifavano e incitavano lo spettacolo.

Proprio mentre Sirius guadagnava terreno e riusciva a colpire particolarmente bene il naso di Shale, il Corvonero lo spinse, Sirius cadde sulla schiena e il gomito di Shale colpì con forza l'occhio di Sirius.

Sirius si stava dibattendo contro la stretta di Shale, quando improvvisamente i due ragazzi furono separati, il Corvonero volò verso un gruppo di spettatori, mentre Sirius rotolò di lato solo una volta. James apparve, la bacchetta spiegata e un'espressione furiosa negli occhi. "Finitela!" si poteva sentire Remus gridare, e Peter andò a dire ad un gemente Gregory Shale di andarsene.

James, nel frattempo, aiutò Sirius ad alzarsi, si gettò una delle sue braccia attorno alle spalle e lo trascinò via dal gruppo. Mentre gli altri ospiti riprendevano a dilettarsi con gli altri intrattenimenti della festa (fuochi d'artificio, cibo, alcolici, e una quantità di prodotti di Zonko, per dirne alcuni), James trascinò Sirius su fino al loro dormitorio. Lanciandolo praticamente sul letto, James sfoderò la bacchetta e evocò una borsa del ghiaccio, che porse a Sirius senza parole.

Padfoot la posò sull'occhio gonfio; la sua espressione era amara.

"Questa storia deve finire," sbottò James, camminando avanti e indietro nella stanza. "Ho detto che ti avrei dato tempo prima di parlarmi di qualunque cosa ti stia preoccupando, ma tutto questo è ridicolo. Intendevo un paio di giorni, non un mese, ok? Tutto questo rimuginare finisce ora… stai bevendo troppo, inizi risse con Corvonero a caso al mio compleanno… fumi tutto il temo, vai con ogni strega che vedi, e sei un assoluto dito nel culo! Se non rallenti, avrai più punizioni di quante ne abbia io, e–notizia flash–se hai più punizioni di me, ti cacciano! Quindi qualsiasi fottuta cosa ti stia preoccupando, dovrai solo sputarla fuori, perché…"

"Il professor Black sta morendo," disse Sirius.

James si bloccò. "Cosa?"

"Mio zio sta morendo–ha un paio di mesi al massimo."

In quel momento, Remus e Peter entrarono nel dormitorio. Peter stava ridendo. "Avreste dovuto vederlo–Shale era furioso… non l'ho mai…" Remus–che aveva notato le espressioni dei loro due amici–gli diede una gomitata nelle costole e Peter si fermò improvvisamente. "Cosa c'è che non va?"


"Sei sicuro di no-n preferisci stare alla tua festa?" chiese Sirius, prendendo un altro sorso dalla larga bottiglia di Whisky Incendiario, prima di porgerla a James. Prongs fece lo stesso e scosse la testa.

"Troppo affollata e rumorosa–la torre di Astronomia è molto meglio." James passò la bottiglia a Remus.

"Sapete," osservò Moony–pensieroso persino nell'ubriachezza, "questo 'obabimente non è il 'iglior posto per bere… ci sono tipo… altezze… e torri… e cose-appuntite che su cui potremmo… tipo… sai… sbattere."

Passò la bottiglia a Peter, che rise.

"Io m-m-m-mi chiedo cosa Jregory… no… Gregory Sh-Sh-Shale stia facendo," biascicò, con una lunga tracannata di whiskey incendiario. "E-e-era incazzatissimo"

Wormtail porse di nuovo la bottiglia a Remus, che cominciò a ridere a sua volta. "È stato davvero divertente… la s-sua faccia era asso-lu-lutamente v-viola!" Buttò giù un altro sorso, e mentre il liquido bruciava la gola del giovane lupo mannaro, diede di nuovo la bottiglia a James.

"Perché avete cominciato a litigare?" chiese James, scuotendo la testa. "Idiota."

Bevve e diede la bottiglia a Sirius, che stava ridendo a sua volta. "I-io davvero non ne ho idea! Lo stronzo ha detto qualcosa… non ho idea di cosa fosse… mi ha fatto proprio partire, però!"

I quattro ragazzi–seduti e accasciati contro una parete della torre di Astronomia–risero, mentre Sirius beveva. Il cielo nero si stendeva senza nuvole sopra le loro teste e i Malandrini–non disturbati dall'aria fresca–lo guardarono per un po'.

"Quas' luna nuova," fece notare Remus. "È un buon periodo per me."

"Mmm," mormorò Sirius. "'Orrei che fosse così semplice… sapere come tu-tt-to sarà solo per la luna."

Remus grugnì. "Dà la bottiglia, idiota." Sirius eseguì. "Sì, dess-inato a una vita di pover-povertà e i-i-isolamento." Tracannò profondamente. "'Uello è facile per te."

"Ehi, anche io sono destinato alla povertà!" argomentò Sirius irritato. "Io sono–ero–stato ripudiato. Niente… più… eredità." Prese di nuovo la bottiglia e bevve.

"Be' io non ho ma-ma-mai avuto nessun galeone per cominciare," disse Peter, prendendo la bottiglia da Sirius. "Io sei–sono nato povero."

"Siete tutti dei dannati idioti," disse James irritato. "Sono fottutamente ricco–pensi che ti lascerei morire di fame, Moony? Lo stesso per voi altri due mezze seghe. Potete vivere in una-a delle mie sei milioni di case, 'purché io non vi debba vedere troppo."

"Oh, Prons," sospirò Sirius, posando la testa sulla spalla di James. "Ci tieni."

"Argh–levati!

Sirius rise, alzando la testa e poggiandola sul muro alle sue spalle.

"Comunque," continuò James alla fine; "sapete che non sarete poveri… ehm… in povertà. Perché sono ricco. E per il tuo 'is-o-lamento', Signor Moony… noi… siamo i Mal'ndrini. E anche se Padfoot è piuttosto fuori di testa, e Wormtail è una dannata mezzacalzetta, e tu diventi tutto sen-ti-men-tale per la luna, Moony, e io sono troppo per tutti voi–nessuno-i-noi… sarà-maaaiisolato. Ora dammi quella bottiglia, amico."

Peter gli diede la bottiglia. Sedettero in silenzio, finché, qualche tempo dopo, Wormtail cominciò a ridere sommessamente.

"Cosa?" chiese Remus.

"L'occhio di P-P-Padfoot," disse Peter. "È a-a-ancora viola!"

E per qualche ragione, risero tutti.


"Frank Paciock, fermati lì!"

Frank Paciock si fermò lì ("lì" era un posto indecifrato nel corridoio del settimo piano, non lontano dal ritratto della Signora Grassa). Si voltò e vide Alice Griffiths avvicinarsi, occhi lucidi e rossa in volto.

"Ho fatto qualcosa di male?" chiese Frank, che–anche se non era propriamente "ubriaco"–aveva consumato un bicchiere di Whisky Incendiario (o due), ed era quindi un po' più lento nel pensare del solito.

Alice, che era–alcolicamente parlando–in una situazione simile, si accigliò mentre raggiungeva il Caposcuola. Aveva un libro in mano (Progresso nelle Pozioni, Volume 14), che lanciò subito in faccia a Frank.

"Questo è tuo," dichiarò.

Frank si schiarì la gola. "N-no non lo è."

"Adam McKinnon mi ha detto che ne hai ordinato uno e lo hai ricevuto per posta," continuò Alice. "Hai ordinato questo libro, non è vero? Non mentire!"

"Non sto mentendo!"

"Sì invece!"

"No!"

"!"

Frank sospirò. "Va bene, l'ho comprato io, ma non lo voglio."

"Perché no?" chiese Alice.

"Non mi serve."

"Allora perché l'hai comprato?"

Frank la guardò semplicemente, come a dire "Penso che tu sappia la risposta a questa domanda." Alice si accigliò e voltandosi il Caposcuola continuò lungo il corridoio. Dopo una riflessione di un momento, Alice lo seguì.

"Dove stai andando?" chiese.

"Uffici dei Capiscuola."

"Perché?"

"Lavoro."

"Hai lasciato la festa di James Potter per lavorare?"

"Be', James Potter se n'è andato secoli fa, quindi suppongo che vada bene."

Alice soffiò offesa. "Perché hai comprato il libro?"

Non rispose, scendendo le scale.

"Frank."

Nessuna risposta.

"Perché hai comprato il libro?"

"Mi andava."

"Non è vero. Perché l'hai comprato?"

"Perché sì."

"Non è una risposta!"

"Lo è."

"Perché lo hai comprato?"

"Non sono affari tuoi."

"Sono anche affari miei! Ho usato il libro per tutta la settimana!"

"Be', non m'importa."

"Frank! Frank, perché hai comprato questo libro?"

"L'ho fatto e basta."

"No, non puoi comprare un libro e basta! Devi avere una ragione!"

"Be', ne avevo una."

"E qual era?"

Raggiunsero il piano degli uffici dei Capiscuola e Frank si diresse lungo il corridoio, seguito da un'irata Alice. Entrò nella stanza e lo fece anche lei. Una parete dell'ufficio era completamente ricoperta da mensole, divise in piccoli scomparti, etichettati come "Programma del Campo da Quidditch" o "Documentazione dei Punti Detratti." Frank prese una pila di pergamene dal tavolo, si diresse lungo la parete della piccola stanza e cominciò a infilare fogli nei diversi scomparti. Alice incrociò le braccia.

"Francis Algernon Paciock!" urlò. Lui si fermò, posò le pergamene, e si voltò ad affrontarla.

"Sì, Alice Geraldine Griffiths?"

Lei si addolcì. "Perché hai comprato quel libro?"

Franck sospirò. "Non avresti dovuto scoprirlo."

"Perché l'hai comprato?"

"Stupido Adam McKinnon."

"Perché l'hai comprato?"

"Non l'ho comprato per chiedere scusa."

"Ma perché l'hai comprato?"

"Per te, ovviamente," disse Frank, appoggiandosi sul tavolo. E, ovviamente, lei lo sapeva già.

"Perché l'hai fatto in quel modo? In segreto?" chiese. "Perché non me l'hai dato come una persona normale?"

"Lo avresti preso?" replicò, sorridendo debolmente.

"Non subito," ammise. "Ma ero piuttosto disperata. Lo avrei preso alla fine… specialmente se non mi avessi detto che lo avevi comprato specificamente per me."

Frank annuì. "Lo so, ma–non ne saresti stata felice."

"Cosa?"

"Io…" esitò, non incontrando il suo sguardo. "Volevo solo che avessi qualcosa che ti andasse bene–che ti rendesse felice. Ti stava andando tutto storto e non ti ho visto molto felice ultimamente, e i-io volevo solo che fossi felice per qualcosa. E non ti ho detto che ero io, perché ho pensato che non ti avrebbe reso ugualmente felice e i-io non volevo che tu pensassi che io stessi provando a… tipo… non so, riconquistarti o fare ammenda o qualcosa del genere. Perché non l'ho fatto per quello. Giuro."

Alice lo fissò. Si morse il labbro e lo fissò, e poi posò il libro e lo fissò un altro po'.

"Oh, andiamo, Al," la pregò Frank, "non sbarazzarti del libro solo perché l'ho comprato io. È solo un libro e so che ne avevi bisogno e…"

"Frank."

"… Guarda, se vuoi lanciarlo dalla torre di Astronomia quando hai finito, va bene, ma non ha senso per te non usarlo ora…"

"Frank."

"… E sì, hai tutto il diritto di odiarmi per sempre, ma tenere il libro non cambierà nulla. Non significherà che sei in debito con me e, se vuoi, posso farti un incantesimo di memoria così non dovrai nemmeno avere ricordo della mia esistenza…"

"Frank," sospirò Alice, facendo un passo verso di lui. Lui fu sorpreso dalla loro improvvisa vicinanza.

"Cosa?"

"Potresti stare zitto per favore?"

"Ehm–p-perché?"

"Perché," disse lei con impazienza, "stai rovinando la cosa più dolce che qualcuno mi abbia mai detto con un sacco di inutili chiacchiere."

Qualunque risposta lui avesse gli morì sulle labbra, dato che lei vi posò sopra le sue.



N.d.T.:

  1. Un "black" sarebbe un modo per indicare il caffè nero. 
  2. "Noes goes" è un metodo usato per decidere chi, tra varie persone, è assegnato ad un compito indesiderato.
  3. "Chastity" vuol dire "castità", "verginità", "purezza". Evidentemente, Chastity non è proprio casta e pura come il suo nome.

 

 
  
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