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Autore: Lilyth    01/07/2013    0 recensioni
sequel di "Il Sorriso Degli Eterni)
Per quanto, una manciata di mesi prima, avevo creduto che il peggio fosse passato e che finalmente mi sarei riappropriata della mia vita da normale diciassettenne, quando mi ritrovai appesa a testa in giù su una vasca di piranha dovetti tristemente ricredermi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Dopo circa due settimane di ricovero forzato e inutile, finalmente stavo varcando la soglia di casa.
Non che morissi dalla voglia di riprendere le mie abituali occupazioni, la mia vita era un totale shaker di problemi, ma sicuramente tornare almeno alla dimora era meglio che rimanere costretta nel letto candido del pronto soccorso al solo scopo di capire come mai non ero ancora morta.
La verità era che tornando a casa avrei scoperto alcune cose su cui avevo riflettuto durante il mio lungo soggiorno nel palazzo bianco.
La prima questione era semplice, quasi immediata, mia madre sarebbe stata li ad aspettarmi o era già andata via come faceva di solito?
Laby e Kay mi avrebbero perdonata per non essermi fatta viva per circa un mese?
Ma soprattutto, domanda d’oro da cento milioni di dollari, che cazzo di fine aveva fatto quel cazzone di Skorny?
 
< a che pensi Smile? >
Guardai mio padre ad occhi sbarrati
< cosa? >
< ti vedo strana, a cosa pensi? >
Presi le valigie dal portabagagli e iniziai a camminare verso la porta
 
< a un po’ di cose in effetti >
< le posso sapere? >
 
Non feci in tempo a ribattere che la porta si aprì e mia madre uscì abbracciandomi.
La risposta alla prima domanda era arrivata e, questo dovevo dirlo, ne ero piacevolmente sorpresa.
 
< amore di mamma, come stai? >
< come deve stare Gloria? Si è fatta due settimane di ospedale >

Lei lanciò un’occhiataccia a papà che la superò con le borse in mano.
 
< o piantala tu di fare sempre il sarcastico. Dicevamo, si, come stai? >

Cercai di sorriderle in modo normale, anche se in quella situazione mi risultava molto difficile
 
< o, bene, dire molto meglio. Tu? >
< tutto bene, ti stavamo aspettando già da giorni ma qui qualcuno non mi ha fatto sapere nulla sulla tua condizione ospedaliera >

Surclassando la frecciatina che aveva appena lanciato a papà mi concentrai sul “stavamo”.
Lei e chi? Mi ero  persa qualcosa, o meglio, mi ero forse dimenticata qualcuno?
La mamma notò la mia espressione interrogativa
 
< ma come, non te lo ricordi? Ci rimarrà malissimo! Non glielo dire! >
 
Mi avvicinai al suo orecchio bisbigliando
 
< di chi stai parlando? >
< ma come Smile, di Lorian! >

Trassi un sospiro di sollievo, me ne ero dimenticata ma ero ben felice di ricordarmi di lui.
Lorian, il coinquilino gay di mamma che dovevo “assolutamente conoscere” ma che ancora non avevo neanche visto.
Nulla di cui preoccuparsi.
Mamma mi fece strada in casa sviolinandomi le ultime novità ed elogiando il suo “figlioccio”, come diceva lei e sottolineando quanto lui mi aspettasse e quanto sarebbe stato felice di vedermi una volta rincasato quella sera.
 
Peccato che io, in quel momento, avevo altri pensieri nella testa, o meglio le due domande di prima che attendevano ansiosamente una risposta.
Con la scusa di risistemare gli abiti nell’armadio salii in camera e tirai fuori il computer.
Ok, per quanto facebook fosse uno strumento idiota e spesso inutile, era l’unico modo che avevo per capire, senza chiederlo, quanto Laby fosse furiosa con me.
Detto fatto, appena aperto sulla home comparvero almeno 15 suoi stati in cui sottolineava aspramente quanto di “certa gente” non ci si possa fidare.
 
Non feci in tempo a vedere se era connessa che la sua chat si aprì violentemente e mi piovvero addosso le sue frasi d’ira per eccellenza
 
“ che fine avevi fatto?  Cazzo Smile! Un mese, è passato un mese! Non è possibile, fai sempre così, anzi, fate sempre così. Tu non ti fai sentire, quel demente sparisce e in tutto questo Kay rischia di essere bocciato! Ti rendi conto di che situazione sto vivendo? ”
 
Di quella sfilza di parole ne avevo lette solo due, “demente” e “sparisce”, nel leggere ciò mi estraniai completamente dalla chat che continuava a trillare indispettita.
Alex era sparito...ma perché?
Io non sapevo nulla, non mi avevano fatto sapere nulla cazzo, come al solito!
Le tre domande erano state soddisfatte, e sinceramente sapevo che Laby si sarebbe presto stancata di tenermi il muso.
Ora il problema era un altro.
Mi sedetti pesantemente sul letto lasciando il computer.
Alex era sparito, già, a sentire lei se ne era andato senza lasciare alcuna notizia.
Perché, come e dove?
Cazzo, gli avevo anche salvato la vita, ero stata io, cazzo, ero stata io.
Inoltre, non per voler essere fiscale, ma mi pareva di aver capito che tra di noi, dico e ripeto, tra di noi, fosse nato qualcosa.
E lui cosa fa? Sparisce!
 
Scrissi a Laby due righe di numero per scusarmi e promettere che l’avrei chiamata in serata, presi il cellulare, e attesi.
“ il numero da lei chiamato è inesistente”
Inizia ad innervosirmi veramente, che voleva dire che il numero era inesistente? Era uno scherzo? L’avrebbe pagata questa volta, non poteva farmi questo.
 
Passai tutto il giorno, e non scherzo, tutto il giorno a cercare di capire cosa stesse facendo Alex, senza contare che mi sentivo così colpita nell’orgoglio da impedirmi di andare a casa sua e buttare giù la porta a calci.
Mia madre mi risvegliò dalla mia tana di cupidigia per avvisarmi che Lorian era tornato a casa e non vedeva l’ora di conoscermi.
Scesi con un’aria tutt’altro che felice, se dovevo essere sincera con me stessa non avevo affatto voglia di conoscere questo altro tizio, avevo troppe idee in testa e ognuna di esse aveva come protagonista quell’imbecille di Alex.
 
< Lorian, lei è mia figlia Smile >
 
Non stavo neanche guardando, per la precisione i miei occhi erano fissi a terra, il movimento di una coda sotto il tavolo mi aveva rammentato la presenza di Mollica, l’unica a cui non avevo ancora pensato.
 
< Smile? >
 
Mi ripresi goffamente scuotendo la testa, troppo tardi per impedire al mio interlocutore di capire che non ero proprio nelle mie condizioni migliori.
Notai una mano tesa davanti a me, la strinsi senza pensarci e poi alzai gli occhi.
 
   
 
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