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Autore: Mami93    01/07/2013    1 recensioni
In un piccolo paesino c'è una mostra do foto. Sono due ragazze ad accogliere le persone, ma questa volta ad entrare sono una coppia sposata. Mai coniugi sono stati più diversi, infatti la donna prende in simpatia le ragazze, ma l'uomo...
Piccola One shot che racchiude l'essenza di un'estate
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il piccolo paesino è caotico, oggi, e molte persone si riversano in strada. La fiera paesana, che ogni anno raccoglie molte persone dai dintorni, racchiude tutte le tradizioni e i costumi della montagna. Dall’ultimo banchetto nell’angolo mi volto alla mia sinistra. Le porte aperte sono un invito scritto per me, così mi giro per cercare mio marito. Non appena mi raggiunge gli sfioro un braccio, e con un cenno della testa gli indico le scale. Con uno sbuffo mi precede, salendo gli scalini. Non appena raggiungiamo l’ingresso, però, ci fermiamo: due ragazzine, probabilmente entrambe minorenni, sono sedute sull’entrata, le schiene appoggiate agli stipiti della porta che parlano fra loro tanto intensamente da non essersi accorte di noi. Luca tossicchia impaziente, invitandole a farci passare. Non appena le ragazze ci notano, si alzano il più velocemente possibile, con un espressione dispiaciuta sul viso “Ops. Prego, entrate” ci invita una, probabilmente la maggiore. Non appena varchiamo la porta, ci seguono dentro “che mostra sarebbe?” chiedo loro, notando varie foto appese ai muri e appoggiate su dei piedistalli “è una mostra di foto” mi informa con voce imbarazzata la solita ragazza. Mio marito, senza mai smentirsi, osserva ogni quadro con interesse, dedicandogli più di cinque minuti l’uno. Io, al contrario, passo velocemente da uno all’altro, soffermandomi solo su alcuni soggetti. Non mi entusiasmano troppo, ma provo comunque a trovarci un significato dietro. Una foto raffigura l’asfalto scuro di chissà quale strada, con due semplici ombre umane stagliate sullo sfondo, svariate foto sembrano le immagini di sfondo che si possono trovare come desktop del computer. Infine una foto attira la mia attenzione: dei tetti, di ogni colore, presi in una giornata di cielo limpido. Tutti quei colori squillanti delle case mi si imprimono con forza nella retina “che bello!” esclamo ad alta voce, ma più per me che per Luca “è quello che piace più di tutti” mi sorprende la voce gentile della seconda ragazzina. Le rivolgo un sorriso educato. Dato che mio marito sembra prendersela comoda, mi guardo un po’ in giro. Il posto è piccolino, un’unica stanza che occupa l’intera mostra, un muro di compensato sul fondo divide probabilmente quest’area da un eventuale retro che nasconde chissà cosa, forse un bagno. Accanto alla porta a vetri si trova un tavolino con tovaglia a fiori su cui posa un leggio con vari depliant e un registro da firmare; dietro un'unica sedia, sulla quale stanno sedute le ragazze, una in braccio all’altra che chiacchierano tranquillamente. “Che belle foto!” sento esclamare mio marito all’improvviso mentre osserva uno “sfondo da computer”. Con la coda dell’occhio riesco ad afferrare l’espressione della più giovane, alquanto scettica. Non appena nota che la sto guardando cerca di pormi un sorriso di scuse, ma la rassicuro sorridendo solare. Lei capisce il mio intento e si tranquillizza “se vuole lasciare la sua firma e un commento sulla mostra…” mi dice poi, indicando il registro “certo, più che volentieri!” accolgo prontamente l’idea afferrando la biro. Qua e la, fra nomi e firme varie, noto alcuni scarabocchi e commenti estremamente positivi, scritti con una calligrafia molto simile fra loro. Mio marito è ancora interessato alle foto, quindi ne approfitto per attirare l’attenzione delle due ragazze e, con un gesto della penna, indicare prima le firme e i commenti fasulli, poi loro due. Entrambe capiscono che il mio sorriso è divertito, così annuiscono, sghignazzando complici. Ridendo allegramente scribacchio il mio nome e un commento positivo sull’intrattenimento, più che sulla mostra. Finalmente Luca mi raggiunge, e con il suo solito sguardo fiero da intenditore domanda “Si può contattare l’artista?”, ma il silenzio che segue gli fa assumere uno sguardo deluso e alquanto irritato “ehm, non credo. Però può prendere un depliant, forse lì ci sono più informazioni” prova ad accontentarlo la maggiore “e come si chiama l’autore delle foto?” continua senza demordere mio marito. “ehmm…” comincia in evidente imbarazzo la solita ragazzina, e sul viso di Luca comincio ad intravedere il rossore tipico che precede uno sfogo di rabbia, ma l’amica arriva in suo aiuto, rispondendo per lei. Soddisfatto ma evidentemente poco contento del “trattamento” che gli è stato riservato, mio marito esce con un “’giorno” appena udibile, mentre io lo seguo, ma non prima di aver salutato calorosamente le due ragazze e averle ringraziate di tutto. Non appena lo raggiungo, borbotta “Dovrebbero mettere persone più adulte e meglio informate, non due bimbe evidentemente nel posto sbagliato!”. Non approvo il suo commento, così ribatto “sono ragazze, che pretendi?” “per lo meno un po’ di professionalità nell’accoglienza. In città trovi pochi posti che hanno l’entrata occupata dai dipendenti seduti a perdere tempo. E inoltre è davvero di poco gusto quel quaderno pieno di firme e commenti loro; evidentemente lo trovano divertente!” rincara la dose prima di riprendere la strada dove abbiamo lasciato la macchina. “sono giovani, per lo meno sanno come divertirsi, loro” bisbiglio fra me, prima di seguirlo.

  
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