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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    01/07/2013    4 recensioni
(Questa fanfic non tiene conto del corso del manga a partire dal cap.575)
Tobi ha vinto, Naruto è stato sconfitto e assieme a Killer Bee è imprigionato in un luogo segreto e assolutamente inaccessibile, introvabile, dove i due demoni aspettano solo di essere prelevati dalle loro forze portanti e aggiunti alla preziosa collezione dell’uomo mascherato.
Madara ha vinto, i cinque Kage sono suoi prigionieri e tenuti in pessime condizioni affinché non si ribellino, mentre l’ultimo Uchiha spadroneggia su Konoha e ha tutte le intenzioni di piegare i rappresentanti delle cinque terre al suo volere.
Kabutomaru non accenna a disattivare la sua tecnica, che gli permette il controllo delle forze portanti e di tutti gli alleati defunti di cui necessita, senza contare che sia riuscito a distruggere i sigilli sui resuscitati sigillati e li abbia riportarti sotto il suo volere.
Le Cinque Terra ninja sembrano essere in ginocchio, mentre i suoi Shinobi sono imprigionati, schiavizzati e tenuti sottomessi con qualsiasi forma brutale di repressione.
Ma nonostante tutto, nessuno di loro ha la minima intenzione di permettere che esseri tanto oscuri e spregevoli vincano sulla loro dignità e sulla terra dei loro cari.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avventure!'
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Noticine:
Lo so, torno dopo un secolo!! xD
Purtroppo la quinta è stata peggiore del previsto, ma ora che ho finito torno di nuovo a scrivere (regolarmente, si spera!).
Quindi, continuo questa storia che mi sembrava piacesse, anche se spero in qualch recensione in più ;)
Dunque, giusto per ricordare un "dettaglio": la storia parte (come ipotesi di risvolto) dal momento in cui, circa, Naruto e Killer Bee sono entrati ufficialmente in guerra al fianco dell'alleanza ed i Kage se la vedono con Madara, quindi tutto ciò che è accaduto da lì in poi non viene tenuto in considerazione da questa storia, per il semplice fatto che era stata pensata prima.
Spero comunque che possa continuare a piacere, e ci saranno naturalmente dei risvolti e delle tecniche che potrebbero sorprendere (anche chi legge gli scan settimanali spoiler).



Ciò che possiamo


Non era una stanza, non era nemmeno l’ex sala d’attesa per essere ricevuti alla presenza dell’Hokage: era una sala delle torture.
Una sola finestra permetteva a flebili raggi di sole di penetrare, di rendere quell’ambiente completamente cupo e tetro un po’ meno umido, nonostante le nuvole si addensassero in cielo come ad anticipare imminenti temporali.
E poi lì, in mezzo a quelle pareti di un indefinibile colore, era posizionata una sedia di legno, presa da chissà quale ripostiglio, talmente marcia e malridotta che ad un movimento un po’ troppo brusco avrebbe potuto spezzarsi, facendo cadere al suolo il malcapitato.
 
Una porta si aprì lentamente, i cardini cigolarono come ad enfatizzare un’atmosfera già sufficientemente tesa, tersa, tutt’altro che rassicurante.
Ma nonostante ciò, nemmeno uno spiraglio di luce penetrò nella stanza, mentre la figura di quello che rassomigliava ad un uomo, ricoperto da un mantello ed un cappuccio, faceva il suo ingresso…
Uno strisciare sordo, quasi un sibilare proveniva da egli, mentre su di un volto estremamente pallido erano posizionati due occhialini tondi.
 
- Bene bene, siamo arrivati al capolinea… -
 
Sibilò il nuovo arrivato, un sorriso ironico che gli delineava labbra quasi inesistenti, tutt’altro che umane, mentre si avvicinava a quella sedia.
Su di essa, un vecchio shinobi era ridotto particolarmente male, graffi e lividi su quasi ogni parte del corpo, abiti squarciati in più punti ma nonostante questo, nonostante fosse cosciente, non disse nulla, non rispose a quella provocazione.
 
- Oh… facciamo i duri, Tsuchikage… -
 
E senza troppi ripensamenti gli sferrò un pugno nel ventre, tanto che l’anziano Onoki sgranò le iridi, la bocca si aprì lasciando uscire gocce di sangue ben poco rassicuranti.
Ma non disse nulla, né emise alcun verso di dolore.
Strinse però i denti, gli occhi, mentre restava piegato in due, ormai ansante e distrutto, anche se solo fisicamente.
 
- Ve lo concedo, per la vostra età dovreste essere già morto… ma non avrete ricevuto la carica di Kage per nulla, immagino. –
 
Sembrava quasi che si divertisse, a schernire l’anziano shinobi, il quale ora ansimava e cercava di riprendersi dall’ennesimo colpo subito.
Era incatenato a quella maledettissima sedia, in una stanza dove non c’era nulla al di fuori di lui, nulla che potesse dargli anche solo la speranza di potersi salvare.
La serpe davanti a lui lo osservava attentamente, il busto appena ricurvo in avanti, come se stesse portando un peso, mentre tre serpenti bianchi si mostrarono alle sue spalle: sibilavano, le lingue che vibrava con fare minaccioso, mentre ad un singolo gesto di Kabutomaru le tre teste andarono ad avvicinarsi pericolosamente allo Tsuchikage…
 
- Suvvia, non voglio fare il cattivo della situazione… Voglio solo qualche informazioncina. –
 
Onoki fece un leggero sorriso ironico, o meglio, una smorfia di disgusto dinnanzi a quel dire, tanto che si sforzò di aprire gli occhi e puntarli dritti dritti in quelli del suo nemico.
 
- Stupido… egocentrico… -
 
Gli disse con una soddisfazione immensa, quasi volesse insultarlo pesantemente ma al contempo mantenere il proprio ruolo, la propria dignità di anziano tra i Kage.
Kabutomaru inclinò appena il capo di lato, quasi divertito da quelle parole, mentre cominciava a camminare intorno allo Tsuchikage, un passo lento ma ben scandito, come un avvoltoio che aspetta solo il momento giusto per attaccare la preda.
 
- Le sto solo proponendo una via meno dolorosa, Tsuchikage. Che lei lo voglia o meno avrò comunque le informazioni che pretendo, la differenza la farà soltanto la sua salute dopo che questo piacevole colloquio sarà terminato… -
 
Continuò con quel fare ironico e sottile, spietato oltre ogni immaginazione, dietro quello che pareva un volto ancora immaturo ed innocente.
Le parole giungevano all’orecchio del vecchio shinobi come delle lame taglienti, ma più Kabutomaru parlava e più l’uomo si convinceva di dover resistere, a costo di lasciarci le penne.
 
- Allora… è meglio che… ti dai da fare… moccioso. –
 
Disse con le ultime forze che gli restavano ma a queste parole Kabutomaru si fece più serio, fermandosi proprio alle spalle dell’anziano shinobi che non solo era piegato in avanti, ma sembrava faticare a restare cosciente.
L’allievo di Orochimaru mostrò una mano affianco a sé, da sotto quel manto, la quale reggeva una specie di siringa contente un liquido violaceo e ben poco rassicurante.
 
- Questo siero è stato studiato personalmente da Orochimaru affinché potesse consentirgli di ottenere tutte le informazioni che desiderava dai suoi prigionieri… -
 
E mentre parlava osservava quel liquido con fare affascinato, portandolo a quell’unico spiraglio di luce.
 
- …tuttavia, non è efficace su ogni tipo di chakra, ancor meno su chi conosce le abilità mediche o ne ha una buona padronanza, motivo per cui dovrò fare dei test per riuscire a potenziarlo… -
 
Ecco spiegato perché non fosse riuscito ad avere informazioni né da Shizune né da Shi, entrambi capaci di padroneggiare abilità come quelle da lui citate, mentre lo Tsuchikage ne pareva sprovvisto, soprattutto in simili condizioni.
 
- Lei sarà una mia cavia, Tsuchikage, e al contempo mi dirà ogni segreto di Iwa, i suoi punti deboli, le sue tecniche segrete… Uniamo l’utile al dilettevole! –
 
Lui parlava e parlava, mentre Onoki stringeva i denti, dentro di sé non poteva che sperare in un qualche miracolo, giunto ad un simile limite.
Ma fu questione di qualche attimo ed ecco che i serpenti gli si avvicinarono al volto, uno in particolare aveva cominciato a sibilare dinnanzi al suo collo…
 
- Ma prima vorrei darle ancora la possibilità di ripensarci, Tsuchikage… e sappia che i miei serpenti non amano molto chi non collabora. –
 
Questa volta l’uomo non riuscì a trattenere lo sdegno che lo pervadeva, che gli invadeva le vene ad ogni singola parola di quello che per lui era il più sadico dei criminali.
Un altro sforzo, un altro immane sforzo che, oltre alla soddisfazione personale, lo avrebbe probabilmente portato alla morte.
 
- Vai al diavolo. –


*****

 
- Shikaku, come hai intenzione di procedere? Continuare a cacciare in queste zone rischierà di farci scoprire, ma le terre circostanti non possiamo avere la certezza che siano sicure… -
 
Chiese un ninja di una mole notevole, il quale indossava ancora una specie di armatura rossa mentre una chioma mora gli scendeva sulla schiena con fare scompigliato, oltre a delle evidenti spirali sulle gote.
 
- Hai ragione… ma purtroppo non ho molte idee, per il momento. Ormai siamo un discreto numero, in questo rifugio, non possiamo rischiare di spostarci in massa. –
 
Rispose massaggiandosi le tempie, nella speranza di trovare una soluzione.
Erano tutti lì riuniti, coloro che avrebbero deciso le sorti del paese, come muoversi, come avanzare, come controbattere nonostante la situazione critica.
Ma non si sarebbero arresi, questo mai lo avrebbero fatto.
 
- Shikaku, venite subito! –
 
Esclamò la voce di un ninja entrando nella grotta di modeste dimensioni, divenuta il momentaneo quartier generale.
Immediatamente, Choza Akimichi, Hiashi Hyuga ed altri esponenti dei vari clan si affrettarono a seguire il capoclan Nara attraverso quelle gallerie improvvisate, seguendo colui che aveva reclamato la loro attenzione.
Erano gallerie scavate da molti anni eppure ancora resistenti, tanto spesse e caratterizzate da rocce metamorfiche che risultava difficilissimo riuscire a percepire, dall’esterno, la presenza del chakra al suo interno.
Pochi passi, l’ansia di qualcosa di inaspettato che saliva costantemente.
Ormai era così che vivevano, da quando la guerra era terminata disastrosamente: ansie su ansie, le notti passate in bianco aumentavano gradatamente, perché ogni passo falso, ogni minimo errore, sarebbe costato la vita a qualcuno.
Arrivarono nell’ala principale del rifugio, dove un’ampia grotta (la più grande) si estendeva appena dopo il cunicolo di entrata.
Lì, tra i ninja che si affollavano, i membri del team 8 avevano portato quelli che erano stati i prigionieri dei loro nemici fino a pochi istanti prima: Kiba aiutava Chojuro a reggersi, altrettanto faceva Akamaru con la nipote dello Tsuchikage, Hinata si limitava a restare accanto ad una Temari troppo orgogliosa per essere aiutata e gli insetti di Shino reggevano altri due corpi.
Shikaku si fece largo fra gli shinobi, intimandoli di allontanarsi affinché i soccorsi per le ferite più gravi potessero intervenire tempestivamente.
 
- Allontanatevi tutti! Chi si intende di arti curative o stabilizzazione del chakra si faccia avanti!-
 
Cominciò a riportare l’ordine, mentre lui e Kakashi si avvicinavano ulteriormente ai tre ninja che erano riusciti ad aiutare i pochi superstiti in salvo da quella tortura.
 
- Fateli sedere. Ottimo lavoro ragazzi! –
 
Esclamò il capoclan Akimichi ed immediatamente sia Chojuro che Kurotsuchi vennero fatti sedere su un paio di seggiole di legno racimolate chissà dove, immediatamente raggiunti da un paio di ninja medico improvvisati che cercavano di controllare le loro ferite.
 
- Non penso che per loro sia l’ideale, un giaciglio del genere… -
 
La voce cupa di Shino richiamò l’attenzione dei presenti: ogni sguardo venne volto ai due corpi completamente privi di sensi ed in condizioni tutt’altro che accettabili.
 
- Ino… -
 
Bisbigliò Shikaku quasi in un sussurro, in una preghiera, in un’invocazione.
La lunga chioma bionda della giovane Yamanaka si fece largo sino ai due feriti gravi, che ancora restavano sospesi per aria grazie a numerosi insetti neri.
Non era un’esperta, Ino, aveva imparato qualcosa da Sakura e da Tsunade ma nulla che potesse fare di lei un efficiente ninja medico, non quanto lo sarebbero state le altre due quantomeno.
Aveva imparato l’essenziale, ed improvvisamente si era ritrovata a dover gestire un mezzo campo profughi: decisamente troppo, per lei, eppure non si era tirata indietro, aveva impiegato tutte le proprie capacità e le proprie energie.
Il silenzio calò per qualche momento, solo un lieve bisbigliare aleggiava nell’aria mentre la giovane kunoichi passava da un corpo all’altro nella speranza di capire come e dove intervenire, per cercare di evitare il peggio.
Nel mentre, Hinata aveva timidamente invitato la ninja di Suna a sedersi, porgendole una sedia, ma lei aveva prontamente rifiutato: troppo orgogliosa per accettare di essere debole, troppo disgustata da quanto aveva visto compiere dai propri nemici per darsi tregua.
 
- Temari! –
 
Le iridi smeraldo si spostarono subito verso il fratello, il quale le faceva segno di raggiungerlo a qualche metro di distanza.
Acconsentì con un gesto del capo, ma non appena tentò di fare un ulteriore passo il ginocchio sembro cederle: troppi sforzi, troppe battaglie, troppe tecniche consecutivamente.
Il suo corpo, per quanto tonico e preparato agli scontri, non poteva decisamente reggere oltre.
Si vide ormai con il volto a terra, in quella sabbia mista a fanghiglia che già la disgustava, quando una mano dalla presa salda fermò quella caduta, mentre un braccio le cingeva la vita, aiutandola a reggersi.
 
- Tu non metti mai da parte l’orgoglio, vero Sabaku No? –
 
Strinse i denti, sbuffando apertamente, ma non poté negare che avesse bisogno di un sostegno, di un aiuto… e per quanto fosse orgogliosa, non poteva negare nemmeno a se stessa di non poter desiderare altro braccio che la sostenesse.
 
- Per diventare come te, Nara? Mai! –
 
Affermò voltandosi un secondo, per lanciargli l’ennesimo sguardo di sfida, per vedere se avrebbe mai reagito ad una qualche provocazione.
Lui accennò ad un minimo sorriso, si limitò ad affiancarla lasciando semplicemente una mano sul fianco e l’accompagnò sino al fratello, quanto bastava per assicurarsi che non cadesse di nuovo.
 
- Per Shi credo di poter fare qualcosa, se non altro tenerlo in vita. –
 
Affermò Ino distanziandosi appena dal corpo del biondo di Kumo, per poi volgere uno sguardo distrutto dalla parte opposta, le iridi cristalline che riflettevano una figura resa disumana.
 
- Ma per Shizune… Non riesco nemmeno a capire quali sostanze le siano state iniettate, cosa comportino, come bisogni intervenire. E’ una medicina troppo avanzata per me, non so nemmeno se potrà… -
 
E non terminò la frase, mordendosi un labbro e distogliendo lo sguardo.
Non un’altra vittima, non l’ennesima.
Non Shizune, che in campo medico era l’unica a poterli aiutare.
Calò di nuovo il silenzio, Hinata si portò una mano alle labbra ormai tremanti, il sangue si gelò nelle vene alla maggior parte dei ribelli.
Lo sguardo di Kakashi vagò verso Shikaku, nella speranza di una risposta, mentre questo manteneva le iridi socchiuse.
 
- Le daremo del chakra, ognuno di noi, un poco al giorno. –
 
Intervenne ad un tratto uno dei capoclan Hyuga: lui che si era sempre ritenuto superiore, nel suo intimo. Lui che aveva sempre elevato la nobile casata di cui era il capostipite.
Lui, che mai avrebbe mosso un passo per qualcuno che non possedesse sangue nobile, ora si proponeva in prima linea per cedere il proprio chakra.
 
- A quale scopo, Hiashi? Sarebbe solo uno spreco, non essendo noi in grado di manipolarlo nel modo adeguato. –
- Shizune è l’allieva del miglior ninja medico del mondo, avrà attivato qualche difesa interna, no? E tutto ciò che può aiutare una tecnica a restare attiva è il chakra. Altro per lei non possiamo fare. –
 
Shikaku rifletté in silenzio, e così molti altri.
Nessuno però si mosse, Ino restò ancora diffidente riguardo la proposta dello Hyuga: non aveva conoscenze mediche, nonostante il suo ragionamento potesse essere stato logico. Non aveva nessuna base di partenza da cui poter trarre simili conclusioni o ipotesi: e se fosse stato il metodo sbagliato? Se avessero peggiorato le condizioni già particolarmente precarie di Shizune?
Qualcuno si mosse, un passo apparentemente indeciso, forse fragile, ma colmo della più ferrea volontà d’animo: sotto lo sguardo perplesso di tutti, Hinata si avvicinò al corpo di Shizune e vi appoggiò sopra la mano, trasmettendole parte del proprio chakra.
 
- Se questo è tutto ciò che possiamo fare per Shizune-san, allora lo farò. –
 
Disse quasi timidamente, ma convinta di ciò che stesse facendo.
Sorrise dolcemente al padre, che in quel momento la osservava con sguardo perplesso: una figlia dall’animo buono, forse troppo per lui che avrebbe sperato in una discendenza più forte e combattiva, dedita alla battaglia.
Un animo che, tuttavia, era stato l’unico a riconoscere i suoi intenti come giusti e unici, senza esitazione nel seguire il suo esempio.
Non sorrise, Hiashi, eppure Hinata dentro di sé comprese quanto il padre le fosse riconoscente.
 
- Molto bene, stabiliremo dei turni per questo. Ino, tu ti occuperai principalmente di Kurenai e Shi, per il momento, tutti gli altri che abbiano un minimo di basi delle conoscenze mediche sono pregati di soccorrere gli altri. –
 
Dettati gli ordini, ognuno si mosse nella propria direzione.
Shino seguì Ino lungo le gallerie, trasportando i due corpi privi di sensi, mentre Kiba ed Akamaru si affrettavano ad aiutare una Kurenai molto più debole e con un ventre sempre più gonfio.
Kakashi sospirò appena, incrociando le braccia sul petto, mentre altri shinobi si occupavano di Chojuro e della nipote dello Tsuchikage.
 
- Siamo ancora troppo deboli, e ci vorrà tempo per riprenderci. –
 
Commentò da quel volto coperto in gran parte, mentre Shikaku al suo fianco aveva già voltato le spalle a quell’immenso spazio.
 
- Lo so, a questo punto dobbiamo avere fede in chi sta tentando qualche missione piuttosto suicida… -
 

****
 

La nebbia era densa come non mai, ogni cosa lasciata allo sbaraglio. Macerie su macerie, un gelo perenne veniva portato in ogni angolo del Villaggio di Kiri da un vento che non sembrava voler dare tregua.
E là, al centro di tutto questo, si imponeva il palazzo della Mizukage: ora più cupo che mai, ora diroccato, abbandonato, saccheggiato…
 
- Come dobbiamo muoverci? –
 
Gai era accovacciato dietro ad una roccia, affianco a lui un Rock Lee particolarmente vigile ed attento, perfetta imitazione del suo maestro, mentre il valoroso ninja di Kiri restava all’erta, il Byakugan attivato da tempo che scrutava davanti a sé.
 
- Dobbiamo arrivare al palazzo di Kiri, lì ci sono alcuni dei segreti del nostro paese che vanno salvaguardati… -
 
Non disse oltre, nonostante i ninja di Konoha avessero riposto la loro fiducia in lui, egli non poteva non diffidare apertamente.
Aveva combattuto molte guerre, aveva imparato quale fosse il valore della vita, quanto ogni minima parola potesse fare la differenza, in ogni campo: e lui, di certo, non avrebbe messo ulteriormente in pericolo l’incolumità del proprio paese.
 
- Tecniche segrete? Arti proibite? –
 
Domandò Rock Lee con un entusiasmo a fatica contenuto, insito nel suo carattere.
Ao non disse nulla, si limitò ad un lievissimo accenno del capo, dopo aver abbandonato l’utilizzo della propria abilità innata.
 
- Più o meno. –
 
Non disse altro, Gai ed il suo allievo si scambiarono un’occhiata comprensiva: loro erano molto diversi da quel freddo ninja di Kiri, non erano stati abituati a vivere nel sangue e nel terrore e, soprattutto, conoscevano il vero significato della fiducia.
Non dissero nulla, non commentarono, non criticarono quella sua diffidenza: ogni cosa andava conquistata pian piano, ogni goccia di sangue versata inutilmente sarebbe stato l’affievolirsi di una collaborazione già effimera.
 
- Andiamo. –
 
Disse il più anziano dei tre, anche se non aveva più di una quarantina d’anni.
Fece uno scatto oltre la roccia, mentre Rock Lee e Gai accennavano a seguirlo, quando un movimento sul fianco li bloccò, quando ormai il ninja di Kiri era andato oltre.
 
- Ma cosa… -
 
Attivò rapidamente il Byakugan, quanto bastò per accorgersi dell’arrivo di un ninja nemico e proteggersi da un violento calcio.
Venne tuttavia sbalzato oltre, di qualche metro, si voltò per rendersi conto che un kunai lo stava aspettando, per colpirlo dritto in pieno, ma l’arrivo di un uomo completamente vestito di un ridicolo verde impedì il tocco fatale.
Disarmò l’avversario con una mano, con l’altra fermò il momentaneo “volo” che Ao stava cercando di interrompere a causa del colpo precedente.
 
-Da quando siete così aggressivi, voi due? –
 
Domandò Gai quasi scherzosamente, mentre Lee balzava accanto al maestro.
Le iridi scure di Kotetsu si spalancarono appena, abbandonando immediatamente a terra il kunai col quale avrebbe colpito il ninja di Kiri.
 
- Gai? –
 
Domandò perplesso, mentre tra la nebbia si faceva avanti una seconda figura a loro nota: un altro ninja di Konoha, fuggito dalla battaglia e giunto lì in chissà quale modo.
 
- Avevi dei dubbi? –
 
Ribatté sarcastico, mentre lo sguardo perplesso di Ao non poteva che venire accentuato: non per la sorpresa di aver trovato due ninja a loro conosciuti, quanto più per il gesto che quell’eccentrico shinobi aveva compiuto, aiutandolo, impedendogli di essere ferito.
Qualcosa che lui, nella propria intima diffidenza, probabilmente non avrebbe fatto.
 
- Come siete finiti in questo orribile posto? –
 
Domandò di nuovo Gai, senza curarsi di poter ferire Ao con quelle parole: dopotutto era sempre un modo scherzoso di rapportarsi, il suo, non aveva mai avuto intenti di offenderlo in alcun modo.
 
- Al termine della battaglia siamo riusciti a fuggire, eravamo assieme ad alcuni ninja di Kiri e li abbiamo seguiti, non sapendo in quale altro posto andare. –
 
Si giustificò Izumo, mentre Gai ragionava sulla situazione.
 
- In quanti siete? –
 
Domandò ed uno dei due ninja di Konoha fece un cenno particolare in direzione delle nebbie circostanti: da esse, un gruppo di una ventina di shinobi avanzò cautamente, con la medesima diffidenza, provocando un sorriso smagliante sulle labbra della Bestia verde della Foglia.
 
- Perfetto! Meglio di così non poteva andare! –
 
Affermò, dando una pacca amichevole sulla schiena ad Ao, il quale gli lanciò un’occhiata perplessa, senza capire i suoi intenti.
 
- Hai visto, amico? Basta un po’ di collaborazione e fortuna! –
 
Ao non rispose, rimase perplesso ad osservare quel fare decisamente buffo, ma che era stato capace di aiutare in modo concreto.
Squadrò uno ad uno i ninja di Kiri che si erano mostrati, in aperta collaborazione con i due di Konoha a quanto pareva e lui non poté fare altro che rassegnarsi, ammettendo che probabilmente la sua diffidenza non avrebbe avuto alcun risultato… Anche se la fiducia era qualcosa di difficilmente ottenibile.
 
- Andiamo. –
  
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