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Autore: controcorrente    01/07/2013    1 recensioni
Soledad ed Ester. Due sorelle divise. Due vite separate da dieci anni di distanza, improvvisamente riunite per il capriccio della prima. Due donne profondamente diverse. Una provata da 3 grossi sacrifici, l'altra cresciuta con l'ansia del futuro. La loro riunione porterà a delle conseguenze impreviste che mai avrebbero pensato potessero accadere: L'ambientazione è storica ma spero che vi piaccia, indicativamente tra 700 ed 800.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, L'Ottocento
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Quel mattino, il tempo era ventoso e scostante.
Soledad vedeva alcune foglie volteggiare nell'aria, mosse dalla forza dell'aria in direzioni vorticose ed imprevedibili. Era un modo come un altro per allentare la sua attività di risposta alle lettere che era solita mandare ai vari parenti.

Alla cortese attenzione di Madame Pertignac

Mi rincresce molto non avervi potuto rispondere, malgrado le lettere inviatemi con dovizia. In questo periodo, devo occuparmi della condizione della signorina Escobar, la cui sorte mi sta particolarmente a cuore.
Non ho ancora ricevuto notizia da parte di Mr. Gillford e devo assolutamente sincerarmi delle sue intenzioni, giacché tutto è avvenuto con estrema rapidità.  In ogni caso, posso dirvi che la signorina Escobar gode di buona salute e che non avete ragione di preoccuparvi troppo.
Passa le sue giornate nel disegno e nella lettura, come si conviene. Ho chiesto l'intervento di una istitutrice francese, che possa affinare le sue doti. Ugualmente, temo di dover prendere dei provvedimenti. Ha sedici anni, pronta a debuttare in società.
Quanto alla vostra richiesta, vi informo che ciò che ho trovato potrebbe non rientrare nei vostri interessi. Data la vostra particolare condizione, mi è sembrato arduo cercar terreno fertile per il debutto di Viola tra gli inglesi. Anche se suo padre è di questa terra, ciò non toglie che lo scandalo della vostra storia ha tarpato molte ali alla vostra figliola.
Per questa ragione, mi sono presa la briga di chiedere consiglio ai miei contatti con la parte non inglese di questa città. Sono del parere che tra persone meno conservatrici, l'animo di Viola troverà maggiori benefici.
Ho tuttavia un'ulteriore soluzione che va contro il mio interesse, almeno in apparenza.
Sua Grazia, la duchessa MaryAnne Adeline Manfried mi ha assicurato che suo marito non tiene in grande considerazione i pettegolezzi che vi hanno travolta anni or sono e che, soprattutto, ama profondammente il vostro estro creativo. Mi ha gentilmente fatto notare che non le dispiacerebbe potervi ricevere nella sua villa di campagna, quando Sua Grazia il duca non è presente.
Ovviamente, mia buona amica, io e la signorina Escobar ci assicureremo di essere presenti. Non dimentico affatto la riconoscenza che nutro per voi e per la gentilezza che mi avete riservato, quando sono giunta a Londra come sposa del mio povero Alistair e poiché sono straniera sento meno il desiderio di rispettare rigidamente le norme di questa società.
Ugualmente mi adeguerò, quel tanto che basta per non gettare ombra alla memoria del mio defunto sposo.

Vi porgo i miei saluti.

Contessa Soledad Blanca Escobar Mc Stone.

La dama osservò a lungo la carta...poi vi pose il materiale per far asciugare l'inchiostro. - Sarasa- mormorò, quando si assicurò che fosse tutto asciutto- consegnate questa lettera a Madame Pertignac. Io mi devo occupare della altre lettere.-
L'indiana non si mosse.
-Cosa c'è?-chiese di nuovo la dama.
Sarasa sospirò.
-Poco fa è arrivato un dispaccio. Lady Victoria giungerà insieme alla prole tra un paio di settimane. -la informò, fissando con apatia tutto il resto.
Soledad non disse niente.
Prese con forza il foglio e, con un gesto stizzito, le intimò di andarsene.
L'indiana obbedì.






















Cremorne
Oceane si sistemò meglio lo scialle. Aveva dei toni scuri ma esaltava con estrema naturalezza il suo incarnato, rendendo con decoro l'eleganza dei suoi tratti parigini.
-Mademoiselle Treville-si sentì chiamare.
L'istitutrice si girò, non senza trattenere un sorriso.
-Mister Borowsky-salutò questa con una leggera riverenza- quando ho ricevuto questa proposta, non ho potuto fare altro che stupirmi.-
Igor ridacchiò.
-Chiedo venia per la mia eccessiva disinvoltura-rispose il russo- ma sono passati diversi giorni dal nostro ultimo incontro e non ho avuto la possibilità di darvi la spiegazione che meritavate.-
Oceane si guardò intorno. -E cosa ha fatto l'ambasciatore per ricevere una simile premura?-chiese.
Igor sospirò.
-Ho avuto alcuni dissidi con dei membri della mia famiglia...niente che non possa comunque rimediare.-rispose.
-Perdonate l'ardire-obiettò l'istitutrice- ma non è bene dar dispiacere alla propria sposa.-
Igor scosse il capo. -Non sono sposato. Non ne ho necessità al momento. I dissapori sono dovuti a questioni personali che non ho l'ardire di rivelarvi, malgrado abbiate un temperamento eccentrico.-si schermì, in un modo che la francese trovò insolito.
-Ne sono convinta. Ognuno ha i suoi problemi, in fondo.-rispose la donna.
-Non fraintendetemi, Mademoiselle-ribatté il russo- per amor di correttezza, i miei dissapori con il resto della mia famiglia sono dovuti quasi esclusivamente alla mia condizione d'illegittimo. Mio nonno ha molto a ridire su questo punto, e mia nonna non è da meno...soprattutto ora che la salute del suo nipote prediletto si è fatta tanto malferma.-
-Mi dispiace per le condizioni del vostro fratellastro. Anche per me il lavoro si sta facendo complesso.-disse la francese- Nulla d'irrimediabile, comunque.-
Igor la guardò con curiosità ma Oceane non disse altro.
Si limitò a guardare i bambini giocare di fronte a lei, gli uccelli che si levavano dai cespugli e i vari gruppi di persone che camminavano poco distante. I riccioli scuri le scivolavano ai lati, dandole un fastidioso solletico. -Mi avete detto che sono giunti dall'Oriente nuove cineserie. E'vero?-chiese, osservando lo spazio di fronte a lei.
Il russo annuì. -E'così-rispose- ma devono ancora essere messi sul mercato.-
-Non vedo l'ora di vederli-rispose la francese.
-Ve lo farò sapere senza ombra di dubbio-rispose questi- ma avrei piacere, un giorno, di conoscere la vostra storia. Ho come l'impressione che abbiate cose divertenti da narrare.-
Oceane lo guardò. -Temo di potervi soddisfare ben poco.- rispose, sistemandosi il cappellino- La mia storia non è molto allegra...e neppure interessante. Quanto alla mia famiglia, ho da tempo perso i contatti né ho interesse a riallacciarli. Non gioverebbe a nessuno una simile operazione, credetemi.-



Brennan consultava le carte da diverso tempo. I fogli si erano depositati ordinatamente con il passare delle ore, lasciando lo spazio necessario per mettere una bottiglia di alcol, ormai a mezzo. Era sempre stato un buon bevitore...anche se non eccedeva mai.
Le poche volte che lo aveva fatto, poteva contarle sulla punta delle dita. Quel giorno, tuttavia, aveva bisogno di un sostegno che solo l'alcol poteva offrirgli. La lettura della missiva di Lady Victoria, sorella minore di Alistair, era un'operazione che lo infastidiva non poco. Ugualmente, si piegò alle parole dense di miele e veleno della donna, senza rimpiangere minimamente la sua lontananza.
Prese uno dei sandwich al salmone che giacevano sul piatto e, senza nemmeno guardarlo, cominciò a mangiarlo. La lettura dei fogli era terminata da un po' ma Lord MC Kenzie pareva ugualmente assorto nei propri pensieri. Il ritorno della sorella di Alistair minacciava tempeste e, malgrado tutto, sapeva che, anche volendo, non avrebbe potuto evitarne gli strascichi. Il suo nome gli impediva di evitare una cosa simile...e si portò una mano sulla fronte, ben deciso a frenare la furia che albergava dentro. Lo scozzese sapeva benissimo che ciò che sentiva dentro minacciava di uscire fuori in qualsiasi istante, con esiti catastrofici...eppure non fece niente per fermare la tensione.
La rabbia che aveva dentro, unita al rimorso e ad alla vergogna, era un miscuglio difficilmente controllabile. Lo sapeva benissimo...per questo, la lettera che aveva ricevuto da Lady Victoria era un messaggio assai poco tollerabile. La sua comparsa significava solo una cosa...e cioé che doveva tener fede alla promessa del suo amico Alistair, insieme al nodo amaro di sentimenti che si accompagnava a quel nome, tanto rimpianto.














La stanza era avvolta dal buio. Le porte si erano chiuse dietro di lei, senza quasi accorgersene. L'irritazione per le parole provocatrici di pochi istanti prima la angustiavano non poco. -Come vi permettete di trattarmi così?-domandò, irritata.
La sagoma si avvicinò, accompagnata da una risata beffarda.
La sentì distintamente.
Il calore di quel corpo era percepibile fin lì ma il suo orgoglio si rifiutava di piegarsi ad una simile possibilità. -Non siate ridicolo. Io non ho bisogno di voi. Non ho bisogno di nessuno.-disse...ma una mano ed un braccio muscolosi la ghermirono improvvisi, avvicinandola a quel corpo celato dal buio. Soledad fece per ribattere ma prima di riuscire nell'intento, due labbra dure ed impietose calarono sulla sua bocca. Lei si divincolò per qualche tratto. Il dovere lottava furibondo contro quel calore improvviso...per poi arrendersi all'evidenza. Un animo cresciuto nel gelo, cerca e cercherà sempre calore.
Così cedette, reclinando la testa all'indietro, sconfitta.


Allora, anche questo è un capitolo di transizione. Qui abbiamo nuovi problemi e nuove vicissitudini pronte in cantiere. Le cose tra le due sorelle non si sono affatto placate e Soledad, con la sua distanza, non facilita tutto questo. Io vorrei ringraziare tutti coloro che leggono e commentono. La vicenda è molto complessa ma vedremo meglio cosa succederà. L'arrivo di nuovi personaggi porterà ulteriori scompigli.
   
 
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