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Autore: Harmonia    15/01/2008    6 recensioni
Harry riesce a sconfiggere Voldemort in una durissima battaglia, grazie al coraggioso aiuto di Hermione, ma dopo quell'esperienza vissuta insieme qualcosa inizierà a cambiare nel rapporto tra i due, e il magico trio comincerà a scricchiolare. Ma Voldemort sarà davvero morto?
Genere: Romantico, Dark, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Ron Weasley, Voldemort | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Harry si svegliò alle prime luci dell’alba, e subito si alzò e si vestì in fretta.  Dopo aver passato sei giorni in infermeria senza quasi far altro che dormire, di riposo sospettava di averne avuto abbastanza per un mese.

Sollevò appena la tenda della finestra vicina al suo letto, e i primi raggi del sole nascente penetrarono nella stanza buia. Da quel che si poteva vedere, era decisamente una bella giornata, senza ombra di nuvole in cielo. Harry rimase un po’ appoggiato alla finestra. Aveva tante cose su cui riflettere, e quello sembrava decisamente il momento adatto, ma ancora una volta sentì che non ne aveva la minima voglia. La morte di Voldemort, il suo futuro, Ginny… Per un attimo ripensò a quando Silente gli aveva illustrato la funzione del suo Pensatoio, e  Harry in quel momento desiderò intensamente di possederne uno. Gli avrebbe fatto decisamente comodo riversare ricordi e pensieri in un bacile, per liberare la mente e poterli analizzare con calma.

Ma poi, guardando il cielo limpido e terso, ricordò che c’era qualcos’altro, che per lui funzionava anche meglio di un Pensatoio, quella magnifica sensazione di euforia che invadeva il suo corpo liberandoti da ogni peso…

Muovendosi piano per non svegliare i suoi compagni, Harry prese la sua Firebolt e uscì dal dormitorio e dalla sala comune, preso da un’incontenibile voglia di volare.

Attraversò in fretta i corridoi, non del tutto sicuro di poter girare liberamente per la scuola a quell’ora del mattino, e finalmente uscì dal portone e si ritrovò all’aria aperta.

Il campo di Quidditch era ovviamente vuoto e silenzioso, e Harry provò una meravigliosa sensazione di pace anche solo guardandolo. Trepidante, inforcò la scopa e con un calcio a terra decollò.

Lì, solo, con il vento del mattino che gli fischiava nelle orecchie mentre sfrecciava con la sua scopa nel cielo terso, Harry pensò che da tempo non si sentiva così bene. Le sparizioni, le morti sempre più frequenti, la preparazione per la guerra avevano lentamente corroso il suo corpo e il suo spirito di dolore e di ansia, in attesa dello scontro finale che Harry sapeva di dover affrontare in prima persona, da solo.

Non era vero, pensò, zigzagando fra gli anelli, non aveva dovuto affrontare Voldemort da solo. Con lui c’era lei… Hermione.

Ripensandoci, Hermione per lui c’era sempre stata, da quando si erano conosciuti. L’aveva portato fino allo scontro con Raptor il primo anno, grazie a lei aveva capito il segreto del basilisco al secondo, lei lo aveva accompagnato nell’avventura nel tempo per salvare Sirius al terzo, lei era stata l’unica a credergli senza riserve, il quarto anno, quando tutti, persino Ron, erano convinti che fosse stato lui a mettere il suo nome nel calice solo per mettersi in mostra. Ecco, quella prova di fedeltà non l’aveva mai dimenticata. E poi il quinto anno, in cui solo grazie alla sua intelligenza erano riusciti a liberarsi dalla Umbridge, e solo grazie ai suoi preziosi consigli era riuscito a destreggiarsi nella sua storia con Cho…

Sempre… più ripercorreva i suoi ricordi, più si rendeva conto di come Hermione fosse stata la presenza più sicura ed importante della sua vita.

Poi gli balenò alla mente quella scena fra Ron e Hermione, la sera prima. Di sicuro non era stato affatto felice di vedere che Ron aveva deciso di provare a farsi avanti con Hermione. Harry sapeva da tempo che l’amico provava per Hermione qualcosa di più che semplice amicizia (nessuno, vedendo le sue assurde scenate di gelosia, avrebbe potuto non capirlo), e gli sembrava anche che anche Hermione fosse gelosa di Ron, ma questo non lo aveva mai disturbato. La sera prima, tornato nel dormitorio, aveva quell’immagine ancora così fresca negli occhi che non era riuscito a capire nulla di quello che provava, ma in quel momento, con i raggi di sole che lo avvolgevano mentre zigzagava sul campo, era più facile ammettere a sé stesso che era stato geloso di Hermione.

Si chiese se quel sentimento strano che provava nei confronti dell’amica fosse pericoloso, in un modo o nell’altro, ma alla fine decise di non darci troppo peso.

Ti sei solo abituato alla sua presenza si disse ti stai solo comportando come un bambino, che vuole la sua migliore amica solo per se, tutto qui

Diede un’occhiata a terra e, con suo disappunto, scorse una figura in piedi, sul prato sotto di lui.

Dannazione, non si può mai stare un po’ tranquilli

Continuò a girare abbassandosi lievemente di quota, per vedere chi fosse lo spettatore indesiderato.

Avvicinandosi, Harry vide chiaramente che si trattava di una ragazza, una ragazza con lunghi capelli castani e ondulati… il suo cuore fece una capriola all’indietro. Era Hermione.

A quella consapevolezza, Harry fu preso da un’incontrollabile voglia di fare qualcosa di molto spettacolare: subito eseguì due giri della morte esemplari, uno in avanti e uno all’indietro, e si stava giusto preparando per una bella presa del bradipo quando una vocina contrariata si fece strada dentro di lui.

Sei completamente impazzito? Quella è la tua amica, Hermione Granger, che bisogno hai di impressionarla, razza di scemo?!

Harry prese tempo con un altro giro di campo, cercando di riprendere il controllo di sé stesso e di obbligare le sue guance a tornare di un colore normale. Poi diresse il manico di scopa verso Hermione e atterrò di fianco a lei, che arretrò in fretta di diversi passi.

-Ehi, grazie per la fiducia!- disse Harry un po’ risentito -credevi che ti avrei investito?

-Non si sa mai- replicò Hermione con un sorrisetto.

-Che ci fai qui a quest’ora?- le chiese Harry, indicando il sole che ancora non aveva lasciato l’orizzonte.

-Non riuscivo a dormire- rispose semplicemente lei con un alzata di spalle -sono uscita per fare una passeggiata nel parco, poi ho visto che c’era qualcuno che volava qui al campo. Non potevi essere che tu. Ogni volta che ti vedo volare mi vengono i brividi Harry, sei davvero bravissimo…

Harry si sforzò di non arrossire a quelle parole, e soprattutto di non sembrare troppo compiaciuto.

Lo sguardo di Hermione si perse a guardare il cielo, gli occhi pieni di desiderio. Harry, non sapeva bene come, intuì che stava provando gli stessi sentimenti che aveva provato lui pochi minuti prima, ma non osava parlare.

-Ti va di fare un giro?- le chiese Harry, d’impulso.

-Un giro… dove?- squittì Hermione.

-Ma sulla scopa, no? Dai, Sali!

Hermione scosse la testa, allontanandosi impercettibilmente.

-N-no, non è il caso, sai che ho paura…

-Appunto, è il momento di fartela passare. Dai, Sali!

Hermione continuava ad esitare e Harry, vedendo la sua espressione terrorizzata, scoppiò a ridere.

-E dai Hermione, hai affrontato Lord Voldemort in persona e hai paura di salire su un manico di scopa? Tranquilla, non lascerò che tu ti faccia del male…

Pronunciò le ultime parole in modo più solenne del dovuto, tanto che si sentì arrossire, ma Hermione sorrise nervosamente.

-Va bene, ok… ma stai attento, Harry Potter, se solo osi farmi qualche scherzetto il Signore Oscuro non ti parrà nulla in confronto- lo minacciò lei.

-Ok ok, sali ora!

Hermione montò timorosa sulla scopa e circondò con le braccia la vita di Harry, che sentì il battito del suo cuore schizzare a mille.

-Pronta?

-Ehm…

Senza nemmeno darle il tempo di rispondere, Harry calciò forte il terreno e si sollevarono in aria.

Harry sentì Hermione stringersi più forte a lui mentre prendevano sempre più quota. Senza nemmeno guardarla, gli sembrò di avere davanti agli occhi la sua espressione terrorizzata, i suoi occhi serrati.

-Apri gli occhi, Hermione, altrimenti ti perderai lo spettacolo!

Un gridolino acuto e soffocato gli annunciò che Hermione aveva fatto come le aveva detto. Sentì la stretta attorno alla sua vita stringersi ancora, facendolo rimanere senza fiato, ma fortunatamente poco dopo si allentò nuovamente.

Il paesaggio intorno era bellissimo. Da una parte si stagliava la foresta proibita, cupa e minacciosa ma allo stesso tempo affascinante, e dall’altra i raggi del sole dipingevano l’acqua del lago, solitamente scuro, di riflessi dorati, mentre Hogwarts si stagliava davanti a loro, in tutta la fierezza e l’imponenza delle sue torri, illuminata dal primo sole.

Volteggiarono un po’ in aria, in un rispettoso silenzio di contemplazione, poi Harry diresse il manico di scopa verso l’erba del campo e atterrò il più lentamente possibile.

Aspettò che Hermione scendesse dalla scopa e cercò di scorgere la sua espressione, nervoso, in attesa di capire se avesse gradito il viaggio.

Improvvisamente, il sole sbucò da dietro gli alberi della foresta, illuminando Hermione, che si era girata verso Harry.

I caldi raggi mattutini donavano ai suoi capelli sfumature color miele, e facevano splendere ancora di più il suo sorriso radioso.

In quel momento, Harry si disse che non l’aveva mai guardata veramente.

-E’ stato bellissimo!- disse lei con un saltello euforico -proprio divertente! Ora che ho superato la paura dovremmo farlo, più spesso Harry!

-Tu-tutte le volte che vuoi- balbettò Harry.

-Ahhh che bello, mi sono proprio sfogata!- disse lei, stiracchiandosi -su, andiamo a colazione - e si incamminò verso il castello, apparentemente senza accorgersi dell’imbarazzo di Harry.

-Sì, ormai dovrebbe essere ora- disse Harry, riprendendosi dal suo stato di trance e cercando di riprendere il controllo.

Non aveva mai visto Hermione in quel modo, mai, in tanti anni di amicizia. Tutta la tranquillità che aveva acquisito sui suoi sentimenti si cancellò completamente, e Harry fu assalito dai dubbi.

Scosse la testa con energia, allontanando quei pensieri. Non era il momento.

Quando arrivarono, la sala grande era già affollata. Strano, a quell’ora.

Il loro ingresso fu salutato con un boato e uno scroscio di applausi. Tutti gli occhi erano puntati su Harry, che tenne i suoi fissi sulla McGranitt, in piedi, che batteva le mani.

Finalmente la professoressa alzò le mani, richiamando il silenzio. Il gesto non ebbe un’efficacia istantanea come quello di Silente, ma nel giro di un tutte minuto le urla si calmarono e gli studenti si rimisero a sedere.

-Bene- cominciò la McGranitt, quando anche Harry e Hermione ebbero preso posto al tavolo di Grifondoro - Non ho intenzione di annoiarvi con discorsi solenni,tutti quanti conosciamo gli eventi. Prima di tutto, però, vorrei chiedervi di osservare un minuto di silenzio per tutti coloro che hanno dato la loro vita in questa battaglia. Da ora.

Nella sala calò un silenzio tombale, rotto dai singhiozzi di qualche ragazzo. In tutta la sala c’era grande emozione.

-Bene- riprese la McGranitt passato il tempo previsto, con la voce rotta dall’emozione -ora ci aspettano giorni di gioia e di festeggiamenti. Prima di ciò, però, c’è un appuntamento da rispettare. Questo pomeriggio, nella foresta proibita, avrà luogo il funerale di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Gli studenti del settimo anno hanno il permesso di partecipare. nella foresta proibita. Ovviamente, sarete accompagnati da voi insegnanti.

La notizia lasciò l’intera sala sconcertata. Qualcuno urlò:

-Quello non si merita un funerale!

-Date il corpo in pasto ai ragni!

La McGranitt alzò nuovamente le mani.

-E’ un importante segno di civiltà, oltre che sarà l’occasione per provare definitivamente al mondo intero che Vol… che lui è morto.

Harry trovava ridicolo che ancora non si osasse pronunciare il nome di Voldemort, ma non disse nulla.

-E ora passiamo a notizie più liete. Siamo appena a metà anno scolastico, ma le lezioni non vengono fatte da parecchio tempo e nella scuola, a causa anche dei danni procurati dalla battaglia, manca ancora l’organizzazione. Quindi è probabile che quest’intero anno scolastico verrà cancellato, tutti gli studenti che lo desiderano lo recupereranno l’anno prossimo.

Harry fu felice di quella notizia: non era per niente pronto a lasciare Hogwarts.

-Ovviamente, per chi desidera rimanere, il tempo verrà colmato. Ad esempio organizzeremo corsi di difesa, che in questo periodo, con così tanti mangiamorte e creature oscure in circolazione, è a maggior ragione molto utile. Inoltre, la scuola e le autorità del ministero hanno convenuto che sia doveroso festeggiare la fine della guerra con un degno evento. Perciò, questa domenica qui a Hogwarts si terrà un ballo a cui tutti gli studenti della scuola sono invitati a partecipare.

Le parole della McGranitt furono salutate da applausi e urletti eccitati da parte delle ragazzi.

Ci risiamo pensò Harry con un sospiro, ricordando il ballo del ceppo.

-Beh, una cosa è certa Harry- disse Ron, mentre lui, Harry e Hermione tornavano alla sala comune -questa volta se c’è uno che non avrà problemi a trovare un’accompagnatrice sei tu. Viste le ragazze che ti volevano invitare dopo aver sconfitto un drago, non oso immaginare dopo Tu-sai-chi! Ah no, dimenticavo- aggiunse precipitosamente -tu hai Ginny, vero?

Sinceramente, anche Harry se n’era dimenticato. Lui e Ginny si erano parlati così poco ultimamente, e non certo per colpa della ragazza, che non sapeva come comportarsi con lei. Ma soprattutto, l’immagine di Hermione illuminata dal sole continuava a tornargli alla mente. Non c’era niente che potesse fare per respingerla, e nemmeno lo voleva.

-Tu hai un’idea di chi invitare?- chiese a Ron, fingendo indifferenza.

-Beh sì, un’idea ce l’avrei- rispose l’amico, che arrossì immediatamente e, con grande disappunto di Harry, lanciò una rapida occhiata a Hermione, che li precedeva di qualche passo, apparentemente indifferente alla conversazione, ma harry riuscì a scorgere il rossore sulle sue guance.

 

Quel pomeriggio, tutti gli studenti avanzavano timorosi all’interno della foresta proibita, accompagnati da quasi tutti i professori di Hogwarts e da un paio di auror del Ministero.

Harry ormai aveva percorso la foresta tante volte che non faceva quasi più caso al buio fitto e agli strani rumori e versi che spesso si sentivano, ma i suoi compagni, che non avevano certo la sua esperienza, apparivano terrorizzati.

Calì stringeva forte il braccio di Seamus, che pareva tutt’altro che dispiaciuto, e Lavanda era stratta ad un altro ragazzo che Harry non conosceva. Notò che c’era un gruppetto di ragazzi per ogni Casa, tranne Serpeverde, ma era prevedibile.

Finalmente, dopo una mezz’ora buona di cammino, avvistarono degli oggetto posizionati sul prato che brillavano nella semioscurità della sera.

Passaporte, pensò Harry.

La McGranitt li dispose tutti in gruppetti, ognuno attorno ad una passaporta. Harry si affrettò a toccare una vecchia pentola arrugginita, insieme a Ron, Hermione, Calì, Dean, Seamus e altri ragazzi che conosceva solo di vista. Si guardarono tutti per un istante, chiedendosi dove quell’oggetto li avrebbe portati, poi Harry sentì il famigliare strappo all’ombelico e chiuse gli occhi.

Atterrò bruscamente su un terreno umido e sentì i suoi occhiali lasciare il suo naso e cadere a terra. Si alzò, vergognandosi, dopo ormai anni di esperienza magica, di non aver ancora imparato ad atterrare come si deve. Mentre cercava a tentoni i suoi occhiali, sentiva i bisbigli spaventati dei suoi compagni, ma lui non riusciva ancora a distinguere l’ambiente circostante.

Finalmente li trovò e se li mise, curioso di vedere dov’erano andati a finire.

Appena riuscì a distinguere le bianche pietre tombali e la nebbiolina che le circondava, ebbe un tuffo al cuore e sentì il suo stomaco contrarsi quasi fino a scoppiare. Doveva essere impallidito parecchio, perché sentiva lo sguardo dei suoi compagni su di sé, ma lui non riusciva a staccare gli occhi dalla scritta Tom Ridde incisa nel marmo che ben ricordava.

-Harry- disse delicatamente la voce di Hermione.

-E’ il cimitero dove sono stato al quarto anno- rispose Harry alla sua domanda sottintesa, cercando di imporre alla sua voce di non tremare -quello in cui Voldemort è tornato.

Sentì Ron e altri trattenere il respiro al suo fianco, ma la sua attenzione era stata catturata da qualcos’altro. Ci fu un piccolo bagliore, e, insieme  ad una bottiglia di vetro rotta, apparvero due funzionari del Ministero, e con loro il cadavere di Voldemort.

Tutti i sussurri si calmarono, e sulla radura calò il silenzio. Stettero qualche minuto ad aspettare che tutto fosse pronto per procedere. Harry sperava solo che si sbrigassero: sentiva che non avrebbe retto ancora per molto in quella radura.

Finalmente, senza pronunciare una parola, un uomo alto vestito completamente di nero sollevò la bacchetta, e fra molte esclamazioni di sorpresa, il corpo di Voldemort venne avvolto da alte fiamme verdi. Subito un lamento straziante riempì l’aria, e Harry sentì quasi il cuore scoppiargli in petto per lo spavento mentre brividi profondi gli scendevano lungo la schiena. Provò a tapparsi le orecchie ma non ottenne alcun risultato: quel lamento sembrava essere dentro di lui. Si guardò intorno, per capire se li sentissero tutti, ma non gli parve di vedere reazioni sui volti dei suoi compagni. Solo Hermione spalancò gli occhi, inorridita e spaventata. Avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma sentì che non era il momento.

Rimasero tutti a fissare il corpo del mago oscuro che scompariva lentamente. Harry si sentiva molto strano: non provava certo lo stesso dolore che lo aveva divorato al funerale di Silente, però sentiva come un grosso nodo in gola che gli impediva di respirare. Si stupì nel capire che era commozione.

Le fiamme verdi ormai si erano propagate verso l’alto, e in mezzo a quello strano fuoco a Harry parve di distinguere delle sagome. I suoi genitori, Cedric, Sirius, Silente… Tutti loro avevano dato la loro vita per consentire ciò che stava accadendo.

Sentì gli occhi inumidirsi, ma si costrinse a non lasciar fuggire neanche una lacrima, che i due giornalisti del profeta presenti sarebbero stati ben felici di immortalare.

Mentre tentava di ricomporsi, sentì una mano morbida e fredda infilarsi nella sua, e capì senza nemmeno voltarsi che era quella di Hermione. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e Harry strinse forte la sua mano, incapace di realizzare cosa stesse succedendo. La suggestione di quel luogo era troppo forte per permettergli di pensare. Respirò il profumo dei suoi capelli, così vicini al suo viso, e finalmente il nodo in gola parve sciogliersi.

Il terribile lamento diminuiva di intensità mano a mano che le fiamme si abbassavano. Quando scomparvero del tutto, videro che il corpo di Voldemort era scomparso, sostituito da una piccola cassa nera aperta, contenente solo terra, ossa e sangue. Il mio sangue pensò Harry inorridito. Aveva la nausea, ma fortunatamente qualcuno chiuse la cassa prima che peggiorasse. I resti di Voldemort furono seppelliti vicino alla tomba del padre, cosa che probabilmente, pensò Harry, Voldemort in vita non avrebbe per nulla gradito, e dubitava che anche da morto avesse potuto riacquistare un po’ di umanità.

Harry si riscosse finalmente dalla suggestione di quel momento e Hermione sollevò in fretta la testa dalla sua spalla. Si guardarono per un attimo, e Harry vide che gli occhi di Hermione erano rossi e ancora lucidi. Sperò intensamente che i suoi si fossero asciugati a dovere.

La McGranitt richiamò tutti all’ordine e li invitò a raggiungere di nuovo le loro passaporte. Harry sentì gli sguardi di tutti addosso, ma lui continuò a fissare ostinatamente la lampada arrugginita come se fosse stata la cosa più bella e affascinante che avesse mai visto. Un altro strappo all’ombelico gli annunciò che stava per lasciare quel luogo che tanto a lungo aveva popolato i suoi incubi.

 

 

 

 

Ecco qui il terzo capitolo! Grazie mille a stizy, granger90, Andie! e Daphne_91 per aver commentato, sono contentissima che la storia vi stia piacendo!

  
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