La mattina
dopo Harry si svegliò alle prime luci
dell’alba, e subito si alzò e si vestì
in fretta. Dopo
aver passato sei giorni in infermeria
senza quasi far altro che dormire, di riposo sospettava di averne avuto
abbastanza per un mese.
Sollevò
appena la tenda della finestra vicina al
suo letto, e i primi raggi del sole nascente penetrarono nella stanza
buia. Da
quel che si poteva vedere, era decisamente una bella giornata, senza
ombra di
nuvole in cielo. Harry rimase un po’ appoggiato alla
finestra. Aveva tante cose
su cui riflettere, e quello sembrava decisamente il momento adatto, ma
ancora
una volta sentì che non ne aveva la minima voglia. La morte
di Voldemort, il
suo futuro, Ginny… Per un attimo ripensò a quando
Silente gli aveva illustrato
la funzione del suo Pensatoio, e Harry
in quel momento desiderò intensamente di possederne uno. Gli
avrebbe fatto
decisamente comodo riversare ricordi e pensieri in un bacile, per
liberare la
mente e poterli analizzare con calma.
Ma poi,
guardando il cielo limpido e terso, ricordò
che c’era qualcos’altro, che per lui funzionava
anche meglio di un Pensatoio,
quella magnifica sensazione di euforia che invadeva il suo corpo
liberandoti da
ogni peso…
Muovendosi
piano per non svegliare i suoi compagni,
Harry prese la sua Firebolt e uscì dal dormitorio e dalla
sala comune, preso da
un’incontenibile voglia di volare.
Attraversò
in fretta i corridoi, non del tutto
sicuro di poter girare liberamente per la scuola a quell’ora
del mattino, e
finalmente uscì dal portone e si ritrovò
all’aria aperta.
Il campo di
Quidditch era ovviamente vuoto e
silenzioso, e Harry provò una meravigliosa sensazione di
pace anche solo
guardandolo. Trepidante, inforcò la scopa e con un calcio a
terra decollò.
Lì,
solo, con il vento del mattino che gli
fischiava nelle orecchie mentre sfrecciava con la sua scopa nel cielo
terso,
Harry pensò che da tempo non si sentiva così
bene. Le sparizioni, le morti
sempre più frequenti, la preparazione per la guerra avevano
lentamente corroso
il suo corpo e il suo spirito di dolore e di ansia, in attesa dello
scontro
finale che Harry sapeva di dover affrontare in prima persona, da solo.
Non era vero,
pensò, zigzagando fra gli anelli, non
aveva dovuto affrontare Voldemort da solo. Con lui c’era
lei… Hermione.
Ripensandoci,
Hermione per lui c’era sempre stata,
da quando si erano conosciuti. L’aveva portato fino allo
scontro con Raptor il
primo anno, grazie a lei aveva capito il segreto del basilisco al
secondo, lei
lo aveva accompagnato nell’avventura nel tempo per salvare
Sirius al terzo, lei
era stata l’unica a credergli senza riserve, il quarto anno,
quando tutti,
persino Ron, erano convinti che fosse stato lui a mettere il suo nome
nel
calice solo per mettersi in mostra. Ecco, quella prova di
fedeltà non l’aveva mai
dimenticata. E poi il quinto anno, in cui solo grazie alla sua
intelligenza
erano riusciti a liberarsi dalla Umbridge, e solo grazie ai suoi
preziosi
consigli era riuscito a destreggiarsi nella sua storia con
Cho…
Sempre…
più ripercorreva i suoi ricordi, più si
rendeva conto di come Hermione fosse stata la presenza più
sicura ed importante
della sua vita.
Poi gli
balenò alla mente quella scena fra Ron e
Hermione, la sera prima. Di sicuro non era stato affatto felice di
vedere che
Ron aveva deciso di provare a farsi avanti con Hermione. Harry sapeva
da tempo
che l’amico provava per Hermione qualcosa di più
che semplice amicizia
(nessuno, vedendo le sue assurde scenate di gelosia, avrebbe potuto non
capirlo), e gli sembrava anche che anche Hermione fosse gelosa di Ron,
ma
questo non lo aveva mai disturbato. La sera prima, tornato nel
dormitorio,
aveva quell’immagine ancora così fresca negli
occhi che non era riuscito a
capire nulla di quello che provava, ma in quel momento, con i raggi di
sole che
lo avvolgevano mentre zigzagava sul campo, era più facile
ammettere a sé stesso
che era stato geloso di Hermione.
Si chiese se
quel sentimento strano che provava nei
confronti dell’amica fosse pericoloso, in un modo o
nell’altro, ma alla fine
decise di non darci troppo peso.
Ti sei
solo abituato alla sua presenza si disse ti stai solo comportando come un bambino, che vuole
la sua migliore
amica solo per se, tutto qui
Diede
un’occhiata a terra e, con suo disappunto,
scorse una figura in piedi, sul prato sotto di lui.
Dannazione,
non si può mai stare un po’ tranquilli
Continuò
a girare abbassandosi lievemente di quota,
per vedere chi fosse lo spettatore indesiderato.
Avvicinandosi,
Harry vide chiaramente che si
trattava di una ragazza, una ragazza con lunghi capelli castani e
ondulati… il
suo cuore fece una capriola all’indietro. Era Hermione.
A quella
consapevolezza, Harry fu preso da
un’incontrollabile voglia di fare qualcosa di molto
spettacolare: subito eseguì
due giri della morte esemplari, uno in avanti e uno
all’indietro, e si stava
giusto preparando per una bella presa del bradipo quando una vocina
contrariata
si fece strada dentro di lui.
Sei
completamente impazzito? Quella
è la tua amica, Hermione Granger, che bisogno hai di
impressionarla, razza di
scemo?!
Harry prese
tempo con un altro giro di campo,
cercando di riprendere il controllo di sé stesso e di
obbligare le sue guance a
tornare di un colore normale. Poi diresse il manico di scopa verso
Hermione e
atterrò di fianco a lei, che arretrò in fretta di
diversi passi.
-Ehi, grazie
per la fiducia!- disse Harry un po’
risentito -credevi che ti avrei investito?
-Non si sa
mai- replicò Hermione con un sorrisetto.
-Che ci fai
qui a quest’ora?- le chiese Harry,
indicando il sole che ancora non aveva lasciato l’orizzonte.
-Non riuscivo
a dormire- rispose semplicemente lei
con un alzata di spalle -sono uscita per fare una passeggiata nel
parco, poi ho
visto che c’era qualcuno che volava qui al campo. Non potevi
essere che tu.
Ogni volta che ti vedo volare mi vengono i brividi Harry, sei davvero
bravissimo…
Harry si
sforzò di non arrossire a quelle parole, e
soprattutto di non sembrare troppo compiaciuto.
Lo sguardo di
Hermione si perse a guardare il
cielo, gli occhi pieni di desiderio. Harry, non sapeva bene come,
intuì che
stava provando gli stessi sentimenti che aveva provato lui pochi minuti
prima,
ma non osava parlare.
-Ti va di
fare un giro?- le chiese Harry,
d’impulso.
-Un
giro… dove?- squittì Hermione.
-Ma sulla
scopa, no? Dai, Sali!
Hermione
scosse la testa, allontanandosi
impercettibilmente.
-N-no, non
è il caso, sai che ho paura…
-Appunto,
è il momento di fartela passare. Dai,
Sali!
Hermione
continuava ad esitare e Harry, vedendo la
sua espressione terrorizzata, scoppiò a ridere.
-E dai
Hermione, hai affrontato Lord Voldemort in
persona e hai paura di salire su un manico di scopa? Tranquilla, non
lascerò
che tu ti faccia del male…
Pronunciò
le ultime parole in modo più solenne del
dovuto, tanto che si sentì arrossire, ma Hermione sorrise
nervosamente.
-Va bene,
ok… ma stai attento, Harry Potter, se
solo osi farmi qualche scherzetto il Signore Oscuro non ti
parrà nulla in
confronto- lo minacciò lei.
-Ok ok, sali
ora!
Hermione
montò timorosa sulla scopa e circondò con
le braccia la vita di Harry, che sentì il battito del suo
cuore schizzare a
mille.
-Pronta?
-Ehm…
Senza nemmeno
darle il tempo di rispondere, Harry
calciò forte il terreno e si sollevarono in aria.
Harry
sentì Hermione stringersi più forte a lui
mentre prendevano sempre più quota. Senza nemmeno guardarla,
gli sembrò di
avere davanti agli occhi la sua espressione terrorizzata, i suoi occhi
serrati.
-Apri gli
occhi, Hermione, altrimenti ti perderai
lo spettacolo!
Un gridolino
acuto e soffocato gli annunciò che
Hermione aveva fatto come le aveva detto. Sentì la stretta
attorno alla sua
vita stringersi ancora, facendolo rimanere senza fiato, ma
fortunatamente poco
dopo si allentò nuovamente.
Il paesaggio
intorno era bellissimo. Da una parte
si stagliava la foresta proibita, cupa e minacciosa ma allo stesso
tempo
affascinante, e dall’altra i raggi del sole dipingevano
l’acqua del lago,
solitamente scuro, di riflessi dorati, mentre Hogwarts si stagliava
davanti a
loro, in tutta la fierezza e l’imponenza delle sue torri,
illuminata dal primo
sole.
Volteggiarono
un po’ in aria, in un rispettoso
silenzio di contemplazione, poi Harry diresse il manico di scopa verso
l’erba
del campo e atterrò il più lentamente possibile.
Aspettò
che Hermione scendesse dalla scopa e cercò
di scorgere la sua espressione, nervoso, in attesa di capire se avesse
gradito
il viaggio.
Improvvisamente,
il sole sbucò da dietro gli alberi
della foresta, illuminando Hermione, che si era girata verso Harry.
I caldi raggi
mattutini donavano ai suoi capelli
sfumature color miele, e facevano splendere ancora di più il
suo sorriso
radioso.
In quel
momento, Harry si disse che non l’aveva mai
guardata veramente.
-E’
stato bellissimo!- disse lei con un saltello
euforico -proprio divertente! Ora che ho superato la paura dovremmo
farlo, più
spesso Harry!
-Tu-tutte le
volte che vuoi- balbettò Harry.
-Ahhh che
bello, mi sono proprio sfogata!- disse
lei, stiracchiandosi -su, andiamo a colazione - e si
incamminò verso il
castello, apparentemente senza accorgersi dell’imbarazzo di
Harry.
-Sì,
ormai dovrebbe essere ora- disse Harry,
riprendendosi dal suo stato di trance e cercando di riprendere il
controllo.
Non aveva mai
visto Hermione in quel modo, mai, in
tanti anni di amicizia. Tutta la tranquillità che aveva
acquisito sui suoi
sentimenti si cancellò completamente, e Harry fu assalito
dai dubbi.
Scosse la
testa con energia, allontanando quei
pensieri. Non era il momento.
Quando
arrivarono, la sala grande era già
affollata. Strano, a quell’ora.
Il loro
ingresso fu salutato con un boato e uno
scroscio di applausi. Tutti gli occhi erano puntati su Harry, che tenne
i suoi
fissi sulla McGranitt, in piedi, che batteva le mani.
Finalmente la
professoressa alzò le mani,
richiamando il silenzio. Il gesto non ebbe un’efficacia
istantanea come quello
di Silente, ma nel giro di un tutte minuto le urla si calmarono e gli
studenti
si rimisero a sedere.
-Bene-
cominciò la McGranitt, quando anche Harry e
Hermione ebbero preso posto al tavolo di Grifondoro - Non ho intenzione
di
annoiarvi con discorsi solenni,tutti quanti conosciamo gli eventi.
Prima di
tutto, però, vorrei chiedervi di osservare un minuto di
silenzio per tutti
coloro che hanno dato la loro vita in questa battaglia. Da ora.
Nella sala
calò un silenzio tombale, rotto dai
singhiozzi di qualche ragazzo. In tutta la sala c’era grande
emozione.
-Bene-
riprese la McGranitt passato il tempo
previsto, con la voce rotta dall’emozione -ora ci aspettano
giorni di gioia e
di festeggiamenti. Prima di ciò, però,
c’è un appuntamento da rispettare.
Questo pomeriggio, nella foresta proibita, avrà luogo il
funerale di
Colui-che-non-deve-essere-nominato. Gli studenti del settimo anno hanno
il
permesso di partecipare. nella foresta proibita. Ovviamente, sarete
accompagnati da voi insegnanti.
La notizia
lasciò l’intera sala sconcertata. Qualcuno
urlò:
-Quello non
si merita un funerale!
-Date il
corpo in pasto ai ragni!
La McGranitt
alzò nuovamente le mani.
-E’
un importante segno di civiltà, oltre che sarà
l’occasione per provare definitivamente al mondo intero che
Vol… che lui è
morto.
Harry trovava
ridicolo che ancora non si osasse
pronunciare il nome di Voldemort, ma non disse nulla.
-E ora
passiamo a notizie più liete. Siamo appena a
metà anno scolastico, ma le lezioni non vengono fatte da
parecchio tempo e
nella scuola, a causa anche dei danni procurati dalla battaglia, manca
ancora
l’organizzazione. Quindi è probabile che
quest’intero anno scolastico verrà
cancellato, tutti gli studenti che lo desiderano lo recupereranno
l’anno
prossimo.
Harry fu
felice di quella notizia: non era per niente
pronto a lasciare Hogwarts.
-Ovviamente,
per chi desidera rimanere, il tempo
verrà colmato. Ad esempio organizzeremo corsi di difesa, che
in questo periodo,
con così tanti mangiamorte e creature oscure in
circolazione, è a maggior
ragione molto utile. Inoltre, la scuola e le autorità del
ministero hanno
convenuto che sia doveroso festeggiare la fine della guerra con un
degno
evento. Perciò, questa domenica qui a Hogwarts si
terrà un ballo a cui tutti
gli studenti della scuola sono invitati a partecipare.
Le parole
della McGranitt furono salutate da
applausi e urletti eccitati da parte delle ragazzi.
Ci
risiamo
pensò Harry con un sospiro, ricordando il ballo del ceppo.
-Beh, una
cosa è certa Harry- disse Ron, mentre
lui, Harry e Hermione tornavano alla sala comune -questa volta se
c’è uno che
non avrà problemi a trovare un’accompagnatrice sei
tu. Viste le ragazze che ti
volevano invitare dopo aver sconfitto un drago, non oso immaginare dopo
Tu-sai-chi! Ah no, dimenticavo- aggiunse precipitosamente -tu hai
Ginny, vero?
Sinceramente,
anche Harry se n’era dimenticato. Lui
e Ginny si erano parlati così poco ultimamente, e non certo
per colpa della
ragazza, che non sapeva come comportarsi con lei. Ma soprattutto,
l’immagine di
Hermione illuminata dal sole continuava a tornargli alla mente. Non
c’era
niente che potesse fare per respingerla, e nemmeno lo voleva.
-Tu hai
un’idea di chi invitare?- chiese a Ron,
fingendo indifferenza.
-Beh
sì, un’idea ce l’avrei- rispose
l’amico, che
arrossì immediatamente e, con grande disappunto di Harry,
lanciò una rapida
occhiata a Hermione, che li precedeva di qualche passo, apparentemente
indifferente
alla conversazione, ma harry riuscì a scorgere il rossore
sulle sue guance.
Quel
pomeriggio, tutti gli studenti avanzavano
timorosi all’interno della foresta proibita, accompagnati da
quasi tutti i
professori di Hogwarts e da un paio di auror del Ministero.
Harry ormai
aveva percorso la foresta tante volte
che non faceva quasi più caso al buio fitto e agli strani
rumori e versi che
spesso si sentivano, ma i suoi compagni, che non avevano certo la sua
esperienza, apparivano terrorizzati.
Calì
stringeva forte il braccio di Seamus, che
pareva tutt’altro che dispiaciuto, e Lavanda era stratta ad
un altro ragazzo
che Harry non conosceva. Notò che c’era un
gruppetto di ragazzi per ogni Casa,
tranne Serpeverde, ma era prevedibile.
Finalmente,
dopo una mezz’ora buona di cammino,
avvistarono degli oggetto posizionati sul prato che brillavano nella
semioscurità della sera.
Passaporte,
pensò
Harry.
La McGranitt
li dispose tutti in gruppetti, ognuno
attorno ad una passaporta. Harry si affrettò a toccare una
vecchia pentola
arrugginita, insieme a Ron, Hermione, Calì, Dean, Seamus e
altri ragazzi che
conosceva solo di vista. Si guardarono tutti per un istante,
chiedendosi dove
quell’oggetto li avrebbe portati, poi Harry sentì
il famigliare strappo
all’ombelico e chiuse gli occhi.
Atterrò
bruscamente su un terreno umido e sentì i
suoi occhiali lasciare il suo naso e cadere a terra. Si
alzò, vergognandosi,
dopo ormai anni di esperienza magica, di non aver ancora imparato ad
atterrare
come si deve. Mentre cercava a tentoni i suoi occhiali, sentiva i
bisbigli
spaventati dei suoi compagni, ma lui non riusciva ancora a distinguere
l’ambiente circostante.
Finalmente li
trovò e se li mise, curioso di vedere
dov’erano andati a finire.
Appena
riuscì a distinguere le bianche pietre
tombali e la nebbiolina che le circondava, ebbe un tuffo al cuore e
sentì il
suo stomaco contrarsi quasi fino a scoppiare. Doveva essere impallidito
parecchio, perché sentiva lo sguardo dei suoi compagni su di
sé, ma lui non
riusciva a staccare gli occhi dalla scritta Tom
Ridde incisa nel marmo che ben ricordava.
-Harry- disse
delicatamente la voce di Hermione.
-E’
il cimitero dove sono stato al quarto anno-
rispose Harry alla sua domanda sottintesa, cercando di imporre alla sua
voce di
non tremare -quello in cui Voldemort è tornato.
Sentì
Ron e altri trattenere il respiro al suo
fianco, ma la sua attenzione era stata catturata da
qualcos’altro. Ci fu un
piccolo bagliore, e, insieme ad
una bottiglia
di vetro rotta, apparvero due funzionari del Ministero, e con loro il
cadavere
di Voldemort.
Tutti i
sussurri si calmarono, e sulla radura calò
il silenzio. Stettero qualche minuto ad aspettare che tutto fosse
pronto per
procedere. Harry sperava solo che si sbrigassero: sentiva che non
avrebbe retto
ancora per molto in quella radura.
Finalmente,
senza pronunciare una parola, un uomo
alto vestito completamente di nero sollevò la bacchetta, e
fra molte
esclamazioni di sorpresa, il corpo di Voldemort venne avvolto da alte
fiamme
verdi. Subito un lamento straziante riempì l’aria,
e Harry sentì quasi il cuore
scoppiargli in petto per lo spavento mentre brividi profondi gli
scendevano
lungo la schiena. Provò a tapparsi le orecchie ma non
ottenne alcun risultato:
quel lamento sembrava essere dentro di lui. Si guardò
intorno, per capire se li
sentissero tutti, ma non gli parve di vedere reazioni sui volti dei
suoi
compagni. Solo Hermione spalancò gli occhi, inorridita e
spaventata. Avrebbe
voluto chiederle qualcosa, ma sentì che non era il momento.
Rimasero
tutti a fissare il corpo del mago oscuro
che scompariva lentamente. Harry si sentiva molto strano: non provava
certo lo
stesso dolore che lo aveva divorato al funerale di Silente,
però sentiva come
un grosso nodo in gola che gli impediva di respirare. Si
stupì nel capire che
era commozione.
Le fiamme
verdi ormai si erano propagate verso
l’alto, e in mezzo a quello strano fuoco a Harry parve di
distinguere delle
sagome. I suoi genitori, Cedric, Sirius, Silente… Tutti loro
avevano dato la
loro vita per consentire ciò che stava accadendo.
Sentì
gli occhi inumidirsi, ma si costrinse a non
lasciar fuggire neanche una lacrima, che i due giornalisti del profeta
presenti
sarebbero stati ben felici di immortalare.
Mentre
tentava di ricomporsi, sentì una mano
morbida e fredda infilarsi nella sua, e capì senza nemmeno
voltarsi che era
quella di Hermione. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e
Harry strinse
forte la sua mano, incapace di realizzare cosa stesse succedendo. La
suggestione di quel luogo era troppo forte per permettergli di pensare.
Respirò
il profumo dei suoi capelli, così vicini al suo viso, e
finalmente il nodo in
gola parve sciogliersi.
Il terribile
lamento diminuiva di intensità mano a
mano che le fiamme si abbassavano. Quando scomparvero del tutto, videro
che il
corpo di Voldemort era scomparso, sostituito da una piccola cassa nera
aperta,
contenente solo terra, ossa e sangue. Il
mio sangue pensò Harry inorridito. Aveva la
nausea, ma fortunatamente qualcuno
chiuse la cassa prima che peggiorasse. I resti di Voldemort furono
seppelliti
vicino alla tomba del padre, cosa che probabilmente, pensò
Harry, Voldemort in
vita non avrebbe per nulla gradito, e dubitava che anche da morto
avesse potuto
riacquistare un po’ di umanità.
Harry si
riscosse finalmente dalla suggestione di
quel momento e Hermione sollevò in fretta la testa dalla sua
spalla. Si
guardarono per un attimo, e Harry vide che gli occhi di Hermione erano
rossi e
ancora lucidi. Sperò intensamente che i suoi si fossero
asciugati a dovere.
La McGranitt
richiamò tutti all’ordine e li invitò
a raggiungere di nuovo le loro passaporte. Harry sentì gli
sguardi di tutti
addosso, ma lui continuò a fissare ostinatamente la lampada
arrugginita come se
fosse stata la cosa più bella e affascinante che avesse mai
visto. Un altro
strappo all’ombelico gli annunciò che stava per
lasciare quel luogo che tanto a
lungo aveva popolato i suoi incubi.
Ecco qui il
terzo capitolo! Grazie mille a stizy,
granger90, Andie! e Daphne_91 per aver commentato, sono contentissima
che la
storia vi stia piacendo!