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Autore: Nidham    02/07/2013    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dove dannazione può essersi cacciato quello stramaledetto elfo, per le tette di Andraste?” Alistair non era solito bestemmiare, ma, negli ultimi due giorni, aveva dovuto concordare con Oghren in merito al valore catartico di un'imprecazione ben piazzata.

Aveva fatto setacciare la città palmo a palmo, interrogato ogni possibile testimone, distolto la guardia reale dai suoi usuali e più importanti compiti, pur di trovarlo, ma quel malefico assassino sembrava sparito in una nuvola di fumo. Nessuno l'aveva visto lasciare il castello, nessuno era riuscito a trovare una seppur minima traccia che indicasse dove fosse diretto.

“Avrei dovuto chiuderlo nelle segrete, non offrirgli una stanza” borbottò il re, rinunciando a consumare definitivamente il tappeto e sedendosi, con aria sconfortata, dietro ad una scrivania di quercia invasa da un ormai indistricabile disordine. “Dovevamo immaginare che avrebbe preso il volo.”

“E' evidente che non voglia farsi trovare” il nano era rimasto composto, con un leggero sorrisino stampato sotto la barba, a godersi l'insolita sfuriata del suo usualmente compassato amico e signore. “Tutto sommato, se non vuole il nostro aiuto, non possiamo imporglielo.”
“Io non voglio trovarlo per aiutarlo” Alistair lo guardò con occhi di brace. “Io voglio trovarlo per strangolarlo con le mie stesse mani.”

Zevran era il suo più stretto legame con l'unica cosa che avesse mai amato, era il suo rivale e il suo amico, la sua condanna e la sua nemesi. Solo il Creatore sapeva che non gli sarebbe importato di perdere le tracce di quell'odioso individuo, se Eilin non avesse creato quel legame così vivido tra loro tre, ma l'elfo era l'unico che potesse capirlo, l'unico che potesse aiutarlo. Non aveva il diritto di fuggire e decidere da solo il destino di tutti; non aveva il diritto di arrogarsi il compito di salvarla.

“Forse è per questo che non vuole farsi trovare” sbottò Oghren con una grassa risata, tenendosi la pancia prominente con la mano libera dal boccale. “Quell'elfetta ha un istinto di sopravvivenza molto sviluppato.”

L'occhiataccia che si guadagnò spense un po' il suo buonumore, ma non scoraggiò il nano, pur muovendolo a compassione.

“Calmati ragazzo, hai la faccia tutta rossa e tirata. Sembri uno di quei rospi di palude che Flemeth teneva sotto vetro” si alzò, per battergli, un po' maldestramente, la mano sulla spalla. “Wynne e Leliana sono già in viaggio verso la Torre, presto ci faranno avere notizie...”

“E mi impediranno di andare in suo soccorso” Alistair si passò la mano sugli occhi, prima di tirare indietro il volto, mostrando tutta la sua stanchezza. “Perché se è l'Oblio quello che ho avvertito, nessuna persona dotata di buonsenso mi permetterebbe di andarci a curiosare.”

Oghren si trattenne a stento dal dar voce a quanto entrambi sapevano, perché non c'era bisogno di parole per comprendere come fosse stata proprio questa consapevolezza a spingere Zevran alla fuga. Nessuna logica o prudenza avrebbero potuto fermarlo, se si trattava di Eilin.

“Mi sembrava che nemmeno tu fossi molto ansioso di infilarti in quell'inferno” disse invece, con tono piatto. “Hai dato la tua parola alla maga senza esitare.” Non voleva essere un rimprovero, ma Alistair si vergognò ugualmente della sua codardia.

Era stato suo marito, suo amante, suo compagno, le aveva promesso amore e protezione, aveva pianto per lei e rimpianto le sue scelta, ma adesso che si trovava nuovamente ad un bivio, tra la morale comune e il suo bene, pensava ancora di tradirla.

“Le buone sorelle avevano ragione, quando dicevano di non fare sesso prima del matrimonio” sentenziò con un sorriso privo di luce. “Se non mi fossi approfittato di lei, quella notte, forse le cose sarebbero andate diversamente, forse avrebbe scelto diversamente.”

“Forse tu saresti morto vergine come uno stupido” questa volta la mano si mosse più decisa, tirandogli un sonoro scappellotto. “Che razza di ciance vai facendo? Tu e Eilin eravate innamorati e, per quanto del buon sesso possa essere importante per rinsaldare un sentimento del genere, non credo tu fossi così bravo da aver potuto influenzare il suo affetto, solo portandotela a letto. Quindi è evidente che la ragazza ti amava per ciò che sei, non per il tuo orologio!”

“Quello che volevo dire è che non avrei dovuto legarla a me” bofonchiò, massaggiandosi il bernoccolo che già stava formandosi sulla sommità del suo cranio. “Zevran sarebbe stato un compagno migliore e ora potrebbero essere vivi e felici a metter su famiglia.”

“L'elfetta ha qualche buona qualità, non posso negarlo” si guardò intorno, quasi temesse di vederlo spuntare da un angolo per rinfacciargli quell'affermazione. “E tu non dovrai mai dirgli che l'ho ammesso! Ma il nostro capo, per chissà quale motivo, ha scelto te. Non era una stupida e non credo sia giusto sminuire la sua volontà, solo per sentirsi più in pace con la propria coscienza. Eilin si è presa la responsabilità delle sue decisioni. E' ora che tu faccia altrettanto.”

“L'ho fatto” Alistair quasi gridò, per la frustrazione. “E lei è morta.”

Aveva i pugni talmente serrati che delle gocce di sangue scivolarono sulla superficie lucida della scrivania, macchiando le mappe che vi erano affastellate.

Si fissarono per un lungo attimo, la furia devastata di occhi vuoti e sperduti riflessa nell'abisso calmo e triste di uno sguardo consapevole.

Fu un leggero, ma deciso, bussare alla porta che li riscosse, dando loro appena il tempo di ricomporsi prima che l'Arle irrompesse con prepotente decisione nella stanza.

“Questa follia deve finire, Alistair” non era solito usare il suo titolo, in privato, quasi a sottolineare il suo vecchio ruolo e la sua autorità. “Non potete continuare a sguinzagliare le guardie per le strade cittadine come fossero cani da fiuto, né potete perdere altro tempo con queste sciocchezze. Il regno ha bisogno di voi e i morti devono essere lasciati nelle tombe.”

Troppo preso dalla sua tirata non notò la luce assassina che, per un attimo, aveva illuminato gli occhi del suo pupillo, né si accorse del pericoloso tendersi dei muscoli delle sue spalle.

“Wynne mi ha informato, prima di allontanarsi, del motivo del suo viaggio. Mi ha chiesto di prendermi cura di voi...”

“Gentile da parte sua” il sarcasmo era così denso che si sarebbe potuto tagliare con la spada.

“E io ho intenzione di farlo, impedendovi di rendervi ridicolo e perdere il vostro prezioso tempo in faccende senza senso.”
“Senza senso?” adesso Alistair era in piedi, lo sguardo fisso in quello dell'uomo che aveva sempre considerato un padre, pronto a saltargli alla gola. “La mia sposa potrebbe essere imprigionata in qualche dannato ricettacolo d'inferno e preoccuparmene non avrebbe senso?”

“La tua sposa è morta!”

“Perché noi potessimo vivere, terrei a specificare” la voce di Oghren quasi non fu udita nel crepitio di elettricità che pervadeva l'aria.

“Devi rassegnarti” aggiunse Eamon, cercando di moderare il tono. “Per quanto possa essere doloroso, non sei l'unico ad aver perso qualcuno, in questa follia, ma sei l'unico che abbia il potere di aiutare e consolare quanti ancora stanno soffrendo.”

Il re si costrinse a soffocare le parole velenose che aveva in gola con un profondo sospiro. Sapeva che l'Arle era mosso solo dalle migliori intenzioni, che voleva aiutarlo a comprendere i suoi doveri, le sue responsabilità, ma nessuno le conosceva meglio di lui; aveva condannato a morte il suo stesso cuore, pur di fare la cosa giusta.

Si trovò a pensare a quanto Zevran fosse fortunato, nel poter decidere liberamente di se stesso, senza vincoli, senza problemi. In fondo era per quello che aveva sempre potuto far la parte dell'eroe, perché non era lui a doversi preoccupare della ricostruzione di un regno, non era lui a cui guardavano per ristabilire l'ordine, emanare nuovi editti, riportare la pace e la prosperità.

“Se fossi libero, non esisterei a correre da te, amore mio” sussurrò piano, tra sé e sé. “Se fossi libero dalle catene che tu mi hai imposto, sarei un passo avanti a lui, nel cercarti.” Ma seppe, nello stesso momento in cui lo diceva, di star ingannando la sua stessa anima, perché non era il senso del dovere a distinguerlo dall'elfo, non erano il peso della responsabilità, o il desiderio di giustizia a impedirgli di fare ciò che Zevran aveva già fatto. Forse, in passato, aveva condannato Eilin per un insensato senso dell'onore, ma adesso pensava di abbandonarla solo per paura.

Chinò il volto, schiacciato da quella terribile consapevolezza; era cresciuto temendo l'Oblio con ogni fibra del suo essere, aveva letto e visto cosa significasse cadere preda di quei demoni e non era certo di avere abbastanza forza per sconfiggerli. Ma se era solo questo a trattenerlo, poteva ancora combattere. Non avrebbe potuto disonorarla rinnegando ciò per cui l'aveva costretta a morire, ma poteva ben lottare contro i suoi timori infantili e andare dietro a quel disgraziato dalle orecchie a punta, aiutandolo a raggiungere il luogo dove il loro amore era tenuto prigioniero.

“Mi stai ascoltando?” la voce di Eamon era piuttosto seccata, quando penetrò il muro di pensieri che l'avevano soffocata.

“Veramente no” Alistair sorrise, il primo vero sorriso dopo mesi. “Ma non ha importanza. Vi affido la guida del regno per le prossime settimane Eamon, sono certo farete un lavoro eccellente come e più di quanto farei io.”

“Che stai dicendo?” era talmente sorpreso da non riuscire nemmeno a gridare. Persino Oghren rivolse uno sguardo perplesso al vecchio compagno, pur con un sogghigno speranzoso, mentre la mano correva d'istinto a saggiare la lama dell'ascia.

“Dico che dovrò assentarmi per un po' e che non ho timore a lasciarti le redini della baracca. La situazione si è abbastanza stabilizzata da permettermi di fare ciò che è giusto, senza rischiare di mandare tutto in malora.”

“Ma come? Cosa?”

Oghren era già sulla porta, mentre il Custode metteva il sigillo reale nella mano tremante dell'Arle, ancora sconvolto, stringendoglielo nel pugno con fare rassicurante.

“Potete sopravvivere benissimo senza di me, per qualche giorno, ma la mia regina non deve rimanere un secondo di più in quell'incubo. Dite questo a Wynne, quando tornerà.”

“Dove andiamo ragazzo?” la voce del nano sprizzava orgoglio e soddisfazione.

“Nell'unico posto dove Zevran abbia potuto pensare di trovare aiuto, dalla strega delle selve.”

E il sorriso di Oghren divenne anche più raggiante.

  
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