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Autore: annies    02/07/2013    1 recensioni
La sua vita era così: fatta di birra, venerdì sera in discoteca con i soliti idioti e tante ma tante sigarette. Niente di allucinante insomma, la solita vita da diciannovenne standard; c'era una cosa però, che quasi ogni notte gli si insinuava nel cervello e non gli permetteva di dormire benissimo.
«Ma porca troia, ti vuoi rendere conto che l'ho sognata di nuovo?» il riccio si lasciò cadere sul divano, distrutto e stanchissimo.
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E se il sogno diventasse realtà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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my heart against yours, now

«Possiamo parlarne tranquillamente, adesso» disse Noel accomodandosi di fronte ad Harry che aveva già un termos pieno di caffè tra le mani. Proprio Harry prese un lungo respiro prima di cominciare a parlarle: era bellissima anche con i capelli scompigliati e con quell'espressione confusa in volto. Deglutì, cercando di scacciare il disagio e la timidezza che lo irrigidivano e sorrise.
«Fiorellino, devi capire che è un argomento delicato» spiegò il riccio, cercando di avvicinare la mano destra alla sua, per poi stringerla. Aveva delle mani deliziosamente piccole, come quelle di una bambina, con le dite affusolate e con le fossette ancora visibili su entrambi i dorsi. 
«Sei proprio sicuro di aver sentito Paul Wood e non Woodson? Insomma, ci si può sbagliare e .. insomma, tu a volte sembri sordo» Noel cominciò a guardarsi intorno, evitando lo sguardo severo di Harry. Se aveva cominciato a farsi meno paranoie quando era insieme a lui, adesso questa storia del tradimento che intrecciava ancor di più il loro passato le faceva venire un'emicrania pazzesca; evidentemente il destino non era dalla loro parte. 
Sentiva gli occhi chiari di Harry squadrarla e arrossì violentemente: quando la guardava si sentiva costantemente sotto esame, anche se sapeva benissimo che non l'avrebbe mai criticata.
«Noel, ma quando mai io ti ho dimostrato di essere sordo?» domandò scocciato Harry, lasciando la presa dalla sua mano e bevendo un sorso del suo caffè. Capiva benissimo quanto Noel fosse delusa da suo padre e da tutta quella situazione, ma era assolutamente sicuro di aver sentito Paul Wood e quel Paul Wood era suo padre.
«Beh... non è questo il punto!» disse Noel, spazientita e delusa allo stesso tempo, «dammi un po' di caffè che ne ho davvero tanto bisogno».
La bionda, senza neanche aspettare una risposta da Harry afferrò il termos che era a pochi centimetri da lei e bevve un lungo sorso di caffè per poi poggiarlo nuovamente sul tavolino sotto lo sguardo divertito di Harry. 
«Com'è andato l'esame, fiorellino?» chiese il ragazzo, cercando di sviare l'argomento.
«Non starai mica cercando di cambiare argomento?» domandò Noel, guardandolo con circospezione. Non aveva accettato di vederlo solo per passare del tempo insieme e per chiaccherare come sempre, per quello avrebbero potuto aspettare. Noel cominciò a giocare con i polpastrelli di Harry, aspettando che cominciasse a parlare di qualcosa da cui sarebbero potuti partire e sorrise flebilmente: anche le mani di Harry le trasmettevano sicurezza.
«Sai, ho pensato di recente a quel sogno che hai fatto, Noel» disse Harry dopo un paio di minuti di silenzio, corrugando la fronte «io... io me lo ricordo quel momento» 
Ricollegare momenti della propria vita quando si è ancora in un periodo in cui non ci si ricorda neanche cosa si ha mangiato il giorno prima non era proprio una cosa semplice per Harry, che tra l'altro non aveva mai avuto una memoria di ferro, ma era come se ogni qual volta guardasse Noel, pezzi della sua vita salissero a galla.
«Ti ricordi di noi insieme?» domandò stupita Noel, stringendogli la mano senza rendersene neanche conto. 
«Mi ricordo quel momento, Noel, non acceleriamo le cose» chiarì, prendendole la mano e baciandole dolcemente le nocche, una per una «ti prometto che risolveremo tutto»
«E se noi ci conoscessimo davvero? Che ci sarebbe di strano?» domandò ancora Noel, senza opporre resistenza ai baci dolci che Harry le stava lasciando; solitamente avrebbe ritirato la mano e gliavrebbe dato un buffetto, ma in quel momento aveva bisogno di sicurezza, di conforto, anche perché oltretutto, con tutti quei pensieri quel maledetto esame era andato male.
«C'è di strano che io non ricordo niente se non me che corro a casa per procurarti qualcosa per il tuo ginocchio, Noel. E tutto questo a me sembra strano...» Harry si passò una mano tra i capelli, incerto su quello che avrebbe dovuto o non avrebbe dovuto fare. Avrebbe dovuto parlare con suo padre o con quello di Noel? In fondo era passato del tempo e rispolverare quella storia avrebbe solo fatto del male a qualcuno, in particolar modo alla madre di Noel.
«Ma ti ricordi di noi, Harry, questo già è un passo avanti» lo rassicurò Noel, carezzandogli con il dorso della mano una guancia malamente sbarbata. La bionda poteva benissimo sentire i tagli che Harry si procurava con la lametta quando tentava di farsi la barba. Sorrise e sospirò, come se ad un tratto le fosse scesa una strana pesantezza nel cuore.
«Come mai vi siete trasferiti in Galles, fiorellino?» Harry vedeva che Noel pian piano acquisiva una sicurezza mai vista in sua presenza, e di questo non poteva che esserne entusiasta, in fondo l'unica cosa che voleva era lei, lei e nient'altro.
«Io.. io non lo so» Noel ci aveva pensato varie volte, ma forse all'epoca era davvero troppo piccola per comprendere i problemi che affliggevano la sua famiglia. Magari i suoi genitori avevano fatto un accordo, una volta scoperto il tradimento, o magari Paul aveva deciso di andarsene da Manchester proprio per lasciarsi alle spalle Anne, la madre di Harry. Noel non lo sapeva e non sapeva neanche come avrebbe potuto risalirci. 
«Devi cercare di scoprirlo, Noel, magari possiamo scoprire qualcosa» 
«E se fossimo partiti perché mio padre voleva dimenticarsi di tua madre e per cercare di nascondere i suoi errori? Il ragionamento non è sbagliato» disse Noel, dando voce ai suoi pensieri e guardando negli occhi Harry, che aveva corrugato nuovamente la fronte, pronto ad ascoltare le sue argomentazioni.
«E tua madre secondo te non ne sa niente?» domandò infine, dopo aver appurato che Noel avrebbe potuto avere ragione.
«Devo dirglielo» disse la ragazza, passandosi una mano sul volto, sconfitta, e prendendo a guardare un punto impreciso sul muro di fronte. Harry, notando il suo sguardo preoccupato, le prese il volto tra le mani, accarezzandole con le dita gli zigomi. Ispirò profondamente, bloccato dalla sua bellezza che gli fermava le parole in gola e poggiò la fronte sulla sua, arrivando così ad un millimetro dalle sue labbra. Sentiva il suo respiro infrangersi contro la sua mascella, e poteva percepirne il lieve disagio. Noel odiava trovarsi così vicina ad Harry; la metteva in difficoltà.
«Sei sicura di fare la cosa giusta?» domandò all’improvviso Harry, chiudendo gli occhi e allontanandosi lentamente dal suo viso, maledicendosi più volte per non aver preso le sue labbra.
«Sai, Harry, non lo faccio solo per vederci chiaro su di noi. Io… io non posso credere che mio padre abbia fatto questo a mia madre» confessò Noel, accigliandosi ancor di più. Era vero: suo padre non era mai stato un uomo di cui fidarsi, ma era sicura – fino a qualche ora prima – che il suo amore nei confronti di Bianca fosse reale.
«Come mai ti sei tinta i capelli di biondo?» domandò istintivamente Harry, accantonando per un’ennesima volta il discorso serio che stavano affrontando. Vide l’espressione di Noel mutare: la ragazza aggrottò la fronte, sollevando un sopracciglio. Ma che stava dicendo Harry? E soprattutto, come faceva a sapere che non era bionda naturale?
«Guarda che io sono bionda naturale, riccioli d’oro» sentenziò offesa, cercando di trattenere una risata.
«Ma io mi ricordo di una bambina con i capelli castani, fiorellino» disse scherzando Harry, sebbene in fondo sapesse che il suo colore naturale fosse il castano chiaro.
«Come diavolo fai a ricordarti dei miei capelli da bambina se non ti ricordi neanche di come ci siamo conosciuti!» esclamò Noel. In effetti aveva sempre avuto i capelli castani, lei, ma quando aveva compiuto quindici anni, in Galles, la sua amica Eryn, curiosa di provare le tinte per la ricrescita di sua madre, le aveva colorato i capelli. Rise, pensando a quel momento e guardò Harry dritto negli occhi, arrossendo di nuovo.
«Senti, me lo ricordo e basta. Non c’è un perché!» esclamò, bevendo un sorso di caffè dal suo thermos e lasciandole un bacio leggero sulla fronte, «ora vado o Liam e gli altri mi uccideranno».
Noel lo vide alzarsi e uscire una sigaretta dal pacchetto di Lucky Strike conservato in tasca. Le sorrise, avvicinandosi una cicca alle labbra e girò intorno al tavolo per avvicinarsi a lei.
«Non me lo dai un bacio?» la provocò lui, abbassandosi su Noel ancora seduta e indugiando sul suo viso. La bionda sorrise e scosse la testa, esasperata dalla continua ricerca di un bacio da parte di Harry.
«Certo che te lo do» scherzò Noel, baciandogli la guancia e alzandosi di rimando, prendendo la sua borsa appoggiata ai piedi della sedia e mettendosela in spalla, «vado anch’io, o Nastee mi radierà dall’albo delle sue amiche».
Harry le sorrise dolcemente, stringendola a sé, baciandole la fronte per l’ennesima volta e respirando il suo profumo. Si sentiva bene.
 
Des Styles varcò titubante la soglia di quello studio che conosceva fin troppo bene; una targa placcata in oro era affissa sulla porta che si era appena lasciato alle spalle: studio medico Wood. Non vi entrava da almeno una decina d’anni ma ricordava ogni centimetro di quel luogo, avendoci lavorato per un po’ di tempo.
Sospirò, ricordando quei momenti e chiedendosi che diavolo ci faceva lì. Sapeva benissimo che appena l’avrebbe visto, avrebbero preso ad insultarsi. Des provava odio nei suoi confronti, ma l’odio non è anch’esso un sentimento?
«Può avvisare Paul che Des Styles desidera parlargli?» domandò impulsivamente alla segretaria che lo stava scrutando da dieci minuti buoni, chiedendosi probabilmente come un uomo potesse essersi ridotto in quelle condizioni. Si rigirò il cappello mezzo rotto tra le mani e guardò il suo riflesso sulla superficie argentata dell’ascensore: un cinquantenne con le sembianze di un settantenne almeno gli si stagliava di fronte.
«Signor Styles» la segretaria lo richiamò improvvisamente dai suoi pensieri, costringendolo a guardarla «il dottor Wood l’aspetta».
Des annuì per poi cominciare a camminare a passo lento verso la porta dello studio di Paul. Non era cambiato niente, a partire dall’odore di disinfettante che si respirava appena si entrava e concludendo con la collezione di palle con la neve delle città più disparate.
«Che ci fai qua?» domandò Paul, tamburellando le dita sul tavolo di mogano davanti al quale era seduto. Una marea di carte, di ricette e di penne vi erano sparse: sulla scrivania si Paul Wood regnava il caos, come al solito.
«Sono venuto a parlarti di una cosa importante» Des si fece coraggio, spostando una poltroncina e provando a sedervisi.
«Non ho detto che puoi sederti, Styles» lo bloccò il dottore, mettendo le mani avanti e guardandolo in maniera severa. Quell’uomo e la sua famiglia gli avevano solo portato guai, ed era stato costretto a rintanarsi in Galles per far dimenticare tutto a tutti.
«Credo che tua figlia si veda con mio figlio» disse indurendosi e maledicendosi un numero indefinito di volte per essere venuto. Aveva trasmesso questo vizio di pensare troppo tra sé e sé anche a suo figlio.
«Che cosa stai dicendo, Des?» domandò Paul, boccheggiando. Non poteva essere. Aveva fatto di tutto per evitare gli Styles e adesso Noel aveva rovinato tutto.
«Ieri Harry ha lasciato il telefonino a casa» cominciò «e c’erano circa sei messaggi inviati ad una certa Noel Wood. È tua figlia?» domandò, guardando la faccia di Paul sbiancare.
«E tu controlli i messaggi di tuo figlio, Des? Non hai meglio da fare? Hai perso anche il tuo stupido lavoro da spazzino?» lo provocò Paul, ridendo e intrecciandosi le mani sotto il mento.
«Senti Paul, ho meno voglia di te di stare qua a parlarti, ma tieni tua figlia lontana da mio figlio» disse minaccioso Des, sbattendo i palmi sulla scrivania, «non voglio avere niente a che fare con la tua famiglia, hai capito?».
«Casomai è tuo figlio che non deve provare neanche a toccare mia figlia, Paul, spero che ti sia ben chiaro» tentò di minacciarlo il signor Wood, alzando un indice contro il padre di Harry, «ora esci dal mio studio e non farti vedere più».
«Me ne vado, Wood, stai certo che non tornerò mai più» gli voltò le spalle, ma prima che potesse uscire dal suo studio si girò un’ultima volta, guardandolo con disprezzo.
«Spero che Anne stia bene» disse Paul, fingendo un sorriso e facendogli crollare il mondo addosso.

 

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Buongiorno ragazze :) sono reduce da una nottata terribile (ho fatto un sogno che mi ha un po' destabilizzata, tanto per rimanere in tema onirico) e lavoro dalle 8 di stamattina su questo capitolo che avevo iniziato già ieri sera. Beh, spero che le mie 2012 (forse non ho mai scritto un capitolo più lungo ahah) parole vi siano piaciute e che il capitolo non vi abbia fatto confondere le idee. Non ho scritto del padre di Harry che fruga tra le sue cose semplicemente perché non lo trovavo così importante da descrivere. Che ne pensate? Noel ed Harry? Che mi dite? Spero che possiate farmi sapere. Grazie a chiunque passi e legga la mia storia.
Vi mando un bacio enorme,
Ari
ps1. il banner non l'ho rifatto perché quello di parenthetical non mi piacesse, ma perché mi è venuta quest'idea di loro bambini e ho provato a farlo da sola, non volendo disturbare Anna.
ps2. potete trovarmi su Twitter (@loveIycurls) e su Facebook (Annies Efp). Non metto i link perché mio padre mi ha rubato il portatile e dall'editor di efp non riesco a inserire i collegamenti ahah :)

 

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