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Autore: itsmegiulia    02/07/2013    8 recensioni
"Mi chiamo Louis, Louis Tomlinson, ho ventun'anni ed odio - da sempre - me stesso. La mia famiglia, i miei amici, il mio psicologo.. dicono che sbaglio. Ma in realtà l'unico sbaglio sono io. E, credetemi, ho tutti i motivi per pensarlo."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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(14)
I've got my Boo.





 

Non potevo crederci. Non potevo credere che, dopo anni passati ad immaginare quel momento, finalmente le mie labbra si fossero posate sulle sue. Morbide, come le avevo sempre sognate; dolci, come avevo sempre desiderato che fossero; irresistibili, come sapevo sarebbero state. “Louis..” sussurrò, staccandosi da me. Lo guardai incuriosito: stava mutando. “Louis, svegliati.” disse, cambiando voce. I suoi occhi divennero castani, i suoi ricci svanirono. “Lou, siamo arrivati.” continuò, rivelando la sua vera identità. “Liam..” mormorai, guardandolo spaesato, mentre realizzavo lentamente che quel bacio era solo frutto della mia fantasia e che mi ero addormentato durante il viaggio in macchina. Dio, era sembrato così reale..

Dov'è Harry?” gli chiesi, bisognoso di parlargli. “È già in casa.. vuoi dichiararti?” mi spiazzò con quella sua domanda, ed esitai a rispondere, mentre mi guardava con quei suoi occhioni marroni. Mi sarei dichiarato? L'avrei fatto davvero? “No, o almeno non ancora..” risposi, sia a lui che a me stesso, scendendo dalla vettura. “Il tempo passa, Lou. Se trovi l'occasione giusta, non lasciartela scappare. Potresti rimpiangerla per tutta la vita.” disse, donandomi una delle sue famose perle di saggezza. Era davvero il migliore in fatto di consigli. Entrai in casa e sentii una porta chiudersi, o forse aprirsi. Salii le scale e, senza far troppo rumore, mi incamminai lungo il corridoio. E lo vidi lì, sulla soglia della sua camera, con il cellulare in mano, lo sguardo assente, e l'altra mano sulla maniglia della porta. “Harry..” richiamai la sua attenzione, sperando di non ritrovarmi nella stessa situazione del sogno. L'ostilità nei suoi occhi e nella sua voce mi avevano ucciso, ma alla fine aveva ricambiato il bacio.. basta, era solo un sogno, una fantasia, non era accaduto nulla per davvero. Per quanto ne sapevo, se avessi provato a baciarlo, forse mi avrebbe respinto. Anzi, senza forse. Lui non era come me.. lui non era gay, lui non era attratto dal suo migliore amico. Io sì. Ed era davvero strano.

Sei ancora arrabbiato?” provai a cercare un approccio diverso, anche se, sinceramente, non sapevo il motivo di questa sua arrabbiatura. “Parlami, Hazza.” lo spronai, avvicinandomi. “Vieni.” bisbigliò, aprendo maggiormente la porta della sua camera. Titubante, feci come mi aveva detto e varcai la soglia. Lui mi seguì, e chiuse la porta, posando poi il telefono sul comodino. Un senso di inquietudine mi invase ogni singola particella. Quella notte. Ricordavo quella notte, quando era venuto da me ubriaco e.. “Era Samantha.” esordì, guardandomi. Anche quella sera era cominciato tutto così, parlando di lei. “No..” mormorai, con un filo di voce, portandomi una mano davanti la bocca e sgranando gli occhi, mentre rivivevo ogni momento nella mia mente. Harry capì ed abbassò lo sguardo, tormentato. “Non voglio farti del male, ancora, Boo.” sussurrò, guardandosi la punta delle scarpe. “Lo so..” risposi, con lo stesso tono di voce dispiaciuto e triste. “Ma..?” chiese lui, sapendo che avrei continuato a parlare. “Ma non riesco a fidarmi più, non del tutto.” gli confidai, sedendomi sul suo letto, visto che le gambe non mi reggevano più. “Come posso rimediare?” domandò subito, inginocchiandosi davanti a me, per guardarmi negli occhi. “Secondo te?” domandai a mia volta, retoricamente. “Oh..” sussurrò, sembrando capire. E invece no, non aveva capito nulla, visto che ora stava armeggiando con la cintura dei miei jeans. “Harry, no!” esclamai, contrariato, spostandogli le mani poco delicatamente. “Il mondo no gira tutto attorno al sesso.” gli feci notare, con un pizzico di acidità. “Io.. scusami..” farfugliò, imbarazzato, mettendosi seduto a terra. Sospirai e, prendendolo per il braccio – con più delicatezza, stavolta – lo portai sul letto insieme a me. “Dimmi come guadagnarmi di nuovo la tua fiducia, per favore.” i implorò, togliendosi le scarpe e sdraiandosi sul letto. Lo imitai e, quando fui al suo fianco, girai la testa per guardarlo negli occhi. Eravamo così pericolosamente vicini che riuscivo a sentire il suo respiro sulla pelle e, non so come, resistetti dall'impulso di baciarlo, come nel mio sogno. “Dimmelo.” ribadì, con un velo di tristezza nella voce. I suoi occhi verdi erano spenti, bui, afflitti, senza speranza. “Fammi capire che ti importa di me e che, a tua volta, ti fidi. Tutto qui..” risposi alla sua richiesta, parlando mentre lui mi ascoltava con attenzione. “Voglio dirti ciò che mi ha scritto Samantha, prima.” disse quando ebbi finito di parlare e, beh, rimasi sorpreso, del tutto. Gli sembrava davvero il caso di parlarmi della sua ex, dopo tutto quello che era successo? “È una cosa molto personale, Boo, e per farti capire quanto io mi fidi di te, ho intenzione di raccontartela.” sussurrò, rispondendo alla domanda che mi ero posto mentalmente. “Uhm, va bene..” acconsentii, pronto a sentire ciò che voleva confidarmi. Senza fiatare, poggiò la sua testa riccioluta sul mio petto, solleticandomi il collo, e portai la mano tra quei ricci morbidi e profumati. Lo sentii sospirare a quel contatto, poi iniziò a raccontare, a bassa voce: “Mi ha chiesto di incontrarci e di riprovare, perchè non vale la pena buttare all'aria tutto quello che siamo stati per una litigata.” fece una pausa, portando un braccio attorno alla mia vita, poi riprese: “Ma sai che c'è? C'è che noi non eravamo proprio un bel niente. Forse, all'inizio, i primi giorni, poi non ci sopportavamo già più. Ci dicevamo 'ti amo' con lo stesso valore di 'ciao', perchè stavamo insieme e le coppie se lo dicono sempre, con la sola differenza che per loro quelle parole hanno un senso. Uscivamo la sera con i nostri amici, andavamo a bere, a ballare, ma non insieme. Sì, il gruppo di amici era lo stesso, ci vestivamo anche abbinati, arrivavamo al locale insieme, e poi basta. Ci dividevamo per tutta la serata. Ci ritrovavamo in macchina, per poi tornare a casa, da lei, e condividere lo stesso letto. Restavamo uniti solo per il sesso. Ed è triste, perchè io non ho mai voluto una storia del genere.” quelle sue confessioni mi stavano facendo mettere in discussione tutto ciò che mi ero convinto che lui fosse diventato. Quella facciata di durezza, di distacco e di menefreghismo nascondevano ancora il mio Hazza. Cosa l'aveva portato a diventare così? A tirare su questa barriera, soprattutto nei miei confronti?

Ho sempre voluto quel tipo di amore 'felice', diciamo. Quello in cui ti basta guardare la persona che ami per sentirti completo, in cui solo a sentire il suo nome tocchi il cielo con u dito, in cui appena ti svegli e la vedi al tuo fianco ti viene il batticuore. Perchè è lì per te, ti ama, e non ti lascerà mai.” ormai era deciso a sfogarsi, a tirar fuori quella parte di sé che era rimasta sepolta per troppo tempo. Sospirò ancora e stavolta intrecciò le sue gambe alle mie. Lui era il tipo di amore che avevo sempre voluto, perchè ogni secondo passato con lui, bello e brutto che fosse stato, per me era il paradiso.

Non ho intenzione di vederla di nuovo.” esordì, dopo eterni minuti di silenzio. Nell'udire quelle parole mi sentii sollevato, perchè ora era libero, ora mi sarei potuto fare avanti senza problemi. Ma ci sarei riuscito? “Come mai?” gli chiesi, cercando di non mettere troppo in mostro la mia curiosità ed il mio entusiasmo. “Non fa per me, non è ciò che voglio. E ti ringrazio per quella sera in cui l'hai presa di petto.” ammise, stringendo un po' di più la presa sul mio corpo. “Se non fosse stato per te, probabilmente, mi sarei arreso a quel tipo di relazione e sarei andato avanti così per tanto altro tempo.” mi confidò, lasciandomi un bacio sotto la mascella. “Ma per fortuna ho il mio Boo.” sussurrò sulla mia pelle, sorridendovi contro. “Ci sarò sempre, lo sai.” gli dissi, anzi, promisi, cercando di mantenermi calmo anche se non lo ero per niente. Quella sua frase, quell'aggettivo – 'mio', quel bacio.. mi avevano mandato in tilt. Gli elefanti ballavano la salsa nel mio stomaco, e il mio cuore si era unito a loro. “Mi avrai per sempre.” ribadii, accarezzandogli dolcemente i capelli ricci.


 


 

- Liam. -


 


 

Sorrisi, staccandomi dalla parete del corridoio, dopo aver origliato la loro discussione, anche se la mia coscienza me l'aveva proibito; a mia discolpa, però, potevo dire che ero stato mosso, sì, dalla curiosità, ma anche dal bisogno di 'analizzare' Harry. Louis lo conoscevo piuttosto bene ed anche Harry, prima dell'ultimo periodo. Poi era improvvisamente cambiato ed io non sapevo come spiegarlo. Ascoltando quelle sue confessioni, realizzai che il 'vecchio lui' c'era ancora, e che c'era sempre stato. Solo che era nascosto. Avendo 'assistito' ad una conversazione così intima e privata, ora sarei stato in grado di capirli entrambi, e di consigliarli nel migliore dei modi. Era evidente che Harry tenesse a lui, in una maniera particolare. C'era una linea sottile tra profonda amicizia e amore, e ancora non avevo espresso un giudizio finale su quale delle due fosse. Non potevo andare da Louis e dirgli “Secondo me, Harry ti ama.” da un momento all'altro, anche perchè, se mi fossi sbagliato ed il mio migliore amico si fosse dichiarato, avrei contribuito al suo rifiuto e alla sua tristezza, nonché alla fine della sua amicizia secolare con il riccio. Non potevo rischiare così tanto. Però avrei potuto provare a parlare con Harry, a scoprire qualcosa di più.

Con questi pensieri nella mente, arrivai in camera mia, per poi andare a stendermi sul letto, ancora vestito. Con lo stomaco pieno, la stanchezza si faceva sentire molto di più e non riuscivo a trovare la forza di cambiarmi.. e sicuramente – e sinceramente – non mi sarei sforzato più di tanto nel cercarla. Così mi tolsi le scarpe e mi sistemai in posizione fetale, come ero solito riposare, e chiusi gli occhi.

Quel momento di pace non durò a lungo, visto che Vanessa venne a svegliarmi. “Liam, vieni, e non far rumore!” mi sussurrò, felice per chissà che cosa. Mi alzai e la seguii fuori dalla stanza, fino alla porta della camera di Harry. L'aprì lentamente e vi guardammo all'interno: Louis ed Harry dormivano abbracciati, ancora vestiti e sopra le coperte. Sorrisi a quella visione e la mia amica fece lo stesso. Stavo per parlare, quando mi fece segno di stare zitto. Annuii e lei tirò fuori dalla tasca del pigiama una macchinetta fotografica – evidentemente l'aveva presa di venirmi a chiamare – e scattò ai ragazzi qualche foto; dopo di che, richiuse la porta, lasciandoli riposare in tranquillità. “Come hai fatto a scoprirli?” le chiesi, una volta tornati in camera mia. “Eravate tornati, vi avevo sentiti, e Lou ancora non era salito in camera. Ho aspettato un po', poi sono andata a controllare in bagna, ma non c'era. Così ho pensato di vedere da Harry; beh, ho avuto una buona intuizione.” rispose alla mia domanda, soddisfatta. “Ottimo lavoro, Watson.” le dissi, ridacchiando appena. “La battuta di Sherlock Holmes era 'Elementare, Watson.' non 'Ottimo lavoro'.” mi fece notare, facendomi poi una linguaccia. “Io sono Sherlock Payne, ed ora come la mettiamo?” ribattei, con aria da superiore. “Come a te piace..” ammiccò Vanessa, per poi ridere. “Oddio, sei la versione femminile di Zayn!” esclamai, ridendo a mia volta. Lei smise non appena pronunciai quella frase, o forse quel nome, e pensai che si fosse offesa. “Dai, scherzavo..” cercai di rimediare, dispiaciuto di quella sua reazione così inaspettata. “Non è questo..” disse, torturandosi le mani. “E cos'è, allora? Lo sai che puoi confidarti con me quando vuoi.” provai a tranquillizzarla, per spronarla a parlare. Odiavo vedere i miei amici angosciarsi per qualcosa e non poterli aiutare. “Zayn..” mormorò, tenendo lo sguardo basso. Oh, no. Che diavolo aveva combinato? “Che ti ha fatto?!” le chiesi, preoccupato ed arrabbiato con il mio amico, senza ancora sapere il motivo. “Nulla, nulla.. è solo che..” bisbigliò a voce ancora più bassa. “È solo che..?” la invitai a continuare, non reggendo quella situazione. “È solo che.. penso mi piaccia.” disse, confidandosi, finalmente. “Wow.. non ti facevo una ragazza 'da Zayn'..” risposi, sorpreso. “Non è come voi tutti pensate.. lui è diverso.” provò a farmi capire, gesticolando appena. “Vanessa..” iniziai, con un tono di rimprovero molto più adatto ad un genitore. “Lo conosco da tempo tempo e sicuramente meglio di te, non credi?” potevo risultare antipatico, ma volevo solo risparmiarle del dolore inutile. “Vi sbagliate tutti quanti. Cambierete idea, vedrete.” disse, ferita dal mio comportamento e, probabilmente, da quello degli altri che mettevano, di solito, in cattiva luce Zayn.

Detto ciò, uscì dalla mia camera, lasciandomi in compagnia del mio sonno. “Ragazze.. così testarde e complicate..” fu l'ultima cosa che pensai, prima di addormentarmi.








~~~
Chiedo scusa per il ritardo assurdo, ma ho avuto problemi con:
- la scuola.
- gli amici.
- la famiglia.
- me stessa.
- il computer.
Insomma, la matematica mi lucidava le scarpe, oh.
Comunque, lo so.. sono stata una putroccola.
Sto già preparando il prossimo capitolo, e spero il postarlo il prima possibile.
Lasciatemi i vostri pensierini qui sotto, fanno sempre piacere.
Un bacio. ♥
  
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