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Autore: Laurana Lauranthalasa Efp    02/07/2013    1 recensioni
Dicono che per risalire, bisogna prima aver toccato il fondo.
Senti che sei pronta.
Ora la penna scorre veloce sul foglio bianco.
I pensieri hanno fretta di mettersi in fila.
Ti agiti un poco. Ma in fondo non è nulla... stai solo scrivendo un racconto. Il tuo.
Le parole sotto la pelle sono graffi che fanno male. Da morire.
E' una vita che non escono . Adesso è venuto il momento.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Maschere
 

 
 
Maledetto traffico!
Mancano cinque minuti all’appuntamento e tu sotto il sole caldissimo di Agosto affretti il passo incurante del sudore che ti cola dal viso e della sete micidiale che ti secca la gola.
Trovare parcheggio alle cinque del pomeriggio è veramente un’impresa, hai girovagato in macchina un buon quarto d’ora prima di poter trovare una piazzola libera e solo allora ti sei accorta di essere in ritardo.
Maledizione al traffico, al parcheggio e al caldo!
Finalmente arrivi davanti al portone, sospiri profondamente e lentamente sali i gradini che portano ad un lungo e fresco corridoio. Senti il cuore ed il respiro calmarsi poco a poco. Il caldo e il rumore del traffico sono lontani e ti senti tranquilla e rilassata.
Dopo pochi metri entri in una sala spaziosa, grandi vetrate danno su di un giardino interno ricchissimo di piante e fiori dall’aspetto curatissimo e pensi che ti piacerebbe molto poterci fare una bella passeggiata.
Ti siedi e ti guardi intorno.
Le pareti bianche fanno da contrasto ai murales coloratissimi disegnati sui muri e le poltroncine arancio mettono allegria. Riviste e giornali sono sparsi sui tavolini in attesa che qualcuno li legga e li sfoglia.
Tutto è in ordine, pulito e curato.
Asettico quasi.
Se non fosse per quell’odore pungente di disinfettante che impregna ogni cosa, sembrerebbe di stare nell’anticamera di un hotel senza tante pretese, non troppo costoso e nemmeno tanto chic.
Invece sei seduta nell’anticamera del padiglione psichiatico dell’ospedale in attesa del colloquio settimanale con la Dottoressa Servante, la strizzacervelli che ha il compito di farti uscire dalla testa e dal cuore tutte quelle parole non dette al mondo intero.
Sono ormai sei mesi che i tuoi passi solcano il corridoio, la sala e infine lo studio della Dottoressa.
Sei mesi sofferti, un calvario fatto di mutismo, diffidenza, pianti ed infine fiducia.
E stato’ difficile tirar fuori quello che è rimasto dentro per una vita intera. Le parole non volevano uscire, mancava la fiducia in te stessa per prima cosa e solamente la pazienza della Dottoressa Servante ha fatto il miracolo. Avevi anche paura di finire come la maggior parte degli ospiti del padiglione.
Tu li hai visti. Hai visto cosa a può portare la mente. Hai visto persone con in viso un’espressione ebete e gli occhi vuoti di chi non ha più nulla. Nemmeno se stessi.
Anche oggi in sala d’attesa ve ne sono alcuni. Sono accompagnati dagli infermieri e aspettano i medici per la solita dose di tranquillanti e sonniferi, Ti fanno pena e sai che difficilmente guariranno.
Rabbrividisci al pensiero di quei poveretti e mentalmente ringrazi tutti i Santi per essere sulla via di guarigione. Questo dovrebbe essere uno degli ultimi colloqui, anche perché le medicine le hai già interrotte da un pò di tempo…quindi non dovresti essere lontana dalla salvezza.
Depressione bye bye pensi sorridendo!
Si apre la porta dell’ambulatorio e con un cenno la Servante ti invita ad entrare.
Saluti e ti siedi davanti a lei. Vi separa solo la scrivania dove sopra sta un bella vista il tuo fascicolo aperto.
E’ buffo pensare che la tua storia sia li, condensata in decine di pagine scritte a macchina e con qualche appunto in bella calligrafia. Ti vien quasi da ridere! Quello si può considerare come un libro, un racconto…Ecco si, il racconto della tua vita! Mai avresti pensato di dar vita ad una storia!
La dottoressa ti fissa in viso. Ha degli occhi talmente penetranti che tutte le volte che ti guarda sembra che ti trapassi l’anima, che ti sondi il cervello come a cavar fuori tutto il dolore che hai dentro.
Con fare deciso inizia il colloquio.
“Anna, ho una domanda molto importante da farti e ti prego di rispondermi con sincerità.”
“Mi dica, Dottoressa Servante.”
Hai la gola secca.
Detesti le domande, ma soprattutto odii dare delle risposte. Anche se ti fidi della Dottoressa fai sempre fatica a mostrarti, a toglierti di dosso quella dannata maschera che da sempre indossi.
 
"Cosa temi maggiormente?".
 
La risposta questa volta ti esce talmente di fretta e spontanea che ti meravigli di te stessa.

"Il buio. Più di qualsiasi altra cosa."

"E cosa fai quando ti trovi al buio?"

"Mi spavento. Perdo il controllo delle mie emozioni. Urlo.Grido per non sentire i fantasmi che si agitano nella mia testa, generati dalla mia stessa paura, alimentati dal caos che da sempre dimora nel mio essere."
"E questi pensieri, questi fantasmi hai imparato a tenerli a bada?"
"Si,crescendo ho imparato a domarli anche se ogni tanto escono dal baratro della memoria e riaffiorano inesorabili a dannarmi l'anima."

"Cosa fai a quel punto?"

"Indosso una maschera. Mi nascondo da me stessa, al mondo, a tutti.
Mostro quello che non sono e che gli altri vogliono che io sia. La classica brava ragazza,studiosa e diligente.
Il problema è poi toglierla quella maschera. Diventa un tutt'uno. E quanto tenti di strapparla, viene via la pelle. E sotto restano solo graffi. E fanno male. Da morire." 

"Per quante volte hai strappato la maschera?"

"Tante! Forse troppe. E i miei fantasmi, i miei ricordi non mi hanno lasciato scampo."
 
“Per chi hai tentato di strappare la maschera?”
 
“Per tutte quelle persone che credevo mi volessero bene, Speravo di poter far parte della loro vita. Di aver lasciato un segno, un ricordo. Credevo nell’amicizia e invece ho trovato solo serpi pronte a pugnalarmi alle spalle e infine Dottoressa ho strappato la maschera per un uomo che sembrava sincero e invece mi ha illuso con le sue parole, i suoi gesti, i suoi baci.
 Questo è quello che mi ha fatto più male.
Aver tolto la maschera ed essermi mostrata in tutte le mie fragilità ad un uomo che credevo mi amasse.”
 
“Quello che ti ha dato più fastidio è esserti tolta la maschera o scoprire le bugie di questo uomo?”
 
“Tutte e due le cose. Di lui mi fidavo, gli ho dato tutta me stessa e non parlo solo a livello sessuale. Gli ho raccontato tutto di me, dei miei segreti, dei miei stati d’animo, delle mie paure. Mi sono messa a nudo cavandomi proprio la maschera e adesso non mi rimangono altro che graffi. Ripeto, di lui mi fidavo e credevo fosse sincero.”
 
“Fuori di qui, non di fronte a me, indossi la maschera?”
 
“Se devo essere sincera, si qualche volta mi nascondo, ho paura di dover soffrire ancora perché le persone non sempre mi capiscono e comprendono. Mi trovano “strana” e girano alla larga.”
 
“Non sei strana sei solo sensibile, hai troppa paura di soffrire e così non affronti le tue paure. Devi assolutamente mettere via quella maledetta maschera e mostrarti al mondo per quello che sei. Nessuno è perfetto e nemmeno tu lo sei. Devi credere di più in te stessa e mandare al diavolo chi non ti merita.”
 
La guardi in viso e sai che ha maledettamente ragione. Devi tirar fuori i denti e difenderti dalle crudeltà che la vita ti mette fra i piedi.
Devi avere più autostima e non nasconderti dietro una maschera, interpretando quello che non sei.
 
“Ci vediamo fra tre settimane,ok?”
“Ben tre settimane? Non la prossima ?”
Chiedi, incuriosita.
 
“E’ tempo che tu rifletta sul colloquio di oggi e che impari a volare con le tue ali. All’inizio sarà faticoso, poi tutto ti sembrerà più semplice. Ma ne riparleremo la prossima volta, vai ora.”
 
Saluti educatamente ed esci dallo studio.
Un lieve sorriso ti affiora sul volto.
Saranno state le parole della Dottoressa, ma dopo tanto tempo finalmente ti senti il cuore leggero e una forza nuova nell’anima.
Senti che stai per vincere la battaglia più grande.
Quella contro le tue paure.
Ridendo da sola pensi che un mega gelato non te lo toglie nessuno...
                                                                                          
                                                                                                           …e al diavolo la dieta!
   
 
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