Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MeiyoMakoto    02/07/2013    2 recensioni
Leslie Lynch, capelli rossi, occhi verde chiaro, strega da quarant'anni senza sapere di esserlo. Come è possibile? Cosa l'ha spinta a vivere per vent'anni ai margini della società? E soprattutto, perché diavolo tutti dicono che somiglia in modo incredibile a una certa Lily Evans?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Rubate'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Miei carissimi 24 lettori, scusatemi davvero tanto per l'imperdonabile riterdo.... Non riesco a credere di aver fatto passare così tanto tempo! Meriterei la lapidazione, ma nel vano tentativo di farmi perdonare ho preparato un capitolo un po' particolare...
Vi avverto in anticipo, però, che da qui cominciano le imprecisioni riguardo alla saga, le uniche che farò (almeno, le uniche che farò consapevolmente); riguardano i ricordi di Harry. Purtroppo zia Row è categorica riguardo al fatto che Lily Evans sia morta e sepolta, quindi mi tocca fare qualche modifica per andare avanti. Ma del resto, non si chiamano What If? per niente, no?
Grazie mille a tutti quelli che hanno resistito stoicamente, non avete idea di quanto significhi per me, e scusate ancora. Sul serio.

<3

Meiyo



Harry venne svegliato da  una cascata di piume sul cuscino e dal rumore delle ali di Loki che frullavano accanto alla sua guancia.
‘Il tuo barbagianni ha di nuovo sbagliato stanza.’, mugugnò uno spettinato Neville, strofinandosi gli occhi nella speranza di svegliarsi un po’.
‘Non è un buon motivo per svegliarmi all’alba.’, protestò Harry, tentando di strappare a Loki la lettera che teneva tra gli artigli. Il barbagianni però continuava a schivarlo, volando sempre più lontano, come per spingerlo ad alzarsi dal letto.
‘Non frignare: sono le sette e mezza, perfino Ron è già in piedi.’, replicò Neville.
Ron che si alza prima di noi? Impossibile!’
‘Bisogna capirlo, poverino, non è in sé: oggi a Hogsmeade rivedrà la sua ragazza dopo ben due mesi... Comunque sarai felice di sapere che il suo appetito non ne ha risentito, si è tuffato sui pancakes che ci ha lasciato la nonna.’
Harry rise e si sedette sul letto, arrendendosi al volere di Loki, che per ricompensarlo gli posò la lettera in grembo. Cercò a tentoni gli occhiali, e solo dopo averli indossati si rese conto che l’amico portava ancora i vestiti della sera prima.
‘Ti sei di nuovo addormentato sui libri, vero?’, disse sollevando un sopracciglio.
Neville alzò le spalle.
‘Per fortuna c’è la tua posta a svegliarmi, altrimenti mi sarei fatto un’altra oretta o due di sonno con la schiena accartocciata su quella maledetta scrivania… Posso solo ringraziarti, Potter.’
‘Sei solo invidioso perché il tuo allocco non è una sveglia efficiente come Loki.’
‘Oh, Pat è ancora poco più di un pulcino, ma aspetta e vedrai: quando crescerà diventerà un rompiscatole di prima categoria, Loki potrà solo mangiare la sua polvere.’, concluse Neville affettuosamente.
Patrick e Loki avevano messo piede per la prima volta nel loro piccolo appartamento londinese il trentun luglio, quando Augusta Paciock aveva deciso di fare un regalo di compleanno speciale ad un nipote speciale, co-fondatore e co-gestore dell’Esercito di Silente, nonché futuro Auror. Così, quando aveva visto un allocco di poche settimane pigolare nel Serraglio Stregato, non aveva esitato ad acquistarlo; sennonché, sentendosi in colpa per non aver comprato niente per Harry, che compiva gli anni nello stesso giorno, aveva preso anche un bel barbagianni color crema dall’aria dolce e mansueta. Tutta apparenza, naturalmente: Loki era cocciuto ai limiti del possibile. Insisteva per cacciare, rifiutando sdegnosamente i bocconcini che Leotordo e Patrick accoglievano così volentieri, e come premio per le sue consegne accettava solo (o meglio, esigeva) una carezza ben calibrata e qualche parola di lode. Pat al contrario era dolce come il miele, anche se inguaribilmente distratto; una lettera su tre, se affidata a lui, finiva nel camino del vicino. Il fatto che Neville, che teoricamente avrebbe dovuto addestrarlo, fosse una mamma chioccia di prima categoria con i suoi animali, non migliorava certo la situazione: nonostante i buoni propositi del ragazzo, Patrick rimaneva coccolato e indisciplinato come non mai.
Harry si avviò verso la cucina per fare colazione, mentre Neville si ritirò in camera sua per vestirsi come si deve.
‘Neville si è di nuovo addormentato studiando.’, annunciò Harry sedendosi a tavola accanto a Ron. ‘Comincia a preoccuparmi.’
‘Sei sempre stato ansioso.’, ribatté l’amico allungandogli il piatto con i pancakes. ‘Lo conosci, è determinato.’
‘Lo so, lo so, eppure… Non riesco a togliermi dalla testa che forse lui non vuole davvero fare questa vita. Non mi fraintendere, sarebbe un Auror formidabile, però… Tutti adesso danno per scontato che seguirà le orme dei suoi genitori, che darà lustro al nome della famiglia, ma Neville Paciock non è fatto per la celebrità. Se lo conosco, ha solo voglia di starsene un po’ tranquillo.’
‘Dopotutto, chi potrebbe desiderare gloria e avventura quando si potrebbe avere una vita noiosa e monotona?’
‘Perché non fai l’Auror anche tu, se ti sembra così facile?’
‘Lo sai benissimo perché.’
George; ecco perché. Ron non avrebbe mai abbandonato suo fratello sull’orlo del suicidio; piano piano, lo stava aiutando a riallacciarsi alla vita dopo la morte di Fred. O almeno ci provava: i progressi erano lenti, irregolari, e bastava una parola sbagliata al momento sbagliato per gettare George in preda ad una crisi isterica, ma Ron era paziente. Lui, che era sempre stato completamente incapace di aspettare, stava imparando a perseverare. Ma questo non cambiava il fatto che avrebbe dato la mano destra per un po’ di gloria, e per seguire anche lui il corso per Auror.
‘Chi ti scrive?’, chiese Ron per rompere il silenzio pesante.
Harry guardò la lettera che aveva in mano: non aveva ancora pensato a controllare.
‘Hermione.’, rispose, sorpreso.
L’amico aggrottò le sopracciglia.
‘Hermione? A me non ha scritto niente.’, disse cupamente.
‘Certo che no, ti vedrà tra poche ore.’
‘A te però ha scritto, e vedrà anche te tra poche ore.’
‘Dice che a Hogsmeade mi presenterà una persona molto importante, quindi vuole darmi un  preavviso… che questo incontro mi cambierà la vita. E dice di salutarti.’
‘Ah beh, gentile da parte sua ricordarsi che esisto.’
‘Chi credi che mi voglia presentare?’
‘Non so… Fammi vedere questa lettera.’
Harry gliela passò. L’amico restò per un attimo in silenzio dopo aver letto.
‘Hai qualche idea?’, chiese Harry ansioso.
‘Forse.’
‘Chi?’
‘Non te lo posso dire.’
‘Perché no?’
‘Perché se mi sbaglio, sarà un colpo duro. Hermione mi aveva accennato qualcosa a riguardo durante la partita di Quidditch, ma poi ha detto di non pensarci più. Comunque sia, lo scopriremo presto.’
 
 
 
 
‘Si è fatto un po’ tardi.’,  disse vago Harry per l’ennesima volta, adocchiando il suo orologio da polso. ‘Forse dovremmo cominciare ad avviarci.’
Ginny sbuffò.
‘Harry, è la quinta volta che me lo dici! Si può sapere che fretta c’è? Non ci vediamo da quando è iniziata la scuola, visto che tu hai sempre troppo da fare!’
‘Hai ragione, hai ragione…’
‘Non sembri esattamente convinto. Sentiamo: ho ragione, ho ragione, ma…?’
‘Ma Hermione ha detto che questo incontro mi cambierà la vita, è naturale che io sia curioso. Senti, facciamo così: noi andiamo, incontriamo questa persona, e se ci rendiamo conto che non è nessuno di importante ce ne andiamo con una scusa dopo due minuti. D’accordo?’
‘E va bene, ma solo perché sei insopportabile quando non c’è verso di farti cambiare idea.’
‘Ci capiamo così bene, io e te.’, la prese in giro Harry.
Arrivarono davanti a Mielandia, il luogo dell’appuntamento, immersi in una conversazione su una possibile relazione Neville e Hannah Abbott, una ragazza dell’età di Harry che lavorava come cameriera al Paiolo Magico, e che scambiava sempre un sorriso amichevole con Neville quando gli serviva da bere –peccato che non avesse mai il coraggio di parlargli, né lui a lei.
‘L’anno scorso stavano per mettersi insieme.’, stava dicendo Ginny. ‘Era nell’ES, e se Neville non avesse avuto altro a cui pensare in quel periodo sarebbe sicuramente successo qualcosa. Anzi, ora che mi ci fai pensare, non sono neanche così sicura che non sia stato così: una volta li ho visti uscire insieme da una riunione e…’
‘Harry!’ chiamò una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò distrattamente.
‘Cosa…?’, cominciò, ma le parole gli si seccarono in gola.
 A pochi passi da lui, una donna dai capelli rosso fuoco lo fissava con un’espressione incredula negli occhi verde brillante. I suoi occhi. Harry si sentì mancare.
‘Professoressa Lynch!’, esclamò allegramente Ginny, spezzando l’incantesimo. ‘È lei il visitatore misterioso, quindi!’
Solo allora Harry si rese conto che la sconosciuta era accompagnata da Hermione, che lo salutò con aria tesa. Intrecciò le dita con quelle di un Ron dall’aria stupefatta, che le strinse come se avesse avuto bisogno di un appoggio. Con la mano libera rovistò quasi di malavoglia nel sacchetto di Cioccorane che  Neville gli tendeva, nella speranza di rianimarlo un po’. Sembrava che Neville fosse l’unico a non capire nulla di quello che stava succedendo, dalle occhiate confuse che gettava agli amici in cerca di una spiegazione. In effetti, nemmeno Harry era particolarmente informato a riguardo, eppure la vista di quella donna l’aveva scosso: aveva già visto quegli occhi, quei capelli, quel viso. Li aveva osservati molte volte, cercando di imprimersi nella memoria ogni minimo particolare, su una vecchia foto dai colori sbiaditi.
‘Perché queste facce da funerale?’, chiese Ginny confusa.
La sconosciuta deglutì.
‘Ginny, ho bisogno di parlare da sola con Harry.’, disse senza mezzi termini.
La ragazza aprì la bocca per ribattere, ma Harry annuì.
‘Ci vediamo dopo.’, disse distrattamente.
La donna gli sorrise, grata, e i due si incamminarono, lasciando Ginny stupefatta e indispettita.
‘Dove vuole andare?’, chiese timidamente Harry.
‘Ti prego, dammi del tu.’
‘D’accordo.’, disse il ragazzo sorpreso. ‘Allora, dove vuoi andare?’
‘Non importa, basta che sia un posto dove possiamo stare soli.’
Harry scelse la strada che portava alla Stamberga Strillante. Camminarono in silenzio per un bel pezzo; il ragazzo si aspettava che fosse lei ad iniziare una conversazione, ma ogni volta che la professoressa apriva la bocca per parlare la richiudeva subito dopo, come se non riuscisse a trovare le parole giuste. Ogni tanto gli lanciava delle occhiate furtive, e ogni volta che lo faceva, Harry sentiva che non avrebbe mai voluto smettere di guardarla negli occhi. Purtroppo, però, ogni volta lei abbassava lo sguardo dopo pochi istanti. Harry stava per buttare lì qualche stupidaggine sul tempo, tanto per rompere il silenzio, ma all’improvviso la donna prese un respiro profondo.
‘Sei ancora in contatto con i tuoi zii e tuo cugino?’, domandò a bruciapelo.
‘Sì, più o meno.’, rispose lui, sempre più confuso. ‘Soprattutto con mio cugino, però. Ma perché me lo…?’
‘Perché soprattutto con lui? Non vuoi bene a Petunia?’
Sembrava sinceramente allarmata. Harry smise di camminare e la guardò negli occhi.
‘Come sai che mia zia si chiama Petunia?’
Lei esitò.
‘Perché è mia sorella.’
Stavolta non abbassò lo sguardo. Quegli occhi…
‘Non è possibile.’, mormorò Harry. ‘Zia Petunia non ha più una sorella. Lei… Lei è morta. Mi ha salvato. È grazie a lei se sono vivo.’
‘Harry, devi ascoltarmi.’
Il ragazzo esitò.
‘D’accordo.’, sospirò.
La donna cominciò a raccontare la sua storia, soffermandosi su ogni particolare. Mano a mano che parlava, Harry si sorprese a pensare che tutto tornava perfettamente: aveva sentito sua madre piangere e urlare nei ricordi di Voldemort, aveva visto il cadavere di suo padre in quello di Piton, ma mai il corpo esanime di Lily Evans. Quella notte, poi, quando aveva usato la Pietra della Resurrezione, aveva detto addio ai tre Malandrini, ma sua madre mancava all’appello. E comunque Hermione non era una sprovveduta: non avrebbe mai organizzato questo appuntamento se non fosse stata assolutamente sicura di quello che stava facendo.
‘Non cosa sia successo quella notte, Harry… La notte in cui tuo padre se n’è andato.’, concluse la donna. ‘Ti giuro che sto facendo tutto il possibile per ricordare, ma non ci riesco. Io e Hermione abbiamo persino passato una notte nella vecchia casa di Godric’s Hollow nel tentativo di stimolare la mia memoria, ma è stato inutile. A proposito, ti ho portato una cosa.’
Frugò nella sua borsa e ne trasse un vecchio Ippogrifo di pezza tutto impolverato. Lo porse a Harry, che se lo rigirò tra le mani, con un groppo in gola.
‘Te lo aveva regalato James.’, disse dolcemente la donna.
‘Sei sicura che papà sia davvero morto, vero?’ , chiese Harry con voce strozzata.
Lei annuì.
‘Mi dispiace davvero, Harry.’
Il ragazzo accarezzò l’Ippogrifo con il pollice. Lentamente, sua madre alzò un braccio e gli accarezzò la guancia con delicatezza, come se avesse paura di toccarlo. Lui appoggiò la propria mano alla sua, appoggiando le sue dita al proprio viso. Rimasero così per un po’, in silenzio.
‘Cosa ti ricordi di me?’, chiese a un tratto Harry.
‘Solo il tuo primo anno di vita, purtroppo, ma Hermione dice che è già una vittoria: che piano piano sto cominciando a riprendere il controllo della mia memoria. Riesco a ricordarmi completamente solo di te e di Petunia… Le uniche persone care a Lily che siano ancora vive. Per questo desideravo così tanto ricordarvi, che all’improvviso ci sono riuscita. Ma James, Severus… Fa troppo male tentare di ricordare loro.’
‘Capisco.’, mormorò il ragazzo.
L’ombra di Sirius, di Lupin, di Fred, invasero prepotenti i suoi pensieri. La donna sembrò capire: strinse Harry a sé. Aveva gli occhi lucidi.
‘Diciassette anni… Mi sino persa diciassette anni interi…’
‘Anch’io.’
 ‘Hai ragione, Harry. Ma io non sono cambiata così tanto, in diciassette anni.’
‘Già, sei solo diventata un’altra persona.’
Sua madre ridacchiò.
‘A proposito, come vuoi essere chiamata, ora?’, chiese Harry sorridendo debolmente. ‘Lily o Leslie?’
Mamma. Voglio essere chiamata mamma.’
Mamma… È strano.’
‘Ti ci abituerai: io mi sono quasi abituata a Lily, dopotutto. Anche se mi faccio ancora chiamare Leslie… Come ti ho detto, solo in pochi sanno chi sono veramente.’
Il ragazzo annuì.
‘Cosa dobbiamo fare, adesso?’, chiese.
Lily non seppe rispondergli: da dove cominciare? Come rimediare a diciassette anni di separazione?
‘Devo restare a Hogwarts.’, disse infine. ‘Ci sono ancora troppe cose che devo scoprire: cosa è successo quella notte a Godric’s Hollow… Chi mi ha modificato la memoria… Quanto aveva a che fare Severus con tutto questo, e perché non riesco a ricordare nulla di lui...’
 ‘Capisco.’, replicò Harry con un sorriso amaro. ‘Per Natale però vorrei che venissi a stare da me.’
Lily annuì con un sorriso, gli occhi  splendenti di gratitudine, e lo strinse a sé. Harry sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
‘Che c’è?’, chiese sua madre preoccupata.
‘Niente, è solo che… È la prima volta che vengo abbracciato da mia madre.’, rispose il ragazzo con voce rotta.
Lily sorrise.
‘Mamma…’, sussurrò Harry, assaporando la parola. ‘Posso aiutarti. Ti manderò per posta alcune cose che appartenevano a papà. Una di queste ti può essere utile per entrare nell’Ufficio del Preside e usare il Pensatoio: lì sono custoditi gelosamente molti ricordi di Piton e di Silente. Non quello di cui parlava Malfoy, certo, ma è un inizio, no?’
‘Posso chiedere alla McGranitt di…’
‘Non coinvolgere la McGranitt; non dire a nessuno chi sei veramente.’
‘Perché no?’
‘Se Malfoy aveva un segreto su di te, chiunque in questa scuola può averne uno. Non bisogna che corrano ai ripari, se ne hanno. La McGranitt, soprattutto, era nell’Ordine della Fenice, molto vicina a Silente, e se c’è qualcuno capace di tessere questo genere di intrighi, quello era Albus Silente.’
Lily esitò.
‘Credi davvero che sia una buona idea, Harry?’
‘Se c’è una cosa che ho imparato l’anno scorso è che la prudenza non è mai troppa.’
‘Nella tua impresa eroica, già. Hai così tante cose da raccontarmi…’
‘Ti scriverò ogni giorno, promesso.’
‘E io risponderò ogni giorno. Ma Ginny? Vuoi che ne parli con lei?’
Harry esitò.
‘Di lei ti puoi fidare.’, disse. ‘Però credo che sia meglio che le parli io.’
 
 
 
‘Quindi la professoressa Lynch è tua madre.’, commentò la ragazza incolore.
A Harry non piaceva affatto quel tono.
‘Però, che entusiasmo!’
‘Hai ragione, scusa…’
‘Non sembri esattamente convinta.’, sorrise il ragazzo, scimmiottando le sue parole di qualche ora prima. ‘Sentiamo: ho ragione, ma…’
‘Ma niente; se hai ragione, hai ragione.’
‘Non ti fidi, non è così?’
‘Certo che mi fido di te!’
‘Ma non di mia madre.’
‘Della professoressa Lynch, intendi.’
‘Te l’ho detto, combacia tutto. E poi, garantisce Hermione.’
‘Ti sembrerà strano, ma neanche Hermione è infallibile. Ascolta, Harry: questa non sarebbe la prima volta che vedo qualcuno ritornare dai morti, e so cosa si prova in quella situazione. Credimi, quando l’anno scorso ho visto che ti alzavi in piedi quando tutti ti credevamo morto… Non mi sono mai sentita così felice in vita mia. Però non sarebbe neanche la prima volta che qualcuno penetra a Hogwarts con cattive intenzioni.’
‘Ginny, è lei. Ne sono assolutamente certo.’
‘Come fai ad esserlo?’
Harry esitò.
‘Sono i suoi occhi.’
‘Tu e tua madre non siete gli unici ad avere gli occhi verdi, al mondo.’
‘Non è quello, è più… come mi guarda. Come parla di mio padre.’
Ginny sospirò.
‘Senti, Harry, non so cosa devo dirti per farti capire che fidarti così alla cieca non è saggio. Vigilanza costante, ricordi?’
‘Ricordo benissimo. E ricordo anche le circostanze in cui ho conosciuto Malocchio Moody, se è questo a cui vuoi arrivare.’
La ragazza fece un mezzo sorriso.
‘Ci capiamo così bene, io e te.’, disse.
 
 
Harry si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Si portò istintivamente la mano alla fronte, come faceva sempre quando aveva gli incubi, anche se la cicatrice non bruciava; del resto, non aveva più bruciato per mesi. E sì che il sogno non era stato così terribile, rispetto a quelli che lo perseguitavano fin dalla Battaglia di Hogwarts.
Camminava su un campo di terra rossa e arida; il cielo era di un bianco latteo, e il sole rosso sangue, anche se era troppo alto perché stesse tramontando. Harry aveva già visto quel colore su uno sfondo bianco, più bianco di questo cielo quasi rosato… Bianco come un cadavere. Quello era il rosso degli occhi di Lord Voldemort.
E all’improvviso il sole divenne verde brillante, con venature più scure. Al centro, una pupilla. Un occhio. Il suo occhio.
Harry sentì la terra  mancargli sotto i piedi; il mondo si capovolse. Harry si aggrappò a un ciuffo di erba secca per reggersi, e solo allora si accorse che non era affatto erba, come quella su cui aveva camminato non era affatto terra, ma lunghi capelli rossi. Quello che aveva creduto il cielo era il viso chiaro di Lily, e il sole, il suo occhio. La donna sbadigliò e si alzò in piedi; reggersi diventava sempre più difficile.
E in quel momento Harry si era svegliato di soprassalto.
Sua madre, viva… Possibile? 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MeiyoMakoto