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Autore: Ghost_Writer    03/07/2013    0 recensioni
A volte la realtà non basta. A volte una sola vita, la nostra, non è sufficiente. Vorremmo altre mille esistenze in mille diversi mondi. Quindi leggiamo.
Come cantastorie è mio dovere proporvi un’alternativa. Permettetemi di parlarvi del mio mondo: le Lande Nascoste. Una terra dilaniata dall’odio e dalla criminalità. Una terra dove scorrono i Fiumi Gemelli, che donano il potere di manovrare gli uomini. Poteri che appartennero anche a due giovani le cui scelte ridiedero speranza all’umanità. L’amore e il coraggio che condivisero li unì contro il Male. In questa avventura essi divennero eroi.
Io vi racconterò ciò che accadde. Se non vi piace la mia storia, siate comprensivi, sono solo un bardo che cammina per queste lande. Ma se vi piace, che il vostro ringraziamento vada a coloro di cui narro, poiché è per essi che io scriverò sino alla fine.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SECONDA FOGLIA
 
Sin dalla sua prima fuga dal Monastero, mentre girovagava senza meta per Nedhara, Adras aveva capito di essere un emarginato. I Prescelti non erano più salutati con rispetto, bensì additati e insultati. Fin dal primo giorno in cui, solo, aveva messo piede sulle strade cittadine, la gente comune lo aveva assalito, chiedendogli aiuto, minacciandolo ed esortandolo ad estirpare la criminalità che dilagava nelle loro piazze. Adras ne era rimasto sconvolto, avrebbe dato la vita per poter difendere la propria gente, ma era solo. Solo contro un’intera città di assassini, ladri e malviventi. L’Ordine di Sin non sarebbe intervenuto, era troppo assorbito dalla rivalità contro i Prescelti di Nis. E Adras… Adras avrebbe voluto aiutare. Ma non sapeva come.
A quella prima fuga se ne erano aggiunte innumerevoli altre. Adras scappava dal Monastero ogni volta che ne aveva l’occasione, nonostante la legge dell’Ordine di Sin lo vietasse.
Da quel primo giorno però aveva preso l’abitudine di nascondersi. Camminava per la città approfittando di ogni vicolo buio, di ogni travestimento possibile. Il popolo di Nedhara sembrava avere l’intrinseca capacità di riconoscere a pelle un Prescelto. Quindi Adras imparò a fare in modo che nessuno lo notasse. Col tempo aveva scoperto alcune vie e scorciatoie sopra le case, dietro gli edifici o nelle fogne per raggiungere i luoghi che frequentava più spesso, come gli Orti Botanici o la Via Magna.
Ma non quella mattina. Nella tiepida luce dell’alba Adras si diresse immediatamente verso la Piazza del Mercato. Non si avvicinava spesso al Mercato, era troppo affollato e pericoloso per un uomo che doveva essere invisibile. Ma il vento lo attirava con un caldo aroma di pane appena sfornato e allegre voci chiassose.
Raccolse un logoro straccio da terra e lo strinse alla vita, utilizzando invece la fascia scura che teneva alla cintura per coprirsi il capo e il volto. Camminava veloce, senza correre, rasente ai muri e parzialmente nascosto dalle ombre delle insegne. Fissava dritto di fronte a sé, concentrato nello sforzo di controllare coloro che lo incrociavano. Nel timore di vedere nascere nei loro occhi la consapevolezza che un Prescelto era tra loro, pronti a sommergerlo di odio o richieste di aiuto che non poteva soddisfare.
Cauto e attento svoltò l’ultimo angolo della Via Sesta. La Piazza più grande della città si stendeva di fronte a lui. Il Mercato di Nedhara, con i suoi odori, rumori e colori lo colpì e lo lasciò senza fiato. Era una visione.
Impossibile contare le numerosissime bancarelle di legno che, accalcate una vicino all’altra, continuavano a perdita d’occhio. In una fila si vendevano fiori, in un’altra frutta, verdura e alimenti, là in fondo vestiti e arredi.I clienti si spostavano di qua e di là, sgomitando e litigando. A destra alcuni negozianti discutevano su chi vendesse il pesce più fresco e dall’odore che i due banconi emanavano Adras valutò che mentivano entrambi. Spostandosi nella folla e nel trambusto che lo pressava superò un bancone di arredamenti e posate. Si avvicinò ad uno spiazzo dove un allevatore stava cercando di legare un pollo per venderlo alla massaia che impaziente attendeva dietro il piccolo recinto. Si girò all’improvviso, raggiunto dal profumo che aveva già colto prima di pane fresco e miele. Al centro della Piazza alcuni garzoni vendevano dolci e pagnotte calde. Adras cercò di avvicinarsi, affamato, ma due donne che si azzuffavano per un rotolo di seta in una bancarella più lontana lo incuriosirono. Lasciò la furibonda lite tra le due. C’era così tanto da vedere e così poco tempo.
Era così assorbito dalla brulicante attività del mercato che quasi non notò il pallone. Se ne accorse poco dopo quando questo lo colpì in pieno viso, rompendogli quasi il naso. Nel trambusto e tra le urla del mercato, udì alcune risate cristalline. Bambini.
Dolorante si massaggiò la radice del naso, dandosi dell’incosciente per essersi distratto. Guardandosi in giro individuò ad un paio di decine di metri un gruppo di ragazzini che lo fissavano, ridendo della figuraccia. Adras si ritrovò a sorridere, divertito. Un Prescelto alla fine del suo addestramento che si faceva mettere quasi al tappeto da dei marmocchi. Raccolse il pallone e, dimentico della sua copertura, si incamminò verso i bambini per restituire il gioco. Schivò alcuni carri di bestiame e un paio di signore abbienti che parlottavano di come le antiche terme fossero state abbandonate. I piccoli gli venivano incontro dandosi di gomito, imbarazzati per aver importunato un adulto. Adras sorrise ad un mendicante che tirava un lembo della sua tunica chiedendo dell’elemosina. Si scusò , giustificandosi che non poteva portare soldi con sé. Poi si volse nuovamente verso il gruppo di ragazzini che attendevano il pallone, ma i quattro si erano fermati. Lo fissavano, apparentemente spaventati. Un anziano venditore della bancarella alla sua estrema sinistra, puntò lentamente un dito verso di lui. Adras lo notò appena, mentre la fascia scivolava  dal suo capo e cadeva a terra con un impercettibile fruscio. Il volto in piena luce, Adras si bloccò.
Un urlo acuto mise in allerta il Prescelto. Un solo, singolo urlo per un attimo sovrastò il tramestio del mercato, le discussioni e le grida. Il pallone cadde a terra e rotolò lontano.
Improvvisamente conscio di essersi esposto, Adras raccolse la fascia e si ricoprì rapido il capo e il viso. Si guardò attorno febbrilmente, scandagliando la folla che lo attorniava, cercando di capire da dove fosse giunto l’urlo. I muscoli pronti a scattare se qualcuno si fosse avvicinato troppo. Valutò rapidamente le possibili vie di fuga. Era attorniato da persone di ogni genere. Se fosse stato notato, se tutte quelle persone avessero deciso di attaccarlo sfogando su di lui, un Prescelto, la delusione e il rammarico che covavano contro gli Ordini… Era finito.
Rimase immobile, paralizzato in attesa che qualcuno urlasse, o che lo insultasse. In attesa di un segno che qualcosa stesse per abbattersi su di lui.
Ma non accadde nulla. La folla scorreva e la gente camminava tranquilla, sorpassandolo ed ignorandolo. Il Mercato continuava la sua fervida attività, incurante di ogni altro avvenimento.
Adras prese alcuni profondi respiri e cercò di riflettere. L’urlo che aveva udito era sicuramente di una donna, abbastanza giovane probabilmente. Proveniva da dietro le sue spalle. Si girò e si incamminò speditamente verso quella direzione. Sembrava un grido di aiuto. Non poteva ignorarlo.
Poche decine di metri dopo, notò qualcosa di strano. Più avanti, di fronte ad un negozio che si trovava alla fine della piazza, la folla si diradava creando un grosso vuoto. Avvicinandosi poté udire qualcuno supplicare a mezza voce. Iniziò a correre, sgomitando tra la gente che invece si allontanava veloce nella direzione opposta.
Quando sbucò tra la folla, la scena che vide di fronte a sé lo gelò.
Un grosso omone nerboruto trascinava una donna per i legacci che le stringevano i polsi. La giovane scalciava e si dibatteva piangendo, chiedendo soccorso. Nessuno accorse. L’uomo la strattonava così forte che i polsi della donna iniziarono a sanguinare, ma lei continuò a fare resistenza, supplicando i passanti di aiutarla. La gente la superava, guardando fisso di fronte a sé. Nessuno la degnò di uno sguardo.
La ignoravano come un ricco borghese ignora i propri servi. Come si ignora un vagabondo che dorme per terra, in strada, nella speranza che facendo finta di non notarlo questo scomparirà, non solo dalla nostra vista ma anche dalle nostre realtà.
La donna, però, non scomparve e non smise di lottare. Il criminale spazientito slegò la corta frusta nera che portava alla cintura, facendola schioccare. La avvicinò alla donna, con la chiara intenzione di colpirla.
Prima di riflettere, prima di formare un qualunque pensiero coerente, Adras agì.
Scattò in avanti e colpì il ginocchio dell’uomo con un calcio ben caricato, frutto di vent’anni di addestramento al combattimento. Mentre l’uomo, sorpreso, vacillò per un attimo, Adras gli ruppe la clavicola destra con una veloce gomitata e una torsione del braccio. Il rapitore grugnì per il dolore, lanciando un breve urlo. Stava accadendo tutto così in fretta. Adras ignorò il buonsenso che lo avvertiva di scappare prima di essere notato da tutta la piazza. Con la coda dell’occhio vide la donna approfittarne per scappare e sparire tra la folla del Mercato.
Adras schivò un debole pugno mancino del malvivente, e lo spinse con una spallata, poco elegante ma efficace, nel timore che l’uomo scattasse per inseguire la donna. Il criminale indietreggiò mentre si teneva la spalla rotta con una mano. Si tenne a debita distanza dal ragazzo che aveva appena fatto scappare la sua ultima “conquista”. Doveva avere capito di essere in svantaggio ma non fuggì. Invece prese un grande respiroed emise un inusuale ed innaturale fischio acuto. Lo stridulo fischio per alcuni secondi sovrastò tutto il trambusto del mercato. Per un attimo tutta la piazza si fermò, in ascolto.
Adras si allarmò escattò rapido in avanti. Prima che l’uomo potesse usare il braccio sano per difendersi Adra lo colpì forte alla trachea, rompendogliela con le dita allenate. Il fischio si spense in un gorgoglio.Il cadavere crollò a terra con un tonfo.
Adras gli gettò appena un’occhiata, poi risistemò il cappuccio sul viso e gettò un’occhiata furtiva alla folla, che però, incurante di lui, proseguiva con le attività. Per la prima volta Adras si sentì, davvero, invisibile. Prese un respiro per regolarizzare il cuore che batteva all’impazzata. A terra notò l’arma dell’uomo, abbandonata a pochi metri da lui.
Solo in quel momento il giovane Prescelto si rese conto di quanto, davvero, si era esposto. L’indifferenza della gente, quell’arma così caratteristica e il fischio acquistarono un senso, all’improvviso.
Raccolse la frusta nera a due code. Impossibile non riconoscerla. Com’era impossibile non riconoscere il fischio che l’uomo aveva lanciato prima di crollare a terra. Era un verso stridulo e gracchiante. Il suono che risuonava in ogni angolo di Nedhara, seminando terrore ad ogni nota.
Era il peggiore presagio di morte a Nedhara. Era il richiamo.
Stavano arrivando.


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