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Autore: distantmemory    03/07/2013    22 recensioni
Heather e Courtney si conoscono da quando sono bambine e odiano i maschi per questioni amorose passate. Cominciano a frequentare le scuole superiori, ma riusciranno a stare alla larga dai ragazzi? E inoltre, qual è il segreto dei loro genitori?
Dal capitolo 20 (Parte III):
«Bè, mi amor, adesso sai che se ti dico qualcosa è solo per avvertirti, perché non vorrei mai che ti succedesse qualcosa. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai,» avvicinò le sue labbra al mio orecchio ed abbassò il volume della voce, in modo da non far udire le sue parole al fratello. «perché tu sei la cosa più importante che ho.»
***
E in quel momento l’unica cosa che volevo era Duncan, l’unica persona di cui mi fidassi era Duncan. In quel momento mi dissi che se mi avessero privato di lui, sarebbe stato peggio della mancanza d’ossigeno. Duncan era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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4 anni dopo…


Courtney ed io prendemmo un altro paio di vestiti dal mio armadio, ma ovviamente scartammo anche quelli. Nessuno di quegli abiti andava bene: troppo scollati, troppo colorati, troppo vistosi, troppo banali. E Courtney non aveva alcun vestito perché li odiava per la loro scomodità, per questo avrei dovuto prestargliene uno io.
Gli esami erano finiti e ovviamente la mia amica ed io li avevamo passati facilmente. Un vero giochetto per noi! Un po’ più difficile furono per Alejandro e Duncan, ma con il nostro aiuto li passarono anche loro. Avevamo studiato giorno e notte per tutti quegli anni per farli arrivare alla classe successiva insieme a noi.
Se ci eravamo fidanzate? No, certo che no! Continuavamo solo a frequentarci e a stare sempre insieme. Molte volte mi era passato per la mente di avere una storia con il messicano, ma quell’idea l’avevo subito scartata insieme ad altre. Non sarebbe successo mai e poi mai! Ma dovevo ammetterlo, dopo tutti quegli anni ci volevamo bene come se fossimo fratelli.
E a proposito di fratelli!, quando Roberto seppe che Courtney non era sua figlia, lui e Carla divorziarono. All’inizio la donna ne fu distrutta, ovviamente, ma quando Drew cominciò ad andare a casa sua per consolarla il suo umore subito migliorò, e così ancora oggi quei due sono sposati, come Samantha e Roberto.
Invece mia madre e mio padre continuavano ad amarsi come sempre e si frequentavano con i genitori di Alejandro. Odiavo quando mi ritrovavo la loro famiglia a casa mia, ovviamente insieme al messicano e ai suoi fratelli! Josè continuava a stuzzicarmi, Carlos a difendermi e Alejandro a starmi appiccicato, ma ormai ci avevo fatto l’abitudine.
E quando scoprii che Courtney era mia cugina, le lanciai le braccia al collo e urlai di felicità. Ma poi la guardai e decidemmo di andare a parlare con le nostre madri, arrabbiate. E per calmare le acque, vivemmo per un mese a casa del punk e del suo amico.
Le nostre vite erano migliorate un sacco: nonostante le proteste dell’ispanica, Carla e Drew vivevano felicemente insieme e lui sembrava cambiato; Courtney andava a trovare Roberto almeno una volta a settimana accompagnata dal punk e Roberto cercava di sopportarlo; la madre di Alejandro non usufruiva più di stupefacenti per la compagnia di mio padre e Alejandro ed io… continuavamo a stuzzicarci a vicenda.
E in quel momento eravamo agitate e cercavamo un abito per la festa di fine anno. Duncan ed Alejandro ci sarebbero venuti a prendere alle nove ed erano già le sette.
Sentimmo bussare alla porta e borbottai un misero «Avanti!», e sulla soglia comparvero mia madre e Carla sorridenti.
«Adesso non siamo in vena di sapere che cosa avete comprato di bello per la vostra casa!» urlò Courtney distogliendo subito lo sguardo dalle buste che le due donne avevano in mano. Loro, invece, si fecero avanti e si chiusero la porta alle spalle.
«Non abbiamo fatto compere per la casa.» puntualizzò Carla. «Siamo andate a fare shopping e… abbiamo trovato questi.» aggiunse, posando le buste sul letto.
«Speriamo che vi piacciano.» disse mamma e così tornarono in cucina. Mia cugina ed io ci guardammo per qualche secondo, poi ci catapultammo sul letto. Spalancammo le buste e poi gli occhi: quelli che avevamo in mano erano gli abiti perfetti!

Due ore dopo si udì per tutta la casa il suono del citofono. Courtney ed io prendemmo di corsa le borse e ci guardammo un’ultima volta allo specchio. Indossavamo gli stessi vestiti ma di colore diverso: erano lunghi fino a metà coscia e non avevano spalline, erano semplici ma stupendi e non troppo vistosi. Il mio era rosso, quello di Courtney era viola chiaro. Il trucco c’era ma leggero, quel poco che bastava per renderci più… carine? E in più l’ispanica aveva una collana con il ciondolo di un teschio che le aveva regalato Duncan due anni prima per Natale, io invece avevo all’anulare un anello dorato con sopra incisa la scritta ‘Mi amor’ che mi aveva regalato Alejandro l’anno precedente per il mio compleanno.
Courtney si precipitò fuori alla porta e, prima che potessi farlo anch’io, una mano mi bloccò prendendomi per il polso. Mi girai e il viso quasi commosso di mio padre mi turbò.
«Sei bellissima.» sussurrò, lasciandomi andare. «Il tuo ragazzo è davvero fortunato.»
Alzai un sopracciglio. «Alejandro non è il mio ragazzo!»
Mio padre sorrise e scosse la testa. «Anche tua madre continuava a dire la stessa cosa di me, sai?» rise, poi mi scoccò un bacio sulla guancia. «Divertiti e stai attenta.» Io annuii e seguii Courtney giù per le scale.
Quando uscimmo dal cancello, l’auto rossa con il fulmine giallo dipinto sopra era lì davanti ad aspettarci, quell’auto in cui eravamo state accompagnate da Duncan ed Alejandro così tante volte in così tanti luoghi, dove avevamo ascoltato la musica a palla e non ci era importato nulla delle persone che ci giudicavano, dove avevamo vomitato dopo la nostra prima sbronza. Bè, erano comunque bei ricordi! Fuori dalla macchina c’erano i due ragazzi, entrambi poggiati all’auto con un piede e chiacchieravano. Quando il cancello si chiuse e fece rumore, i due spostarono lo sguardo verso di noi e spalancarono la bocca.
«Non dite nulla!» bisbigliò Courtney paonazza in volto. «I vestiti li hanno comprati le nostre madri, a nostra insaputa!»
«Hanno fatto un buon affare.» disse Duncan, avvicinandosi alla mia amica. Le baciò le guance che divennero ancora più rosse e poi le mise un braccio attorno alla vita. Nel frattempo, anche Alejandro si era avvicinato a me. Corrugai la fronte quando lui si abbassò e mi baciò la mano. Io roteai gli occhi.
«Sei un idiota.» borbottai, cercando di non farmi impadronire dalle emozioni.
«E tu sei stupenda.» rispose, rialzandosi e prendendomi per la mano. Poi mi accompagnò alla macchina. «E noto con piacere che indossi anche il mio anello.»
«Stai zitto!» ruggii, e lasciai che Alejandro mi aprisse lo sportello.
«E adesso andiamo per l’ultima volta alla nostra adorata scuola.» disse il punk. Accese il motore e sfrecciammo via, mentre Alejandro alzava il volume della musica al massimo.

In confronto al volume della musica che proveniva dall’interno della scuola, quella dell’auto dei due ragazzi era zero! Mi coprii le orecchie prima ancora di entrare, pronta al peggio. Ma il messicano mi fece abbassare una delle braccia e mi prese per la mano, mentre Duncan circondava la vita di Courtney come prima.
«Sei pronta, mi amor?» chiese Alejandro, sorridendomi. All’improvviso tutta la mia agitazione scomparve e non potetti fare a mano di ricambiare il suo sorriso.
«L’importante è che tu mi stia affianco.» sussurrai, sperando che l’altro non mi avesse sentito.
«Lo farò, non ti preoccupare.» disse infine, poi ci facemmo largo tra l’ammasso di ragazzi che cercava di entrare. Ma grazie a Duncan ed Alejandro, tutte le ragazze si fecero indietro e ci fecero passare, guardando me e mia cugina con invidia.
Quando entrammo finalmente a scuola, ebbi la voglia di rifugiarmi tra le braccia di Alejandro. Come avevo immaginato, quell’edificio non sembrava più lo stesso, tra la musica e il buffet e tutti i ragazzi che ballavano. E all’improvviso, mi ricordai della festa di Geoff, dove tutto ebbe inizio. Mi ricordai di quando piansi abbracciata al messicano, di quando schiaffeggiai Duncan per aver quasi violentato la mia amica e di quando poi ci ritrovammo per la prima volta a casa dei ragazzi.
All’improvviso attorno a noi si formò un cerchio di persone. Ovviamente, erano ragazze interessate ad Alejandro. Se avessi potuto, le avrei incenerite tutte con uno sguardo all’istante. Non perché fossi gelosa, ovvio! E per di più, quell’idiota sembrava anche adorare tutte quelle attenzioni. Mi scrollai dalla mano la sua presa e, prima che potessi allontanarmi, lui mi strinse ancora più forte il polso.
«Mi dispiace, ragazze, ma sono impegnato, sono off limits. Il mio cuore appartiene ad un’altra persona.» disse Alejandro quasi urlando per superare il frastuono della musica. Io roteai gli occhi, infastidita, ma fui sollevata e il mio volto si fece rosso. Così ci facemmo spazio tra le ragazze e ci dirigemmo al buffet.
«Non serviva mettere in atto una recita del genere solo per levarti di torno quelle oche.» gli gridai all’orecchio, mentre lui riempiva un piatto di schifezze.
«Tu non mangi? Sei a dieta?» chiese, e la mia risposta fu una semplice occhiataccia. «E comunque, non era una recita.» aggiunse, sorridendomi e accarezzandomi i capelli con la mano libera. «Il mio cuore appartiene davvero ad un’altra.»
Il mio cuore perse un battito. «E chi-chi sarebbe?» balbettai, guardandolo dritto negli occhi. Alejandro mi passò l’indice sulla guancia e mi sorrise.
«Sei tu.» sussurrò infine, così a bassa voce che io non lo sentii ma riuscii a leggere le sue labbra.
Deglutii e guardai altrove, cercando di non perdermi ancora in quegli smeraldi. «Dove sono Courtney e Duncan?»
«Ovunque essi siano, di certo non vogliono essere disturbati.» disse il ragazzo. Come faceva ad essere così calmo, così tranquillo dopo quello che mi aveva detto? Riusciva a rendere anche la cosa più faticosa una passeggiata. «Piuttosto, tieni qui.» E mi porse il piatto colmo di cibo. Io lo guardai confusa.
«Devi andare in bagno?»
Alejandro rise. «No. Mangia.»
«Ma… è il tuo piatto!»
«Non ho fame.»
«Bè, nemmeno io!» borbottai. Il messicano rise ancora e mi lasciai contagiare anch’io.
«Quindi sei davvero a dieta?» chiese, mettendosi a braccia conserte e con un sorriso stampato sul volto. Io annuii. «Bè, non devi!» aggiunse, prendendo il piatto dalle mie mani e facendolo passare sotto il mio sguardo. «Sei già perfetta così.» Io feci correre i miei occhi verso di lui, in cerca di un ghigno o di qualunque altra cosa che mi facesse capire che stava scherzando. Ma non stava scherzando. Il suo volto era serio come non era mai stato.
«Non riuscirei a mangiare tutto comunque. Quindi, condividiamo il piatto, okay?» dissi. Alejandro annuì e mi prese di nuovo la mano, mentre nell’altra teneva stretto a sé il piatto. Alla fine, raggiungemmo un divano vuoto e ci sedemmo sopra. Quando finimmo di mangiare il cibo – mangiare per dire, poiché la maggior parte di esso era finito nei capelli di Alejandro ad opera mia! – il ragazzo si alzò e allungò la mano verso di me.
«Vuoi ballare, mi amor?» mi chiese con un tono dolcissimo e non riuscii a non accettare. Annuii e posi la mia mano sulla sua. Proprio quando ci fummo fatti spazio tra tutti, partì un lento. «Bè, a quanto pare è destino, no?» disse Alejandro e rise. Lui mise un braccio attorno alla mia vita e con l’altra mano teneva la mia, mentre io tenevo l’altra mano libera posata sulla sua spalla. E così mentre ballavamo mi lasciai affondare il viso nell’incavo tra il collo e la spalla di Alejandro.
«Ti odio.» balbettai, ovviamente poco sicura.
«Ti amo anch’io.» rispose lui, continuando a muoversi.
Nulla potrebbe rovinare questo momento, pensai, ma a quanto pare non era così.

***

Cercavo con lo sguardo Heather, mentre Duncan ballava di fronte a me e mi teneva ferma per il polso, impedendomi di andare da un’altra parte. E andare da un’altra parte era proprio ciò che volevo fare. Non riuscivo a sopportare quel baccano infernale. Era peggio della musica a tutto volume che il punk diffondeva ogni sera in casa sua, ma ormai ci avevo fatto l’abitudine.
All’improvviso un vestito come il mio attirò il mio sguardo: era Heather, ed era appena entrata in pista insieme ad Alejandro. Feci per allontanarmi ma il moro rafforzò la sua presa.
«Principessa, dove credi di andare?» mi chiese, sbarrandomi la strada con il suo corpo e le sue braccia. La sua testa mi impedì di guardare altrove.
«Voglio andare da mia cugina, se permetti.» risposi, e cercai di passare, invano. Aprii la bocca per rimproverarlo, ma all’improvviso una musica lenta si diffuse in tutta la sala. Sgranai gli occhi e guardai Duncan, che a sua volta mi guardava malizioso.
«Mi concedi questo ballo, principessa?» sussurrò porgendomi la sua mano destra.
«N-no, vai al diavolo.» balbettai, ma la mia mano si posò su quella del ragazzo automaticamente. Le dita si intrecciarono e un fuoco partì dal mio arto, inondando tutto il mio corpo di calore. Seguivo i passi di Duncan e mi lasciai andare. Credo che quello fu il momento più bello di tutta la mia adolescenza. Il punk fece scivolare lentamente la sua mano che aveva posizionato dietro la schiena sempre più giù, e io gli lanciai un’occhiataccia. «Toccami il fondoschiena e sei un uomo morto.» bisbigliai e lui rise.
«Quando ti lascerai andare? Insomma, deve esserci una parte di te che vuole fare sesso! Ormai hai diciannove anni, e io ne ho venti, e sono stufo di farlo con delle ragazze per cui non provo la minima attrazione, se non quella fisica.» disse, poi deglutì e mi guardò dritto negli occhi. Ancora una volta mi lasciai incantare da quegli occhi acquamarina di cui, ormai l’avevo capito, ero innamorata. Da anni.
«E io cosa centrerei?» chiesi, insicura. «Cosa centro io con la tua attrazione non fisica?»
Duncan sospirò e guardò altrove. Notai che le sue gote divennero leggermente rosse ad un tratto. «Devo dirti davvero tutto, Courtney? Non riesci a capire nulla da sola?»
Le mie mani si spostarono dal suo petto al suo collo. «No, non riesco a capire. Oppure voglio solo vederti parlare. Voglio vedere Duncan Nelson dire delle parole che mai ha detto a nessuna. O almeno lo spero.»
Il ragazzo rise e tornammo a ballare lentamente, mentre lui si lasciava sfuggire un sospiro. «Hai ragione.» disse, e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. «Non ho mai detto a nessuna ragazza qualcosa di romantico, né ne ho mai sentito il bisogno. Con te, invece, è tutto il contrario. Sento che è un mio dovere dirti qualcosa, ma non so cosa
Io sorrisi e lo abbracciai più forte, quasi per dargli coraggio. «Qualunque cosa andrà bene, detta da te.»
Duncan annuì e poi guardò un punto dietro di me. «Forse è meglio parlare in un luogo privato, che ne dici?» Anch’io annuii e lui mi prese la mano, poi si fece spazio tra la folla cercando di passare. Solo allora notai le scale che portavano al piano superiore, dove c’era la nostra classe. Dove tutto era cominciato.
Prima di scomparire alla vista di tutti quegli invitati – molti di loro ci stavano osservando – trovai con lo sguardo Heather. Mi sorrise come per darmi coraggio, poi si accasciò ancora sorridente sul petto di Alejandro.

***

Courtney stava salendo al piano superiore con Duncan.
Magari sistemeranno le loro questioni, pensai, magari si fidanzeranno, magari un giorno anch’io mi fidanzerò con Alejandro… no, ma che sto dicendo! Eliminai subito quel pensiero dalla mia mente, quando all’improvviso la musica cessò. Tutti smisero di ballare, ma io rimasi abbracciata al messicano. Quando me ne capacitai, lo lasciai subito andare, imbarazzata.
Il preside della scuola fece la sua apparizione sul palco, fece il suo discorso e gli alunni applaudirono, mentre io pensavo a come stessero andando le cose a Courtney.
«E adesso, come ogni ballo di fine anno che si rispetti,» aggiunse il preside «eleggeremo i nostri re e reginetta di quest’anno.»
Spalancai gli occhi e guardai Alejandro. Il suo volto era turbato, ansioso, quasi concentrato, poi mi guardò e sorrise debolmente. «Perché mi guardi così, mi amor?»
«N-non ne sapevo niente.» balbettai, ancora confusa.
«Il re di quest’anno è…» disse l’uomo sul palco quando le urla dei ragazzi finirono. Aprì la busta che teneva in mano e prese il foglietto con le sue mani. Sgranò gli occhi e guardò la folla che gli era avanti. «... Burromuerto Alejandro.»
Una luce mi accecò e si accese proprio sopra Alejandro. Mi guardò, titubante, e gli feci un cenno per incoraggiarlo ad andare sul palco, anche se non volevo affatto che andasse lì, che scegliessero un’altra reginetta e che ballasse con lei. Avrei potuto salire sul palco e tirarle i capelli, ma per orgoglio non l’avrei fatto. Non davanti Alejandro, almeno.
Il messicano si fece spazio pian piano, mentre tutti gli altri applaudivano, soprattutto le ragazze, e si mise affianco al preside che gli fece indossare una corona sul capo.
«Vuoi dire qualcosa, Burromuerto?» chiese il preside, più sorpreso del ragazzo. Il messicano si limitò a roteare gli occhi e l’uomo si posizionò di nuovo di fronte al microfono. «E la reginetta di quest’anno è…»
Nel frattempo guardavo Alejandro, che a sua volta stava osservando il foglietto che il preside aveva fatto scivolare dalla busta. «Lindsay?! No!» urlò il ragazzo. Si precipitò verso il preside, gli prese la carta tra le mani e la strappò in mille pezzettini, che poi volarono a terra.
«C’è qualcosa che non va, Burromuerto?» chiese l’uomo.
«È un’idiozia.» sussurrò Alejandro. «Lindsay ha corrotto tutti, non doveva essere lei la reginetta!» Tutti guardarono verso la bionda che si stava mangiando le unghie. «Su, Lindsay, ammettilo. Ormai la scuola è finita, non verrai penalizzata, ma…»
«Sì, va bene, ho imbrogliato! Ma insomma, chi potrebbe affiancare uno come te? Solo io!» cinguettò, alzandosi sulle punte per farsi vedere meglio nonostante avesse dei tacchi da 10 cm.
«Bè, visto che non abbiamo una reginetta e non abbiamo il tempo per votare ancora, direi di far scegliere al re la propria regina. Che ne dici, Burromuerto?» Feci una smorfia. Tra tutte le belle ragazze che c’erano in quel posto, di certo non avrebbe scelto me. Mi girai di spalle per non osservare la scena e andai verso il buffet. Al diavolo chi avrebbe pensato male! Quando sentii la sua voce mi vennero i brividi.
«Sì, ci sto.»
«Bene, chi sarà la regina di quest’anno?»
«La regina di quest’anno sarà…» fece un momento di pausa e mi sentivo i suoi occhi addosso. «… Heather Wilson.»
Mi girai di colpo e il piatto cadde a terra, insieme ai rustici, e si frantumò in mille pezzi. Tutti mi osservano sbalorditi, le ragazze protestavano. «E-eh?» fu tutto quello che riuscii a dire.
«Dai, vieni, mi amor Mi fece un cenno con la mano e io divenni paonazza. Mi aveva chiamato con quel nomignolo di fronte a tutti! Tutta la scuola, e non gli importava dei giudizi altrui? Andai verso di lui con le gambe che mi tremavano e quando fui salita sul palco lo guardai diritto negli occhi. Il preside mi si avvicinò, ma Alejandro gli sfilò la corona dalle mani e me la posò sul capo. «Sai di essere la regina più bella del mondo, vero?» disse quasi urlando. Voleva farmi imbarazzare o pensava quelle cose sul serio?
«Emh… come ogni re e regina che si rispetti, dovrete ballare insieme. V-vi va bene?» Anche il preside era meravigliato! Fantastico, avevo gli occhi di tutta la scuola su di me. Alejandro mi prese una mano e mi trascinò quasi a forza al centro della pista, mentre tutti gli altri si dividevano in due parti ai nostri lati per lasciarci ballare.
«Questa me la pagherai.» sussurrai all’orecchio del messicano quando cominciammo a ballare, nella stessa posizione di qualche ora prima.
«Vedi di preparare una buona vendetta per questo.» disse, poi mi tolse le mani dalle braccia e le mise sul mio volto. Oh no, che voleva fare?! Mi si avvicinò lentamente. Avrei voluto andarmene, squagliarmela, ma la sua bocca mi aveva ipnotizzato. Quando le sue labbra si posarono sulle mie, chiusi gli occhi e ringraziai me stessa per aver mantenuto la calma ed essere rimasta lì. Sentivo le voci altrui alle mie spalle, ma all’improvviso tutto scomparve: gli altri ragazzi, la musica, le corone, il preside, la scuola. Rimanemmo solo Alejandro ed io, avvinghiati l’uno all’altro e finalmente consapevoli di amarci.

***

Duncan si chiuse la porta alle spalle mentre io sedevo su uno dei banchi più vicini alle finestre. Quella era la nostra classe, quello era il posto dove ci eravamo conosciuti il punk ed io. Ero intenta ad osservare il cielo stellato, oppure ero troppo imbarazzata per ascoltare le parole di Duncan, quando il ragazzo mi si piazzò davanti. Mi prese il mento tra l’indice e il pollice e mi alzò il viso, in modo che lo guardassi negli occhi.
«Finalmente possiamo parlare in pace. Qui nessuno verrà a disturbarci.» sussurrò. L’unica cosa che ascoltavo era la sua voce, nonostante la musica si sentisse anche lì. «E gli unici che ci hanno visto sono stati Alejandro e Heather, ma loro non faranno certamente la spia.»
«E se qualcuno notasse la nostra assenza e ci venisse a cercare?»
«Di certo non ci cercherà qui. Nessuno vuole passare guai, vero?» Duncan rise e lo guardai male. Non era certo la prima volta che infrangevo le regole con lui, e più lo facevo più mi divertivo, ma alla fine sentivo un senso di colpa nello stomaco. Il punk si allontanò e si mise ad osservare il cielo anche lui di fronte ad una finestra.
«Allora, che cosa devi dirmi?» lo stuzzicai. Il ragazzo si girò verso di me, sorridente e con le mani nelle tasche dei pantaloni. Anche vestito elegantemente aveva l’aria da cattivo ragazzo.
«Ti piace prendermi in giro, vero?» disse, continuando a fissarmi. «Non so da dove cominciare. Ci sono così tante cose che vorrei dirti, Courtney.» Sgranai gli occhi. Non aveva usato alcun nomignolo! «Per esempio che mi fa piacere che indossi la collana che ti ho regalato.» Automaticamente la mia mano andò verso la catenina e strinse il ciondolo. «Oppure che ho rischiato di picchiare tutti i ragazzi che sono venuti alla festa e che ti hanno guardato le gambe e non solo.» Risi e allungai le braccia verso di lui, che mi guardò titubante.
«Vieni qui e abbracciami, idiota.» Duncan venne verso di me e mi circondò con le sue braccia, mentre io affondavo nella sua camicia.
«Non ho mai abbracciato una ragazza che non fossi tu. Non ne ho mai sentito il bisogno.» bisbigliò Duncan, facendo scorrere le sue mani giù per la mia schiena. Avevo paura che egli potesse scottarsi a causa del mio rossore e lo strinsi ancora più forte. «Principessa, forse è meglio che mi allontani, non potrei riuscire più a controllare le mie azioni. Le tue gambe scoperte, il vestito scollato…»
«E allora fallo.» mi lasciai sfuggire. Un gemito di sorpresa uscì dalla mia stessa bocca.
«Fare che cosa?» chiese il punk mentre i suoi muscoli si contraevano.
Mi scrollai dalle sue braccia e lo guardai dritto negli occhi. Allargai le gambe e lo feci avvicinare ancora di più. Sono pronta, mi ripetevo, Sono pronta!
«Non controllare le tue azioni. Nemmeno io voglio più farlo. Ci siamo controllati per troppo tempo.»
Duncan mi guardò come se fossi un fantasma. «Principessa, che cosa intendi?» balbettò.
«Sai che cosa intendo, imbecille!»
«M-ma… ne sei sicura?» Lo vidi deglutire e pensai che quella era la prima volta che lo vidi quasi spaventato.
«Duncan, l’avrai fatto così tante volte, dovresti saperne più di me!»
«L’ho sempre fatto per divertimento, con ragazze di cui non mi importava nulla. Ma tu… tu sei diversa.» La sua voce divenne all’improvviso un sussurro. «Io ti amo.»
«Anche io ti amo.» sussurrai anch’io. Poi tutto accadde velocemente: gli lanciai le braccia al collo e lo baciai, prima dolcemente e poi selvaggiamente, mentre io gli toglievo la camicia e la cravatta e tutto il resto e lui mi toglieva a sua volta i vestiti.
E quella sera non ci controllammo.











Salve a tutti! Siamo giunti al penultimo capitolo della storia!
Come vi avevo promesso, è più lungo degli altri e, proprio per questo, non ho potuto controllarlo perchè non ho avuto tempo (e probabilmente nemmeno la voglia). Quindi se ci sono degli errori non esitate a dirmeli!
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che continuano a seguirmi dall'inizio delle storie e anche i nuovi lettori, anche chi ha aggiunti la storia tra i preferiti o le ricordate o le seguite nonostante la storia sia quasi finita.
Nel prossimo capitolo (che sarà l'epilogo) annuncerò anche il titolo della storia futura.
Alla prossima e ancora grazie a tutti!
Baci, Viviana. :)

   
 
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