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Autore: l_s    16/01/2008    2 recensioni
una ragazza ridotta ad un fantoccio, una scatola vuota, da un destino crudele che ella stessa ha scelto per sè; forse una debole, che si è arresa invece di continuare a combattere...cambierà idea o continuerà a crogiolarsi nel cupo torpore della sua apatia?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Destino...a volte ci pensava...abbiamo davvero il potere di sceglierlo da soli? Sua madre avrebbe voluto che fosse così, almeno per lei, da lì il suo nome. Ma Any non aveva fiducia nel destino. Non più. Non era più una ragazza seduta sul ciglio della strada nell’attesa di un miracolo, dell’amore eterno; era rassegnata allo squallore e alla desolazione dell’esistenza. Forse la scelta di Mike era stata giusta: una ragazza in meno sarebbe stata maltrattata e costretta a piegarsi alla volontà di uno stupido prepotente. Dietro le sue mura di torpore, si sentiva quasi come se avesse fatto del bene ad una di quelle persone che riteneva troppo ingenue o troppo impure.
Era appoggiata al muro, le ginocchia piegate, la mente sgombra come al solito, e poco dopo egli arrivò, con l’abituale stuolo di oche. Le afferrò la mano e la sollevò con violenza, il corpo della ragazza sbatté contro il suo e Mike, con il suo braccio sudato, le strinse la vita, sussurrandole finte parole dolci. Poi, non ancora contento, introdusse bruscamente le sue grosse dita tra i capelli neri, strappandone alcuni ciuffi, prima di avvicinare con foga il suo viso al proprio e violare nuovamente le sue labbra rosse. Non gli bastava averla: tutti dovevano sapere che un'altra femmina era stata piegata alla sua volontà. Tutto lo stormo starnazzò all’unisono, emozionato. Il ragazzo si voltò verso le sue fan, leccandosi le labbra con aria ‘sexy’. “Noi siamo una coppia aperta, però...” le oche sospirarono, “vero, amore?” domandò poi, rivolgendosi alla ragazza. Quella scrollò le spalle, con la solita indifferenza. Glielo chiedeva continuamente, ma sempre con dei testimoni, perché, pensava, le avrebbero impedito una risposta negativa; evidentemente non vedeva l’ora di arraffare un’altra ragazza, o forse l’aveva già fatto...Any si scrollò di dosso il ragazzo e ciondolò via, con il vano accompagnamento della sua voce che tentava di fermarla o almeno di salutarla. Riprese a trascinare con esasperante lentezza i piedi feriti sull’asfalto, fino a raggiungere un portone di legno, nel centro della città. Batté tre colpi ed una donna la accolse con un calore che ella non conosceva ormai da molto tempo. No, decisamente la donna non aveva avuto alcun figlio come lei. Quella si informò sulla sua salute, ma Any non rispose. Non era lei che voleva vedere. Finalmente, l’oggetto della sua impazienza si palesò: una bambinetta dall’aria simpatica, con una massa indistinta di capelli scuri corse ad abbracciarla. Il corpo freddo di Any fu invaso da quel calore impetuoso, cercando a sua volta di trasmetterne quanto più possibile, e in quell’intreccio di corpi un triste sorriso affiorò spontaneamente alle labbra della ragazza, prima che si riscuotesse per aiutare la bambina nel disegno o in qualunque altra cosa avesse voluto fare. Ma c’era un altro paio d’occhi che la osservava, uno sguardo scuro che analizzava e comprendeva appieno il suo stato d’animo, due occhi che morivano dalla voglia di prenderla per le spalle e strattonarla, di urlarle in faccia che stava sbagliando, ma che rimanevano celati dal buio, ad osservare ogni suo gesto con infinita tristezza e impotenza...
Giunse la sera, che portò via con sé le poche ore di luce trascorse e la restituì alla perenne oscurità di un’abitudine assassina. Rientrò a casa, tetra come al solito, nutrì, lavò e riposò le sue membra.
Udì una figura esitante avventurarsi fino alla sua porta socchiusa, e colse uno scorcio del viso di una bellissima donna, invecchiata e devastata dalla delusione di un amore assoluto e sconfinato come solo quello materno può essere. Aveva negli occhi lo sguardo di chi non conserva più lacrime da spendere: le ultime le aveva usate per spegnere il fuoco di speranza che vi aveva arso, per essere poi sostituito dallo squarcio profondo e definitivo che rispecchiava la sua anima.
Un sole freddo e annoiato decise di invadere il cielo anche quel giorno e anche quel giorno Any si alzò, a fatica, e trascinò il suo corpo fino a scuola; dopo qualche ora si trascinò a casa, poi ancora nel vicolo scuro, deserto, giacendo a ridosso del muro grigio, le gambe piegate e i capelli che celavano il suo viso cadaverico. Ben presto il vicolo si riempì di fan preoccupate o esaltate, che le rivolgevano parole confuse, volti ignoti o indistinti schiamazzavano intorno a lei in una lingua a lei sconosciuta. Abbracciato ad una ragazza bionda arrivò infine Mike, che blaterò qualcosa che suonava come: “Siamo una coppia aperta, vero?”
Ma lei non ascoltò nessuno di loro, rinchiusa nella solitaria torre del suo castello fortificato.

Finché, attraverso una feritoia, giunse la debole eco di un canto antico...

...una melodia...

...delle parole...

...da quanto non le sentiva? Da anni? Secoli?...

...e l’eco si fece più forte, più deciso, soggiogandola, risvegliando qualcosa dentro di lei...

...qualcosa che aveva il gusto amaro dei ricordi...

E qualcuno, da qualche parte dentro di lei cominciò a cantare, a volteggiare e a ridere a crepapelle, a sentire, a desiderare di correre via e di percepire il vento sulla faccia...

Com’era?

 

...poi d’improvviso mi sciolse le mani,

e le mie braccia divennero ali

quando mi chiese “conosci l’estate?”

io per un giorno, per un momento

corsi a vedere il colore del vento...*


*Il sogno di Maria - F. De Andrè
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Vorrei ringraziare spleen (dopo aver letto la tua recensione sono stata euforica per una buona mezz'ora) e lucillaaaaaaa  (grazie per la sincerità, in effetti questa  roba è nata in un momento di depressione)...spero che vi piacciano i futuri sviluppi della 'trama'...a persto...
   
 
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