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Autore: Dudy    03/07/2013    2 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA: lo so che sono una bastarda e che manca solo un capitolo, scusate. Cercherò di pubblicarlo entro gennaio; intanto, per rispetto, inserisco questo avviso per avvertirvi. Scusate ancora, mi dispiace moltissimo, vi prometto che l'ultimo capitolo sarà sensazionale e molto, molto lungo. Imploro la vostra pietà e la vostra pazienza.
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*dal primo capitolo:
"Io sarò il primo a baciarti, e anche l’ultimo."
Oddio, era fuori di sé.
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*dal capitolo 13:
Fu semplice, fu profondo. Come l’azione stessa del respirare, come l’acqua cristallina che scorre gioiosa in un ruscello fresco di montagna.
Semplice e profondo.
Come l’amore.
Non era un vero bacio. Era piuttosto uno sfiorar di labbra, un tocco che per troppo tempo era stato loro proibito dalle convenzioni sociali, l’immagine tenera e densa si calore di due bambini che, tenendosi per mano, si scambiano un dolce e leggero segno di amore.
No, decisamente, non era un vero bacio.
Genere: Drammatico, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I folti rami di un pino che si stagliava imponente sopra di lei riuscivano, almeno in parte, a ripararla dal freddo vento invernale, ma non dalle pesanti gocce d’acqua che stavano ormai iniziando a caderle sulla testa.  
Il fatto era che non aveva voglia di tornare a casa. Aveva avvisato sua zia che non sarebbe tornata per pranzo e che avrebbe mangiato alla mensa della scuola, prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane. Per poi scoprire che la mensa era chiusa a causa di un’influenza della cuoca, che non solo non aveva nessuno che potesse sostituirla, ma che aveva esplicitamente richiesto di proibire agli studenti di mangiare a scuola, per paura di una contaminazione con il virus che l’aveva colta mentre preparava il solito purè di patate. 
A quel punto, la maggior parte dei ragazzi erano tornati a casa, anche quelli che abitavano più lontano - persino Helen aveva preferito sopportare le disgustose pietanze con cui sua madre dimostrava una scarsa abilità in cucina, piuttosto che rimanere a congelarsi nel cortile.
Maya, però, in un certo senso sentiva che tornare a casa era l’ultima cosa che potesse desiderare in quel momento. 
Era un po’ come se quelle mura familiari potessero, in qualche strano modo, riportarla ad un’esistenza di cui ormai non faceva più parte, e che le appariva così monotona, pigra, priva di quell’incanto che sentiva di star vivendo in quell’ultimo periodo.
Tutti quegli avvenimenti, così improvvisi, così imprevedibili…
Per tanto tempo li aveva odiati, aveva cercato di trovare un strada, una qualunque strada, che riportasse tutto alla normalità.
Solo quel giorno aveva capito quanto fosse noiosa quella normalità.
Ripensò al bacio intenso e profondo che lei e Zayn si erano scambiati poche ore prima (ore? A lei sembravano minuti, secondi, istanti fuggenti, non ore). Per un attimo era riuscita a vedere tutto da un’altra prospettiva, da un punto di vista che rendeva le ultime giornate così particolari, così diverse rispetto alla sua solita vita, da farle sembrare quasi…desiderabili. 
Sì, desiderabili.
Nonostante tutto.
E ora stava cercano in ogni modo di aggrapparsi a quelle emozioni forti (negative o positive, erano comunque forti, nuove, profonde), tanto che anche la vista della sua casa avrebbe potuto cancellarle in un istante facendola ripiombare nella realtà che per anni era stata la sua.
Quindi sì, preferiva restare sotto la pioggia, immersa nel freddo pungente di Novembre. 
Zayn aveva tentato di rimanere con lei, ma una telefonata quasi aggressiva dai suoi genitori gli aveva imposto di tornare subito da loro. Erano ancora scossi per ciò che era accaduto con Ryan, e ogni cosa, anche un po’ di vento, poteva apparire letale ai loro occhi.
Beh, in effetti era vero, si gelava, e con la pioggia molto probabilmente avrebbe avuto lo stesso destino della cuoca. Ma non le importava.
Appoggiò lentamente la testa al legno scuro del pino, lasciando che l’odore selvaggio, saturo di un qualcosa di antico e misterioso, si impadronisse dei suoi sensi. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla melodia delle gocce che cadevano intorno a lei.
 
Poco dopo, una risata cristallina proveniente da chissà dove alla sua destra la fece risvegliare. Guardò l’orologio di cuoio proveniente dal Canada che i suoi genitori le avevano regalato qualche Natale prima. Mancavano ancora tre quarti d’ora all’inizio delle lezioni pomeridiane.
Vagamente, si accorse che aveva smesso di piovere, ma il vento gelido ancora filtrava tra i rami del possente albero.
“Secondo te spunterà l’arcobaleno?”
“Sei tu il mio arcobaleno”
“Ti amo”
“Aspetta a dirlo”
“Perché?”
“Perché voglio farlo prima io”
“Baciami”
“Hai bisogno di chiedermelo?”
Erano voci familiari. Si alzò, un po’ traballante. Le succedeva sempre quando si risvegliava, soprattutto se non era mattina. Fece qualche passo al di fuori dell’ombra del pino, abituando i suoi occhi all’improvvisa luce da cui le sue palpebre l’avevano protetta per…quanto tempo? Mezz’ora? Un’ora? Non era importante.
Sì guardò intorno, cercando la direzione da cui provenivano le voci. E li vide. Uniti in un bacio romantico e passionale, stringendosi i capelli tra le mani, intrecciando le dita. 
Era una scena dolce, felice, una scena che, se inserita in uno di quei film sdolcinati che andavano tanto di moda, avrebbe fatto scoppiare chiunque in lacrime di commozione e tenerezza.
O almeno sarebbe successo se non ne fosse stato lui il protagonista.
In quel momento, forse, una risata era la cosa più sbagliata e inopportuna, ma lei non riuscì a trattenerla. 
I due si girarono, diventando improvvisamente rossi per l’imbarazzo, e rilassandosi subito dopo aver visto chi era stata a ridere.
Maya cercò di giustificarsi, ma ancora dei ghigni soffocati spuntavano di tanto in tanto tra le sue parole.
“Scusate, davvero, scusate ma… Eravate così carini”
Si piegò in due, tentando di nascondere il viso quasi sconvolto dal divertimento. Il ragazzo, capelli folti e occhi verdi, le si avvicinò e le parlò con un tono fermo, calmo ma deciso:
“Maya, adesso tu mi spieghi che cosa cavolo ci fai qui e perché ti sai messa a ridere mentre io e Fanny ci stavamo baciando”
Lei imitò la sua voce roca e profonda, aggiungendo un cenno di ironia:
“Sei tu il mio arcobaleno! Oh, dai, Harry, è divertente sentire una frase così detta da te!”
Lui sospirò.
“Lo so, è strano, in effetti fa ridere anche me. Ma che ci posso fare? Sono innamorato”
Rivolse uno sguardo a Fanny prima di continuare, mentre un sorriso del tutto nuovo si faceva strada tra le sue guance. 
“Sì, io la amo. So bene di non essere quel genere di persona, ma lei è arrivata e mi ha rivoluzionato…tutto”
Anche Maya sorrise. Sinceramente.
Scosse la testa leggermente.
“Oh, il mio Harryuccio è innamorato! Il mio bambinello cresce, adesso dovrò smettere di preparargli il biberon ogni mattina!”
Beh, sì, era il suo modo per dire “congratulazioni, sono così felice che tu abbia trovato la ragazza giusta!”
Lui lo capì, seppur con un po’ di perplessità e imbarazzo, e forse lo comprese anche Fanny, che scoppiò a ridere.
“Come mai sei qui a congelarti invece di stare a casa a guardare i video di quel cantante italiano, com’è che si chiama?”
“Claudio Baglioni, e non guardo i video di un sessantunenne che da giovane era maledettamente bello, ascolto solo le sue canzoni! Sto qui perché… mia zia non c’è e ho dimenticato le chiavi…”
Inventò la prima scusa che le venne in mente, non aveva voglia di spiegare a Harry i suoi pensieri, o almeno non lì, non in quel momento.
“Ti fai sempre riconoscere, eh?”
“Voi, piuttosto…Com’è che non vi siete fatti vedere per tutta la mattina?”
Lui e Fanny si scambiarono un’occhiata in cui erano nascosti amore, imbarazzo, quasi timore.
“Complicato”, la liquidò Harry, ma subito la sua ragazza aggiunse:
“Siamo stati un po’ in giro”
Maya cercò di fare altre domande, ma il riccio le evitò urlando:
“Zayn!”
Lei si girò di scatto verso la direzione che indicavano gli occhi del suo amico, e in un attimo si ritrovò immersa in quelli color cioccolato del suo…fidanzato? Poteva chiamarlo così? Un bacio bastava per arrivare fino a quel punto?
In un attimo, lui le fu accanto e, circondandole la vita con il braccio, le sussurrò all’orecchio:
“Sono riuscito a uscire di casa senza che i miei genitori se ne accorgessero… Mi ero dimenticato di chiederti una cosa importante”
Solo in quel momento si accorse di Harry e Fanny, che lo guardavano interrogativi.
Avrebbe preferito che se ne andassero, voleva passare quel momento solo con lei.
Ma, data la situazione, avrebbe aspettato.
Qualcuno, forse Maya, chiese se c’era qualcosa da fare prima dell’inizio delle lezioni, avendo ancora a disposizione mezz’ora e qualche minuto.
Qualcun altro, forse Helen, propose “obbligo o verità”. 
Helen?
“Quando sei arrivata?”
“Adesso. Allora, giochiamo?”
Harry si passò una mano tra i capelli, come faceva sempre quando c’era qualcosa che non riusciva a capire. Si rivolse a Maya e Helen.
“Voi…?”
Beh, dopotutto lui non sapeva ancora nulla di ciò che era avvenuto quella mattina.
“Tutto risolto”
Le due si scambiarono un sorriso e tentarono di nascondere una risatina.
Prima che il ragazzo potesse fare altre domande, la bionda ripeté:
“Allora, giochiamo?”
 
Si erano seduti in cerchio, sotto il pino, stringendosi l’un l’altro per tentare di sfuggire al freddo - senza troppi risultati.
Zayn si schiarì la voce.
“Beh, chi vuole iniziare?”
“Io!”
Mentre urlava quella parola, la mano destra di Harry si alzò scattante verso l’alto, mentre la sinistra continuava a stringere le dita di Fanny. 
“Allora… Zayn, obbligo o verità?”
“Obbligo”
“Infila una mano nelle mie mutande”
“Verità”
Sghignazzi generali.
“Allora, ho voglia di essere crudele… Qual è il tuo hobby preferito?”
Il moro iniziò a sentirsi visibilmente in imbarazzo. A parte Harry, non ne aveva mai parlato con nessuno. Non che il riccio sapesse della difficoltà che provava del raccontare della sua passione, ma avrebbe preferito evitare quella domanda. 
“Non hai scappatoie, devi rispondere!”
Ma a quanto pare non aveva altra scelta. Cercò di formulare la sua affermazione in modo tale che distogliesse, almeno in parte, l’attenzione da lui.
“Oh, andiamo, anche a te piace cantare!”
“Amico, io non parlavo di questo! Io mi riferivo alla tua passione sfrenata per lo shopping!”
Se solo avesse lo avesse capito subito… Non vedeva alcun lato negativo in un interesse per lo shopping. Certo, forse poteva apparire leggermente gay, ma lui sapeva di non esserlo, perciò non gli importava.
Tutti scoppiarono in una fragorosa e potente risata, compreso Zayn, seppur con un accenno di disagio.
“Davvero ti piace cantare?”
Lui alzò lo sguardo verso di Maya. Era stata l’unica a limitarsi a un debole sorriso. Aveva negli occhi una strana luce, un’espressione sognante, curiosa, affascinata.
Zayn annuì piano, un po’ incerto, e il sorriso di lei divenne più bello, più ampio, più luminoso.
“E’ strano. Ma è anche incantevole”
E allora il ragazzo si sentì proto per compiere quel passo per cui, in precedenza, non aveva trovato il tempo. Vero, avrebbe preferito che insieme a lui ci fosse solo Maya, ma improvvisamente quel momento gli sembrò tanto adatto, quasi perfetto che, forse, avrebbe potuto…
“Maya, allora… Obbligo o verità?”
“Obbligo”
“Ti obbligo a dirmi la verità”
“Ma…”
Le posò un dito sulle labbra come a zittirla, prima di ripetere:
“Ti obbligo a dirmi la verità”
Lei annuì con rassegnazione.
“Vuoi essere la mia ragazza?”
Vide i suoi occhi spalancarsi all’improvviso e la sua bocca schiudersi leggermente.
E, senza aspettare una risposta, le sue labbra si posarono sulle sue, mentre in quelle iridi profonde color ghiaccio si disegnava, pian piano, un “Sì”.

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Avevano appena salutato gli altri, e stavano tornando a casa. Il primo intreccio delle loro mani generava in entrambi un senso di imbarazzo misto a sicurezza, la sicurezza di aver trovato un posto dove stare, un cuore aperto a ricevere la propria anima. 
Era strano, ma meraviglioso.
Sotto i loro piedi, alcune foglie secche scricchiolavano.
Un silenzio sottile, rotto solo dal sibilo del vento, li circondava, e loro erano attenti a non spezzarlo, come se, con una semplice parola, avrebbero potuto spezzare l’incanto che si stava creando.
No, non erano necessarie le parole.
Si limitavano a sorridersi, a immergersi a vicenda negli occhi dell’altro, per poi abbassare lo sguardo, colti da un improvviso rossore.
In quei semplici gesti, racchiudevano tutto ciò che stavano provando, tutti i pensieri, tutte le emozioni che sentivano nel trovarsi lì, da soli, camminando lentamente in uno stretto sentiero di ghiaia (una piccola scorciatoia che attraversava il parco), tenendosi per mano.
 
C’era la gioia.
C’era la felicità.
C’era il timore che qualcosa potesse rovinare tutto.
C’era l’imbarazzo di un primo amore, non di una prima cotta.
C’era un legame stretto, saldo, denso di calore, che li univa.
E c’erano loro due. Meravigliosamente innamorati.
 
Ancora una volta, i loro occhi si incontrarono in un lieve sorriso. 
Come aveva detto Helen? “Forse non si tratto proprio di amore, ma ci si avvicina”?
Oh, ma ci si avvicinava molto più di quanto chiunque - loro due per primi - potesse immaginare.
Il cellulare di Maya iniziò a vibrare, facendo trasalire entrambi.
Arrossendo, fu costretta a rispondere alla telefonata, non prima di lanciare a Zayn uno sguardo di scuse.
Disse poche parole, per lo più ascoltò quello che le veniva detto, e quando, dopo solo qualche minuto, si girò verso il ragazzo, il suo viso era sbiancato di colpo.
“Era mia zia… I…miei genitori torneranno domani dall’Australia”






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Vi annuncio subito che ho trovato molta difficoltà nello scriverlo, anche perché si tratta di un capitolo di semi-passaggio e devo dire che mi sono anche annoiata un po'. 
Sì, rileggendolo mi sono resa conto che è terribilmente noioso, dopotutto, a parte il fidanzamento tra Zayn e Maya, che in fin dei conti era praticamente già avvenuto nello scorso capitolo, qui non succede proprio un bel niente.
Ma ho dovuto farmelo uscire così, perché mi serviva per introdurre il prossimo, che - ve lo prometto - sarà un po' più intenso, e accadrà vermente qualcosa. 
Non so se vi siete accorte che, nella mia storia, lascio mo,to spazio ai pensieri e alle emozioni dei personaggi, specie in questi ultimi capitoli. E' una cosa che amo fare, e che mi piace, ma mi rendo conto che a volte può risultare un po' troppo noioso...
Beh, arrivando al punto, se voi mi dite che lo trovate stressante e non vi piace, cercherò di cambiare questo aspetto della mia scrittura, anche se non vi prometto niente XD
Vabbè, non ho nient'altro da dirvi, mi scuso per il capitolo stile cacchetta di cavallo e mi dileguo.
Mi raccomando, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate, per me la vostra opinione è importante!
A presto (forse)! 

:)





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