Il suono della sveglia alle 7 di mattina. La luce fioca di un giorno nuvoloso che entrava dalla finestra con le tende tirate. Un sogno interrotto: aprii lentamente gli occhi. Incominciava un’altra grigia, noiosa, patetica e dolorosa giornata.

- Hey, Harry! – qualcuno mi sorprese da dietro, dandomi una pacca sulla spalla. Mi voltai. Era mio cugino, nonché mio migliore amico di sempre, Louis.
- Ciao, Lou – lo salutai con un mezzo sorriso.
- Tira la solita aria, vero? – riprese Louis, spiando l’espressione assente sul mio viso.
- Già … La solita aria. – risposi con la voce sommessa. Louis mi guardò per qualche secondo, poi mi salutò lanciandomi un’occhiata espressiva e regalandomi un mezzo sorriso di consolazione.
Mentre mi dirigevo verso la mia aula, mi resi conto, come al solito, che la mia mente era occupata dall’unico, solito pensiero che sembrava non voler abbandonarmi mai.

“In effetti, Louis ha ragione”. Ero immerso nelle mie riflessioni, mentre tornavo a casa da scuola (rigorosamente a piedi) e mentre le prime minuscole goccioline di pioggia cominciavano a bagnarmi il giacchetto, il viso e i capelli.
Era proprio vero, ultimamente avevo un chiodo fisso, impossibile non accorgersene. Avevo sempre un’aria depressa, pensierosa, come stessi in un altro mondo. Non riuscivo a pensare a nient’altro che pensare a una persona, quella che mi aveva cambiato.

Si chiamava Gloria. Era una ragazza di 17 anni, bellissima. Il suo viso, incorniciato da lunghi capelli castani mossi, possedeva due delle più belle gemme che avessi mai visto: i suoi occhi, verdi scuri come rari smeraldi, brillavano di intelligenza ed erano custoditi da lunghe e folte ciglia nere. Un meraviglioso sorriso le illuminava il volto. Non era eccessivamente magra, misurava poco più di 1 metro e 60 di altezza.
Gloria era un vero gioiello. Ed era capitata in mani a un collezionista avido, possessivo e indifferente al fatto che lei fosse anche una persona, non un oggetto prezioso da esporre e sfoggiare. Max era un ragazzo di un anno più grande di lei, dell’ultimo corso. Un tipo strapieno di soldi che pretendeva dalla sua “fidanzata” a dir poco la perfezione. Frequentavano entrambi la mia stessa scuola. Da quando si erano messi insieme, l’estate precedente, Gloria era cambiata in modo radicale, anche se gradualmente. Inutile dire che era comunque stupenda, ma sentivo che non era a suo agio, sembrava che fosse in qualche modo prigioniera, e che non riuscisse più a liberarsi.

Qualcosa interruppe bruscamente i miei pensieri. Mi ritrovai zuppo dalla testa a i piedi. Prima che potessi rendermi conto di essere fradicio, vidi la grande e lussuosa auto di Max che sfrecciava dritta per la sua strada, noncurante dei comuni mortali che camminavano sul marciapiede. Senza dubbio si sentiva sopraelevato e io ci avevo rimesso. Come rappresentante d’eccellenza degli sfigati costretti a recitare la parte dei pedoni, io avevo attirato le mire di quello che poco ci mancava che si portasse a presso l’autista, beccandomi una doccia d’acqua sporca. E non ero esattamente a due passi da casa mia.