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Autore: Nonna Minerva    17/01/2008    25 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo confessare che questo capitolo era pronto da un bel po’, ma proprio non riuscivo a postarlo

Devo confessare che questo capitolo era pronto da un bel po’, ma proprio non riuscivo a postarlo. Quelli di voi che scrivono forse conoscono quella malinconia che ti prende quando ti trovi a mandare le ultime pagine di una storia che hai iniziato a scrivere per coinvolgere i lettori, ma che ha finito per appassionare anche te.

Perché sì, questo è proprio l’ultimo capitolo, siamo arrivati alla fine, gente...

 

Ora, prima di mettermi a piangere come una fontana, vi do ancora un paio di indicazioni e poi vi aspetto in fondo al capitolo.

 

 

 

Capitolo 22: istruzioni per l’uso.

 

-         Accendere le casse del pc

-         Aprire i file musicali e selezionate “Accidentally in love”

-         Ascoltare la canzone col volume a palla

-         Leggere il capitolo

 

È il capitolo che in assoluto amo di più, quindi trattatemelo bene!

 

 

 

 

22. I don’t want it to end

 

 

Ad Alektos

Cucciola

e Rainsoul.

Per tutto.

 

 

 

Talvolta, anche se ciò che vorresti è talmente vicino che basterebbe allungare la mano per poterlo sfiorare, ci sono ostacoli che ti impediscono di afferrarlo.

Così, nonostante le parole della signora Pinch gli avessero spianato un po’ la strada, fornendogli un buon pretesto per avvicinare Tonks, Remus non sfruttò questa occasione, limitandosi ad osservarla di nascosto per tutto il giorno.

 

“Beh,” annunciò Tonks, entrando in salotto, trascinandosi dietro un altro scatolone pieno di cose che teneva nella sua stanza e mettendolo insieme agli altri già pronti. “Con questo, anche di là ho finito.”

Remus alzò lo sguardo.

Non riusciva a credere che nel giro di poche ore si sarebbero separati e non l’avrebbe più rivista, se non occasionalmente.

In fondo, che cosa aveva da perdere?

Se avesse taciuto l’avrebbe persa comunque, quindi tanto valeva tentare.

“Tonks...” iniziò, ma quel terremoto della signora Pinch fece irruzione in casa.

“Oh, siete quasi pronti,” mormorò la donna con tristezza, vedendo gli scatoloni imballati vicino all’ingresso, “Non sapete quanto mi dispiaccia, che ve ne andiate! Sembrerà così strano senza di voi.”

Remus e Tonks si scambiarono una rapida occhiata, sentendosi un po’ in colpa.

“In ogni caso, ero venuta solo a salutarvi, io devo uscire e immagino che voi due vogliate rimanere un po’ da soli. Passate da me, prima di andarvene.”

Uscì  chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoli immersi in un silenzio imbarazzato.

 

“Un po’ mi dispiace per lei,” ammise Tonks.

“Già, sembrerà strano tornare ad avere un po’ di privacy, iniziavo a farci l’abitudine...”

La ragazza rise e lui rispose con un sorriso malizioso.

“Lo sai,” confessò la giovane, “Anche se all’inizio è stato un po’ turbolento, questo matrimonio forzato è stato più divertente di quanto mi fossi aspettata.  È un peccato che sia finito.”

Remus vide che si sfilava la fede dal dito e la posava sul tavolo. Mentre i suoi occhi seguivano quel gesto, che all’apparenza era così naturale, così scontato, ora che il loro isolamento imposto era giunto alla fine, il mago sentì il cuore riempirsi di una immensa tristezza.

Tonks si appoggiò al muro, lasciando correre lo sguardo fuori dalla finestra, lontano da quelle quattro mura che per lei avevano finito per significare così tanto.

“E’ stata, credo, la più breve delle esperienze matrimoniali, ma almeno non siamo arrivati al punto di doverci tirare addosso piatti e stoviglie, no?” continuò la ragazza, sorridendo in direzione di Remus. “Almeno ho visto cosa si prova ad essere sposati, a condividere la vita con qualcuno, adattarsi ai suoi bisogni... Sono decisa a fare tesoro di questa esperienza, perché credo non si ripeterà mai più.”

“Che vuoi dire?”

“Nessuno mi chiede di uscire per due volte consecutive, figuriamoci trascorrere insieme a me il resto della sua vita!”

“Non dire sciocchezze, Ninfadora. Troverai decine di ragazzi disposti ad iniziare questa avventura con te, persone che ti apprezzeranno per quello che sei.”

 

La ragazza sorrise amaramente, inarcando un sopracciglio.

“Non mi chiamare così, Remus. E poi io sto parlando sul serio, guardami.”

“Ti sto guardando, Dora. Non vedo niente di male, in te.”

“Sai cosa intendo,” lo contraddisse lei esasperata. “Rompo qualsiasi cosa mi capiti a tiro, sono più le volte che sono per terra che non quelle che riesco a stare in piedi, nessun senso dell’equilibrio, femminilità zero; se un ragazzo è così temerario da chiedermi un secondo appuntamento, se la da a gambe entro la fine della serata... mi dici chi vorrebbe sposare una come me?”

“Io, per esempio,” Remus sentì se stesso rispondere, prima ancora di rendersene conto, prima di potersi fermare.

 

“Tu?” chiese Tonks, incredula.

Ormai non poteva più tirarsi indietro, era arrivato il momento di dirle quello che provava.

“Io, hai capito bene.”

“Sì, ho sentito, quello che intendevo è... perché mai faresti una cosa del genere?”

Remus abbassò lo sguardo.

“Perché è una cosa che una persona desidera fare, quando è innamorata,” mormorò lui, pianissimo, arrossendo vistosamente e continuando a tenere gli occhi bassi.

“Io... io credevo che tu non mi sopportassi!”

“No, non  ho mai pensato una cosa del genere. All’inizio forse ti trovavo un po’ irritante e irrimediabilmente sbadata, ma poi ho imparato a conoscerti. Ho scoperto la ragazza timida e insicura che si nascondeva sotto i capelli rosa e le magliette sbiadite. Quando quel giorno ti ho vista ballare mi sono trovato a pensare di non aver mai visto niente di più meraviglioso in tutta la mia vita; e quella sera in cui mi hai raccontato di tutti i ragazzi che ti avevano chiesto di cambiare aspetto per assecondare le loro fantasie, ero talmente indignato, e pensavo che fossero degli idioti, perché non si erano accorti di quanto sei bella quando sei semplicemente te stessa... Sei bellissima la mattina appena sveglia, quando ti trascini in cucina in attesa del tuo caffè, con gli occhi arrossati e i capelli spettinati, eri bellissima quella sera in cui sei tornata a casa tutta bagnata, lo eri quando avevi la febbre e lo eri perfino quel giorno in cui ti sei rovesciata addosso la farina ed avevi la faccia tutta impiastricciata, e lo sei anche adesso.”

 

Incontrò finalmente lo sguardo della ragazza e vide che aveva gli occhi lucidi, ma sorrideva.

“Quindi non pensare neanche per un istante che non ti sposerai mai, perché un giorno troverai una persona straordinaria che riuscirà a vedere oltre i tuoi piccoli difetti, scoprendo tutte le tue fantastiche qualità e vorrà passare il resto della sua vita con te.”

Quando, nel corso della conversazione si era alzato ed era arrivato così vicino a lei, tanto da poter vedere il modo in cui i suoi occhi scintillavano tra le lacrime?

Senza accorgersene, aveva attraversato la stanza e Tonks si era scostata leggermente dal muro.

Ora erano solo a pochi passi di distanza.

“Non dovrò cercare molto,” affermò lei decisa, avvicinandosi. “Credo di averla già trovata, quella persona.”

Alzò la mano e schiuse le dita. Sul palmo teneva l’anello che prima aveva posato sul tavolo.

 

Non era certo l’effetto che Remus si aspettava avessero le sue parole. Sperava, rivelandole i suoi sentimenti, di aiutarla a ritrovare la stima in se stessa, di farle capire che lei era una persona speciale e che avrebbe sicuramente trovato qualcuno che l’avrebbe resa felice.

Non si aspettava certo di essere lui quel qualcuno.

Guardò l’anello che brillava sulla mano di Tonks, poi lei, che aspettava una sua risposta, una sua reazione.

“Sei consapevole di cosa comporta stare con me?”

“Suppongo di sì,” scherzò Tonks, senza abbassare la mano, “Dimentichi che ti sopporto già da quasi un anno, ormai?”

“Sono serio, Dora.”

“Scusa. A cosa ti riferivi?”

“Tanto per cominciare, sono molto più vecchio di te.”

“Sciocchezze, non sei vecchio. Sei più vecchio, ma altrimenti sei nel fiore degli anni. E poi, te l’ha mai detto nessuno che l’età in amore  non conta?”

“Accantoniamo l’età, allora. Non ho un soldo, pochissime probabilità di lavoro e fino ad una settimana fa ero ricercato.”

“Sono stata riammessa al lavoro e gli Auror guadagnano uno stipendio spropositato, sufficiente a mantenere entrambi senza problemi. Per quanto riguarda la taglia che c’era sulla tua testa, ho sempre creduto che il Ministero stesse commettendo un grandissimo errore e i fatti mi hanno dato ragione. D’altra parte, se la cosa mi avesse creato qualche problema, avrei rifiutato l’incarico fin dall’inizio, non ti pare? Prossima scusa.”

Come sapeva che ce n’era un’altra?

“Sono un Lupo Mannaro,” le ricordò.

 

Ecco che la sua maledizione tornava a perseguitarlo. Non c’era rimedio a questo e nemmeno una persona ottimista come Tonks avrebbe trovato una soluzione. Essere amici di un Licantropo era diverso dall’andarci a letto insieme. Perchè era quello che sarebbe successo, prima o poi, se avessero iniziato una relazione, no?

Ora la ragazza avrebbe soppesato la cosa e gli avrebbe risposto che sì, in effetti lui aveva ragione e che era stato stupido pensare che tra loro sarebbe potuta funzionare.

Pazienza, in fondo quello era il suo destino, la solitudine.

Non sopportava però il modo in cui lei continuava a sorridere. Non riusciva a capire che ci trovasse di divertente nelle sue parole, aveva capito cosa le aveva appena detto?

“Dimmi qualcosa che non so già,” fu la risposta di Tonks.

 

Lupin spalancò la bocca e sgranò gli occhi.

Per la seconda volta quella sera, era riuscita a lasciarlo senza parole.

“Ma... ma sei sicura? Voglio dire, è pericoloso! La gente ti eviterà e ti additerà per il semplice fatto che sei legata a me, sei sicura che...?”

Lei lo interruppe, posandogli le dita sulle labbra.

“Una volta qualcuno mi ha detto che ci sono cose che si è disposti a fare, quando si è innamorati.”

 

Remus sorrise nel sentire le sue stesse parole usate contro di lui.

E così, mentre l’ultimo muro che li divideva crollava, lui prese l’anello dalla mano ancora tesa di Tonks.

“Posso?” chiese timidamente.

La ragazza gli porse la sinistra e Remus le infilò nuovamente la fede all’anulare.

Poi alzò la mano e le baciò delicatamente le dita, senza lasciarla andare.

I loro sguardi si incrociarono ed il tempo si fermò.

 

“Si può sapere che aspetti?” mormorò Tonks.

“Scusa?”

“Baciami, scemo.”

Remus sorrise e obbedì, chinando il capo e catturando le labbra della ragazza in un intenso bacio. Tonks rispose con entusiasmo, gettandogli le braccia al collo e stringendosi a lui.

Lui affondò le dita fra i capelli della ragazza, facendo quello che, inconsciamente, aveva desiderato da quel giorno in cui la signora Pinch li aveva costretti a baciarsi sulla porta di casa.

Non avrebbe più dovuto fare attenzione a quello che diceva, al modo in cui la guardava, pensò felice, abbandonandosi al tocco delle sue mani, che gli sfioravano ora il petto, ora le braccia e i fianchi, perché Tonks aveva scelto, voleva lui, nessun altro.

Seguì con le dita i contorni del suo viso, quasi a voler memorizzare un percorso che in futuro avrebbe seguito migliaia di volte.

Fece scorrere i polpastrelli lungo il collo della ragazza, scendendo lentamente verso le spalle, strappandole un piccolo fremito ed un lieve mormorio di assenso contro le sue labbra.

Ad un certo punto furono costretti a separarsi per riprendere fiato.

Remus appoggiò la fronte contro quella di Tonks e lei gli rivolse uno sguardo sognante.

 

Erano lontani solo da pochi secondi e già Tonks sentiva la mancanza di quelle labbra ruvide e dolci allo stesso tempo, quasi come fosse un bisogno, una necessità alla quale non poteva – e non voleva – rinunciare.

Trepidante, lo attirò di nuovo a sé, annullando nuovamente le distanze fra di loro, baciandolo con rinnovata intensità, con invariato ardore.

Intenti a scoprire queste nuove sensazioni, in un attimo tutto il loro essere era concentrato sul corpo e sul calore dell’altro e niente esisteva al di fuori di quello.

L’improvviso contatto delle mani fresche di Remus con la pelle di lei, quando il mago d’istinto sollevò appena la maglietta per accarezzarle la schiena, la fecero sussultare, riportandola alla realtà, ricordandole che erano ancora in piedi in mezzo alla cucina.

Sentendola irrigidirsi, la lasciò andare, temendo di aver fatto qualcosa di inopportuno o di avventato.

“Scusa, io...” iniziò a balbettare Remus.

Dallo sguardo atterrito e colpevole del mago, Tonks intuì che lui doveva aver male interpretato la sua reazione al suo gesto, credendo che lei intendesse respingerlo.

Decisa a dimostrargli che non era affatto così, anzi, si trattava dell’esatto contrario, lo prese delicatamente per mano e strattonandolo leggermente, si avviò lungo il corridoio, con l’intenzione di spostare le loro effusioni in un luogo più... adatto.

“Vieni,” sussurrò semplicemente, in risposta all’occhiata interrogativa di lui.

Raggiunsero la stanza di Tonks e una volta dentro, la ragazza si chiuse la porta alle spalle voltandosi verso un Remus sempre più confuso.

Sorridendogli con fare rassicurante, gli gettò le braccia al collo, intenzionata a dargli una prova tangibile di quanto avesse apprezzato i suoi gesti poco prima.

Lui rimase immobile per alcuni secondi, poi però si rilassò e lasciò che la parte irrazionale di lui prendesse il sopravvento.

Le sue mani, istintivamente, ripresero da dove si erano fermate, insinuandosi lentamente sotto la maglietta di Tonks, mentre sfiorava dolcemente col naso il collo della ragazza, inebriato dal suo dolce profumo.

 

Gradualmente, il folle desiderio di farla sua si fece sempre più forte, le sue carezze più audaci, i suoi baci più passionali.

Quando questo pensiero iniziò a farsi strada nella sua testa, andando a risvegliare quel lato di lui che amava agire con pacata ragionevolezza, fu colto dall’improvviso terrore che le cose si stessero spingendo più in là di quanto lei volesse arrivare.

Dopotutto avevano appena scoperto i loro reciproci sentimenti, era probabile che lei volesse procedere con calma, senza bruciare le tappe.

E lui non pensava ad altro che a toglierle i vestiti.

 

“Che c’è?” chiese Tonks, quando lui all’improvviso si irrigidì, arrestando le sue carezze e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

“E’ che...” confessò lui, col respiro pesante, tentando di farle capire che per lui andava bene anche così, che non voleva metterle fretta.  “E’ che forse è meglio fermarsi qui, o non assicuro di riuscire a smettere poi, se andiamo oltre.”

Tonks prese le mani di Remus e se le appoggiò nuovamente sulla vita, lo guardò negli occhi e gli rivolse un sorriso incoraggiante, per fargli capire che era esattamente lì che le voleva.

“Non voglio che tu smetta.”

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

Ora piango, è matematico.

 

Prima però ho un po’ di gente da ringraziare e qualche comunicazione da fare.

Quindi, senza esitare, un GRAZIE immenso:

 

-         Ad Alektos, per la pazienza, per essere stata pronta a betare i miei sgorbi a tempo record e ad orari impossibili. Grazie anche per aver inventato il nome di una certa vecchietta...

-         A Cucciola e Rainsoul, le mie lettrici campione per eccellenza ( sporadicamente ce ne sono state anche altre ), per i loro consigli ed il loro appoggio.

-         A Lupetta, che essendo l’unica a conoscere l’intera trama fin dall’inizio, mi ha aiutato a costruire i capitoli e ad aggiustare quello che stonava.

-         A Robiz, che prendeva appunti anche per me, mentre io scrivevo un nuovo capitolo.

-         A tutti voi che avete commentato, con più o meno frequenza. I vostri commenti mi hanno commosso, fatto sorridere, e talvolta anche dato uno spunto per qualche scena. Un autore senza commenti è finito, ve lo dice una che lo sa bene.

-         A tutti voi che avete letto, ma non avete mai commentato, per scelta o per pigrizia.

-         Alla Rowling, che ha inventato due personaggi stupendi, di cui però purtroppo non ha saputo sfruttare a pieno le potenzialità. Ma a quello pensiamo noi.

 

 

Rubo la vostra preziosa attenzione ancora per un secondo:

 

Questa storia, tecnicamente, termina qui. Però ( eh già, c’è un però ), per chi non fosse ancora soddisfatto, è previsto un breve epilogo.

L’inconveniente è che mi ero proposta una piccola sfida e a tale scopo l’epilogo mi costringerà ad alzare drasticamente il rating della storia.

Il capitolo contiene scene un pochino esplicite, cosa che a qualcuno potrebbe dare fastidio.

Per cui ho scelto di terminare la fic qui, e il 23 sarà solo un piccolo extra, che non contiene alcuna informazione utile ai fini della trama e del sequel.

 

Quindi, se le NC17 non vi piacciono, vi urtano o semplicemente non vi va di leggerle, io vi saluto qui, e vi do appuntamento al primo capitolo del sequel ( non ipotizzo ancora una data di partenza ), gli altri li aspetto al 23.

 

Solo, portate un po’ di pazienza, sono sotto esami e non credo di mandarlo fino al 6-7 febbraio, nel frattempo, però, continuerò “Can you keep a secret?”.

 

A presto!

 

Nonna Minerva

 

 

P.s. Allora, che mi dite, è valsa la pena aspettare 22 capitoli per un ( vero ) bacio?

Spero di sì.

  
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