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Autore: Alison Sincler    04/07/2013    4 recensioni
Harry va nella Foresta Proibita per permettere a Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare avanti, ormai soli, ma per quanto tempo? In canon fino al capitolo 34 de "I Doni Della Morte".
Traduzione della Fanfic di NES85.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono, ma sono stati creati da J.K Rowling, e la storia è frutto della genialità di NES85.

Il sole si oscurò, come una grande nuvola soffice gli passò davanti, ed Harry fece un sospiro di sollievo. Era ancora mattina presto, ma la giornata era già calda. Harry aveva trascorso le precedenti due ore tra gli alberi più lontani dalla Tana- ma che si trovavano ancora nei confini delle barriere protettrici- lavorando su una versione ridotta del regime di allenamento che aveva mantenuto durante il suo anno di prigionia nella Camera dei Segreti.

Mentre superava il frutteto e arrivava in vista della Tana, avvistò Hermione, seduta sull’altura del cortile della casa; aveva un libro sulle sue ginocchia, e molti altri accatastati a fianco a lei. Harry la notò appena, comunque, mentre i suoi occhi furono attratti da un’altra ragazza che stava uscendo dal pollaio poco più lontano.

Come sempre, Voldemort, la profezia, e salvare il mondo magico scivolarono via dalla testa di Harry nel momento in cui vide Ginny Weasley.

Harry non riconobbe Hermione mentre si sedeva a fianco a lei nell’erba. I suoi occhi rimanevano puntati su Ginny, che era alle prese con alcune delle ciocche dei suoi lunghi capelli rossi, mentre questi, ribelli, svolazzavono alla brezza, e li riunì in una coda di cavallo. Un filamento particolarmente fastidioso si stava rivelando difficile da catturare, e Ginny imprecò. Harry ridacchiò: Ginny non era mai stata un persona mattutina. Era un disastro…ed era perfetta, come sempre.

A dire il vero, Harry aveva sempre fatto in modo di finire il suo allenamento in tempo per vedere Ginny fare i suoi giri mattutini. Era un piccola indulgenza, ed era tutto quello che si concedeva. Ginny era rigorosamente off limits. Se le avesse parlato, avrebbe reso le cose più difficili. Se avesse passato del tempo con lei, avrebbe sofferto. E se avesse abbandonato il suo travestimento, fosse corso giù per la collina, l’avesse premuta contro la parete della casa e l’avesse baciata come moriva dalla voglia di fare, avrebbe benissimo potuto significare la fine del mondo.

Capitolo Settimo: Infrangere le Regole

Harry guardò ogni movimento di Ginny, fece tesoro di ogni suo passo insignificante, fino a che non la vide tornare dentro casa. Anche allora, Harry continuò a fissare la porta dietro la quale era sparita per diversi momenti, prima di sentire gli occhi di Hermione su di lui. Guardando di lato, vide che aveva chiuso il suo libro, si era voltata verso di lui, e lo guardava con il gomito sul ginocchio e il mento appoggiato alla mano. Aveva uno sguardo frustrato che Harry le aveva già visto tante volte dipinto sul volto durante la settimana che aveva passato alla Tana.

“’Giorno Hermione,” disse Harry, con un sorriso, ignorando il suo sguardo calcolatore. “Che cosa ci fai qui fuori così presto?”

Hermione si strinse nelle spalle. “Mi godo solo il tempo,” rispose, prima di guardare verso il punto in cui pochi attimi prima era in piedi Ginny. “Bella vista, vero?”

Harry si voltò e risposte con una scrollata di spalle. Tirò fuori una boccetta dalla sua tasca posteriore e si diede da fare per prendere la sua dose oraria di Pozione Polisucco, che manteneva i suoi capelli biondo sabbia e i suoi tratti irriconoscibili. Sperò contro ogni previsione che la loro conversazione non avrebbe preso la piega che sospettava, ma fu immediatamente deluso.

“Ti sbagli di grosso su questo,” sibilò Hermione. “Quante volte te lo devo dire?”

Harry sospirò. “Infinite, a quanto pare.”

“Pensi che Ginny sia la spia Harry?”

Harry la guardò con circospezione.

“Se lo fosse, ormai lo sapresti,” aggiunse Hermione. “Non le hai tolto gli occhi di dosso per tutti il tempo che sei rimasto qui.”

Harry alzò gli occhi mentre Hermione andava avanti.

“Perché se non pensi che lei stia lavorando con i Mangiamorte, allora non c’è nessun motivo per continuare a mantenere il segreto con lei.”

“Ti ho detto le mie ragioni,” disse Harry in tono definitivo.

Hermione non rispose subito, ma serrò le labbra e il suo viso si arrossò. Non aveva intenzione di mollare, e sembrava che il prossimo round sarebbe stato ancora peggiore.

“Solo tre libri?” Chiese Harry, in un lieve tentativo di cambiare argomento. “Stai rallentando. Cosa ti ha portato qui fuori a leggere prima di colazione?”

Con sua sorpresa, la distrazione funzionò; Hermione si calmò e interruppe il contatto visivo con lui. Passò un momento senza alcuna risposta, così- incuriosito dalla sua strana reazione- Harry allungò la mano e prese uno dei libri. Il titolo che si estendeva per tutta la copertina usurata diceva I Segreti dell’Anima: Riflessioni sul più Monumentale Mistero dell’Uomo. Guardando gli altri libri, vide che tutti condividevano la stessa materia. Harry si sentì immediatamente colpevole per aver discusso con la ragazza.

“Dove li hai presi?” Chiese.

“A casa mia,” rispose Hermione piano. “Quando sono andata a trovare i miei genitori ieri.”

Harry sfogliò i libri pigramente, senza guardare le pagine.

“Ho pensato che avrei potuto dare loro un’occhiata prima che Ron si svegliasse,” aggiunse con voce piatta. “In modo che non avrebbe fatto domande.”

Harry annuì, chiuse il libro, e lo ripose nello spazio d’erba che occupava in precedenza.

“Trovato qualcosa di interessante?” Chiese lui, guardando di nuovo verso Hermione.

Lei scosse la testa. “Ad essere sinceri, non mi aspettavo di trovarci niente di nuovo; li ho già letti in passato.”

“Hermione,” iniziò Harry, ma poi si interruppe per pensare al modo migliore per dire quello che voleva dire senza ferirla.

“Se Dumbledore sapeva del…del mio problema…da anni, e non è riuscito a trovare una soluzione, allora..non esiste soluzione.” Harry le diede un sorriso di scuse. “Senza offesa alla strega più brillante che Hogwarts abbia mai visto.”

Hermione non gli sorrise in risposta, ma si voltò verso la Tana.

“Cos’altro dovrei fare Harry?” Un tremito nella sua voce accennò ad un pozzo di emozioni nascoste.

Questa era la cosa che Harry odiava nell’aver condiviso il suo segreto con Hermione, l’onere che era determinato a risparmiare a tutte le altre persone che amava: se ne sarebbe dovuto andare di nuovo. Per sempre. Presto.

“Ascolta Hermione…quando morirò-”

“Non dirlo,” supplicò Hermione. Ancora concentrata sulla Tana, tirò su le ginocchia e le strinse con le braccia.

“Scusa..è solo che ho avuto tanto tempo per abituarmi all’idea. È vero che non è che vedo l’ora di morire, ma l’idea di essere morto non mi preoccupa. I miei genitori, Sirius, Remus e Tonks, Fred, Dumbledore- mi stanno tutti aspettando. Non so di preciso com’è- lo sai, l’altra parte; dicono che non si può proprio esprimere a parole. Ma so che sono insieme, e che sono felici. È abbastanza per me.”

Hermione non lo guardava ancora, ma annuì riluttante e si asciugò gli occhi. Harry allungò un braccio e le strinse le spalle.

“Mi mancherai, però,” disse lui, e fu il suo turno di trattenere un moto di commozione. Guardando di nuovo verso la porta nella quale Ginny era entrata aggiunse, “mi mancherete tutti voi.”

Hermione annuì ancora una volta e fece un coraggioso tentativo di sorriso.

“Sai,” disse la ragazza, traendo un instabile sospiro. “Non riesco ad abituarmi al modo in cui parli di loro- Dumbledore, i tuoi genitori, e tutti gli altri- come se fossero ancora qui.”

“Beh, loro, più o meno…lo sono…per me.”

Una settimana prima, di notte, Harry aveva detto ad Hermione che doveva morire per mano di Voldemort- che era l’unico modo per distruggere il pezzo errante dell’anima di Voldemort che portava dentro di lui- le aveva confidato tutto riguardo di Doni della Morte, e il sacrificio che era necessario per adempiere all’ultimo piano di Silente. Harry non la tenne all’oscuro di nessun segreto. Beh, eccetto uno.

Se Harry avesse detto ad Hermione l’intera storia di come era riuscito ad aumentare i suoi problemi, probabilmente le sarebbe risultato più facile capire la sua decisione di nascondere la sua identità agli altri, specialmente Ginny. Era più facile per Harry, comunque- molto più facile- evitare l’argomento totalmente.

Il sorriso di Hermione sembrava ancora tirato e non sembrava ancora pronta a guardarlo, ma non stava piangendo. Harry aveva qualcosa da dirle, novità che non pensava lei avrebbe voluto sentire. Ma sembrava reggere abbastanza bene, e stavano già girando attorno all’argomento comunque. Trasse un profondo respiro.

“Hermione…vado a trovare Lucius Malfoy.”

“Cosa?” Disse lei, i suoi occhi spalancati lampeggiarono immediatamente diretti a quelli del ragazzo.

“E’ ancora ad Hogwarts, e nonostante non sia proprio in grandi rapporti con Voldemort, probabilmente vede cose e sente discorsi. Spero che possa dirmi cosa sta succedendo, e darmi un’idea su come io possa, lo sai…” raggiungere Voldemort e fare in modo che mi uccida, finì Harry dentro la sua testa.

“Ma…come lo incontrerai?” Chiese Hermione, chiaramente shockata dall’idea di Harry seduto ad un tavolo con uno degli ex membri della cerchia più stretta di Voldemort. “Non andrai ad Hogwarts..ne lo porterai qui vero?”

“No, certo che no. Ci Smaterializzeremo entrambi in un punto neutro durante la notte. Beh, io mi Smaterializzerò; a Lucius non è più permesso portare una bacchetta, quindi lo porterà Kreacher.”

Harry rispose alla seguente domanda di Hermione prima che lei potesse porla.

“Sono tornato alla radura la scorsa notte- il posto dove hanno tenuto la Coppa del Mondo- e ho chiamato Kreacher. Ho pensato che se qualche Mangiamorte si fosse presentato con lui, mi sarei semplicemente Smaterializzato. È venuto fuori che Kreacher ha lavorato nelle cucine di Hogwarts da quando abbiamo abbandonato Grimmauld Place.” Harry ridacchiò. “Probabilmente nella Camera ho mangiato la sua cucina senza neanche saperlo.”

“O mio dio,” disse Hermione, guardandola presa dal panico. “Non so se questa sia stata proprio una buona idea Harry…ma sono felice di sentire che Kreacher sta bene. È stato in grado di dirti qualcosa?”

“Qualcosa. Non è nella posizione si sapere tanto. Ricordi cosa ho origliato Bill dire il giorno che siamo arrivati qui? Ha detto agli altri che i Mangiamorte si sono calmati; era preoccupato che stessero combinando qualcosa. Beh, lo stanno facendo. Kreacher mi ha detto che molti più di loro si stanno riunendo ad Hogwarts, e che Voldemort ormai è lì quasi sempre.”

“Ma Harry, come fai a sapere che puoi fidarti di Lucius? So che mentre eri nella Camera voi due avete avuto una specie di tregua mentre ti badava, ma consegnarti ora potrebbe fargli riavere la vecchia posizione tra i Mangiamorte di posizione più elevata.”

“Potrebbe,” ammise Harry con uno sguardo indifferente. “Ma non penso che lo farà.”

Nonostante la sicurezza di Harry, Hermione non sembrava affatto convinta.

“Davvero, Hermione- tu non hai visto Lucius quando ha usato la Pietra della Resurrezione per parlare con Draco nella Camera. Non fraintendermi- sarò pronto a scappare al primo segnare di pericolo- ma penso che Voldemort abbia perso Lucius per sempre quando ha ucciso suo figlio. E ho un’idea che penso ci garantirà il suo aiuto.”

Gli occhi di Hermione schizzarono via appena Harry finì; sembrava stesse valutando qualcos’altro.

“Se..se può aiutare ad arrivare a …Tu-Sai-Chi,” infastidiva Harry che- durante la sua assenza- Hermione aveva perso il coraggio di dire il nome di Voldemort, ma non le disse nulla. “Allora noi- tu- potresti non avere tanto tempo…”

Gli occhi di Hermione lo folgorarono, e ad Harry sembrava che volesse discutere, ma che non poteva. Il loro stile di vita magico- e anche il mondo babbano erano in un grave pericolo. La gente moriva di continuo. Che cosa contava una vita in più per far finire tutto ciò? Ma, ovviamente, Harry capiva la testardaggine dell’amica. Se la situazione fosse stata inversa, lui certamente non si sarebbe arreso per Hermione, o Ron, o….

Hermione sembrò percepire la direzione che i pensieri di Harry avevano preso.

“Per questo è ancora più importante,” disse con fermezza, “di sfruttare al meglio tutto il tempo che ti resta. Ginny-”

Harry si allontanò di lei e grugnì frustrato.

“Senti Hermione, io e Ginny siamo usciti per, quanto- qualche settimana? Ed è stato più di due anni fa. Voglio dire, di sicuro mi piace ancora,” Harry rabbrividì dentro di sé per l’uso che aveva fatto della parola “piacere”, che era talmente tanto insufficiente per descrivere quello che provava che sembrava blasfemo. “E se le cose fossero andate diversamente…chi lo sa cosa sarebbe successo. Ma lei si sta riprendendo. Perché rendere le cose..complicate?”

“Perché non sta bene,” disse Hermione, esasperata. “Ha passato dei momenti davvero difficili, Harry. Ha iniziato ad aiutare in casa solo da quando siamo arrivati noi; prima Ron dice che si alzava appena dal letto.” Hermione sputò fuori le parole come se fossero pugnali, che infatti ferirono. Era giù abbastanza difficile per Harry stare alla larga da Ginny; sarebbe stato impossibile se avesse creduto che lei stava soffrendo e aveva bisogno di lui.

“E non puoi dirmi che non hai anche tu bisogno di vederla, Harry. So quanto ti è mancata quando ce ne siamo dovuti andare.”

Harry ricordò i mesi passati con Ron e Hermione nella tenda mentre erano alla ricerca degli Horcrux, ricordò quando tirava fuori la Mappa del Malandrino per fissare il puntino di Ginny mentre era sdraiata al sicuro nel letto di Hogwarts. Allora gli era mancata terribilmente, eppure il suo desidero di quel periodo era niente in confronto a quanto bramava stare con lei ora.

Hermione insistette, forse captando che la risolutezza di Harry stava vacillando.

“Harry..” la sua voce era più dolce ora. “Dirlo a Ginny sarebbe un bene per entrambi. Se non altro, almeno vi darebbe l’occasione…di dirvi addio.”

Le sue parole era quasi identiche a quelle che Lily gli aveva detto nella Camera, e il ricordo delle suppliche di sua madre fece sentire Harry terribilmente in colpa.

“E’ solo che non voglio riaprire vecchie ferite,” disse Harry, ripetendo la risposta che aveva dato a sua madre. “Che io fossi morto un anno fa o che io muoia tra qualche settimana…alla fine, non importa molto.”

“A me importa,” sussurrò Hermione. “Harry, quando..andrai- se davvero non ci sarà altro modo- so che farà male. E ora come ora, non come riuscirò mai a superarlo.” Sembrò per un momento perdere il filo del discorso, e abbassò gli occhi quando su questi iniziarono a brillare delle lacrime.

“Non mi pentirò mai neanche per un secondo di averti rivisto. Sai quanto questo abbia significato per me, Harry- ho sperimentato l’alternativa…”

Più senso di colpa crebbe dentro Harry, mescolato ad un frustrato sentimenti di impotenza. Non poteva semplicemente soffrire da solo? Perché anche tutti quelli che amava dovevo soffrire?

“Non la vuoi vedere ancora Harry? Vederla davvero, intendo? E Ron?”

Il controllo di Harry scivolò via, e le sue successive parole furono dure quando le scagliò contro di lei.

“Da quando quello che voglio io importa?”

In un istante era in piedi, pronto a scappare prima che Hermione potesse causare altri danni.

“Ascolta,” disse lui, sforzandosi di mantenere la sua voce calma. “Vado dentro a farmi una doccia prima che tutti gli altri si sveglino.”

Ma prima che potesse andarsene, Harry sentì una mano afferrargli il fondo della maglia.

“Aspetta,” supplicò Hermione, che si era alzata sulle ginocchia. “Per favore, non andare ancora. Mi..mi dispiace di averti fatto arrabbiare.”

Harry guardò in basso verso il suo supplichevole mezzo sorriso e, con un profondo respiro, tornò sull’erba a fianco a lei. Hermione gli prese la mano la appoggiò sulla proprio spalla. Fissarono la Tana seduti amichevolmente per qualche minuto. Quando alla fine Hermione parlò, Harry capì che si stava davvero impegnando tanto per mantenere il suo tono leggero e piacevole.

“Sai, ti stavo aspettando su questa collina per dirti altro prima di immergermi nella mia lettura.” Harry guardò Hermione, e lei inclinò la testa fino ad appoggiarla sulla spalla del moro. “Buon diciannovesimo compleanno Harry,” disse, e il suo tenue sorriso si solidificò in qualcosa di genuino.

Harry battè le palpebre.

“Il mio compleanno?” Mormorò, preso completamente alla sprovvista. “Che giorno è?”

Hermione ridacchio. “Non sai quale giorno è il tuo compleanno, Harry?”

“Oggi è il trentuno?” Riformulò lui.

“Sì. E..mi dispiace per quello che ho detto prima. Anche se non sono d’accordo con te, non dovevo farti arrabbiare il giorno del tuo compleanno.”

Harry all’inizio non riuscì a rispondere mentre cercava di decifrare il mix di pensieri ed emozioni che si agitavano dentro di lui. Una parte di lui era stupida di aver raggiunto un altro compleanno; sembrava una cosa strana da incontrare nel suo cammino verso la morte. Ma sapeva che questo sarebbe stato l’ultimo, e- nonostante avesse accettato il suo destino- il pensiero lo sconvolse.

“Harry, stai bene?”

Harry capì dall’espressione preoccupata di Hermione che non aveva nascosto bene la sua reazione. Produsse un sorriso sul suo volto.

“Si..solo..wow. Non posso credere che tu te ne sia ricordata. Io non l’ho fatto.”

Hermione gli strinse la mano.

“Beh, è una bella cosa che io mi sia ricordata. Nessuno altro ti farà un regalo.”

“Cosa-”

Prima che Harry potesse finire la sua domanda o iniziare le inevitabili proteste, Hermione lo interruppe.

“Niente di grosso,” lo rassicurò lei. “E niente che gli altri noteranno. Non ti preoccupare Harry; prova solo a goderti a giornata.”

Harry non se la sentiva di festeggiare, ma sorrise ed annuì. Dopo tutto quello che stava facendo passare ad Hermione, il minimo che potesse fare era mostrare un po’ di apprezzamento per la sua gentilezza.

“Beh,” disse Harry dopo qualche momento, “dovrei davvero farmi quella doccia prima che si formi la fila.”

Hermione gli lasciò andare la mano e si mise in posizione verticale.

“Non è una cattiva idea- puzzi un po’ dopo i tuoi allenamenti.” Lei arricciò il naso in un’esagerata espressione di disgusto.

Harry si alzò in piedi e camminò verso la casa, poi si voltò a guardarla di nuovo.

“Torni dentro?” Le chiese.

“Tra poco,” rispose lei. Hermione riaprì il libro che stava leggendo, ed Harry sospirò pesantemente. Odiava vederla aggrapparsi a qualsiasi tipo di speranza che lui potesse in qualche modo sfuggire alla morte; le avrebbe solo fatto più male quando lui se ne sarebbe andato.

“Lasciami fare, Harry,” disse Hermione. Tenne i suoi occhi sul libro ma fece un sorriso gentile.

“Certo,” cedette lui. “Ci vediamo dentro.”

*****

Il resto della mattinata seguì il solito schema di vita della Tana. Harry finì la doccia appena gli Weasley e i loro ospiti iniziarono a muoversi; la Signora Weasley si diede da fare in cucina; Percy usò la Metropolvere per aggiornarsi con Bill e Charlie a Shell Cottage; e Ron borbottò per tutta la colazione fino a che Hermione non si unì a loro. Anche vivendo in incognito e con parecchi sconosciuti provenienti da Shell Cottage che riempivano la Tana, era facile per Harry sentirsi a casa.

E poi c’era Ginny. Per quanto Harry non volesse parlare di lei con Hermione, la sua ex-ragazza era quasi tutto quello a cui pensava. Harry aveva scambiato solo un paio di cordiali sorrisi e quale gentile saluto con Ginny da quando era arrivato, ma i suoi occhi seguivano ogni mossa della ragazza di nascosto.

Con così tante bocche extra da nutrire, era diventata una aiuto fisso alla Signora Weasley in cucina durante gli orari dei pasti. Mentre Ginny rompeva uova, imburrava i toast, e versava bicchieri di succo ogni mattina, Harry notò che guardarla lavorare esercitava una certa attrazione nei suoi confronti. Era semplice immaginarla preparare una pasto solo per loro in un lontano futuro fantasioso. Harry aveva sognato ad occhi aperti spesso riguardo a tali meravigliosamente normali scene domestiche durante i suoi infiniti giorni da prigioniero. Dal momento in cui aveva realizzato quanto l’amava, l’immaginazione di Harry l’aveva torturato con innumerevoli scorci fugaci di una vita che non avrebbe mai avuto.

Questa mattina, i capelli di Ginny sfiorarono il braccio di Harry mentre si sporgeva per poggiare il suo piatto sul tavolo. Il contatto gli diede la pelle d’oca, e il suo dolce profumo di fiori aleggiava nell’aria attorno a lui. Harry sorrise stordito fino a quando non incontrò gli occhi di Hermione; lo guardava sempre come un falco quando c’era Ginny intorno.

Ginny si sedette di fianco a Dean, che- come sempre- le aveva tenuto una sedia. Sembrava che lei accettasse solo a malincuore i progressi di Dean, ma questo non impediva ad Harry di sentire una punta di dolore e fastidio quando li vedeva insieme.

Appena Harry finì le sue uova- che, sapendo essere state fatte da Ginny, gli sembrava le migliori uova si sempre- sentì qualcuno calciarlo da sotto il tavolo. Alzando lo sguardo, colse un'occhiata maliziosa di Hermione, che era seduta di fronte a lui. Si schiarì la voce e si voltò per guardare il suo ragazzo.

“Ron,” disse, parlando a voce abbastanza alta per far sentire tutti. “Ricordi cosa ti ho detto la scorsa notte?”

La forchetta di Ron si bloccò a centimetri dalla sua bocca, e rivolse uno sguardo imbarazzato ad Hermione.

“Perché lo tiri fuori qui?” Sussurrò lui, gettando lo sguardo nervosamente attorno al tavolo. Le sue orecchie erano diventate rosa.

Per un lungo momento Hermione fu sconcertata dalla reazione di Ron, ma poi spalancò gli occhi e le sue guance si infiammarono.

“Non quello, Ron!” Lo rimproverò in un sussurro affrettato.

George si strozzò con il cibo talmente tanto che Percy dovette colpirlo nella schiena. Mentre tossiva e farfugliava, George mantenne un ampio sorriso esperto su Ron e Hermione, gli sguardi dei quali si spostavano con fermezza evitando il suo.

“Hermione provò di nuovo.

Quidditch,” disse irritata, a voce alta e chiara, sopra i sussurri in dissolvenza di George.

“Oh, giusto,” mormorò Ron.

“Pensavo che potrebbe essere carino per noi divertirci un po’, tanto per cambiare,” disse Hermione, voltandosi per rivolgersi a tutta la tavolata. Qualcuno la guardò, ma nessuno rispose mentre continuavano a mangiare. Dopo qualche secondo imbarazzante, il Signor Weasley parlò.

“Penso che questa sia un’idea stupenda,” disse con un sorriso rassicurante a Hermione. “Abbiamo la maggior parte del giorno libera, e il tempo sarà meraviglioso; sarebbe un peccato sprecarlo. Che cosa ne dici George?”

George ci pensò per un secondo, poi un largo sorriso si estese per tutto il suo volto.

“Assolutamente,” disse in tono entusiasta. “Ho sempre desiderato vederti in azione su una scopa, Hermione.”

“Oh, no,” disse Hermione, con un lieve sguardo di panico nei suoi occhi. “Io farò solo il tifo. Ho detto che dovremmo divertirci, non guardare me che mi rendo ridicola.”

“Ehy, questo sembra molto divertente a me,” la contrariò George.

“Piantala George,” borbottò Ron con la bocca piena di pane tostato.

Hermione ignorò entrambi i loro commenti a prese nota del fatto che George non aveva no, e che quindi aveva detto sì.

“Eccellente! E sono due, allora,” disse, prendendo la mano di Ron sul tavolo. Lo sguardo di Ron fece presumere ad Harry che non avevano parlato della cosa in precedenza, ma Ron non contestò con la decisione di Hermione.

Lo sguardo di Hermione cadde poi su James.

“Sei bravo con una scopa, James?”

Sebbene avesse passato una settimana sotto l’effetto della Pozione Polisucco, Harry spesso ci metteva un po’ ad afferrare il suo falso nome.

“Andiamo,” continuò Hermione, in quello che Harry riconobbe con un tentativo di nascondere la sua lenta risposta. “E’ un giorno perfetto per un incontro, non pensi?” Gli angoli della bocca di lei si arricciarono leggermente, ed Harry capì che stava tentando di darle il suo regalo di compleanno.

“Ci sto,” intervenne Dean prima che Harry potesse parlare. “Fai ancora schifo con la scopa, Seamus?”

“Lo vedremo, no?” Disse Seamus, sorridendo maliziosamente alla sfida celata dietro la provocazione dell’amico.

“Cosa ne pensi, Perce?” lo richiamò George, che mise le mani dietro alla testa e si appoggiò allo schienale. “Hai qualche buco nella tua agenda piena per qualcosa di completamente improduttivo? Ti avverto; rischi di divertirti davvero.”

Percy scosse la testa sbrigativo, ma sogghignò. Durante la settimana di Harry alla Tana, aveva notato che Percy e George sembravano più vicini di prima.

“Non mi ricordo l’ultima volta che ho provato a tenere il passo con voi,” disse Percy. George rivolse al fratello un orribile e esageratamente drammatico sospiro. “Beh,” considerò Percy, “visto che non ho appunti fino al pomeriggio…penso che potrebbe andare.”

“Bravo ragazzo,” disse il Signor Weasley incoraggiante.

Hermione sembrava iniziare ad essere impaziente.

James?” Chiese di nuovo, mentre fissava in rimprovero Harry per essere così lento di comprendonio. “Um…certo,” disse Harry, sembrando meno entusiasta degli altri. Non era sicuro di essere dell’umore per una partita, ma apprezzava il gesto e non voleva testare la pazienza di Hermione oltre.

Con un sorriso soddisfatto, Hermione finalmente rilasciò Harry dal suo sguardo glaciale e si voltò con uno sguardo più dolce verso Ginny.

“Giocherai anche tu, vero Ginny?”

Harry si irrigidì quando finalmente capì l’intero piano di Hermione; sapeva che non era una casualità che aveva fatto accettare Harry di giocare prima di far rientrare Ginny nel piano. Nonostante Hermione continuasse a guardare gentilmente verso Ginny, Harry riusciva ad intravedere un sorriso da ti ho in pugno dipinto nel suo volto.

Ma prima che Ginny potesse fare qualcosa più che fissare Hermione vagamente sorpresa- perché era raro che lei si facesse avanti volontaria o le fosse chiesto di partecipare a qualcosa- Dean parlò.

“Non so se questa è una buona idea, Ginny,” disse, mettendo una mano sulla spalla di lei nello stesso modo che si farebbe per consolare qualcuno. “Voglio dire beh.. Probabilmente non sali su una scopa da anni.”

“Perché tusi?” Replicò freddamente Ginny. Alzò una sopracciglio e si scrollò di dosso la mano di Dean.

“Dean ha ragione, cara,” intervenne la Signora Weasley. “Non giochi da quando eri a scuola; non c’è motivo di rischiare un infortunio.”

Ginny guardò la madre sbattendo le palpebre. Il Signor Weasley trasse un profondo respiro, come se stesse per dare la sua opinione sull’argomento, ma la Signora Weasley gli lanciò uno sguardo tagliente e lui tornò al suo piatto.

Harry era infastidito. Mentre si era promesso di stare il più possibile lontano da Ginny, l’idea di passare un pomeriggio assolato in sua presenza- di volare a fianco a lei ancora una volta- era troppo allettante. E mentre la Signora Weasley era iper protettiva di natura, chi era Dean per dire a Ginny che non poteva gestire un manico di scopa? È sempre stata un volatrice fantastica, di gran lunga meglio di Dean. Harry non realizzò che stava fissando Dean fino a quando Hermione parlò.

“Sono sicura che non c’è niente di cui preoccuparsi, Signora Weasley,” disse rassicurante Hermione. “Non sarà un partita seria; solo un piccolo incontro tra amici.”

“Ci sto,” disse Ginny, interrompendo la risposta della madre. “E visto che abbiamo squadre abbastanza grandi, usiamo un bolide e rendiamola una vera partita.”

La Signora Weasley strinse insieme le labbra talmente forte che sembrava stesse lottando per trattenere le parole dall’uscirle fuori.

Harry sentì un altro calcio sotto il tavolo e trovò Hermione a sorridergli come il gatto che ha mangiato il canarino. Confuso sul se dovesse sentirsi felice o arrabbiato con lei per essersi intromessa, stabilì di sentirsi irritato, e le diede un calcio in risposta- almeno, questo era quello che voleva fare.

“Ehy!” Urlò Ron, saltando sulla sedia. Harry alzò rapidamente il suo bicchiere di succo e nascose il suo viso dietro una lunga sorsata.

*****

La mattina passò in una macchia sfocata, mentre Harry alternava momenti di emozione a momenti di nervosismo in previsione del pomeriggio. Fece visite orarie in bagno per prendere le dosi di Pozione Polisucco, o in altri luoghi privati in cui potesse sorseggiare di nascosto il suo intruglio. Visto il fatto che tutti sapevano la verità dietro alle bevute che il “Professor Moody” si faceva frequentemente durante il quarto anno ad Hogwarts di Harry- che, cioè, le fiaschette erano piene di Pozione Polisucco, e che era un Mangiamorte sotto mentite spoglie- Harry sapeva che agire in modo simile avrebbe suscitato sospetti.

Prima che Harry se ne rendesse conto, tutti ebbero finito di mangiare il pranzo e stabilirono di giocare nel frutteto, dove lui aveva giocato a Quidditch gli anni precedenti. Hermione camminava in mezzo a Harry e Ron, con le braccia attorno alla vita di entrambi, raggiante. Qualsiasi persistente fastidio provasse Harry scomparve quando realizzò cosa stare loro tre insieme così significasse, quasi come se le cose fossero tornate alla normalità. Voleva dire per molto anche per Harry. Hermione rivolse il suo luminoso sorriso anche a lui, e il moro non riuscì a resistere a dargliene uno in rimando.

“Allora, uh…James,” disse timidamente Ron mentre camminavano sull’erba. “Mai giocato prima?”

“Certo,” rispose Harry, sorridendo.

Le cose si erano appianate tra lui e Ron in confronto al primo disastroso giorno in cui era tornato alla Tana. Infatti, gli Weasley stavano facendo di tutto per trattare Harry- o meglio, “James”, come era ora conosciuto da loro- come fosse il benvenuto. Harry attribuì l’inversione di tendenza a due fattori: il primo era che aveva detto a tutti che stava per morire- aveva lasciato che immaginassero una qualche malattia incurabile invece che rivelargli il suo piano di ingannare Voldemort per farsi uccidere- e secondo, Harry aveva provato la sua lealtà per la causa Anti-Voldemort con un Voto Infrangibile.

Nei giorni successivi, Ron era progredito dallo stare imbarazzantemente in silenzio in presenza di Harry all’essere gentile, quasi amichevole. Non era neanche lontanamente come la preziosa amicizia che avevano in passato, ma di sicuro avrebbe evitato un altro naso rotto.

Al momento, comunque, le sopracciglia di Ron erano piegate in apparente confusione.

“Ma se vivevi in quartiere Babbano,” continuò lui, ripetendo una delle tante bugie che Harry aveva inventato per la sua nuova identità. “E non sei andato ad Hogwarts- con chi hai giocato?”

Ci volle un secondo ad Harry per trovare una risposta, perché era essenzialmente la verità.

“Ho un fratello che non vedo da un po’; giocavano insieme.” Sorridendo tra sé e sé, Harry aggiunse, “E’ un portiere straordinario.”

Harry sbirciò Hermione, e i suoi occhi- come facevano spesso quando loro tre erano insieme- si annebbiarono.

“Oh,” disse Ron. “Che squadra tifi allora?”

Godendosi il momento- parlare di Quidditch con il suo ex migliore amico e compagno di squadra- Harry non riuscì a resistere a dire la prima risposta che gli saltò alla mente.

“I Chudley Cannons,” disse, facendo sì che Ron gli lanciasse, stordito, uno sguardo incredulo. “Hanno fatto un po’ schifo negli ultimi anni, che credo che riusciranno a cambiare le cose.”

Ron si lanciò nel condividere le sue entusiastiche visioni sui tanti problemi della squadra e sui modi in cui si sarebbero potuti risolvere. Mentre blaterava, Hermione fece un sospiro combattuto e strinse in apprezzamento il braccio di Harry.

“E’ un giorno perfetto, vero?” Disse lei, quando Ron si fermò a riprendere fiato. La ragazza sembrava stesse ammirando il luminoso orizzonte blu.

“Già,” rispose distrattamente Harry quando i suoi occhi trovarono Ginny tra il gruppo che aveva raggiunto il recinto chiuso di fronte a loro. Ripetendo la scena a cui aveva assistito quella mattina, ciocche rosse dei suoi capelli danzavano nella brezza. “Perfetta.”

Quando Harry, Ron e Hermione raggiunsero gli altri, George e Percy stavano distribuendo alcuni vecchi manici di scopa che avevano recuperato dal capannone. Harry sentì una fitta di delusione nel ricordare che non aveva più la sua Firebolt, ma sapeva che date le circostanze, aveva poca importanza che scopa montasse.

Ron prese un manico di scopa da George, ma quando si avvicinò Harry, vide che le mani di George erano vuote.

“Scusa amico,” disse George battendogli una pacca sulla spalla. “Le squadre sono fatte; dovrai aspettare la prossima partita.”

Hermione aprì la bocca per preparare quella che era di certo una proposta, ma Harry la precedette.

“Nessun problema. Andiamo Hermione- possiamo guardare da lassù.”

Hermione seguì Harry con un’espressione di scuse sul viso. “E’ tutto ok,” le sussurrò Harry quando si sedettero sull’erba vicino al confine del frutteto. “Non mi dispiace aspettare.”

Il Signore e la Signora Weasley- che erano venuti a vedere la partita- si unirono a loro. Il Signor Weasley sembrava godersi la rara pausa dall’oscurità che di solito colorava la loro vita quotidiana, ma Harry sospettava che la Signora Weasley fosse più interessata al fatto che, contro i suoi desideri, sua figlia stesse per fare qualcosa molto più pericoloso che lavare i piatti.

Harry si sentì di nuovo irritato. Sapeva che la Signora Weasley aveva buone intenzioni, ma lei- insieme a tutti gli altri- stavano trattando Ginny come se fosse fragile. Nonostante era vero che Ginny non era proprio la vecchia se stessa- infastidiva Harry che fosse più riservata e che non scherzasse sempre come faceva di solito- l’aveva sempre conosciuta come una strega straordinariamente forte e capace. Amava questa parte di lei.

Il Signore e la Signora Weasley fecero piccole conversazioni con Harry e Hermione fino a che sei scope non presero improvvisamente il volo. Ron ricoprì il suo solito ruolo di portiere e volò verso uno dei gruppi di anelli che segnava la fine dell’accorciato campo Weasley; Seamus faceva la guardia agli altri. Quando tutti presero posizione, Harry vide che la squadra di Ron includeva Dean come cacciatore e Percy come battitore, mentre Seamus fu raggiunto da Ginny e George che giocavano nei loro ruoli preferiti rispettivamente di cacciatore e battitore.

Dal suo posto per terra, Harry riuscì anche a sentire George contare alla rovescia per far iniziare la partita, e a quel punto le scope accelerarono fino ad essere macchie. Harry si sent’ improvvisamente emozionato a guardare di nuovo il Quidditch, e desiderò immediatamente essere in aria. Strizzando gli occhi verso il sole, riusciva a vedere le azioni chiaramente- l’unica cosa che Harry apprezzava del suo travestimento era che gli aveva dato una vista perfetta.

Con squadre più piccole e senza cercatori, la partita era principalmente un duello tra i cercatori. I battitori, George e Percy, prendevano ogni opportunità per colpire il bolide con le loro mazze, ma questo era vecchio e lento, e sembrava abbastanza semplice da evitare. Ginny segnò rapidamente i primi due goal della partita, quasi senza nessuna interferenza da parte di Dean, che la acclamò con entusiasmo esagerato.

“Beh, Ginny non ha perso un colpo, no?” Disse Hermione con un sorriso e una gomitata sul fianco di Harry. Ginny sembrava fluida e rapida su una scopa esattamente come era sempre stata, ma agli occhi di qualcuno che ne capiva di Quidditch come ne capiva Harry, l’abilità non era stata l’unico fattore in quei due primi goal.

Dopo poco, Ginny aveva messo la pluffa alle spalle di Ron una terza e una quarta volta, e nell’ultimo goal, Dean aveva smesso di inseguirla cinquanta piedi buoni prima che raggiungesse il cerchio. Ginny sorvolò Dean, si accostò a lui, e gli disse qualcosa che Harry non riuscì a sentire. Sorridendole, Dean scosse la testa e alzò le mani con fare innocente, apparentemente negando qualsiasi cosa Ginny gli avesse detto. Harry era abbastanza sicuro di sapere che cosa stesse pensando Ginny: Dean la stava lasciando vincere.

Harry sentì un impeto di rabbia e riusciva facilmente ad intuire che anche Ginny era infastidita. Eccolo di nuovo- persone che volevano proteggere Ginny da se stessa; che non si fidavano di lei, che non credevano in lei. Come se avesse avuto bisogno dell’aiuto di Dean per vincere. Harry guardò la Signora Weasley per trovarla che guardava verso l’altro con uno sguardo di paura nel volto, una mano premuta sul petto e l’altra stretta a quella del Signor Weasley. Che problemi avevano tutti? Perché si comportavano come se Ginny fosse una specie di svitata che sarebbe potuta cadere dal cielo da un momento all’altro?

Ginny era notevolmente più schiva quando il gioco riniziò. Forse in un tentativo di stimolare Dean alla competizione, fece i suoi movimenti più lentamente e gli lasciò un’ampia corsia nell’estremità opposta del campo. Con la porta molto lontana, Dean fece un tiro che Seamus bloccò. Ginny si avvicinò al suo portiere e prese la pluffa, poi tornò verso il campo a metà velocità. Con il gioco rallentato ad un ritmo infantile, Dean fu disposto, di tanto in tanto, a volare vicino a Ginny ed avere un leggero scontro per la pluffa. Quando alla fine lei raggiunse una posizione per segnare, Ginny lanciò la pluffa casualmente contro gli anelli e Ron la prese facilmente. Ron, almeno, stava giocando una partita onesta. Aveva fatto degli sforzi per parare i precedenti goal di Ginny ed era andato anche vicino a fermarne alcuni.

“Dean è davvero un giovanotto così premuroso,” Harry sentì dire la Signora Weasley al marito. “Ci ho parlato,” andò avanti. “Gli ho detto che Ginny non era proprio ancora pronta per qualcosa del genere, e mi ha promesso che ci avrebbe pensato lui.” Il Signor Weasley non commentò, ma guardò verso l’alto a sua figlia con espressione turbata. Harry incrociò lo sguardo di Hermione e capì finalmente cosa stava succedendo.

Harry ribolliva di rabbia mentre guardava la farsa di una partita tra amici. Se qualcuno degli altri giocatori aveva notato che c’era qualcosa che non andava, non aveva detto niente. George e Percy passavano più tempo e tirarsi addosso il bolide che ne a indirizzarlo ai cacciatori, che si muovevano così lentamente che raramente i portieri avevano qualcosa da fare. Ginny lanciò la pluffa verso Ron senza entusiasmo; sembrava farlo solo perché era l’unica cosa che avrebbe portato la partita ad una fine. Finalmente, a passo di lumaca, Dean fece passare abbastanza tiri alle spalle di Seamus per raggiungere i centocinquanta punti e assicurare la vittoria alla sua squadra.

Harry, Hermione, e la Signora e il Signor Weasley si alzarono in piedi mentre i giocatori tornavano a terra. Ginny scivolò al suolo per ultima. La Ginny che Harry aveva conosciuto non avrebbe permesso alle persone di trattarla così, ma sembrava apatica, senza alcun cenno di ribellione o lotta in lei. Questo, più di qualsiasi altra cosa, alimentò la rabbia di Harry. Nonostante Ginny sembrasse molto più silenziosa di come la conosceva Harry, per la prima volta ora sembrava… a pezzi.

La Signora Weasley fece un passo verso sua figlia con un sorriso soddisfatto sul volto.

“Ti stai divertendo, tesoro?” Chiese. Ginny scrollò semplicemente le spalle senza incontrare gli occhi della madre.

“Hey Dean,” lo chiamò Harry, cercando solo in parte di sopprimere le emozioni che si rispecchiavano nella sua voce. “Ti dispiace se prendo il tuo posto nella partita?” Harry tese la mano verso la scopa di Dean in attesa.

“Beh,” disse Dean incerto, guardando di traverso Ginny.

“Puoi prendere il mio,” disse Ginny con voce piatta mentre porgeva la sua scopa ad Harry. “Ho finito.”

Harry incontrò i suoi occhi e non vide niente di quel fuoco che rendeva Ginny quella che era; quella che amava. Un certo panico mischiato con della rabbia annebbiarono i pensieri che di solito lo rendevano cauto e lo frenavano. In una lontana, rimpicciolita parte della sua mente, Harry registrò vagamente che stava entrando in un territorio pericoloso; che le sue emozioni stavano diventando troppo potenti e trasparenti. Il suo rigido autocontrollo si stava spezzando, e il suo vero sé stesso stava ruggendo per essere liberato.

Harry ignorò l’offerta di Ginny e prese invece la scopa dalle mani di Dean. Harry sapeva che il gesto probabilmente era sembrato maleducato, ma non guardò Dean per vedere la sua reazione, non gli interessava. Parlò a Ginny e tentò di non suonare frustrato quanto lo era.

“Ho sentito che eri la giocatrice migliore ad Hogwarts,” disse. “Andiamo- fammi vedere cosa sai fare.”

All’espressione leggermente stordita di Ginny, Harry montò sulla scopa. Dean si chinò verso Harry e gli parlò a voce bassa.

“Vacci piano lassù, ok James? Ginny ne ha passate tante.”

Harry non lo guardò ma disse “Sicuro” a denti stretti, poi si spinse forte da terra e si lanciò in cielo. Harry intravide Hermione mentre si alzava, che aveva un preoccupato sguardo “non-sono-sicura-sia-una-buona-idea”. La Signora Weasley lo guardava accortamente.

Harry stava seduto in aria impazientemente mentre gli altri giocatori rimontavano sulle rispettive scope e lo raggiungevano uno dopo l’altro. Ron gettò ad Harry la pluffa mentre andava verso i cerchi; secondo le loro regole modificate, il cacciatore della squadra vincente- Harry- avrebbe avuto la prima occasione di segnare. Ginny fu l’ultima a prendere la propria posizione, che era di fronte ad Harry al centro del campo, dando le spalle al suo obbiettivo. Da lontano, George fece il conto alla rovescia per l’inizio della partita, mentre Harry fissava direttamente negli occhi di Ginny, che- ora che si azzardava a guardarli- non gli sembravano più famigliari. Il cuore di Harry batteva più forte mentre il panico cresceva; serrò la presa sulla bluffa.

“3...2...1.…via!”

Al segnale di George, Harry si lanciò in azione. Volò direttamente verso Ginny, gli occhi della quale si spalancarono alla sua mossa improvvisa. Lui coprì lo spazio tra loro due in meno di un secondo, durante il quale Ginny era rimasta immobile di fronte a lui, apparentemente incerta su cosa fare. Appena prima di schiantarsi contro di lei, comunque, Harry fece girare la sua scopa a testa in giù, e passò tranquillamente sotto di lei, mancandola per un centimetro. Harry si tirò su dritto e non si guardò alle spalle mentre spingeva la sua vecchia scopa al suo limite. Mentre correva verso Seamus, alzò la pluffa sopra la sua spalla e angolò la sua scopa verso gli anelli alla sinistra del portiere. Fece una finta laterale, che mandò Seamus fuori equilibrio, e poi reindirizzò la scopa nel cerchio di destra e ci lanciò la pluffa attraverso con facilità, per segnare i primi dieci punti della partita. Harry si voltò per vedere che Ginny lo aveva raggiunto; sembrava turbata mentre rallentava fino a fermarsi.

“Devi stare in movimento mentre sei in difesa,” disse Harry quando passò di fianco a Ginny sulla sua strada per tornare al centro del campo. “Non vi hanno insegnato le nozioni base ad Hogwarts?”

Le parole gli uscirono di bocca con più asprezza di quella che avrebbe voluto usare, acuita dalla sua disperata voglia di vedere Ginny tornare quella che era un tempo. Si trattenne dal guardarsi alle spalle verso di lei mentre riprendeva la sua posizione iniziale, ed evitò allo stesso modo contatto visivo con tutti gli altri, dei quali sguardi si sentiva addosso. Harry, tuttavia, individuò Percy, che- mentre teneva a freno il bolide fino alla ripresa del gioco- gli indirizzò un’occhiataccia. Il fuoco che aveva travolto i sensi di Harry si raffreddò sotto il suo sguardo ghiacciato, e un nuovo tipo di panico gli divampò dentro- e se le sue parole avessero ferito Ginny?

Quando Ginny riprese il suo posto con la pluffa sotto il braccio, Harry non la guardò immediatamente. Ma mentre George contò di nuovo alla rovescia per l’inizio della partita, Harry alzò lo sguardo per vedere un’espressione diversa nel viso di lei- sembrava essere un po’ arrabbiata, e magari un po’ confusa. Ma nel secondo in cui Harry prese in considerazione questi pensieri, fu sollevato nel constatare che non era più spenta e senza vita.

Harry era così concentrato a leggera la sua espressione che non sentì George finì il conto alla rovescia; realizzò che il gioco era riniziato quando Ginny gli passò accanto a tutta velocità. Harry si voltò di scatto all’inseguimento, ed in un attimo era di fianco a lei. La guardò, ma gli occhi di lei rimanevano fissi sui cerchi davanti a lei. Con il suo viso contorto in concentrazione, si appiattì contro la sua scopa e lentamente iniziò a superare Harry. Il ragazzo seguì l’esempio, ma anche se le loro scope si equivalevano, la stazza minore di Ginny la rendeva più veloce. Prima che potesse lasciarsi Harry alle spalle, lui si sporse di fianco e iniziò a spingerla fuori rotta. La testa di Ginny si voltò di scatto verso di lui dalla sorpresa, visto che questa era una tattica abbastanza aggressiva per essere una partita amichevole. Rallentò la velocità della sua scopa ed Harry si mantenne a fianco a lei fino a che entrambi non si fermarono.

“Andiamo,”disse Harry, il suo cuore che batteva contro il suo petto. Si era spinto troppo in là? “Non puoi arrabbiarti tanto per una spintarella….” <è> Ginny di sedette diritta sulla sua scopa, congiungendo le mani in grembo, e guardò Harry con un’esagerata aria indifferente.

“Attento alla testa,” disse calma.

“Cosa?”

WHAM!

Harry riuscì a malapena a reggersi sulla scopa quando il bolide lo colpì sul lato del viso. Dopo che le stelle smisero di ballare davanti alle sue ciglia, Harry alzò lo sguardo per vedere Ginny scivolare oltre lui nella sua strada verso il centro del campo, lasciando uno sconsolato Ron alle sue spalle, che guardò Harry mentre lanciava un calcio di frustrazione ad uno dei suoi cerchi.

La sua testa pulsava, Harry volò giù per raccogliere la pluffa dal posto in cui era atterrata dopo che Ginny aveva segnato. Harry era ancora un po’ scosso quando incontrò Ginny per prepararsi al prossimo turno di segnare.

“Dieci a dieci,” disse lei, con un ambiguo sorrisetto che accennava alla vecchia Ginny. Harry fece quasi cadere la pluffa.

“Va bene,” disse lui, e sorrise nonostante la sua testa martellasse. “Dieci a dieci.”

Mentre il gioco continuava, Harry e Ginny continuarono a giocare sempre più aggressivamente. Questo fece sì che la Signora Weasley gridasse ogni tanto parole di cautela o ammonimento verso la figlia, che Ginny puntualmente ignorava. Proprio come Harry, Ginny era estremamente competitiva, ed era uno dei tratti che avevano reso loro due i migliori giocatori che Hogwarts avesse visto in molti anni.

Mentre ognuno collezionava punti per la propria squadra, Harry dimostrò di essere un volatore leggermente migliore, ma Ginny era una cacciatrice molto più brava. Ron bloccò alcuni dei tiri di Ginny, ma Seamus faceva schifo come portiere e lasciò passare quasi tutti i tiri di Harry. George era un battitore molto più letale di Percy, ma ora che Harry lo teneva d’occhio, il bolide era facile da evitare. Nel complesso, le squadre dimostrarono di essere ancora in partita.

La sensazione di volare, di giocare il suo sport preferito con le persone che amava di più al mondo- lo stare con Ginny- era travolgente. Harry non riusciva a ricordare l’ultima volta che si era divertito davvero, oppure l’ultima volta che aveva almeno riso. Mentre volava nel cielo pittoresco, Harry si ritrovò a dover distogliere lo sguardo ogni tanto per nascondere una lacrima fuggiasca, anche mentre sorrideva stupidamente. Pensò distrattamente che tornare alla Tana- anche con il dolore e i problemi che aveva causato a se stesso e agli altri- ne era valsa la pena.

A causa della sua gioia, o forse dell’aumento della fiducia arrivata con i suoi poteri extra, Harry tentava mosse e si prendeva rischi che di solito non avrebbe corso. Da queste vennero fuori alcune giocate spettacolari, inclusa una in cui Harry volò all’indietro per agire come secondo portiere e afferrò la pluffa prima che Ron ne avesse l’occasione. E quando Harry si tuffò verso il terreno per prendere un tiro sbagliato di Ginny, fece una mossa ostentata, nella quale lasciò andare per un momento la sua scopa per immergersi a capofitto di fianco ad essa. Lui e la sua scopa, comunque, si divisero per un po’ troppo, ed Harry su costretto ad usare la sua magia senza bacchetta per avvicinare di qualche centimetro la scopa in modo che potesse rimontarci in tempo. Quando tornò in cielo, Harry afferrò uno sguardo di rimprovero di Hermione.

Non da meno temeraria, Ginny sembrò prendere le acrobazie di Harry come una sfida. Con il punteggio fissato ad ottanta, riuscì a sfilare la pluffa dalla presa di Harry; la palla saltò in aria e poi si inarcò in caduta verso il terreno sottostante. Harry la seguì, volando dritto verso il basso come aveva fatto prima, e questa volta Ginny seguì l’esempio. Fianco a fianco, si urlavano l’un l’altro di cedere la posizione, mentre il suolo si avvicinava rapidamente. Nessuno dei due voleva mollare- infatti, entrambi accelerarono sempre di più- ma non furono abbastanza veloci, e la pluffa sbattè a terra. Finalmente cercarono di tirarsi su, ma riuscirono a raddrizzare a malapena i manici prima che fosse troppo tardi.

“Cazzo!” Urlò Harry, una frazione di secondo prima che lui e Ginny si schiantassero a terra. Le loro scope schizzarono via quando caddero nell’erba.

Passarono qualche momenti, e Harry divenne vagamente consapevole dei passi in avvicinamento e dei rumori delle grida della Signora Weasley. Il vento gli sbatteva contro, ma non si sentiva nulla di rotto. Harry si alzò in piedi, si guardò attorno, e vide qualcosa che gli fece raggelare il sangue nelle vene.

Il Signore e la Signora Weasley e Dean si erano fermati in un punto d'erba alta venti piedi più in là e guardavano verso il basso con espressioni di orrore.

“Har-James!” Urlò Hermione, che sembrava molto preoccupata. Harry tenne gli occhi sul gruppo che ora si era inginocchiato attorno al luogo in cui Ginny era caduta, ma seppe che Hermione era corsa verso di lui quando sentì la sua mano sul braccio. “Stai bene?” Chiese. “Ti sei fatto male?”

“Ginny,” sussurrò Harry. Il suo cuore saltò un colpo, e poi quasi si fermò quando sentì un alto e scampanato suono provenire dal posto in cui Ginny giaceva. Fece un passo verso di lei, ma all’improvviso realizzò cosa fosse quel suono. Era un suono a lui caro, che non sentiva da anni. Per quanto potesse sembrava impossibile, Ginny rideva.

Nello spazio che quelli riuniti attorno a lei gli avevano concesso, Ginny si sedette, il corpo convulso dalle risa. La sua crisi isterica non si placò neanche quando la Signora Weasley la aiutò ad alzarsi; tentò di riprendere il controllo solo nel suo tentativo di parlare ad Harry attraverso altre risate e respiri affannati. Dopo diversi tentativi falliti, Ginny finalmente si ricompose abbastanza per buttar fuori una sola parola.

“C-cazzo,” disse, citandolo. Dopo un altro attacco di ridarella insopprimibile, aggiunse,” A-avresti dovuto v-vedere la tua faccia!”

Harry non riusciva a vedere cosa ci fosse di così divertente, ma la vista di Ginny con lo sporco sui vestiti e l’erba nei capelli arruffati- e del suo viso, raggiante di gioia mentre rideva così forte che quasi urlava- per poco non portò Harry sulle sue ginocchia. Finalmente, ecco la vera Ginny Weasley, spensierata e piena di vita. Un largo sorriso si estese sul viso di Harry, e con un misto di felicità e sollievo, cominciò a ridacchiare anche lui.

“E’ per caso caduta di testa?” Chiese Ron, che- insieme ai fratelli- aveva appena raggiunto il suolo. Ginny gli fece un cenno. “Sto b-bene,” disse mentre le sue risate cominciavano finalmente a placarsi. Si diede una rispolverata, si asciugò le guance bagnate, e tirò il manico di scopa a fianco a lei su dall’erba.

“Forza allora,” chiamò Harry mentre saliva sulla scopa.

“Sei impazzita?” Gridò la Signora Weasley, con uno sguardo sconvolto rivolto a sua figlia. “Ti sei appena quasi ammazzata e vuoi tornare lassù?”

“Sto bene mamma, davvero,” disse Ginny, e con un’occhiata maligna indirizzata ad Harry, partì prima che la madre potesse fermarla.

Harry fece per seguirla, ma Hermione si aggrappò al suo braccio.

“Tieni James,” disse. “Perché non bevi un po’ prima? Sei stato lassù per un bel po’.”

Hermione fece ad Harry uno sguardo di intesa e- riconoscendo la fiaschetta di Pozione Polisucco nella sua mano- la prese.

“Si, ok,” disse Harry, e prese un una rapida sorsata. “Grazie Hermione.”

“Non romperti niente,” disse con un sorriso inquieto. Harry le diede un colpetto sulla spalla poi raggiunse Ginny in cielo.

Ognuno dei fratelli di Ginny la sorvolò per accertarsi che fosse in grado di riprendere il gioco, e lei li rassicurò con un sorriso continuato e sprezzanti movimenti di mano. L’incontro riprese presto contro le persistenti proteste della Signora Weasley, che Ginny finse di non sentire.

Harry e Ginny giocavano ad un ritmo vertiginoso. Invece di renderli più cauti, la loro caduta li aveva incoraggiati ulteriormente e le loro azioni divennero sempre più selvagge, sottolineate dalle risate frequenti di Ginny, dalle imprecazioni e dai gridi di gioia. Era come se la caduta l’avesse riportata alla vita, e iniziò a giocare ad un livello che Harry riusciva a malapena seguire. Grazie ad alcuni salvataggi davvero stupendi di Ron, comunque, Harry teneva il passo di Ginny, fino a che non furono entrambi ad un goal dalla vittoria.

“Ehy James!” Urlò Ginny, mentre correva di fianco a lui, cercando di colpire la pluffa. “Sai, non sei male. Devo dire che avresti potuto giocare per Grifondoro.” Harry voltò la testa per guardala e non riuscì a trattenersi dal sorridere al suo complimento. Appena incontrò il suo sguardo, comunque, notò che i suoi occhi si erano spostati in un punto sopra la spalla di lui. Istintivamente, Harry alzò la pluffa appena in tempo per proteggersi la faccia dall’attacco di un altro bolide in arrivo.

“Bel tentativo Weasley,” la schernì Harry. “Ma non ci casco due volte.”

Ma quando voltò la testa di nuovo verso di lei, Harry vide che lei non stava più volando di fianco a lui. Nel momento in cui era preso a bloccare il bolide, era rotolata sotto di lui, fino ad arrivare dall’altro lato. Con Harry che guardava dall’altra parte, colpì la pluffa da sotto il braccio di lui, che volò in aria, e poi gli rigirò attorno per prenderla.

Sentendosi un po’ in imbarazzo, Harry si affrettò alle spalle di Ginny, raggiungendola in pochi secondi e caricando audacemente verso la pluffa. Lei lo evitò rotolando ancora una volta e Harry- standole vicino- rotolò con lei. Ginny continuava a rotolare, ed Harry era con lei, che li mandò in una spirale di cavatappi che mantennero per quasi tutti il campo da gioco. Ginny teneva la pluffa appena fuori dalla portata di Harry mentre giravano uno attorno all’altro, e quando Harry iniziò a sentirsi stordito, Ginny iniziò a ridere del loro gioco con il quale lo stava tenendo lontano.

Quando si avvicinarono agli anelli di Ron, Harry interruppe la rincorsa, schizzò davanti a Ginny, e ancora un volta volò all’indietro per agire come un secondo portiere. Ma invece di volargli intorno come aveva prima, Ginny volò direttamente verso di lui con la pluffa stretta in entrambe le mani di fronte a sé. Harry afferrò la pluffa quando lei si avvicinò, e con tutte e quattro le mani su di essa, spinti dall moto di lei, continuarono ad indietreggiare fino alla meta.

“Non puoi usare lo stesso trucco neanche con me,” disse lei, ed Harry alzò lo sguardo dalla pluffa per vedere che erano naso a naso. Ginny stava indossando il suo sorriso più malvagio, e lampi di fiamme incorniciavano il suo viso mentre il vento faceva svolazzare i suoi capelli dietro le sue spalle. I suoi occhi ardevano di uno sguardo così simile a quello che gli aveva lanciato dall’altro lato della Sala Comune di Grifondoro tanto tempo prima..

E poi, con un’ultima raffica di velocità, Ginny spinse Harry a ritroso nel cerchio centrale, mentre Ron si toglieva dalla strada. Harry- che aveva ora conquistato il possesso della pluffa- segnò inavvertitamente il punto per la squadra di Ginny appena prima di schiantarsi contro un gruppo di alberi nelle vicinanze.

Prima che la sua mente potesse afferrare cosa era appena accaduto, Harry si ritrovò sdraiato in un groviglio di rami. Coperto agli altri da una fitta coltre di foglie, si prese un momento per riprendere fiato, che non aveva preso non a causa delle sue aziono sulla scopa, ma per la inebriante vicinanza con Ginny. Vedeva ancora i suoi occhi fissarlo…

“Stai bene?”

Ginny interruppe le fantasticherie di Harry, si infilò tra le foglie e lo guardò preoccupato. “Forse sono andata un po’ oltre..”

La luce del sole sgorgava dalle spalle di Ginny da uno spazio che era rimasto aperto tra il fogliame, facendola brillare di un certo splendore etereo. Harry le sorrise.

“Nah,” disse. “Ha vinto il miglior cacciatore. Sei stata fantastica, Ginny.”

Ginny lo guardò raggiante.

Mentre le squadre scivolavano a terra, Harry azzardò uno sguardo alla Signora Weasley, che sembrava si stesse impegnando davvero tanto per stare in silenzio mentre i suoi occhi incontravano quelli della figlia. La mano del Signor Weasley era saldamente sulla spalla della moglie.

“Dovresti volare più spesso,” disse Harry a Ginny quando furono entrambi a terra. “Sei davvero brava.”

“Tu sei meglio,” continuò lei. “Non vedo mosse del genere da…” Ginny distolse lo sguardo distrattamente e il suo sorriso vacillò. “Beh, da tanto tempo.”

Anche il petto di Harry- che si era gonfiato di tanta gioia che sarebbe potuto esplodere- si sgonfiò un po’e distolse lo sguardo. I suoi occhi caddero su Ron, che sembrava un po’ giù per non aver bloccato più tiri di Ginny. Il miglior amico di Harry comunque, si rallegrò istantaneamente, quando Hermione si complimentò con lui per la sua prestazione e gli diede un rapido bacio.

Harry era stato felicissimo quando aveva saputo che i suoi migliori amici stavano finalmente insieme, ma in quel momento la vista della loro felicità lo punse, e il sentimento di euforia che si era costruito mentre giocava con Ginny svanì.

Come se calcolato per distruggere totalmente l’umore di Harry, Dean si avvicinò a Ginny.

“E’ stato, ah…davvero qualcosa di grande Ginny,” disse timidamente Dean mentre si strofinava la nuca. “Non hai perso un colpo da quando eravamo ad Hogwarts.”

“Grazie Dean,” disse Ginny, in un tono che sembrava troppo indulgente per quello che secondo Harry Dean meritava. “Assicurati solo di ricordartelo la prossima volta che giochiamo ok?”

“Si, ok,” disse lui, sorridendo e sembrando sollevato. Dean mise una mano sul gomito di Ginny e la condusse via, parlando con entusiasmo di alcune audaci manovre che lei aveva fatto durante la partita. Il resto del gruppo camminò verso la Tana, ma Harry rimase a guardare Ginny fino a che non si ridusse ad un punto in lontananza. George battè una mano sulla spalla di Harry mentre passava, dicendo “Bella partita amico,” e gli lanciò un sorriso che diede ad Harry l’impressione che almeno uno dei fratelli di Ginny aveva apprezzato rivedere la sorella tornare in forma.

Harry fece un profondo sospiro, e poi sentì Hermione prendergli il braccio.

“E’ una fortuna che sia io quella che sa già il tuo segreto, Harry,” sussurrò al suo orecchio, mentre Ron raccoglieva le scope. “Perché dopo questa partita, lo avrei capito in un secondo.” Gli fece un sorriso esasperato, ed Harry ammise il punto della ragazza con una colpevole scrollata di spalle.

“E dopo quello che ho visto,” continuò Hermione, con voce ancora più bassa, “non puoi dirmi che non sei ancora pazzo di lei.” Harry le diede uno sguardo di avvertimento, che però non parve scoraggiarla. Ron li raggiunse un secondo dopo, e Hermione non insistette oltre. Insieme, i tre camminarono verso la casa.

*****

Harry passò l’ora successiva a vagare fuori e dentro la Tana, spostandosi in un altro posto quando qualcuno invadeva il suo spazio. Voleva stare solo con sia il dolore che la gioia che stavano aumentando in lui. Una voce dentro la testa di Harry lo rimproverava per non essere stato più giudizioso ed esserci avvicinato a Ginny, perché sapeva che questo avrebbe reso più difficile allontanarsi; più difficile venire a patti con quello che avrebbe perso. Ma proprio mentre la sua angoscia cominciava a superare la felicità, Harry non riuscì a rimpiangere le sue azioni, che avevano condotto a quella che probabilmente era stata la migliore parte dei suoi ultimi due anni.

Il Signore e la Signora Weasley se n’erano andato a Shell Cottage per partecipare ad un’altra riunione di alto livello dell’Ordine, e Percy- che era stato di recente promosso allo stato senior- era andato con loro. Pensando al loro ritorno- Harry sperò di non dover origliare di nuovo per sapere degli sviluppi riguardanti la guerra contro Voldemort.

Diverse delle persone con cui aveva giocato a Quidditch si fecero la doccia, e Harry prese l’ultimo turno. Indugiò nell’acqua calda e nel vapore, approfittando del tempo per rimettere sotto controllo le sue emozioni, anche mentre riviveva i momenti più gloriosi della partita nella sua testa. Era anche bello passare del tempo nella propria pelle- l’ultima dose di Pozione Polisucco, che aveva preso appena dopo l’incontro, finì il suo effetto poco dopo che entrò in bagno.

Comunque, nonostante il conforto di essere nel suo corpo e la sensazione rilassante di calore sui suoi muscoli doloranti, lo spirito di Harry iniziò a precipitare pian piano che la doccia stava per finire. I suoi pensieri diventavano sempre più negativi, concentrati soprattutto sul fatto che non avrebbe più potuto godere questo tipo di felicità che comportava la compagnia di Ginny. Quando iniziò ad asciugarsi, Harry si sentì come se non sarebbe mai più stato felice di nuovo.

Harry si era fissato un asciugamano attorno alla vita, e ne stava usando un altro per asciugarsi i capelli quando sentì la porta del bagno spalancarsi.

“James!” Gridò Ginny.

Harry si immobilizzò. L’asciugamano nelle sue mani gli copriva la testa, ma si sentiva orribilmente esposto. Ci fu una pausa, ed Harry si immaginò che cosa dovesse sembrarle vedere il suo petto, la sua schiena e le sua braccia coperte di innumerevoli cicatrici, ricordi dell’anno che aveva trascorso con Voldemort.

“Ci sono guai,” continuò Ginny con tono urgente. “Vieni di sotto, in fretta.”

Harry sentì la porta chiudersi, e dopo un momento nel quale il suo corpo non voleva muoversi, lanciò rapidamente l’asciugamano da parte, bevve un po’ di Pozione Polisucco e si infilò un paio di jeans puliti e una T-shirt.

A piedi nudi, Harry corse giù per le scale, sentendo sempre più freddo e ed essendo sempre più preso dal panico ad ogni passo. Trovò Ginny e gli altri premuti contro la finestra che guardavano al cortile di fronte, il crepuscolo che gettava lunghe ombre dietro di loro nella stanza. Hermione gettò uno sguardo spaventato ad Harry quando si avvicinò.

“Cosa succede?” Chiese Harry.

“Dissennatori,” replicò lei in un sussurrò terrificato.

Harry si spostò vicino a lei per guardare attraverso la finestra e si sentì congelare dentro.

Dall’altra parte del cortile, in una linea che definiva gli invisibili contorni delle barriere protettive, muovendosi qua e là, cercavano una via per entrare.

“Ce n’erano solo alcuni prima,” disse Ron, che teneva gli occhi sugli abomini incappucciati. “Ma molti altri sono appena arrivati. È come..come se si fossero chiamati, o qualcosa così.”

“Dobbiamo andarcene da qui,” disse Clarence Gladstone, uno dei maghi che era arrivato alla Tana con Dean e Seamus. “Dobbiamo andarcene con la metropolvere finchè facciamo ancora in tempo!”

“Non possiamo semplicemente abbandonare la Tana,” disse George. “L’Ordine ha già carenza di case sicure così com’è.”

“Non sono sicura che sappiamo già che siamo qui,” osservò Hermione. “Voglio dire, gli incantesimi protettivi e le barriere dovrebbero rendere la casa invisibile e inattaccabile, più di qualunque altra. E comunque i dissennatori non vedono.”

“Hermione,” disse Ron, “è ovvio che sanno che c’è qualcosa qui.”

“Beh, si, ma dubito che sappiano cosa hanno trovato. I dissennatori si nutrono di emozioni; le percepiscono. Devono aver sentito le nostre e cercano di seguirle fino alla fonte. Quando incontreranno le barriere, sono sicuro che saranno solo più sospettosi. E-oh!”

Mentre Hermione parlava, un’altra dozzina di dissennatori arrivò e si unì ai compagni contro il muro degli incantesimi. Tutti in una volta iniziarono a emettere un orribile sibilo, come quello che producono prima del bacio del dissennatore. Visto il loro grande numero, il rumore suonò come uno assordante sciame di api.

“Cosa stanno…” iniziò Ginny, ma le parole le vennero meno.

“E’ fuori controllo,” disse Dean. “Ci invaderanno…”

“Li possiamo combattere,” disse Seamus, incerto. “Voglio dire, se riescono ad attraversare le barriere, possiamo semplicemente mandare i nostri Patronus per cacciarli via.”

Attraversò improvvisamente la mente di Harry che, se avesse lanciato il suo Patronus, tutti avrebbero visto il cervo d’argento di Harry Potter. Inoltre, avrebbe dovuto evocarlo senza bacchetta, dal momento che- in un continuo sforzo di apparire innocuo dopo il suo arrivo sospetto- Harry non aveva più richiesto indietro la sua bacchetta.

“Potremmo combattere,” riflettè Hermione. “Ma poi saprebbero di sicuro che ci sono persone qui, persone addestrate contro le Arti Oscure. La casa sarebbe assalita dai Mangiamorte in..meno di un secondo…” Hermione allungò la mano verso il viso, sembrando improvvisamente malata.

“Hermione, cosa c’è?” Chiese Ron rapidamente. “Cosa succede?”

Ma Harry pensava che lo sapesse- lo sentiva anche lui. Lo aveva provato nel bagno di sopra e stava diventando sempre più forte, impossibile da ignorare: un terribile senso di disperazione, di ghiacciante infelicità e terribili ricordi che cercavano di farsi strada verso la superficie.

“Non possiamo reggere contro questa cosa per molto,” disse.

“Mh,” concordò Hermione con un lieve cenno del capo. “Le barriere stanno attutendo gli effetti, ma più sono….”

Come se fosse stato un segnale, molti più dissennatori emersero dalle ombre, e il loro sibilo si fece più forte.

Harry sentì un gemito soffocato, e si voltò per vedere Ginny che si stringeva forte con le braccia. La sua testa lasciata cadere verso il basso, con una tenda di capelli rossi che le nascondeva il viso. Cominciò a tremare.

“Dobbiamo andarcene,” disse Harry. “Ora.”

“D’accordo,” disse George con uno sguardo rassegnato. “D’accordo. Andate tutti al camino e-”

BOOM!

Il gruppo di dissenatori iniziò ad avvicinarsi dopo una brusca onda d’urto, come se un’invisibile esplosione avesse sferzato l’aria, scuotendo la Tana, e frantumando le finestre. L’impatto fece cadere Harry e gli altri a terra, mentre schegge di vetro schizzavano loro contro. Rotolando sulla schiena, Harry guardò in alto per vedere Ron- che era rimasto in piedi e aveva afferrato Hermione- che guardava da una finestra aperta.

“Le barriere sono cadute,” urlò. “Arrivano!”

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Prossimo:

Con le vite e le anime di quelli che ama in bilico, Harry deve confrontarsi con il segreto del suo passato che gli ha portato i suoi nuovi poteri magici, così come la sua vera ragione per mantenere la sua identità un segreto.

Coming soon l’ottavo capitolo di The World I Leave Behind, “Fuga Precipitosa.”

“Un sacco di se”

“Come sempre, la scelta è solo tua.”

“Bentornato a casa”

“Cos’è la vita senza qualche rischio?”

“Harry, mi stai spaventando,”

“Erano bellissimi”

“E’ stata la cosa più difficile che mai farò in tutta la mia vita.”

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Mi scuso per eventuali errori. Sentitevi liberi di recensire, all'autore farà piacere sapere cosa ne pensate.A-

No, dico sul serio, recensite perbacco.

  
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