A tale told by an idiot
La
Morte è qui, e la Morte è là;
da per tutto la
morte è all'opera;
intorno a noi, in noi, sopra di noi,
sotto di noi
è la Morte; e noi
non siamo che Morte.
[…]
Da
prima muoiono i nostri piaceri,
e quindi le nostre speranze,
e
quindi i nostri timori; e quando tutto ciò è morto,
la
polvere chiama la polvere
e noi
anche moriamo.
Gabriele d'Annunzio, da “Il piacere”
«Lei
è incinta, signorina Granger. Congratulazioni.»
Hermione
fuggì.
Scappò dal bianco dell'ambulatorio e corse, corse finché
ne ebbe le forze.
[…]
Il suo ultimo pasto non
era quello che si era immaginata; per esperienza – grazie
ad un lavoro che, ogni
qualvolta lo desiderasse,
le permetteva di estraniarsi e volare via, via dal buio di
quell'ufficio e, più importante, di quella vita con la
fantasia
– sapeva che chiunque, uomo o donna che sia, si concede un
lauto banchetto – simposio
di ricordi, emozioni e vite passate
– prima di compiere il gesto estremo, l'ultimo atto di una vita
che, sembrerebbe,
non vale più la pena
di vivere.
Hermione poteva sentire il calore dei riflettori sulla
pelle, ma – certamente
– non era in procinto di interpretare un monologo.
Aveva
tratto conforto –
linfa vitale –
da tragedie interiori e privatissime fino a quel momento,
crogiolandosi nel caldo della sua sofferenza: non poteva più
sopportarne il peso. Tutti hanno un limite di sopportazione –
linea nettissima e, per
il suo essere così definitiva,
invalicabile – e lei aveva, lo sentiva fin nelle viscere,
oltrepassato
il
suo.
Fissò lo sguardo sul pacchetto del take-away.
Involtini
primavera,
li odiava.
Vivere senza di lui – amore di tutte le vite che
non avrebbe più potuto aver vissuto – era come respirare
il vuoto. Innaturale,
sbagliatissimo.
Lei era morta tanto tempo prima, quando le labbra di Draco erano
diventate fredde e bianchissime sotto le sue. Poteva
sentire nelle ossa – dentro al cuore – lo stesso freddo
di quel maledetto giorno.
Quel suo
pallido raggio di sole – biondissimo
nel sorriso
– era stato travolto dall'intransigenza dell'inverno e
dall'ingiustizia della vita stessa.
Vivere era, per lei,
dolorosissimo.
Ardeva
su un rogo vecchio come il mondo, ma non si bruciava mai.
Prese
la sua decisione, gettò il sacchetto in un cestino e sorrise
al cielo per un'ultima volta.
Aveva preso la sua decisione.
La
sua storia sarebbe diventata, forse, una
favola raccontata da uno sciocco a
bambini che, lo sperava con tutto il cuore che le era rimasto,
l'avrebbero ascoltata grazie all'abbraccio sereno della Luna.
♦
Note
dell'autrice:
una flashfic di 349 parole. Autoconclusiva. Spero di aver spiegato, a
modo mio, ciò che ha portato la mia Hermione – quella
leggera
come il Sole
di settembre –
a fare quello che ha fatto. E spero anche, ovviamente, che la storia
vi sia piaciuta. Ho deciso di aspettare prima di pubblicare questa
flash perché non volevo rovinare il “gran finale”
ai lettori della mini-long; la prima storia non
così breve che
io abbia mai portato a termine. Forse
perché la Morte ci invita a parlare di lei.
egoica
“Ardeva
su un rogo […] non si bruciava mai” - è riferito
alla celebre frase di D'Annunzio, a cui devo la citazione a inizio
pagina.
“A tale told by an idiot” - è il titolo
del dialogo con cui Shakespeare, in Macbeth,
rende la reazione di Macbeth, il protagonista, per la morte della
moglie.