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Autore: TheBlackWolf97    04/07/2013    1 recensioni
Kane è un lupo. Non un licantropo violento e sanguinario, che perde il controllo delle sue azioni durante le notti di luna piena. Lei è un semplice lupo.
Vive insieme al fratello maggiore in un orfanotrofio in una piccola città, e nessuno sa della sua vera identità. Eppure, tutti i malviventi della città la conoscono con il nome di Diavolo Nero.
...Ciao! Mi fermo qui per non svelarvi tutto, e spero che qualcuno legga questa storia! Ho preso parzialmente ispirazione da Wolf's Rain, ma i personaggi e la trama sono completamente inventati da me! Mi raccomando, commentate!
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PROLOGO

 

 

 

 

 

 

La signora Lovenly, direttrice dell’unico orfanotrofio della città, era una donna dal cuore d’oro, che amava il suo lavoro più della sua stessa vita.

Poter aiutare i bambini che ne avevano bisogno dandogli una casa era sempre stato lo scopo della sua vita, fin da quando era giovane.

Forse perché lei stessa era una persona cresciuta senza l’affetto dei genitori, e quindi capiva perfettamente quanto un aiuto possa scaldare il cuore.

Quella sera, come tutte le altre sere da molti anni, la signora Lovenly aveva aspettato che tutti i suoi bambini (perché questo erano quelle povere creature, i suoi bambini) e poi si era ritirata nella sua camera, al secondo piano della grande casa.

Era seduta sulla vecchia poltrona di velluto rosso e sorseggiava un bicchiere di vino rosso, contemplando il paesaggio fuori dalla finestra.

Era una sera splendida, il cielo era puntellato da miliardi di piccole stelle luminose e la luna irradiava il paesaggio con la sua luce argentata.

La signora Lovenly ingoiò l’ultimo sorso di vino, poi si alzò e appoggiò il bicchiere sul mobile di legno scuro accanto alla finestra.

Lanciò un’occhiata all’orologio. Le undici e mezza.

Credo sia ora di andare a letto.

Il pensiero non fece in tempo a formarsi nella sua mente, che un suono improvviso e inaspettato la fece sobbalzare.

Era il verso di un cane, un lamento basso e continuo. Sembrava persino malinconico.

La signora Lovenly, dopo essersi ripresa dalla sorpresa, uscì rapidamente dalla sua camera e scese in fretta le scale, fermandosi nell’ingresso dell’orfanotrofio.

Aguzzò le orecchie.

Il lamento si ripeté, e lei poté constatare che arrivava da fuori.

La direttrice dell’orfanotrofio si avvicinò alla grande porta di legno dell’edificio e la aprì con un sospiro, pronta a scacciare (anche se a malincuore) il cane.

Appena la porta fu aperta del tutto, la signora Lovenly strabuzzò gli occhi.

Davanti a lei non c’era un cane randagio, bensì due bambini.

La donna li guardò attentamente, e si rese conto di non averli mai visti.

Erano un maschio e una femmina, ed entrambi avevano i capelli nerissimi e il viso coperto di lentiggini.

Potevano essere scambiati per due gemelli, se non fosse stato per il fatto che il bambino dimostrava un anno o due in più della sorella.

La piccola aveva gli occhi bassi e si teneva aggrappata alla mano del fratello come se lui fosse stato l’unico in grado di aiutarla.

Alla signora Lovenly si strinse il cuore quando incrociò gli occhi verdi e impauriti del bambino, che sembravano gridare aiuto.

- Ciao, piccoli. E voi da dove saltate fuori?

Nessuno dei due rispose, ma la bambina sollevò lentamente gli occhi sull’anziana donna.

La direttrice dell’orfanotrofio rimase letteralmente fulminata da quello sguardo.

L’occhio destro della piccola era di un bellissimo blu cobalto, che ricordava le profondità oceaniche, mentre il destro era color ambra e brillava alla debole luce della luna.

In tutta la sua vita, la signora Lovenly non aveva mai visto niente del genere. Quella bambina, che sembrava così fragile e indifesa, avrebbe potuto stendere chiunque con una semplice occhiata.

Quelli erano due occhi che scavavano nell’anima di chi li osservava.

La signora Lovenly sorrise dolcemente.

- Venite, cari. Entrate, altrimenti rischiate di prendere un raffreddore.

E dicendo ciò, si fece da parte, indicando l’interno dell’orfanotrofio.

I due fratelli esitarono, poi lentamente il bambino fece qualche passo e superò la soglia, seguito a ruota dalla sorella.

La direttrice dell’orfanotrofio si richiuse la porta alle spalle, inconsapevole che, da qualche parte nell’oscurità, un paio di occhi color sangue avevano osservato tutta la scena, iniettati di odio.

  
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