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Autore: TheBlackWolf97    04/07/2013    1 recensioni
Kane è un lupo. Non un licantropo violento e sanguinario, che perde il controllo delle sue azioni durante le notti di luna piena. Lei è un semplice lupo.
Vive insieme al fratello maggiore in un orfanotrofio in una piccola città, e nessuno sa della sua vera identità. Eppure, tutti i malviventi della città la conoscono con il nome di Diavolo Nero.
...Ciao! Mi fermo qui per non svelarvi tutto, e spero che qualcuno legga questa storia! Ho preso parzialmente ispirazione da Wolf's Rain, ma i personaggi e la trama sono completamente inventati da me! Mi raccomando, commentate!
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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L’allarme del negozio ruppe il silenzio della notte in modo assordante.

I due ladri che lo avevano fatto scattare uscirono correndo dalla gioielleria appena rapinata, con un sacco nero stretto nelle mani.

- Sbrighiamoci, idiota, altrimenti arriverà la polizia- sbraitò uno dei due, notando che il compagno si era fermato.

Corsero per le strade poco illuminate della periferia della città, fino a raggiungere un incrocio con una delle vie principali.

- Raggiungiamo il furgone e andiamocene- disse uno dei due uomini, con un sorriso beffardo.

L'altro annuì, imitando il sorriso.

Fecero ancora qualche passo verso un furgone bianco, ma poi furono costretti a fermarsi.

Un ringhio minaccioso e infuriato li inchiodò sul posto, mentre i loro occhi incontravano quelli di un grosso cane.

Erano gli occhi più strani che avessero mai visto.

Il sinistro era di un blu intenso, mentre il destro era dorato.

L'animale si piazzò davanti al furgone, le orecchie basse e il pelo ritto.

Dalla bocca spuntavano affilate e mortali zanne bianche e lucenti.

I due uomini furono improvvisamente invasi dal terrore.

- Bill... Quegli occhi...

- Si. È lui.

L'uomo che aveva parlato per primo soffocò un gemito.

Sapeva molto bene che l'animale che si trovava davanti non era un cane normale. Negli ultimi tempi, tra le bande della città si era diffusa la notizia di un lupo che bloccava i ladri e che li faceva arrestare dalla polizia.

Il pelo nero dell'animale scintillò sotto la luce dei lampioni quando si avventò contro Bill.

L'uomo non fece neanche in tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo.

In una frazione di secondo si ritrovò a terra, sormontato dal grosso animale che gli ringhiava contro.

Le sue zanne erano a pochi centimetri dal viso di Bill, che ne sentiva l'alito caldo su di se.

- Maledetto bastardo!- gridò l'uomo, dibattendosi per cercare di scrollarsi di dosso il suo assalitore.

Il lupo nero alzò gli occhi fino ad incontrare quelli del secondo uomo, che ebbe un sussulto.

L'animale poggiò una zampa sul petto di Bill, gettò la testa all'indietro e ululò.

Nello stesso istante, l'uomo a terra lanciò un urlo.

 

 

La ragazza osservava da dietro un palazzo la volante della polizia che caricava i due ladri.

I due uomini erano in stato di choc e continuavano a ripetere sempre la stessa frase.

- Ve lo ripeto, era lui. Non è un'invenzione- disse uno dei due, quello che doveva chiamarsi Bill.

- Il Diavolo Nero- assentì il secondo uomo, con lo sguardo perso nel vuoto.

La ragazza sorrise tra se. Quel soprannome le piaceva.

Si voltò e iniziò a percorrere una delle strade principali della città, deserta a quell'ora della notte.

Il suo occhio destro, quello dorato, brillava riflettendo la luce dei lampioni, mentre il sinistro si confondeva con il buio della notte.

I capelli ricci e neri le ondeggiavano dietro le spalle, a tempo con i suoi piedi.

La ragazza affrettò il passo.

Doveva sbrigarsi a tornare all'orfanotrofio.

Ryan si arrabbierà di nuovo, pensò, e questo la fece nuovamente sorridere.

Il fratello maggiore era sempre iperprotettivo nei suoi confronti, e lei si divertiva un mondo a farlo arrabbiare.

Camminava ormai da diversi minuti, eppure le sembrava di essere ancora al punto di partenza. Anche se le sue gambe erano lunghe, quel corpo umano era terribilmente lento e impacciato.

La ragazza si guardò intorno e fiutò l'aria intorno a se per essere sicura di essere davvero sola.

La sua figura tremolò leggermente, come se d'improvviso non avesse contorni ben definiti, e pochi istanti dopo al suo posto c'era la lupa nera.

L'animale partì a razzo lungo la via, con le quattro zampe robuste che disegnavano ampie falcate sull'asfalto.

L'olfatto acuto del lupo gli mandava odori quasi impercettibili alle narici, e le sue orecchie lunghe e dritte percepivano anche il più piccolo suono.

Man mano che avanzava, il paesaggio intorno a lei cambiò.

Le belle ville dal tetto rosso del centro della città cedettero il posto alle case vecchie e alle stradine buie della periferia, e la lupa svoltò a destra, imboccando una piccola via avvolta nella penombra.

Seppur vecchie, quelle case avevano un fascino molto particolare, donato dall'architettura pittoresca e lo stile antico.

La lupa nera si fermò davanti all'ultimo edificio che sorgeva in fondo alla via, sulla sinistra.

Assomigliava più a un vecchio castello, piuttosto che a una casa, con una bassa torretta adiacente al muro di destra e la vecchia struttura interamente fatta di legno scuro.

L'animale annusò l'aria, e subito l'odore del legno vecchio le inondò le narici.

Le molte finestre dell'orfanotrofio erano tutte oscure, segno che gli altri bambini erano andati a dormire, ma la lupa nera si diresse a passo sicuro sul retro dell'edificio.

Il suo pelo scuro si confondeva perfettamente con il buio intenso che la avvolgeva e lei si accucciò accanto ad un folto cespuglio di rose.

Aveva gli occhi fissi su una porta chiusa, che solitamente usava la donna delle pulizie per uscire.

La lupa rimase immobile per qualche istante, poi lentamente la porta si aprì.

La luce dell'interno disegnò un cerchio sull'erba davanti all'uscio, e poco dopo un ragazzo alto e snello, con i capelli neri e gli occhi di un verde intenso fece capolino dalla soglia.

La lupa nera si alzò e trotterellò verso il fratello, che tirò un sospiro sollevato appena la vide.

- Sei in ritardo, Kane.

Ryan appoggiò una mano sulla testa pelosa dell'animale, che ricambiò con una scodinzolata.

Pochi secondi dopo, al posto della lupa nera c'era di nuovo a ragazza dai capelli neri.

Sorrise al fratello con un sorriso malizioso.

- Eri in pena, Ryan?

L'altro sbuffò fingendosi seccato. - Neanche un po'.

Kane lo superò e si infilò all'interno dell'orfanotrofio, ritrovandosi nell'atrio dell'edificio.

Essendo antico, era stato creato secondo lo stile dell'epoca, che adesso poteva risultare alquanto insolito.

Eppure, anche quello contribuiva ad accrescere il fascino quasi misterioso dell'orfanotrofio, e Kane ci era ormai abituata.

Si fermò davanti all'ampia rampa di scale che conduceva al piano di sopra e attese che Ryan la raggiungesse.

Salirono insieme i gradini, che al loro passaggio emisero un leggero gemito di protesta, e si incamminarono lungo il corridoio in penombra sul quale si trovavano le porte delle camere.

Una volta giunti a metà dello stretto corridoio, sulla destra si aprì un grande arco di legno che introduceva alle scale a chiocciola che permettevano di accedere alla torre del lato destro.

I due fratelli iniziarono la salita, contando il numero di gradini che ormai conoscevano a memoria.

La loro camera era la sola che si trovasse nella torre, proprio in cima.

Era una stanza piccola, centravano a malapena i loro due letti e una piccola abat-jour, ma loro la adoravano.

Kane aprì con decisione la porta della camera e si diresse subito verso il suo letto, quello più vicino alla parete. Il letto di Ryan, invece, si trovava proprio sotto la finestra.

La ragazza si tolse i pesanti anfibi e i jeans attillati che indossava e si rannicchiò con la schiena contro la parete.

Ryan la osservò dall'altro lato della stanza.

Sua sorella, lo notava solo adesso, aveva l'aria davvero sfinita.

Il ragazzo sospirò. Fin da quando erano bambini, lui si era sempre sentiti responsabile di quello che accadeva alla sorella minore, e aveva cercato di proteggerla.

Ma si era presto reso conto che lei non aveva bisogno di protezione. Era un lupo, e sapeva badare a se stessa meglio di chiunque altro.

Eppure, Ryan non poteva fare a meno di preoccuparsi.

Lui aveva diciotto anni, e l'anno prossimo avrebbe dovuto lasciare l'orfanotrofio.

Quello era il regolamento, e per quanto alla signora Lovenly piangesse il cuore, non poteva ignorarlo.

Ryan sapeva che gli restava solamente un anno in quell'edificio che era sempre stato la sua casa, e questo pensiero pesava su di lui come un macigno.

- Ryan- sussurrò Kane, senza aprire gli occhi, - c'è qualcosa che non va?

Il ragazzo scosse la testa con un sorriso. - Sto bene. Adesso dormi, però.

E dicendo questo si distese sul suo letto e chiuse gli occhi, abbandonandosi alla stanchezza.

  
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