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Autore: meiousetsuna    04/07/2013    8 recensioni
Tokyo, era Meiji.
Momoko, una donna bellissima e misteriosa, è la proprietaria di un ristorante; ogni giorno incontra tante persone, attratte sia dalla sua avvenenza che dalla sua ottima cucina, ma un pomeriggio un personaggio molto particolare giungerà nella sua vita.
Dal testo: Possibile che quella donna tanto calma avesse visto fare a pezzi i suoi genitori e fratelli, restando in vita, pericolosa testimone dell’accaduto? Le loro supposizioni furono bruscamente interrotte nel momento in cui una palla di pelo arruffato, che emetteva un mugolio minacciosissimo, si precipitò all’interno della saletta, inseguita da Oni, il cane del legnaiolo: nessun nome poteva essere più indovinato visto che il muso dell’animale, come quello del padrone, era davvero grottesco. D’improvviso il gatto, perché di questo si trattava, si girò e con destrezza degna di un ninja decorò il suo oppositore con due profondi graffi tra gli occhi, mettendolo in fuga con la coda tra le gambe.
Buon divertimento!
La vostra Setsuna
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4)

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Genere:  Drammatico, Fantasy, Noir
CITAZIONE: “Tale è la forza dell’abitudine che ci si abitua persino a vivere”
Avvertimenti: Violenza


I gatti fatati sognano di topi incantati?* Sono capaci di emozioni definite ‘prettamente umane’?
Momotarō avrebbe potuto confermare quelle teorie, ma perché elargire certezze agli sciocchi che preferiscono dubitare di ogni cosa che non distinguono coi loro occhi?
Una visione spaventosa stava tormentando il suo sonno: c’era sangue dappertutto, un orribile odore di morte pervadeva completamente la scena; quattro corpi giacevano a terra come bambole spezzate, il collo in posizione innaturale, braccia e gambe fermi per sempre in un’oscena parodia di balletto.
Un uomo ed una donna, due bambini inutilmente protetti coi loro corpi.
Il suo punto di vista era esterno e proveniva da un posto buio, soffocante, sporco: lo spazio sotto le travi del pavimento.**

Aveva freddo, fin nel profondo delle ossa – paura, paura –  forse avrebbero sentito i crampi del suo stomaco attorcigliato – così tanta paura – i battiti del cuore che stava per scoppiare – una terribile paura -  il rumore crepitante del suo respiro  - sto impazzendo di paura – e sarebbe stata la fine.
I baffi del felino tremavano allo stesso ritmo del guizzare dei muscoli della bocca, le zampe scalciavano nervosamente nell’aria, finché, con uno sforzo di volontà, riuscì a svegliarsi.
Corse dalla sua cesta di bambù fino alla parete in fondo al salone, aprendola adoperando tutta la sua forza, introducendosi con discrezione nella camera da letto di Momoko.

Lei stava continuando ad avere l’incubo che aveva trasmesso alla sua psiche sensibile; malgrado la temperatura delle notti d’Agosto era raggomitolata, le mani premute sulla bocca per impedirsi di gridare.
Il gatto si avvicinò morbidamente nel perfetto silenzio dei suoi passi felpati, salendo sul tatami, acciambellandosi sul cuscino all’occidentale*** posando la fronte contro quella della donna, riprendendo così il contatto: ****ora c’era lei, che si allontanava dalla casa, il vestito sporco di sangue, sola e con l’anima spezzata.
Momotarō si rammaricò di aver mancato parte del sogno, ma questo placò il suo senso di colpa per stare spiando nei segreti della sua benefattrice; d’altronde non poteva abbandonarla così.
La ragazzina avanzava meccanicamente nella neve, illuminata dalla Luna piena, quando qualcosa di rosato spiccò sulla distesa candida.
‘Sto sognando, vero?’
“Sì: perdona la mia intromissione; sono venuto a prenderti. Stai soffrendo e io vorrei aiutarti; pensa a casa tua, a Nerima, visualizza te stessa, torna indietro con me”.

Lei si abbassò, allungando una mano fino a toccarlo, poi fu come se un vortice la trascinasse indietro.
Aprì gli occhi di colpo, sentendo la lingua rosea dell’animaletto lambire una lacrima che era scivolata sul suo viso.
‘Hai visto tutto, Momotaro-san?’
“Troppo, Signora. Sei stata incredibilmente coraggiosa a superare quella tragedia da sola”.
‘All’inizio ho pensato di voler porre fine alla mia esistenza, ogni giorno; ho smesso di parlare, non mangiavo, non volevo addormentarmi per paura che mi uccidessero nel sonno. Ma non l’ho fatto, ho ricominciato ad alimentarmi, vestirmi, come in una rappresentazione teatrale infinita; alla fine, tale è la forza dell’abitudine, che ci si abitua persino a vivere, di nuovo’.
“Ora torna a riposare; io veglierò sui tuoi sogni”.
Momoko abbracciò il gatto, sapendo che  quella promessa era vera.

* “Do Androids Dream of Electric Sheep?” (Romanzo di P. K. Dick da cui è tratto il film  ‘Blade Runner’ )
** E vai con Kill Bill e Inglorious Bastards! Ma non plagiati, solo impossibili da dimenticare…*Love 4 Quentin!*
*** Il cuscino giapponese tradizionale era un ‘rotolo’; il tatami è la base in paglia sulla quale va il futon(materasso)
**** Ho immaginato una ‘connessione da contatto’ della ghiandola pineale

Grazie Iansom e margheritanikolaevna e ai lettori silenziosi aumentati a 12! restate, Momotaro è felice!

  
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