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Autore: _fighter    05/07/2013    2 recensioni
Venezia, Italia.
Lei è una bellissima ragazza di vent'anni, dolce e gentile con tutti che dopo il liceo si trasferisce a Venezia, per andare all'Università.
Lui è un ragazzo di quasi ventidue anni, dolce e sicuro di se stesso ma irritante e irrimediabilmente bello, che a volte gira su Chatroulette.
"Se la prima è stata un caso, la seconda una coincidenza, la terza sarà destino?" scoppiammo entrambi a ridere.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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                                                                                                   5. Cena.
 


Google ci aveva consigliato tante cose da cucinare, ma noi avevamo optato per lasagne e carne arrosto. Semplice la carne, il problema era la lasagna.
Seguendo tutto alla lettera, avevamo finito di preparare la lasagna all'una meno venti. Doveva solo cuocere il giorno successivo. 
Per il dolce, avevo pensato di andare a prendere qualcosa in pasticceria, ma Anya non era per niente d'accordo.
"Scherzi?" mi chiese stizzita "Dobbiamo farla noi, che figura ci facciamo se la compriamo? No, non se ne parla. Ora cerca un dolce al cioccolato!" si posizionò accanto a me, davanti al pc.
"Ma io ho sonno" piagnucolai.
"E allora? Muoviti, sfaticata" mi disse scontrosa.
Doveva essere tutto perfetto, e non la biasimavo se era nervosa.
Invitava per la prima volta il suo ragazzo a cena, a casa nostra.
"Okay, okay, che ne dici della pan di stella? Non è difficile, abbiamo gli ingredienti ed è buona" guardai lo schermo "oppure la torta cocco è cioccolato? anche questa è semplice, abbiamo gli ingredienti e io amo il cocco" finii neutra voltandomi.
"Sai quanto amo il cocco, perché me lo hai chiesto?"
Avevamo pressoché gli stessi gusti e amavamo il cocco entrambe.
I ragazzi avrebbero dovuto mangiarla per forza, perché gli ospiti non dicono mai di no, anche se odiano quello che gli offri.
"Perfetto, allora diamoci da fare" segnai la ricetta e tornammo in cucina.
Terminammo il nostro dolce al cocco alle due di notte, e distrutte ci buttammo sul divano.
Non avevamo la forza di andare in camera, quindi ci addormentammo lì.
 
Fui la prima a svegliarmi il mattino seguente, e devo dire che ero abbastanza riposata, ero piena di energie.
Andai in cucina per preparare il caffè e guardai l'orologio.
Persi cinque anni della mia vita. ERANO LE QUATTRO DI POMERIGGIO.
"AZZURRA, SVEGLIATI, E' TARDISSIMO. DOBBIAMO USCIRE, PREPARARCI, SONO LE QUATTRO" urlai in preda al panico per andare in camera mia e prendere la biancheria, dovevo fare una doccia.
"COSA? LE QUATTRO? MA CHE ABBIAMO FATTO DI TANTO SCONVOLGENTE? UNA TORTA?" saltò dal divano e corse in camera sua.
"Azzurra, muoviti, devo farla anche io" mi disse, prima che entrassi nel bagno.
Non me lo feci ripetere due volte e velocemente entrai nella doccia. In cinque minuti ero uscita, avvolta dall'accappatoio, per far entrare lei.
Asciugai i capelli con il phon e come al solito, uscirono i capelli ondulati.
I miei capelli erano una delle cose di cui andavo fiera.
Non che fossi perfetta, ma mi ritenevo carina, non bellissima, ma carina al punto giusto.
Passai il phon ad Anya che era appena uscita dal bagno e mi rintanai nella mia stanza. Indossai qualcosa di comodo, bisognava solo fare compere.
"Anya, sei pronta?" urlai, indossando le scarpe ginnastica viola. 
Beh, si abbinavano alla maglietta a maniche lunghe, e avevano i bordi grigi, come la tuta che avevo messo.
"Non mi entra questa scarpa, porca di una paletta" sbraitò.
"Metti le nike blu, mettiti comoda" le urlai, indossando il giubbetto avviandomi in salotto.
"Hai ragione". E grazie Anya.
"ASPETTA, la lasagna, come facciamo? Deve cuocere" Anya entrò agitata in salotto.
"Calma, chiediamo ad Antonella se può cuocerla e stasera quando torniamo, la prendiamo. Vai calma, metti le scarpe" la tranquillizzai.
 Andai in cucina, presi la lasagna e poi attraversai il pianerottolo.
Dovevo chiedere alla nostra vicina Antonella di farci questo grandissimo favore. Bussai e attesi che la porta si aprisse.
"Oh ciao Azzurra, tutto bene?" mi chiese, quando uscì fuori.
Risposi gentile e poi cortesemente, le chiesi se poteva farci quel favore.
Ovviamente accettò e la congedai con un saluto gentile.
"Fatto!" entrai soddisfatta.
Anya mi aspettava, un po' agitata, all'entrata. Era agitata, lo si notava anche se non voleva darlo a vedere.
Chiudemmo la porta del nostro appartamento e scendemmo le scale.
"Che ore sono?" chiesi.
"Le cinque meno venti. Wow, abbiamo battuto un nuovo record" rispose divertita.
"A che ora vengono?" chiamai un taxi.
"Alle otto" rispose.
Mi fermai un attimo e strabuzzai gli occhi. 
"Che c'è?" continuò, fermandosi anche lei.
"Non ce la faremo mai!" dissi, iniziando di nuovo a camminare per entrare nel taxi, fermatosi davanti a noi.
"Al centro commerciale, grazie!" dissi al tassista quando entrammo entrambe nell'auto. 
"Certo che ce la facciamo. Non dobbiamo svaligiare un negozio intero per un vestito!" mi rispose lei, dopo. 
Mi voltai, mi guardava con sguardo colpevole.
"Cosa? Io? Ma se ci metto meno di un'ora per cercare un vestito!" mi voltai stizzita.
"Si certo, nei tuoi sogni." rise.
 
Arrivammo al centro commerciale alle cinque, venti minuti di macchina venuti a costare pochissimo.
"Perché dicono che i taxi sono costosi? Per venti minuti ci ha chiesto dieci euro, è pochissimo" chiesi ad Anya scendendo.
"Sì, solo perché abbiamo un bel didietro. Se ti volti è ancora lì fermo a guardare" mi voltai e mi spaventai.
"Corri, subito" e iniziammo a ridere mentre correvamo.
Appena entrate notammo il negozio della Guess e vi ci fiondammo dentro.
Quel negozio era stupendo, i vestiti li avremmo presi lì, di sicuro.
 
Forse Anya aveva ragione.
Erano passate quasi due ore e non avevo ancora deciso.
"Azzurra, sono le sette meno dieci. Per arrivare a casa ci vuole minimo mezz'ora, ora c'è più traffico. Non ce la facciamo, se non ti sbrighi" disse irritata.
Le stavo rovinando la serata, doveva essere tutto perfetto.
"Anya... scusami, è solo che... guardali, sono stupendi!" le dissi indicando i quattro vestiti sul bancone.
La commessa era esausta, forse mi odiava e voleva solo cacciarmi via dal negozio.
"Ti sta bene il prugna, ti risalta gli occhi" mi disse poi, con calma. "E poi hai le francesine dello stesso e identico colore, è perfetto".
Era un vestitino color prugna di seta con delle bratelline sottilissime che arrivava un po' su al ginocchio. 
Oltretutto non era attillato, ma ricadeva morbido sulle mie curve. Mi stava bene.
Anya, invece, aveva scelto un vestito grigio topo attillato, ricamato dietro e semplice davanti.
Era a maniche lunghe senza scollature, voleva "stare al caldo", come aveva detto.
"Okay, prendo questo allora" sentii sospirare e non sapevo chi delle due fosse stata, se Anya o la commessa, ma non avrei biasimato nessuna delle due.
Pagammo i due vestiti e uscimmo fuori, avevamo bisogno subito di un taxi.
Come aveva detto Anya, c'era abbastanza traffico, però arrivammo alle sette e mezza a casa.
Il tempo di vestirci e mettere la tavola ed il gioco era fatto.
Arrivate al pianerottolo, mi ricordai della lasagna.
"Vado a prendere la lasagna da Antonella" le dissi mentre lei entrava.
"Sì, io inizio a vestirmi" mi rispose, lasciando la porta aperta.
Bussai alla porta e dopo cinque secondi mi si presentò Antonella, con il vassoio delle lasagne ancora caldo.
"Ecco a te, vi avevo sentite salire le scale" disse cordiale.
"Grazie mille Antonella, se non ci fossi stata tu avremmo mangiato solo il dolce" la ringraziai.
"Oh, non ti preoccupare, tutto per le mie vicine" disse sorridente.
Era una signora di trent'anni, sposata e con un bambino di tre anni, stupendo oltretutto.
Rientrai poi nel mio appartamento, lasciai la lasagna in cucina e andai in camera.
Otto meno un quarto: ce la potevo fare.
"Anya, inizia a mettere la tavola" le urlai.
Non sentii una risposta, ero troppo impegnata a infilare il vestito. Indossai le scarpe e poi lasciai sciolti i mille boccoli rossicci sulle spalle.
Mi truccai lievemente e andai in cucina. Otto meno tre minuti. Tempo record per Azzurra.
Trovai Anya a mettere le posate, mancavano il vino, l'acqua e i tovaglioli e ovviamente i nostri amici arrivavano in anticipo di tre minuti.
Suonò il campanello e Anya venne assalita dall'ansia. Si agitava e faceva salire l'ansia anche a me.
"Vai tranquilla e corri ad aprire, finisco io qua" dissi, mentre lei corse al citofono.
"Chi è?" CHI POTEVA MAI ESSERE ANYA? BABBO NATALE?
"Oh amore, sali" ecco, appunto.
Ritornò in cucina quasi esaurita.
"Cosa stai facendo? Vai ad aprire quella porta!" le urlai quasi. Mi stava innervosendo, cavolo, era il suo ragazzo.
"Si, hai ragione" disse e io avevo finito di mettere tutto in tavola, mancavano solo il vino e l'acqua.
"Prego, entrate" sentii Anya.
Sentii uno "Buona sera" da due voci maschili e poi dei passi. Stavano venendo in cucina. Dovevo mettere presto il vino e l'acqua in tavola.
Aprii l'anta del frigorifero per prendere il vino e l'acqua ma mi sentii chiamare.
Cavolo, non avevo fatto in tempo. Vabbé, non era una tragedia.
"Azzurra, Gianluca già lo conosci, lui è il suo amico, Matteo!" chiusi l'anta con un sorriso.
Un sorriso che subito scomparì... insieme all'acqua. Andata, la bottiglia era andata, suicidata... no, forse ero io quella che se l'era fatta scappare.
Saltai subito indietro per non bagnarmi e abbassai il capo.
"Azzurra, ma che combini?" mi chiese Anya calandosi per prendere i pezzi di vetro sul pavimento.
Io ero rimasta ferma a guardare Anya raccogliere il vetro, non riuscivo a parlare.
Ero sotto shock. Va bene, forse non dovevo, esageravo, ma cavolo!
Gianluca erano ancora sulla soglia della porta della cucina, un po' in imbarazzo, e non sapendo che fare si era avvicinato a Anya per prendere i pezzi di vetro a terra. Mentre Matteo... Matteo... quello era il Matteo di Chatroulette.
Alzai il capo lentamente, ero in imbarazzo, totalmente. Alzai il capo e lo guardai in viso. Lui faceva lo stesso, forse da quando era entrato.
La sua faccia diceva "non ci credo, quella è Azzurra di Chatroulette", ovvero identica alla mia.
Anya, ancora a terra con Gianluca, si voltò "Matteo? Che fai? Entra in cucina" si era imbambolato a fissarmi e io non ero da me.
"Ehm, sì, hai bisogno di una mano?" distolse lo sguardo da me e si schiarì la voce, mostrandosi gentile.
Pensavo a quanto bella era la sua voce, proprio uguale a come la ricordavo.
Ora che ci pensavo... era ancora lui, il ragazzo che avevo sognato il pomeriggio precedente, non era Marco, era lui. Dal vivo era anche più bello.
Era proprio come lo avevo immaginato. Perfetto.
"No, abbiamo fatto" dissero Anya e Gianluca all'unisono, alzandosi da terra.
Anya si aggiustò il vestito e rivolse un sorriso a trentadue denti a Gianluca. Lui fece lo stesso.
Non mi ero resa conto che avevano anche asciugato tutta l'acqua a terra. Ero troppo presa da altro.
"Dicevo..." si voltò Anya verso di me "Azzurra, posa la bottiglia di vino" mi disse prima, quasi seria.
"Sì-ì, subito" mi voltai per posare la bottiglia di vino sulla tavola.
"Dicevo, Azzurra, questo è Matteo" mi guardò presentando Matteo con un gesto della mano.
Ci guardammo negli occhi ancora per qualche secondo (come già stavamo facendo da tempo), non sapendo cosa fare.
Notai in quel momento che avevamo mentito entrambi sul fatto delle città. Alzai un sopracciglio, quasi arrabbiata.
Lui, invece, abbozzò un sorriso e mi porse la mano. Io feci lo stesso e gliela strinsi.
"AHIA" scattammo entrambi all'indietro.
Evviva la corrente. Scoppiammo tutti e due a ridere, mentre ci massaggiavamo le mani.
Aveva una mano enorme rispetto alla mia e le sue erano anche calde, le mie erano dei ghiaccioli.
"Bene, fatte le presentazioni, si mangia?" chiese Anya a Gianluca. La ringraziai mentalmente. Non sapevo che dire.
Gianluca annuì chiedendo il permesso, con lo sguardo, anche a me e Matteo.
Annuimmo tutti convinti e feci sedere tutti a tavola mentre mettevo le lasagne nei piatti, poi mi sedetti anche io.
Io e Anya eravamo vicine e Matteo e Gianluca di fronte a noi.
Proprio difronte a me Matteo? E perché quel tavolo era diventato così piccolo?
Avevo vergogna mangiando davanti ad uno sconosciuto che, oltretutto, mi fissava. Non che io non lo facessi, ma io avevo il pretesto: era bello.
Quindi decisi di fermarmi un po', guardandolo curiosa. Forse se lo fissavo, sempre, anche io, la smetteva. E ne approfittai per le domande.
"Vai all'Università, Matteo?" chiesi, curiosa di sapere se mi aveva mentito, con gli occhi chiusi a due fessure. 
Aveva detto che andava all'Università di lingue, ma davvero a Milano?
"Nella tua stessa Università!" mi rispose a tono, aveva lo sguardo altezzoso. Avevo mentito anche io, me lo meritavo.
Sembrava quasi arrabbiato, quasi.
"Oh bene, segui i corsi del professore Micheloni?" chiesi fredda.
Lo doveva conoscere per forza se era dell'Università.
"No, non insegna solo lui inglese, anche se so che è molto bravo" assunse lo stesso mio tono.
"Già, quindi sei con la Corbetta?"
"Esatto, penso che abbiamo professori completamente diversi, non ti ho mai vista nei corridoi" mi rispose ancora in modo freddo.
Ma cosa mi faceva l'antipatico se aveva mentito quanto me?
"Già, fai Russo?" chiesi, sapendo già la risposta. Di Russo e di Cinese c'era solo un professore, per ogni materia.
"No, faccio Cinese, tu fai Russo, posso immaginare" ovviamente Genio, non c'erano altri corsi oltre Inglese, Francese, Spagnolo, Russo e Cinese.
"Immagini bene" risposi piatta.
"Buona la lasagna, Azzurra, l'hai fatta tu?" mi chiese Gianluca, tossendo appena per poi sorridere.
Non avevo notato lui e Anya guardarci, troppo impegnata a rispondere Matteo.
Mi stavo comportando da immatura, era la serata di Anya e Gianluca. Non mia o di Matteo.
"Le abbiamo fatte insieme" rispose Anya, sorridente.
"Complimenti" disse poi Matteo sorridendo ad Anya. Ah ah ah, le avrei fatte anche io, eh! 
Dopo chiacchiere superficiali sullo studio, parlammo anche un po' del lavoro.
Gianluca e Matteo lavoravano in una gelateria in centro e avevano anche gli stessi orari di lavoro, quindi il divertimento era assicurato.
Vivevano nello stesso palazzo da una vita, ed erano amici dalla nascita, persone inseparabili insomma.
"Azzurra, faccio vedere il terrazzo a Gianluca" si voltò verso Gianluca e poi verso di me, sempre con il sorriso sulle labbra.
"Okay" risposi atona.
"Non scannatevi" mi sussurrò prima di andar via.
Oh, allora si notava. Gianluca aveva sussurrato qualcosa del genere anche a Matteo, visto che aveva la mia stessa faccia.
Per tutta la sera ci eravamo fissati e guardati male però a volte io restavo impalata a fissarlo solo perché non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, era davvero stupendo. Ma questo non c'entra. Io e Matteo continuavamo a fissarci, tipo sfida. 
E quando Gianluca e Anya si erano allontanati, scoppiai e non ero l'unica.
Infatti parlammo insieme, tanto che non riuscii a capire nulla.
"Calm down, ciccio, non eri di MIlano?" chiesi incrociando le braccia sotto il seno e poggiando i gomiti sul tavolo. Feci un sorriso tiratissimo.
"Tu non eri di Salerno?" fece i miei stessi e identici movimenti, pure il sorriso tirato. Brutto...
"Okay, scusami se sono una ragazza e non mi fido dei siti internet. Tu sei un maschio, non hai scusanti!" aggrottai le sopracciglia. 
"Sembri una bambina. Chi te lo dice che i maschi non hanno paura di internet? E poi, con un essere del genere" si indicò "la gente potrebbe anche venire a cercarmi, sai com'è, ho un certo fascino" disse infine sorridendo strafottente.
"Oh oh, poche palle, stai ammettendo che sei un cagasotto, lo sai, tesoro?" risi di gusto, si era fregato da solo.
"Non lo sono affatto!" esclamò quasi arrabbiato. "Su quel sito non ho mai detto la verità a nessuno. Chi la direbbe, sul serio? Internet non è sicuro!"
"Okay, forse hai ragione" dissi poi guardando altrove.
"Se avessi detto di essere di Venezia non avrei mentito nemmeno io" rispose ancora.
"Come potevo saperlo?!?! E poi io non ho mentito del tutto, sono davvero di Salerno"
"Si, ma hai detto che facevi l'Università lì" rispose, stizzito.
"Parla il milanese" sottolineai, ritornando a guardarlo.
Sbuffò. "Se la prima volta era il caso e la seconda volta una coincidenza, la terza è decisamente la sfiga!
Quella frase mi rattristì un po', era la stessa che mi aveva detto su chatroulette... e la fine non mi piaceva.
"Ma che bastardo" dissi a bassa voce.
"Okay, Azzurra, per favore, non voglio litigare. Questa è la serata di Gianluca e Anya, non possiamo rovinargliela.
Gianluca mi ha pregato di non fare figure di merda sia con Anya che con te, e di certo non mi aspettavo l'Azzurra di Chatroulette.
Non sapevo nemmeno che ti chiamavi Azzurra. Gianluca mi ha solo ordinato di non deluderlo e credo che Anya abbia fatto lo stesso con te."
Non me lo aveva espressamente detto ma diciamo che sì, lo aveva fatto notare.
"Quindi, ti prego, cominciamo da capo?" mi chiese, prima che Anya e Gianluca entrassero.
Non volevo rovinare la serata ad Anya e Gianluca, ma non volevo nemmeno essere "l'amica per la pelle" di Matteo.
"Se la prima volta era il caso e la seconda volta una coincidenza, la terza è decisamente la sfiga!" dopo questa frase poteva ignorarmi.
Ci ero rimasta male, come lo aveva detto... era strano. Ma forse era l'inizio, anche io lo sopportavo poco.
Avevamo bisogno di tempo per poterci sopportare a vicenda, forse. 
Mimai un "NO" bello grande con le labbra, ma mi sarei comportata decisamente meglio per il resto della cena.
Matteo rimase un po' deluso, però non ci diedi peso. Fino alla fine, parlammo tutti come se fossimo stati amici da una vita.
Mangiammo anche il dolce e scoprimmo che anche Gianluca e Matteo amavano il cocco.
Era stata decisamente un'ottima scelta.
Facemmo un brindisi in onore dei due fidanzati e, prevedibilmente, il discorso cadde sui due single presenti in quella cucina.
"Ah quindi Azzurra, anche tu single come Matteo?" mi chiese Gianluca, guardando entrambi.
Guardai Matteo, che mi osservava interessato. Ricambiai lo stesso guardo, anche Mister-ho-un-certo-fascino era single.
"S... no, in realtà mi hanno invitata ad uscire Venerdì" risposi sorridente, guardandolo strafottente. Non ero fidanzata, ma avevo un appuntamento.
Se avessi detto che nessuno era interessato a me, sarei passata per una sfigata, e non volevo. Non davanti a Matteo.
Lui forse... aveva tante pretendenti... cioè, non forse, le aveva, per forza.
Lo ammettevo
, era un ragazzo stupendo e anche bravo se lo si conosceva.
Solo con me era irritante, per un paio di bugie, ma che sarà stato mai? Certo, anche io ero arrabbiata con lui. Avevamo sbagliato entrambi.
Ero arrabbiata, non solo per le bugie ma anche per la frase che aveva detto. E non capivo perché.
"Ah bene, buona fortuna allora" mi augurò Gianluca.
Vai Matteo, rosica, rosica, non sono una sfigata.
"E tu Matteo? Sei single ancora per poco, come Azzurra?" gli chiese Anya.
Cosa? Single per poco? Io nemmeno lo conoscevo Marco.
"In realtà, anche io avrei un appuntamento venerdì, una serata in un pub con una vecchia amica" mi guardò strafottente.
Chiusi gli occhi a due fessure, a che gioco stava giocando? A chi scopava prima? 
"Ah, capisco" disse Anya. Si sentiva a disagio come Gianluca, lo si notava. Però Gianluca cambiò discorso e l'armonia ritornò tra di noi.
Verso mezzanotte, decisero di andare via perché il giorno seguente avremmo avuto l'Università.
"Matteo" feci un cenno della testa, come un saluto.
"Azzurra" fece lo stesso, poi io mi voltai verso Gianluca e lui verso Anya.
"E' stata una bella serata, vieni tutte le volte che vuoi, sei il benvenuto" dissi a Gianluca, sottolineando il vieni. Lui poteva venire, Matteo no. 
Okay, Matteo poteva venire, ma era irritante.
"Davvero una bella serata, grazie e la tua cena era ottima, grazie ancora" disse Matteo a Anya, sottolineando il tua. Pensava non lo avessi sentito?
"Grazie Azzurra, allora noi togliamo il disturbo, ci vediamo domani all'Università" mi salutò Gianluca.
"Allora ci vediamo domani per l'Università, vengo in macchina con Gianluca" Matteo salutò Anya e uscimmo insieme dal salone, io per il corridoio che portava in camera e lui verso la porta d'ingresso.
Lasciammo quindi Anya e Gianluca da soli.
Ero quasi arrivata in camera e sentii la porta d'ingresso chiudersi.
"Cappero, ho dimenticato il telefono in cucina" dissi a bassa voce, tornando indietro.
"Si odiano, i nostri migliori amici si odiano" sentii Anya, un po' triste.
"Ma dai, non si odiano" l'abbracciò stretta Gianluca.
"Ma li hai visti? Si stavano per scannare e non capisco perché!" rispose, alzando il capo per guardare Gianluca negli occhi.
"Dagli tempo, falli conoscere meglio, Matteo è un ragazzo d'oro e Azzurra non è da meno, stringeranno subito amicizia" disse Gianluca.
"Sì, forse... all'apparenza le è sembrato antipatico, forse deve solo conoscerlo" poggiò, ancora, la testa sul petto di Gianluca.
"Sì, non ti preoccupare e se non lo faranno, li obbligheremo almeno a non scannarsi" rise Gianluca.
"Ogni volta che usciamo, tranne quando vogliamo stare da soli, ce li porteremo dietro, okay?" chiese Anya, alzando il capo.
"Che sono cani?" scoppiò a ridere Gianluca, seguito da Anya.
"No scemo, però voglio stare col mio ragazzo, con la mia migliore amica e il migliore amico del mio ragazzo!" baciò Gianluca.
Okay, forse ero di troppo.
Mi girai e entrai in camera, non avevo poi così bisogno del cellulare.


 

*SPAZIO AUTRICE*
CIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAO, SCUSATE IL RITARDO :(
non ho potuto postarlo in questi giorni per vari motivi... tra cui il mio compleanno ahahah
In ogni caso, alla cena c'è Matteeeooo. Forse lo avevate già capito, non lo so.
Ora inizia la storia diciamo.
Penso che domani posterò già il sesto, dipende dalle recensioni.
E in più metterò il video di Anya e Gianluca:3
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEE, VI PREEEEEEEEEEEEEGO, VOGLIO SAPERE SE VI PIACE.

Ora, buona lettura, RECENSITE e a domani aahahha

-Anna xx

  
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