Questa
è la traduzione della storia “30 Days”
pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della
versione originale nel profilo.
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Day 20 –
Non
so se dovrei ridere o
piangere.
Forse
entrambi.
È
mattina presto.
Sono
ancora viva. Ma a
malapena.
Ho
male ovunque. Gli occhi
mi stanno bruciando.
Durante
la notte sono
stata fulminata tre volte. Avevo a malapena chiuso gli occhi per un
attimo e subito
sono stata svegliata dal bianco dolore vibrante che mi ha attraversato
come uno
sparo in tutto il corpo.
Il
Professor Piton ha
ceduto solo una volta.
Stavo
canticchiando nella
mia mente quando ho sentito un sussulto provenire dal suo lato della
cella. E
quello apparentemente deve averlo svegliato perché non
è più successo.
“Non
posso resistere
oltre.” Dico, sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Non
hai altra scelta,
Miss Granger.” Dice lentamente.
Riesco
a vederlo, seduto
sul materasso, completamente coperto dai suoi vestiti neri. Sembra un
po’…a
pezzi.
Non
abbiamo parlato molto
durante la notte. Non avevamo nulla di cui parlare.
“Come
ti senti? La
febbre?” Chiede a bassa voce.
“Va
meglio, ma in qualche
modo mi sento peggio di prima. Preferirei essere ammalata
che…che questo. Sarei
capace di uccidere per una sola ora
di sonno.”
“Non
possono continuare in
questo modo ancora a lungo.”
Questo
dovrebbe farmi
sentire meglio ma non è così. Non possiamo sapere
per quanto vorranno ancora
torturarci in questa maniera. Tutto quello che so è che
dubito di poter
resistere un altro giorno senza poter dormire.
“Non
capisco.” Bisbiglio.
“Cosa
non capisci?”
“Come
è potuto accadere?
Ero al sicuro ad Hogwarts.” Poi mi interrompo un istante.
“Perché sono dovuta
entrare nella sua classe quella notte?
Lui
resta in silenzio.
“Perché
ho finito per
interrompere il suo…incontro?”
La
mia voce è così bassa
che sembra stia parlando da sola.
Sembra
così incredibile l’idea
che avrei potuto evitare tutto questo se solo avessi tardato di cinque
minuti
per la mia punizione. Se solo qualcuno mi avesse fermata lungo il
tragitto
verso i sotterranei.
Se
solo.
“Sono
stato io a darti una
punizione.” Dice infine il Professor Piton. “Sono
io il responsabile.”
“No.”
Scuoto la testa
debolmente.
“Non
fare l’onorevole,
Miss Granger. È colpa mia se siamo qui ora.”
“Era
colpa mia se ho avuto
una punizione. Non avrei dovuto aiutare Neville, quelle sono le regole
e le ho
infrante.”
Mi
guarda con durezza e
sembra voler dire qualcosa.
Aspetto
e dopo un lungo
minuto sospira. “Non ti ho dato una punizione a causa di
quello.”
“Cosa
intende dire?”
“Aiutare
Paciock non era
l’unica ragione.”
Dice a bassa voce.
Sono
un po’ confusa dalle
sue parole, ma annuisco. “Va bene. Qual’era
l’altra ragione?”
Non
vuole parlarne, è
evidente dall’espressione sul suo viso. Mentre i secondi
passano, inizio ad
essere sempre più curiosa.
Infine
parla. “Perché sei
una Griffondoro.”
Cosa?
Lui
continua. “Perché mi
hai irritato fin dal primo anno. Perché sembri molto
orgogliosa di essere una
so-tutto-io. Perché-” si ferma per rilasciare un
respiro. “Perché volevo
punirti.”
“Oh”
Non
so nemmeno cosa dire.
Non era quello che mi aspettavo di sentire.
In
realtà tutto questo
ferisce i miei sentimenti.
“Così.”
Inizio lentamente.
“Harry e Ron avevano ragione quando dicevano che lei era
contro di noi e che ci
stava…tormentando di proposito.”
Non
risponde.
Mi
lascio scappare un
breve risata. “L’ho sempre difesa.”
“Granger.”
Tenendo
puntato lo sguardo
sulle mie mani, continuo. “Ho sempre insistito che era solo
un’insegnate molto
severo e che voleva che noi imparassimo al meglio possibile.”
“Questo
è vero.”
Lo
guardo.
Poi
lui continua. “Ma non
sono perfetto. Nessuno lo è.”
Ma…è
un insegnante e non
dovrebbe comportarsi così.
Non
è giusto. Non è
corretto.
“Ogni
insegnante ha il suo
studente preferito. Quelli che
dicono il
contrario sono dei bugiardi.” Dice.
Le
sue parole hanno senso,
ma sono troppo scioccata e sorpresa per concordare con lui.
Ho
bisogno di un po’ di
tempo per assorbire tutte le informazioni. E decidere come comportarmi.
“Comprendo
pienamente se
deciderai di odiarmi, Miss Granger.”
Un
minuto passa.
Poi
un altro.
Alla
fine parlo. “Non la
odio, Professore. Riguardo ciò che è successo, ha
provato a proteggermi al
meglio delle sue capacità in tutte queste volte.”
Ho
bisogno di ricordarmi
di questo.
Lui
non risponde. Mi
accorgo che ha difficoltà a guardarmi.
Ancora,
c’è della tensione
nella cella.
ooo
Chiudo gli
occhi e lascio
cadere la testa sulle ginocchia.
Solo per un
secondo.
Le scosse
elettriche mi
attraversano di nuovo e sobbalzo, trattenendo a malapena un grido.
Il Professor
Piton mi
guarda. “Granger, devi controllarti.”
“Non
posso… e ogni volta
sembra fare ancora più male.” Ammetto,
stringendomi le braccia attorno.
“Questo
è esattamente
perché devi resistere. Dubito altamente che
l’elettricità sia salutare al corpo
umano.”
“Cosa
intende?”
É
serio e non posso fare a
meno di essere preoccupata.
“Non
sai che tipo di
effetto può avere su di te, Granger.”
Non mi sta
dicendo tutto.
“Cosa?
Può fermare il mio
cuore o qualcosa del genere?” La domanda non era intesa per
essere presa sul
serio, ma lo sguardo sul suo viso dice tutto.
“Oh
Dio.” È tutto quello
che riesco a dire.
Silenzio.
All’improvviso
il Professor
Piton si alza. “Non dovresti restare seduta.”
“Ma
non riesco ad alzarmi.”
Ammetto.
“Puoi.”
Dice e poi cammina
verso di me, offrendomi la mano.
Lo guardo
debolmente,
notando che non mi sta dando altra scelte. Alla fine sospiro e
l’afferro mentre
lui mi aiuta ad alzarmi.
La mano
è così calda
e…bella. E sorprendentemente gentile. Morbida.
Immaginavo che
le sue mani
fossero ruvide a forza di tagliare ingredienti e preparare diverse
pozioni
tutti i giorni della sua vita. È un Maestro di Pozioni e
lavora con le mani.
Ma allora
perché le sue mani
sono così-?
Aspetta.
Perché
sto pensando alle
sue mani?
Arrossisco e
tiro via
imbarazzata la mano dalla sua. Non sembra notare il mio disagio o forse
fa
finta di niente.
“Dovresti
camminare per far
circolare il sangue.” Spiega.
“V-va
bene.” Annuisco, facendo
con lentezza i primi passi.
“Sedersi
è la peggior cosa
che puoi fare in questa situazione.” Dice.
Raggiungo il
primo muro,
poi mi volto e torno verso di lui.
“Lo
so.” Mormoro.
Silenzio.
Dopo qualche
minuto sento
che il camminare si sta davvero rendendo utile. Sono ancora esausta e
assonnata, ma almeno non sto più sognando a occhi aperti.
“Mio
padre non era una
persona gentile.”
Mi fermo e mi
volto a
guardare il Professor Piton. L’ha davvero detto o me lo sono
immaginato?
Resto in
silenzio, non
sicura di come rispondere.
“Era
un ubriacone.”
Sbatto le
palpebre un paio
di volte. “P-perché me lo sta dicendo
ora?”
“Perché,
Miss Granger, credo
di dovertelo.” Dice a bassa voce, poi aggiunge.
“Inoltre, volevi parlare.”
“Lo
so, ma… non deve
parlare di queste cose… se non vuole.”
Lui mi ignora.
“Era raro il
silenzio in casa nostra, potevi sempre sentire rumore, grida o pianti,
ecco
perché ho finito per apprezzare il silenzio e la
pace.”
È
strano ascoltarlo parlare
di certe cose, non mi sarei mai aspettata di sentire qualcosa
riguardante la
vita privata del Professor Piton. E ora me ne sto semplicemente in
piedi li e
ascolto. Sembra quasi sbagliato.
Lui
è in silenzio ora,
perso nei propri pensieri e forse ricordi.
Mi sentirei
immensamente in
colpa se lui stesse rivivendo i suoi ricordi più tristi a
causa mia.
“Professore.”
Inizio. “Non
sapevo. N-non glielo avrei mai chiesto. Non avrei
dovuto chiederlo.”
Si schiarisce
la gola,
cambiando argomento. “Ti senti meglio ora? Il parlare ti ha
aiutato?”
“S-sì,
lo ha fatto.
Grazie.”
Si limita ad
annuire.
Non voglio
ancora tornare a
sedermi, così mi appoggio contro il muro e mi perdo nei miei
pensieri.
La storia del
Professor
Piton sembra aver completamente senso. Non ha avuto una infanzia felice
e
questo è il motivo per cui lui ora è
così.
Amaro.
Arrabbiato.
Risentito.
Ma nobile
d’animo.
“Granger,
non analizzarmi
nella tua testa.” La sua voce mi fa piombare di nuovo nella
realtà.
Arrossisco per
l’imbarazzo.
“Ha usato la Legimanzia?”
“No.”
“Ma
allora come-?”
“Ti conosco.” Afferma.
Annuisco
velocemente, poi
distolgo lo sguardo e mi sforzo di pensare ad altre cose.
Potrebbe
star leggendo
nella
mentre e non voglio irritarlo ancora una volta.
ooo
La porta si
apre.
Mi irrigidisco
per la paura
e mi avvicino al Professor Piton.
Entra una
guardia. È il
capo.
Poi
un’altra.
E
un’altra ancora.
Non posso far a
meno di
provare orrore nel vedere tutte e tre le guardie ferme di fronte a noi.
Hanno in mente
qualcosa.
Perché mai sarebbero tutte e tre qui?
Il capo parla.
“Avete
dormito bene?”
Quando non
ottiene
risposta, si limita a ridere.
Bastardo.
Poi fa
ondeggiare la
bacchetta e appare una sedia. Si siede con disinvoltura e mi guarda.
“Non c’è
bisogno di aver uno sguardo così spaventato, ragazza.
Stasera non ci
concentreremo su di te.”
I miei occhi
scattano verso
il Professor Piton e subito noto quanto sembra preso in contro piedi,
ma poi il
suo viso si irrigidisce, non mostrando alcuna debolezza.
“Avete
legato voi due?” La
domanda della guardia è completamente inaspettata.
Non dico
niente, nemmeno il
Professor Piton lo fa.
“Immagino
che lo abbiate
fatto.” Continua. “Siete stati qui, per quanto
tempo ormai?”
Lo sai per
quanto tempo
siamo stati qui, mostro.
“Venti
giorni? Qualcosa del
genere?” Chiede, poi continua. “E non posso fare a
meno di chiedermi che tipo
di relazione voi due abbiate sviluppato.”
“Una
relazione strettamente
professionale.” Risponde Piton, la voce gelida.
“Solo perché tu sei malato, non
vuol dire che lo siamo anche noi.”
Il capo
ridacchia. “Beh,
questo lo vedremo presto.”
Mi irrigidisco,
sperando
che le sue siano solo minacce a vuoto.
“Ci
hai presi in giro,
Severus.” Continua e mi accorgo che ha chiamato il Professor
Piton per nome
cosa che in qualche modo rende tutto più personale.
“Non
eravate difficili da
ingannare.” Replica il Professore.
Il capo si
limita a
rivolgere lo sguardo alla guarda accanto a lui e ad annuire.
Mi alzo e
osservo con shock
mentre l’uomo si avvicina al Professor Piton e gli scaglia un
potente pugno
alla bocca dello stomaco. Lui si piega in due per il dolore e geme.
Faccio per
avvicinarmi, ma mi ferma, alzando una mano. “Non metterti in
mezzo, Miss
Granger.” Ordina e mi immobilizzo.
“Dovresti
dargli retta,
ragazza.” Dice il capo, non guardandomi nemmeno.
Prendo un
respiro profondo,
cercando di calmarmi e di fare come mi è stato chiesto.
Il Professor
Piton si
riprende lentamente, alzandosi dritto. “Qual è lo
scopo di questa visita? Vuoi
qualcosa o desideri semplicemente torturarmi?”
Sembra a corto
di respiro.
“Un
po’ di entrambe.”
Dovrei essere
grata di
essere stata ignorata, ma vedere il Professor Piton venir torturato
è troppo
doloroso.
E poi inizia.
E non posso far
altro che
star li ad osservare.
A guardia lo
colpisce di
nuovo.
E ancora.
Ma dopo ogni
colpo il
Professor Piton si alza di nuovo. Vedo, tuttavia, che dopo ogni
percossa sembra
impiegare sempre più tempo a riprendersi.
Smettila.
“Smettila.”
Le parole mi
sfuggono dalle labbra.
Ma mi ignorano.
Stanno ridendo.
Sento il
Professor Piton
lasciarsi sfuggire un debole gemito di dolore quando il pugno della
guardia si
scontra contro le sue costole.
“Smettetela!”
Alzo la voce
e questa volta tutti loro mi guardano.
“Cosa
volete?” Chiedo,
sorpresa dalla forza contenuta nella mia voce.
“Beh,
vorremmo giocare col
tuo Professore qui, ma sembra che tu pure voglia giocare.” Dice la guardia,
guardandomi con sorpresa.
“Cosa
posso dire? Non mi
piace venir ignorata.” Le parole volano fuori dalla mia bocca
e non riesco a
fermarle.
So che
è sciocco e
pericoloso, ma non posso far nulla. Forse è a causa della
mancanza di sonno o
di cibo, ma non riesco ad afferrare la gravità della
situazione. Riesco a
malapena a razionalizzare quello che sto facendo. In certi momenti
è come se
stessi sognando.
L’unica
cosa di cui sono
sicura è che mi sento fisicamente male nel guardarli
torturare il Professor
Piton.
“La
ragazza vuole giocare.”
Il capo ghigna e si alza, avvicinandosi lentamente a me.
Mi obbligo a
star ferma sul
posto.
La sua mano si
serra
all’improvviso sul mio collo e mi irrigidisco per il panico.
Ma invece di
stringerlo, la mano scivola in giù, fra i miei seni, lungo
il mio stomaco e
spinge la camicia di lato.
So che vuole
che reagisca e
questo è esattamente ciò che non posso fare.
Così
rimango immobile e
faccio finta che nulla stia accadendo.
Lui ghigna.
“Sei sicura di
voler giocare?”
Prima che possa
rispondere,
il Professor Piton mi interrompe. “Sta già
giocando con voi, stupidi. Voleva
che mi lasciaste in pace.”
Cosa sta
facendo? Sto
cercando di aiutarlo.
I nostri occhi
si
incontrano e vedo rabbia nel suo sguardo. È furioso con me. Di nuovo.
“So
cosa sta facendo.”
Sussurra la guardia nel mio orecchio e la cosa mi manda i brividi lungo
il
corpo.
Continua.
“Ma vuole giocare
e non posso certo rifiutare una signora.”
Chiudo gli
occhi,
sentendomi un po’ stordita e all’improvviso sento
la sua mano sul seno,
stringendolo attraverso il reggiseno.
Ignoralo,
Hermione.
Limitati a
ignorarlo.
La sua mano
scompare di
colpo. “O forse.” Dice. “ Gradisci il mio
tocco. Ti piace.”
Spalanco gli
occhi. “Mi piace? Sono disgustata dalle tue luride mani, dal tuo
lurido odore e dal tuo
respiro.”
Il viso della
guardia
cambia. L’ho fatto arrabbiare.
Continuo.
“Preferirei
scuoiare la mia stessa pelle, piuttosto che lasciartela
toccare.”
“È
così?” Sibila
lentamente. “E quali mani ti piacerebbe sentire?
Hmm?”
“Qualunque
sarebbero meglio
delle tue!” Alzo la voce, sentendo tutta la rabbia e la
frustrazione dei giorni
precedenti salire a galla.
La guardia mi
fissa
duramente, poi fa un passo indietro. Ma so che non è finita.
Non mi lascerebbe vincere
così facilmente.
“Che
dire di quelle del
Professor Piton?” Chiede, un sorriso diabolico sul viso.
Quando non
ottiene alcuna
risposta da me, chiede di nuovo. “Il tuo Professore
è più desiderabile?”
Non posso
rispondere a
questo.
Lentamente
guardo il
Professor Piton e vedo che è in panico.
E proprio per
questo
anch’io inizio a tremare. Ho messo entrambi in questo casino
e non so come
farcene uscire.
Cosa dovrei
fare ora?
“Ovvio
che preferisce me.”
Dice all’improvviso il Professor Piton.
Non riesco a
nascondere lo
shock quando lo sento.
“È
davvero così?” Chiede la
guardia.
Il Professore
annuisce. “E
questo cosa ti dice di te? Sono sporco, brutto, il pipistrello dei
sotterranei
e ancora mi preferisce a te.”
Che gioco sta
giocando?
Vedo la rabbia
sul volto
della guardia e poi parla. “Provalo.”
Prima ancora di
poter
capire cosa sta succedendo, qualcuno mi afferra per le spalle e poi
preme le
labbra sulle mie.
Il Professor
Piton mi sta
baciando.
Sembra un sogno.
Le sue labbra
sono esigenti
e il suo bacio è rude. È come se stessi
soffocando.
Ho bisogno di
respirare.
Gemo mentre le
sue mani
vanno a posarsi sulla mia vita, sfiorando la pelle.
Cosa sta
succedendo?
Infine mi
lascia andare e
inciampo lontano da lui, perdendo l’equilibrio e cadendo sul
pavimento.
Le guardie
stanno tutte
ridendo.
Respiro
pesantemente,
ancora un po’ disorientata.
“Vedi?”
Dice il Professor
Piton. “Sono una miglior scelta rispetto a te.”
Cosa sta
facendo? Perché lo
sta dicendo?
All’improvviso
Piton viene
gettato dall’altra parte della cella, colpisce il muro con
forza e cade a
terra, incosciente.
Subito sono
accanto a lui,
scuotendolo delicatamente. “Professor Piton!”
Ma non risponde
affatto.
La guardia
parla di nuovo.
“Prenditi cura del tuo uomo. Non è ancora
finita.”
Poi richiama un
pezzo di
pane e due bicchieri di acqua prima che tutti loro escono dalla cella.
Non potrebbe
importarmene
meno della loro presenza e del cibo.
“Professore?”
Non si sta
muovendo.
Sembra pacifico.
Non dovrei
svegliarlo. In
questo modo può per lo meno riposare un po’.
Mi siedo
accanto a lui in
silenzio.
In qualche modo
non riesco
a capacitarmi di ciò che è appena successo.
Posso ancora
sentirlo sulle
labbra e mi strofino furiosamente la bocca con la mano.
Sembra
sbagliato.
Sembra
sbagliato anche solo
a pensarci.
Così
mi obbligo di far
finta che nulla sia successo.
ooo
É
già buio nella cella.
Lui
è ancora incosciente.
E questo
significa che sono
da sola.
Continuo a
camminare su e
giù per la cella, schiaffeggiandomi il viso per tenermi
sveglia.
Ma sono
così esausta.
Penso che
potrei
addormentarmi in piedi.
Poi mi viene in
mente
qualcosa.
Guardo il
Professor Piton, assicurandomi
che sia ancora addormentato.
Poi mi
schiarisco la gola e
inizio a canticchiare sotto voce.
Lentamente
entro nel vivo
della canzone e le parole iniziano a uscire. “Well she's all
you'd ever want,
she's the kind they'd like to flaunt and take to dinner.”
Mi fermo per un
istante,
poi raccolgo il coraggio e continuo. “Well she always
knows her place. She's got style, she's
got grac. She's a winner”
La
mia voce prende forza. “She's
a Lady. Whoa whoa whoa, She's a Lady. Talkin' about that little lady,
and the
lady is mine.”
All’improvviso
sento un gemito e immediatamente chiudo la bocca.
Il
Professor Piton si sta svegliando.
Mi
inginocchio di fronte a lui. “Signore?”
“Granger?”
Apre gli occhi e
mi guarda, sorpreso.
Lentamente si
mette a
sedere, appoggiandosi contro il muro. “Cosa è
successo?” Chiede.
“Non
se lo ricorda?”
Resta in
silenzio per un
lungo istante, poi la realizzazione appare sul suo viso.
“Sta
bene?” Chiedo.
“Sto
bene, mi
sento…riposato.”
“Beh,
ha dormito per un
lungo tempo.”
Alza un
sopracciglio.
“Dormito? Com’è possibile?”
Fisso la cosa
metallica sul
suo polso. “Forse non si attiva quando si vieni spinti verso
l’incoscienza.”
“Ovviamente.”
Lui prende un
respiro
profondo e mi guarda.
Mi allontano
leggermente.
“Sa che devo chiederlo.”
“Chiedere
cosa?”
“Perché
lo ha fatto?”
Arrossisco. “Perché mi ha.. baciata in quel
modo?”
Il suo viso si
infiamma per
la rabbia. “Perché ho dovuto proteggerti ancora
una volta.”
“Ma
stavo salvando lei-”
“Non
ho bisogno che tu mi salvi.”
Mi interrompe. “Voglio che la
smetti di giocare a fare l’eroe.”
“Non
stavo cercando di fare
l’eroe, volevo solo aiutarla.”
“E
hai visto quanto ha
funzionato.” Lui rotea gli occhi.
Poi capisco.
“Era parte del
suo piano, non è vero? Farli così arrabbiare da
ferirla?”
Lui annuisce.
“Speravo in
uno stato di incoscienza.”
“E se
l’avessero risvegliata?”
Lui sospira.
“Ero disposto
a correre il rischio.”
“E
se-”
Di nuovo, mi
interrompe.
“Non voglio tornare sul discorso, Granger. Cerca di usare la
testa per una
volta e non metterti in mezzo in qualcosa che non è affar
tuo.”
Mi sento ferita
dalle sue
parole.
Perché
mi sta attaccando?
Ogni volta che cerco di aiutarlo, non mi ringrazia, ma mi rimprovera.
È così
difficile da capire che non riesco ad aspettare e a guardare mentre lo
torturano?
Mi allontano da
lui,
prendendo il mio pezzo di pane e camminando verso il mio materasso.
Nessuna parola.
So che di
fronte a me si
staglia una notte difficile.
Probabilmente
un paio di
scosse elettriche.
Ma va bene.
Mi merito il
dolore, no?
Cerco di fare
la cosa
giusta, ma finisco sempre per incasinare ancora di più le
cose e venir
sgridata.
Mangio
in silenzio,
cercando di tenere gli occhi aperti.