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Autore: theshinygirl    05/07/2013    4 recensioni
Severus Piton e Hermione Granger vengono catturati. Osserva la loro relazione cambiare in 30 giorni durante i quali vengono tenuti prigionieri in una cella.
-traduzione-
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Mangiamorte, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa è la traduzione della storia “30 Days” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

- Day 20 –

 

 

Non so se dovrei ridere o piangere.

Forse entrambi.

È mattina presto.

Sono ancora viva. Ma a malapena.

Ho male ovunque. Gli occhi mi stanno bruciando.

Durante la notte sono stata fulminata tre volte. Avevo a malapena chiuso gli occhi per un attimo e subito sono stata svegliata dal bianco dolore vibrante che mi ha attraversato come uno sparo in tutto il corpo.

Il Professor Piton ha ceduto solo una volta.

Stavo canticchiando nella mia mente quando ho sentito un sussulto provenire dal suo lato della cella. E quello apparentemente deve averlo svegliato perché non è più successo.

“Non posso resistere oltre.” Dico, sbattendo le palpebre un paio di volte.

“Non hai altra scelta, Miss Granger.” Dice lentamente.

Riesco a vederlo, seduto sul materasso, completamente coperto dai suoi vestiti neri. Sembra un po’…a pezzi.

Non abbiamo parlato molto durante la notte. Non avevamo nulla di cui parlare.

“Come ti senti? La febbre?” Chiede a bassa voce.

“Va meglio, ma in qualche modo mi sento peggio di prima. Preferirei essere ammalata che…che questo. Sarei capace di uccidere per una sola ora di sonno.”

“Non possono continuare in questo modo ancora a lungo.”

Questo dovrebbe farmi sentire meglio ma non è così. Non possiamo sapere per quanto vorranno ancora torturarci in questa maniera. Tutto quello che so è che dubito di poter resistere un altro giorno senza poter dormire.

“Non capisco.” Bisbiglio.

“Cosa non capisci?”

“Come è potuto accadere? Ero al sicuro ad Hogwarts.” Poi mi interrompo un istante. “Perché sono dovuta entrare nella sua classe quella notte?

Lui resta in silenzio.

“Perché ho finito per interrompere il suo…incontro?”

La mia voce è così bassa che sembra stia parlando da sola.

Sembra così incredibile l’idea che avrei potuto evitare tutto questo se solo avessi tardato di cinque minuti per la mia punizione. Se solo qualcuno mi avesse fermata lungo il tragitto verso i sotterranei.

Se solo.

“Sono stato io a darti una punizione.” Dice infine il Professor Piton. “Sono io il responsabile.”

“No.” Scuoto la testa debolmente.

“Non fare l’onorevole, Miss Granger. È colpa mia se siamo qui ora.”

“Era colpa mia se ho avuto una punizione. Non avrei dovuto aiutare Neville, quelle sono le regole e le ho infrante.”

Mi guarda con durezza e sembra voler dire qualcosa.

Aspetto e dopo un lungo minuto sospira. “Non ti ho dato una punizione a causa di quello.”

“Cosa intende dire?”

“Aiutare Paciock non era l’unica ragione.”  Dice a bassa voce.

Sono un po’ confusa dalle sue parole, ma annuisco. “Va bene. Qual’era l’altra ragione?”

Non vuole parlarne, è evidente dall’espressione sul suo viso. Mentre i secondi passano, inizio ad essere sempre più curiosa.

Infine parla. “Perché sei una Griffondoro.”

Cosa?

Lui continua. “Perché mi hai irritato fin dal primo anno. Perché sembri molto orgogliosa di essere una so-tutto-io. Perché-” si ferma per rilasciare un respiro. “Perché volevo punirti.”

“Oh”

Non so nemmeno cosa dire. Non era quello che mi aspettavo di sentire.

In realtà tutto questo ferisce i miei sentimenti.

“Così.” Inizio lentamente. “Harry e Ron avevano ragione quando dicevano che lei era contro di noi e che ci stava…tormentando di proposito.”

Non risponde.

Mi lascio scappare un breve risata. “L’ho sempre difesa.”

“Granger.”

Tenendo puntato lo sguardo sulle mie mani, continuo. “Ho sempre insistito che era solo un’insegnate molto severo e che voleva che noi imparassimo al meglio possibile.”

“Questo è vero.”

Lo guardo.

Poi lui continua. “Ma non sono perfetto. Nessuno lo è.”

Ma…è un insegnante e non dovrebbe comportarsi così.

Non è giusto. Non è corretto.

“Ogni insegnante ha il suo studente preferito. Quelli  che dicono il contrario sono dei bugiardi.” Dice.

Le sue parole hanno senso, ma sono troppo scioccata e sorpresa per concordare con lui.

Ho bisogno di un po’ di tempo per assorbire tutte le informazioni. E decidere come comportarmi.

“Comprendo pienamente se deciderai di odiarmi, Miss Granger.”

Un minuto passa.

Poi un altro.

Alla fine parlo. “Non la odio, Professore. Riguardo ciò che è successo, ha provato a proteggermi al meglio delle sue capacità in tutte queste volte.”

Ho bisogno di ricordarmi di questo.

Lui non risponde. Mi accorgo che ha difficoltà a guardarmi.

Ancora, c’è della tensione nella cella.

 

 

ooo

 

 

Chiudo gli occhi e lascio cadere la testa sulle ginocchia.

Solo per un secondo.

Le scosse elettriche mi attraversano di nuovo e sobbalzo, trattenendo a malapena un grido.

Il Professor Piton mi guarda. “Granger, devi controllarti.”

“Non posso… e ogni volta sembra fare ancora più male.” Ammetto, stringendomi le braccia attorno.

“Questo è esattamente perché devi resistere. Dubito altamente che l’elettricità sia salutare al corpo umano.”

“Cosa intende?”

É serio e non posso fare a meno di essere preoccupata.

“Non sai che tipo di effetto può avere su di te, Granger.”

Non mi sta dicendo tutto.

“Cosa? Può fermare il mio cuore o qualcosa del genere?” La domanda non era intesa per essere presa sul serio, ma lo sguardo sul suo viso dice tutto.

“Oh Dio.” È tutto quello che riesco a dire.

Silenzio.

All’improvviso il Professor Piton si alza. “Non dovresti restare seduta.”

“Ma non riesco ad alzarmi.” Ammetto.

“Puoi.” Dice e poi cammina verso di me, offrendomi la mano.

Lo guardo debolmente, notando che non mi sta dando altra scelte. Alla fine sospiro e l’afferro mentre lui mi aiuta ad alzarmi.

La mano è così calda e…bella. E sorprendentemente gentile. Morbida.

Immaginavo che le sue mani fossero ruvide a forza di tagliare ingredienti e preparare diverse pozioni tutti i giorni della sua vita. È un Maestro di Pozioni e lavora con le mani.

Ma allora perché le sue mani sono così-?

Aspetta.

Perché sto pensando alle sue mani?

Arrossisco e tiro via imbarazzata la mano dalla sua. Non sembra notare il mio disagio o forse fa finta di niente.

“Dovresti camminare per far circolare il sangue.” Spiega.

“V-va bene.” Annuisco, facendo con lentezza i primi passi.

“Sedersi è la peggior cosa che puoi fare in questa situazione.” Dice.

Raggiungo il primo muro, poi mi volto e torno verso di lui.

“Lo so.” Mormoro.

Silenzio.

Dopo qualche minuto sento che il camminare si sta davvero rendendo utile. Sono ancora esausta e assonnata, ma almeno non sto più sognando a occhi aperti.

“Mio padre non era una persona gentile.”

Mi fermo e mi volto a guardare il Professor Piton. L’ha davvero detto o me lo sono immaginato?

Resto in silenzio, non sicura di come rispondere.

“Era un ubriacone.”

Sbatto le palpebre un paio di volte. “P-perché me lo sta dicendo ora?”

“Perché, Miss Granger, credo di dovertelo.” Dice a bassa voce, poi aggiunge. “Inoltre, volevi parlare.”

“Lo so, ma… non deve parlare di queste cose… se non vuole.”

Lui mi ignora. “Era raro il silenzio in casa nostra, potevi sempre sentire rumore, grida o pianti, ecco perché ho finito per apprezzare il silenzio e la pace.”

È strano ascoltarlo parlare di certe cose, non mi sarei mai aspettata di sentire qualcosa riguardante la vita privata del Professor Piton. E ora me ne sto semplicemente in piedi li e ascolto. Sembra quasi sbagliato.

Lui è in silenzio ora, perso nei propri pensieri e forse ricordi.

Mi sentirei immensamente in colpa se lui stesse rivivendo i suoi ricordi più tristi a causa mia.

“Professore.” Inizio. “Non sapevo. N-non glielo avrei mai chiesto. Non avrei dovuto chiederlo.”

Si schiarisce la gola, cambiando argomento. “Ti senti meglio ora? Il parlare ti ha aiutato?”

“S-sì, lo ha fatto. Grazie.”

Si limita ad annuire.

Non voglio ancora tornare a sedermi, così mi appoggio contro il muro e mi perdo nei miei pensieri.

La storia del Professor Piton sembra aver completamente senso. Non ha avuto una infanzia felice e questo è il motivo per cui lui ora è così.

Amaro. Arrabbiato. Risentito.

Ma nobile d’animo.

“Granger, non analizzarmi nella tua testa.” La sua voce mi fa piombare di nuovo nella realtà.

Arrossisco per l’imbarazzo. “Ha usato la Legimanzia?”

“No.”

“Ma allora come-?”

Ti conosco.” Afferma.

Annuisco velocemente, poi distolgo lo sguardo e mi sforzo di pensare ad altre cose.

Potrebbe star leggendo nella mentre e non voglio irritarlo ancora una volta.

 

 

ooo

 

 

La porta si apre.

Mi irrigidisco per la paura e mi avvicino al Professor Piton.

Entra una guardia. È il capo.

Poi un’altra.

E un’altra ancora.

Non posso far a meno di provare orrore nel vedere tutte e tre le guardie ferme di fronte a noi.

Hanno in mente qualcosa. Perché mai sarebbero tutte e tre qui?

Il capo parla. “Avete dormito bene?”

Quando non ottiene risposta, si limita a ridere.

Bastardo.

Poi fa ondeggiare la bacchetta e appare una sedia. Si siede con disinvoltura e mi guarda. “Non c’è bisogno di aver uno sguardo così spaventato, ragazza. Stasera non ci concentreremo su di te.”

I miei occhi scattano verso il Professor Piton e subito noto quanto sembra preso in contro piedi, ma poi il suo viso si irrigidisce, non mostrando alcuna debolezza.

“Avete legato voi due?” La domanda della guardia è completamente inaspettata.

Non dico niente, nemmeno il Professor Piton lo fa.

“Immagino che lo abbiate fatto.” Continua. “Siete stati qui, per quanto tempo ormai?”

Lo sai per quanto tempo siamo stati qui, mostro.

“Venti giorni? Qualcosa del genere?” Chiede, poi continua. “E non posso fare a meno di chiedermi che tipo di relazione voi due abbiate sviluppato.”

“Una relazione strettamente professionale.” Risponde Piton, la voce gelida. “Solo perché tu sei malato, non vuol dire che lo siamo anche noi.”

Il capo ridacchia. “Beh, questo lo vedremo presto.”

Mi irrigidisco, sperando che le sue siano solo minacce a vuoto.

“Ci hai presi in giro, Severus.” Continua e mi accorgo che ha chiamato il Professor Piton per nome cosa che in qualche modo rende tutto più personale.

“Non eravate difficili da ingannare.” Replica il Professore.

Il capo si limita a rivolgere lo sguardo alla guarda accanto a lui e ad annuire.

Mi alzo e osservo con shock mentre l’uomo si avvicina al Professor Piton e gli scaglia un potente pugno alla bocca dello stomaco. Lui si piega in due per il dolore e geme. Faccio per avvicinarmi, ma mi ferma, alzando una mano. “Non metterti in mezzo, Miss Granger.” Ordina e mi immobilizzo.

“Dovresti dargli retta, ragazza.” Dice il capo, non guardandomi nemmeno.

Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi e di fare come mi è stato chiesto.

Il Professor Piton si riprende lentamente, alzandosi dritto. “Qual è lo scopo di questa visita? Vuoi qualcosa o desideri semplicemente torturarmi?”

Sembra a corto di respiro.

“Un po’ di entrambe.”

Dovrei essere grata di essere stata ignorata, ma vedere il Professor Piton venir torturato è troppo doloroso.

E poi inizia.

E non posso far altro che star li ad osservare.

A guardia lo colpisce di nuovo.

E ancora.

Ma dopo ogni colpo il Professor Piton si alza di nuovo. Vedo, tuttavia, che dopo ogni percossa sembra impiegare sempre più tempo a riprendersi.

Smettila.

“Smettila.” Le parole mi sfuggono dalle labbra.

Ma mi ignorano.

Stanno ridendo.

Sento il Professor Piton lasciarsi sfuggire un debole gemito di dolore quando il pugno della guardia si scontra contro le sue costole.

“Smettetela!” Alzo la voce e questa volta tutti loro mi guardano.

“Cosa volete?” Chiedo, sorpresa dalla forza contenuta nella mia voce.

“Beh, vorremmo giocare col tuo Professore qui, ma sembra che tu pure voglia giocare.”  Dice la guardia, guardandomi con sorpresa.

“Cosa posso dire? Non mi piace venir ignorata.” Le parole volano fuori dalla mia bocca e non riesco a fermarle.

So che è sciocco e pericoloso, ma non posso far nulla. Forse è a causa della mancanza di sonno o di cibo, ma non riesco ad afferrare la gravità della situazione. Riesco a malapena a razionalizzare quello che sto facendo. In certi momenti è come se stessi sognando.

L’unica cosa di cui sono sicura è che mi sento fisicamente male nel guardarli torturare il Professor Piton.

“La ragazza vuole giocare.” Il capo ghigna e si alza, avvicinandosi lentamente a me.

Mi obbligo a star ferma sul posto.

La sua mano si serra all’improvviso sul mio collo e mi irrigidisco per il panico. Ma invece di stringerlo, la mano scivola in giù, fra i miei seni, lungo il mio stomaco e spinge la camicia di lato.

So che vuole che reagisca e questo è esattamente ciò che non posso fare.

Così rimango immobile e faccio finta che nulla stia accadendo.

Lui ghigna. “Sei sicura di voler giocare?”

Prima che possa rispondere, il Professor Piton mi interrompe. “Sta già giocando con voi, stupidi. Voleva che mi lasciaste in pace.”

Cosa sta facendo? Sto cercando di aiutarlo.

I nostri occhi si incontrano e vedo rabbia nel suo sguardo. È furioso con me. Di nuovo.

“So cosa sta facendo.” Sussurra la guardia nel mio orecchio e la cosa mi manda i brividi lungo il corpo.

Continua. “Ma vuole giocare e non posso certo rifiutare una signora.”

Chiudo gli occhi, sentendomi un po’ stordita e all’improvviso sento la sua mano sul seno, stringendolo attraverso il reggiseno.

Ignoralo, Hermione.

Limitati a ignorarlo.

La sua mano scompare di colpo. “O forse.” Dice. “ Gradisci il mio tocco. Ti piace.”

Spalanco gli occhi. “Mi piace? Sono disgustata dalle tue luride mani, dal tuo lurido odore e dal tuo respiro.”

Il viso della guardia cambia. L’ho fatto arrabbiare.

Continuo. “Preferirei scuoiare la mia stessa pelle, piuttosto che lasciartela toccare.”

“È così?” Sibila lentamente. “E quali mani ti piacerebbe sentire? Hmm?”

“Qualunque sarebbero meglio delle tue!” Alzo la voce, sentendo tutta la rabbia e la frustrazione dei giorni precedenti salire a galla.

La guardia mi fissa duramente, poi fa un passo indietro. Ma so che non è finita. Non mi lascerebbe vincere così facilmente.

“Che dire di quelle del Professor Piton?” Chiede, un sorriso diabolico sul viso.

Quando non ottiene alcuna risposta da me, chiede di nuovo. “Il tuo Professore è più desiderabile?”

Non posso rispondere a questo.

Lentamente guardo il Professor Piton e vedo che è in panico.

E proprio per questo anch’io inizio a tremare. Ho messo entrambi in questo casino e non so come farcene uscire.

Cosa dovrei fare ora?

“Ovvio che preferisce me.” Dice all’improvviso il Professor Piton.

Non riesco a nascondere lo shock quando lo sento.

“È davvero così?” Chiede la guardia.

Il Professore annuisce. “E questo cosa ti dice di te? Sono sporco, brutto, il pipistrello dei sotterranei e ancora mi preferisce a te.”

Che gioco sta giocando?

Vedo la rabbia sul volto della guardia e poi parla. “Provalo.”

Prima ancora di poter capire cosa sta succedendo, qualcuno mi afferra per le spalle e poi preme le labbra sulle mie.

Il Professor Piton mi sta baciando.

Sembra un sogno.

Le sue labbra sono esigenti e il suo bacio è rude. È come se stessi soffocando.

Ho bisogno di respirare.

Gemo mentre le sue mani vanno a posarsi sulla mia vita, sfiorando la pelle.

Cosa sta succedendo?

Infine mi lascia andare e inciampo lontano da lui, perdendo l’equilibrio e cadendo sul pavimento.

Le guardie stanno tutte ridendo.

Respiro pesantemente, ancora un po’ disorientata.

“Vedi?” Dice il Professor Piton. “Sono una miglior scelta rispetto a te.”

Cosa sta facendo? Perché lo sta dicendo?

All’improvviso Piton viene gettato dall’altra parte della cella, colpisce il muro con forza e cade a terra, incosciente.

Subito sono accanto a lui, scuotendolo delicatamente. “Professor Piton!”

Ma non risponde affatto.

La guardia parla di nuovo. “Prenditi cura del tuo uomo. Non è ancora finita.”

Poi richiama un pezzo di pane e due bicchieri di acqua prima che tutti loro escono dalla cella.

Non potrebbe importarmene meno della loro presenza e del cibo.

“Professore?”

Non si sta muovendo.

Sembra pacifico.

Non dovrei svegliarlo. In questo modo può per lo meno riposare un po’.

Mi siedo accanto a lui in silenzio.

In qualche modo non riesco a capacitarmi di ciò che è appena successo.

Posso ancora sentirlo sulle labbra e mi strofino furiosamente la bocca con la mano.

Sembra sbagliato.

Sembra sbagliato anche solo a pensarci.

Così mi obbligo di far finta che nulla sia successo.

 

 

ooo

 

 

É già buio nella cella.

Lui è ancora incosciente.

E questo significa che sono da sola.

Continuo a camminare su e giù per la cella, schiaffeggiandomi il viso per tenermi sveglia.

Ma sono così esausta.

Penso che potrei addormentarmi in piedi.

Poi mi viene in mente qualcosa.

Guardo il Professor Piton, assicurandomi che sia ancora addormentato.

Poi mi schiarisco la gola e inizio a canticchiare sotto voce.

Lentamente entro nel vivo della canzone e le parole iniziano a uscire. Well she's all you'd ever want, she's the kind they'd like to flaunt and take to dinner.”

Mi fermo per un istante, poi raccolgo il coraggio e continuo. Well she always knows her place. She's got style, she's got grac. She's a winner

La mia voce prende forza. “She's a Lady. Whoa whoa whoa, She's a Lady. Talkin' about that little lady, and the lady is mine.”

All’improvviso sento un gemito e immediatamente chiudo la bocca.

Il Professor Piton si sta svegliando.

Mi inginocchio di fronte a lui. “Signore?”

“Granger?” Apre gli occhi e mi guarda, sorpreso.

Lentamente si mette a sedere, appoggiandosi contro il muro. “Cosa è successo?” Chiede.

“Non se lo ricorda?”

Resta in silenzio per un lungo istante, poi la realizzazione appare sul suo viso.

“Sta bene?” Chiedo.

“Sto bene, mi sento…riposato.”

“Beh, ha dormito per un lungo tempo.”

Alza un sopracciglio. “Dormito? Com’è possibile?”

Fisso la cosa metallica sul suo polso. “Forse non si attiva quando si vieni spinti verso l’incoscienza.”

“Ovviamente.”

Lui prende un respiro profondo e mi guarda.

Mi allontano leggermente. “Sa che devo chiederlo.”

“Chiedere cosa?”

“Perché lo ha fatto?” Arrossisco. “Perché mi ha.. baciata in quel modo?”

Il suo viso si infiamma per la rabbia. “Perché ho dovuto proteggerti ancora una volta.”

“Ma stavo salvando lei-”

“Non ho bisogno che tu mi salvi.” Mi interrompe. “Voglio che la smetti di giocare a fare l’eroe.”

“Non stavo cercando di fare l’eroe, volevo solo aiutarla.”

“E hai visto quanto ha funzionato.” Lui rotea gli occhi.

Poi capisco. “Era parte del suo piano, non è vero? Farli così arrabbiare da ferirla?”

Lui annuisce. “Speravo in uno stato di incoscienza.”

“E se l’avessero risvegliata?”

Lui sospira. “Ero disposto a correre il rischio.”

“E se-”

Di nuovo, mi interrompe. “Non voglio tornare sul discorso, Granger. Cerca di usare la testa per una volta e non metterti in mezzo in qualcosa che non è affar tuo.”

Mi sento ferita dalle sue parole.

Perché mi sta attaccando? Ogni volta che cerco di aiutarlo, non mi ringrazia, ma mi rimprovera. È così difficile da capire che non riesco ad aspettare e a guardare mentre lo torturano?

Mi allontano da lui, prendendo il mio pezzo di pane e camminando verso il mio materasso.

Nessuna parola.

So che di fronte a me si staglia una notte difficile.

Probabilmente un paio di scosse elettriche.

Ma va bene.

Mi merito il dolore, no?

Cerco di fare la cosa giusta, ma finisco sempre per incasinare ancora di più le cose e venir sgridata.

Mangio in silenzio, cercando di tenere gli occhi aperti.

  
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