Capitolo 3
Quella sera di fine luglio
Erano ormai passati un paio d’anni da quella sera in
cui Harry Potter aveva fatto ritorno a casa, seguito da Ron Weasley e aveva
reso partecipe la sua famiglia della disavventura che li aveva nuovamente
colpiti.
Il giorno dopo infatti, due funzionari del Ministero
erano giunti a Grimmauld Place assieme alla famiglia Malfoy per sugellare il
contratto magico in un piccolo rituale simbolico.
Qui venivano consegnati dei testi che i genitori dei
promittenti avrebbero dovuto recitare, il tutto per dare una forma solenne ad
un qualcosa che li aveva già stretti tutti in una trappola.
Draco, Ron e Harry si erano scambiati pochi sguardi
eloquenti, Ginny e Hermione si erano tenute per mano tutto il tempo, mentre
Astoria aveva mantenuto il suo solito silenzioso e solitario contegno.
Il piccolo James nel suo vestitino delle grandi
occasioni cercava di dare fuoco con la sua bacchetta giocattolo all’orlo della
tunica di uno dei funzionari, mentre Rose se ne stava tutta impettita al fianco
della mamma e guardava suo padre e suo zio unire le mani con quel signore
arrabbiato dai capelli biondi.
Fu una cerimonia breve e poco movimentata, un volta che
i funzionari se ne furono andati Ginny provò a fare la mossa del “restate per
un tè”, ma i signori Malfoy sembravano tanto desiderosi di andarsene almeno
quanto i padroni di casa lo erano di buttarli fuori dalla loro cucina.
Da quel giorno i Potter/Weasley e i Malfoy non si erano
incontrati se non nelle occasioni ufficiali.
Ma ritornando a noi, dicevamo che erano passati pochi
anni quando proprio una di queste “occasioni speciali” avevano costretto i
nostri eroi a ritrovarsi nuovamente nella stessa stanza: Il Gala annuale in
onore delle vittime della guerra magica.
Harry avrebbe tenuto il solito discorso “strizza
palline”, come ripeteva il vivacissimo piccolo James Sirius Potter e tutti si
sarebbero rimpinzati delle squisitezze proposte dal catering del Ministero.
Harry si accinse ad aprire la porta della limousine
dalla quale fece scendere la sua bellissima moglie Ginny, seguita da quelle tre
pesti dei suoi figli.
James aveva appena finito di frignare che non voleva
venire alla festa perché ci sarebbero state sicuramente le femmine a quel ballo
e lui con le femmine non voleva averci nulla a che fare.
Albus aveva appena rotto la stanghetta degli occhiali
che adesso gli penzolavano da un orecchio e cercava disperatamente di
raggiungere il fratello maggiore che si era avviato di gran carica verso
l’ingresso con le mani in tasca, in segno di dissenso.
“Albus! Che cosa hai combinato agli occhiali?” lo
rimproverò Ginny, prendendolo brevemente in braccio, per sistemarglieli sul
naso, una volta che li ebbe riparati.
Albus fece spallucce e indicò rapidamente alle sue
spalle.
Ginny lo lasciò andare per tirare fuori dalla macchina
l’ultimo dei suoi figli, la sua unica figlia femmina, Lily.
Questa si era già imbrattata le ginocchia,
trascinandosi carponi chissà dove e aveva l’espressione truce di chi aveva
appena subito una fortissima ingiustizia.
Ginny la guardò mentre la teneva stretta a se con un
braccio e le chiese: “Che cosa è successo agli occhiali di Albus, Lily?”.
La bimba per tutta risposta girò la testa dall’altro
lato. Ginny sollevò gli occhi al cielo e si accinse all’ennesima ramanzina.
Harry la guardava con fare disperato, Lily era proprio
una piccola terribile strega. Se solo non fosse stata sua figlia, avrebbe
potuto benissimo dubitare che fosse realmente una femmina. Si comportava come
un maschiaccio e sottometteva i fratelli maggiori, che le dimostravano una
reverenza quasi ridicola.
Come se non bastasse,
anche la natura sembrava essersi presa gioco di lei, infatti Lily non aveva
avuto un solo capello in testa fino ai 13 mesi di età! Adesso che ne aveva 21,
qualche ciuffetto scuro aveva preso a ricoprirle lo scalpo, ma ancora non era
ben chiaro quale fosse il colore dei suoi capelli.
Ginny aveva provato a
farle indossare un cerchietto che quanto meno la rendesse più graziosa, ma
doveva essersi perso in chissà quali anfratti della macchina, mangiucchiato
voracemente dalla sua dolce bambina.
Ecco, un’altra cosa che
nessuno avrebbe mai potuto capire, come facesse Lily a mangiucchiare tutto
quello che l’umana mente potesse concepire. Questo perché il ritardo nella
crescita dei capelli, doveva essersi contagiata anche a quella dei denti, che
non avevano voluto saperne di spuntare
fuori fino ai suoi 14 mesi.
Ma quello che Harry meno
di tutto riusciva a spiegarsi era come potesse una bimba tanto piccola
possedere una voce tanto altisonante! Nonno Arthur spesso la chiamava
“trombone”, soprattutto quando Lily se ne andava in giro per casa con le mani
dietro la schiena canticchiando motivi inventati, ricordando un tenore
all’opera.
Mentre sua moglie cercava
di riportare la disciplina nella sua famiglia, Harry si affrettò a raggiungere
Ron e Hermione, che erano appena arrivati: l’uno teneva per mano la bambina più
smorfiosa che Harry avesse mai visto (Si rammentò mentalmente di fare ammenda
per quel pensiero, dopotutto si trattava di sua nipote), l’altra teneva in braccio
il piccolo Hugo, che beveva avidamente da un biberon ripieno di un liquido
cioccolatoso.
Non appena lo vide
arrivare, Rose lo squadrò da capo a piedi, assumendo un’espressione di
sufficienza quasi.
“Ciao. Allora, entriamo?
Ho una fame!”, disse Harry nel suo abito verde bottiglia. Sin da quando l’aveva
indossato al Ballo del Ceppo, aveva sempre pensato che quel colore, in qualche
modo gli portasse fortuna. E comunque gli donava.
“Direi proprio di si, si
gela qui fuori!”, esclamò Hermione, mentre Ron si accostava ad Harry per
chiedergli “Avete trovato anche voi l’ingorgo a Oxford Street? Giuro che non
sono mai stato più felice di più essere un mago”, Harry ridacchiò, per poi
rivolgersi a Rose
“Ciao Rosie, sei molto
carina questa sera! Te lo ha comprato la mamma quel vestito?”
La bimba lo guardò in
tralice e rispose con la sua vocetta acuta
“La mamma non sceglie i
miei vestiti, lei li paga soltanto”
Ron e Harry scoppiarono a
ridere e Rose girò la testa verso la mamma, facendole una smorfia.
Ginny raggiunse il
gruppetto con una Lily in lacrime e uno James che sfuggiva ad un abbraccio di
Albus.
“Credete che i Malfoy
saranno presenti quest’anno?” chiese Ginny a nessuno in particolare.
“Certo che no, non si sono
mai presentati fino ad ora, perché dovrebbero cominciare adesso?” rispose
Hermione, mentre cercava di staccare Hugo dal suo biberon, con scarsi
risultati.
Ginny fece spallucce,
pensava solo che fosse ingiusto che i pregiudizi di cui i Malfoy si sentivano
vittime li costringessero a condurre una vita pressoché isolata dal resto del
mondo magico.
Appena misero piede
nell’ampia sala dove si sarebbe svolta la festa, il gruppo di amici si rese
subito conto che quell’anno il Ministero
non aveva badato a spese. Una molteplicità di maghi e streghe giunti da ogni
parte d’Europa affollavano i piccoli tavolini che rivolgevano verso un grande
palco, sul quale un paio di violinisti, un contrabbassista e due vocalist si
preparavano a dar spettacolo.
Una fontana imponente si
stagliava al centro della stanza. Dalle bocche a forma di serpente marino che
ricoprivano il suo brodo inferiore fuoriuscivano una miriade di getti d’acqua
che andavano a comporre sulla superficie degli arcobaleni che rimbalzavano
tutt’intorno.
Delle piccole fatine di
ghiaccio illuminavano l’ambiente e dal soffitto una riproduzione molto
verosimile di Grop cercava di afferrare i passanti che vi si avventuravano
sotto.
Lateralmente alla sala era
stata costruita una galleria che conteneva tutti i cimeli di guerra che il
Ministero era riuscito a racimolare, con la collaborazione dei collezionisti
più forniti d’Inghilterra e un’ampia zona era stata predisposta a mostra
fotografica.
Harry individuò Neville e
Hannah intenti a conversare con un mago austero dalla lunga barba blu. Neville
strizzò l’occhio a Harry, mentre tentava di spiegare allo straniero perché il
Tranello del Diavolo non potesse essere utilizzato come pianta rampicante in un
giardino.
Volgendo lo sguardo per la
sala, Harry notò un mucchio di persone che conosceva e con le quali certamente
avrebbe avuto modo di confrontarsi durante la serata: il Ministro Kingsley, Lee
Jordan, Seamus Finnigan, Susan Bones, Alicia Spinnet (che era diventata sua
collega all’Ufficio Auror), Justin Finch-Fletchley.
Mentre poggiava il suo
mantello su una sedia, occupando un paio di tavoli per la sua famiglia e quella
di Ron, vide entrare dalla porta Charlie, Fleur, Molly e Arthur, che erano
appena arrivati da Villa Conchiglia con una Passaporta. Arthur di recente
soffriva di una rara forma di trombosi da Materializzazione e quindi avevano
dovuto provvedere diversamente al loro trasporto. Ovviamente assieme a loro
c’erano i biondissimi Victorie e Louis e la dolce Dominique.
Anche loro si unirono alla
tavolata dei Weasley, come ogni anno occupavano praticamente una zona tutta
loro della Sala.
Charlie non sarebbe potuto
essere presente, il suo lavoro in Romania lo impegnava sempre a tempo pieno, ma
da un momento all’altro certamente avrebbero visto arrivare Percy Weasley e
famiglia. Sua figlia, la piccola Molly, sembrava essere l’unica bambina con cui
Lily riusciva ad intrattenersi senza generare urla e strepiti, quindi Harry era
impaziente di vederlo comparire.
Harry si ricordò poi che
Ron doveva avergli accennato ad un gufo ricevuto da George con cui avvisava
della quarantena a cui erano stati sottoposti tutti i membri della sua famiglia
a causa della Spruzzolosi contratta da Fred qualche giorno fa.
Non appena si fu seduto al
tavolo, vide un membro eminente del Wizengamot, Francis J. Tools, farglisi
incontro seguito dal signor Gendry Penrose, l’ormai celebre inventore del
Selezionatore.
Harry si ritrovò a pensare
che con quell’invenzione l’uomo avesse fatto la sua fortuna, dal momento che
non aveva avuto bisogno di brevettare nient’altro per vivere piuttosto
agiatamente e non sembrava ansioso di farlo! Malelingue affermavano che prima
di allora nulla di suo era stato depositato presso l’Ufficio Brevetti del
Ministero.
“Harry, caro! Proprio te
cercavo, stavo dicendo al vecchio Gendry di quanto ci mancano i vecchi tempi in
cui i guai non si contavano più sulle dita di una mano!”
Harry sorrise,
sollevandosi in piedi
“Ah, a me di certo, anche
se devo ammettere che non hanno smesso di seguirmi anche in casa!” e così
dicendo, indicò con il capo Ginny, facendo ridacchiare il vecchio mago dalla
lunga barba grigia. Il signor Penrose come al solito si limitò a stringere le
labbra in un risolino sottile.
“Guarda che ti ho
sentito!” lo riprese Ginny e Harry sollevò le mani in segno di resa, sorridendo
alla moglie.
“Siete proprio una bella
coppia, giuro ragazzo mio, davvero una bella coppia, non trovi anche tu Gendry?”
celiò Tools all’indirizzo del silenzioso mago alla sua destra.
Quello fissò gli occhi in
quelli di Harry e rispose “Una fortuna che il mio Selezionatore fosse ancora in
cantina a prendere polvere, nevvero?”
“Oh, Gendry suvvia! Di
certo il Selezionatore non avrebbe mai… selezionato Harry Potter, non siamo
ridicoli” sogghignò il vecchio.
Ma Harry non ebbe
l’opportunità di controbattere, perché il Ministro della Magia in persona aveva
appena preso parola sul palco e Tools e Penrose si affrettarono a prendere
posto ai loro tavoli.
Harry li seguì con lo
sguardo, come sempre gelato dalla freddezza del più giovane dei due, ma poi
sentì Kingsley chiamarlo sul palco e i suoi pensieri si rilassarono.
Il resto della serata
trascorse in maniera tranquilla, fin quando poco prima dell’annunciato discorso
di Gendry Penrose, non fecero il loro ingresso dall’ampio portone principale
nientemeno che Draco Malfoy e consorte. Un piccolo bimbo di circa quattro anni
si teneva stretto con le manine alla gonna della donna e Harry vide ancora una
volta quello che avrebbe potuto essere il marito di sua figlia.
La famiglia si avviò ad un
tavolo rimasto vuoto in fondo alla sala, mentre tutti giravano la testa per
osservarli come meglio potevano. Molti sporsero il collo, ricordando ad Harry
il momento del suo arrivo ad Hogwarts al primo anno, e contemporaneamente un
coro di sussurri s’innalzò, rendendo impossibile nell’insieme distinguere una
sola delle voci di corridoio che si stavano già spandendo. Da un angolo in
basso al palco, un giornalista scattò rapido una decina di fotografie, per poi
tornare soddisfatto al suo posto.
Anche Kingsley, attirato
dalla disattenzione della sala, parve notare l’ingresso plateale dei Malfoy, ma
lo spettacolo doveva continuare e dopo qualche attimo di stupore, riprese la
parola e annunciò l’intervento dell’uomo che aveva risollevato le sorti della
Gran Bretagna.
Gendry Penrose si issò
lentamente dalla sedia e raggiunse il palcoscenico con una flemma esasperante.
Stava proprio puntandosi
la bacchetta alla gola, pronunciando l’incanto Sonorus, che un fracasso colossale riempì lo spazio circostante e
un tremito come di un terremoto scosse il pavimento.
In un batter d’occhio
Harry si era alzato e dopo essersi assicurato che Ginny e i bambini stessero
bene, si era avviato correndo verso l’uscita per raggiungere la fonte di quel
rumore.
Jimmy Cholse e Zacaria
Astelpoor lo aveva raggiunto immediatamente, decisi a soccorrere il loro Capo
nella ricognizione. Dopo pochi secondi anche Alicia si unì ai tre uomini.
Una volta giunti fuori la
struttura, i quattro, che erano stati i primi a precipitarsi all’esterno, si
erano trovati dinanzi allo spettacolo più incredibile che si potesse verificare
dinanzi ai loro occhi.
Ad un centinaio di metri
da loro, un aeromobile babbano si era schiantato al suolo, provocando un
impatto che aveva sbalzato la coda del veicolo a pochi metri dalla sala.
Fiamme rosso vivo
animavano lo scenario che gli si parò dinanzi e urla disperate affollarono
ulteriormente l’aria.
Il forbito gruppo di maghi
che si era accalcato all’esterno esalò un unico respiro di stupore, mentre
qualcuno cominciava a chiedere quale fosse il protocollo per questo genere di
situazioni.
Non ebbero il tempo di
contenere lo stupore, perché qualcosa di ancora più incredibile accadde pochi
minuti dopo.
Nell’arancio
dell’orizzonte si stagliarono delle figure zoppicanti. Harry spinse protettivo
un braccio sullo sterno di Ginny, che si era affiancata a lui e restò a
guardare.
Tutti i maghi presenti
sapevano che gli incantesimi di protezione avrebbero dovuto salvaguardarli
dalla vista dei babbani e fu per questo che gli eventi succedenti li lasciarono
di stucco.
“Ehi! Ehi voi, laggiù!”
Una possente voce di uomo
squarciò la notte e pietrificò Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto, il
Salvatore del Mondo Magico, colui che aveva sconfitto Voldemort.
Per la prima volta non seppe
come comportarsi mentre tre babbani entravano in quella che in teoria avrebbe
dovuto essere un’area a loro interdetta per magia.
L’uomo che presumibilmente
aveva gridato poc’anzi aveva un taglio profondo sul cranio e varie escoriazioni
sul corpo, ed era accompagnato da una bambina che non avrebbe potuto avere più
di dodici anni che si aggrappava alla mano di una ragazzina poco più che
diciottenne. A chiudere il gruppo c’era un ragazzo a cui doveva essere appena
cresciuta la barba.
La prima a riprendersi, in
quella massa di gente ben vestita e basita, fu Ginny Weasley: si fece incontro
ai quattro correndo, gridando e disponendo per organizzare un primo soccorso a
quelli che dovevano essere alcuni dei sopravvissuti all’incidente.
Si parlò molto a lungo di
quella notte in cui la creme de la creme de la società magica inglese si
adoperò per fornire aiuto ai superstiti di un atterraggio d’emergenza
sfortunato.
Il giorno dopo i titoli
della Gazzetta del Profeta urlavano allo scandalo: i Babbani sanno come
vederci.
Innumerevoli teorie furono
fatte su quella notte e su quella strana anomalia che aveva reso inservibili
gli incanti di protezione migliori al mondo.
Dopo quella sera, Harry
ebbe incubi per molto tempo ed era agitato da una strana inquietudine che non
riusciva a spiegarsi. La cosa che non seppe mai era che, nel loro piccolo,
tutti i presenti erano turbati dallo stesso inspiegabile nervosismo.
Quasi come se quella notte
una consapevolezza terribile li avesse colti, ma che, distratti dagli
straordinari eventi cui avevano assistito, non erano riusciti a catalogare
quella consapevolezza, che gli era sfuggita dalle dita.
In molti si erano chiesti
cosa gli frullasse nel cervello e se solo avessero avuto il coraggio di
confrontarsi, avrebbero scoperto che un pensiero comune li univa: il profondo
convincimento che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato nel Selezionatore
Penrose, ma nessuno riusciva a capire
esattamente cosa fosse e cosa c’entrasse con l’incidente.
Spazio Autrice:
Ecco qua, mi ero rotta i cosiddetti di
temporeggiare, volevo entrare nel vivo dell’azione e penso di aver fatto
qualche passettino avanti con questo capitolo! Nel prossimo ci sarà sicuramente
un bel salto temporale, così entreremo nel vivo della storia! Un piccolo
appunto su Lily… è me sputata da piccola, eccezion fatta per la capacità di
sottomettere la gente, ma giuro che sono io (senza capelli, senza denti e con i
vestiti sporchi da maschiaccio… ah, non dimentichiamoci il “trombone”).
Io comunque aspetto come sempre qualche vostro
suggerimento o magari anche solo un lancio di pomodori per dirmi di ritirarmi
(sia per il ritardo dell’aggiornamento, sua per lo schifo proposto)! Buon
Venerdì sera a tutti!