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Autore: Robinki    05/07/2013    2 recensioni
Dal Capitolo 4
< “Sco-Scorpius!” ansimò, tenendogli dietro e attirando l’attenzione del gruppetto di Serpeverde.
Non appena riconobbe la voce, Scorpius sollevò gli occhi al cielo. Claus Melotick gli diede di gomito beffardo, indicando con la testa la ragazzina minuta che gli si faceva in contro.
Scorpius si voltò a guardarla: Lily Potter non era quella che si poteva definire una ragazzina particolarmente graziosa, ma se anche fosse stato così Scorpius non l’avrebbe neppure guardata.
“Non me la faccio con le bambine, io!” ripeteva in continuazione a quella banda di coglioni dei suoi amici che insistevano a prenderlo per il culo.
“Ciao Lily! Tutto ehm… bene?” chiese incerto, notando un lungo graffio vermiglio che correva lungo la gamba della ragazzina.
Lei seguì il suo sguardo e subito tento di giustificarsi
“Oh, non è niente, dev’essere stato il gatto di Hugo, sai, mio cugino” e detto questo si aprì in un sorriso tutto denti e… macchinetta. >
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 3

Quella sera di fine luglio

 

Erano ormai passati un paio d’anni da quella sera in cui Harry Potter aveva fatto ritorno a casa, seguito da Ron Weasley e aveva reso partecipe la sua famiglia della disavventura che li aveva nuovamente colpiti.

Il giorno dopo infatti, due funzionari del Ministero erano giunti a Grimmauld Place assieme alla famiglia Malfoy per sugellare il contratto magico in un piccolo rituale simbolico.

Qui venivano consegnati dei testi che i genitori dei promittenti avrebbero dovuto recitare, il tutto per dare una forma solenne ad un qualcosa che li aveva già stretti tutti in una trappola.

Draco, Ron e Harry si erano scambiati pochi sguardi eloquenti, Ginny e Hermione si erano tenute per mano tutto il tempo, mentre Astoria aveva mantenuto il suo solito silenzioso e solitario contegno.

Il piccolo James nel suo vestitino delle grandi occasioni cercava di dare fuoco con la sua bacchetta giocattolo all’orlo della tunica di uno dei funzionari, mentre Rose se ne stava tutta impettita al fianco della mamma e guardava suo padre e suo zio unire le mani con quel signore arrabbiato dai capelli biondi.

Fu una cerimonia breve e poco movimentata, un volta che i funzionari se ne furono andati Ginny provò a fare la mossa del “restate per un tè”, ma i signori Malfoy sembravano tanto desiderosi di andarsene almeno quanto i padroni di casa lo erano di buttarli fuori dalla loro cucina.

Da quel giorno i Potter/Weasley e i Malfoy non si erano incontrati se non nelle occasioni ufficiali.

Ma ritornando a noi, dicevamo che erano passati pochi anni quando proprio una di queste “occasioni speciali” avevano costretto i nostri eroi a ritrovarsi nuovamente nella stessa stanza: Il Gala annuale in onore delle vittime della guerra magica.

Harry avrebbe tenuto il solito discorso “strizza palline”, come ripeteva il vivacissimo piccolo James Sirius Potter e tutti si sarebbero rimpinzati delle squisitezze proposte dal catering del Ministero.

Harry si accinse ad aprire la porta della limousine dalla quale fece scendere la sua bellissima moglie Ginny, seguita da quelle tre pesti dei suoi figli.

James aveva appena finito di frignare che non voleva venire alla festa perché ci sarebbero state sicuramente le femmine a quel ballo e lui con le femmine non voleva averci nulla a che fare.

Albus aveva appena rotto la stanghetta degli occhiali che adesso gli penzolavano da un orecchio e cercava disperatamente di raggiungere il fratello maggiore che si era avviato di gran carica verso l’ingresso con le mani in tasca, in segno di dissenso.

“Albus! Che cosa hai combinato agli occhiali?” lo rimproverò Ginny, prendendolo brevemente in braccio, per sistemarglieli sul naso, una volta che li ebbe riparati.

Albus fece spallucce e indicò rapidamente alle sue spalle.

Ginny lo lasciò andare per tirare fuori dalla macchina l’ultimo dei suoi figli, la sua unica figlia femmina, Lily.

Questa si era già imbrattata le ginocchia, trascinandosi carponi chissà dove e aveva l’espressione truce di chi aveva appena subito una fortissima ingiustizia.

Ginny la guardò mentre la teneva stretta a se con un braccio e le chiese: “Che cosa è successo agli occhiali di Albus, Lily?”.

La bimba per tutta risposta girò la testa dall’altro lato. Ginny sollevò gli occhi al cielo e si accinse all’ennesima ramanzina.

Harry la guardava con fare disperato, Lily era proprio una piccola terribile strega. Se solo non fosse stata sua figlia, avrebbe potuto benissimo dubitare che fosse realmente una femmina. Si comportava come un maschiaccio e sottometteva i fratelli maggiori, che le dimostravano una reverenza quasi ridicola.

Come se non bastasse, anche la natura sembrava essersi presa gioco di lei, infatti Lily non aveva avuto un solo capello in testa fino ai 13 mesi di età! Adesso che ne aveva 21, qualche ciuffetto scuro aveva preso a ricoprirle lo scalpo, ma ancora non era ben chiaro quale fosse il colore dei suoi capelli.

Ginny aveva provato a farle indossare un cerchietto che quanto meno la rendesse più graziosa, ma doveva essersi perso in chissà quali anfratti della macchina, mangiucchiato voracemente dalla sua dolce bambina.

Ecco, un’altra cosa che nessuno avrebbe mai potuto capire, come facesse Lily a mangiucchiare tutto quello che l’umana mente potesse concepire. Questo perché il ritardo nella crescita dei capelli, doveva essersi contagiata anche a quella dei denti, che non  avevano voluto saperne di spuntare fuori fino ai suoi 14 mesi.

Ma quello che Harry meno di tutto riusciva a spiegarsi era come potesse una bimba tanto piccola possedere una voce tanto altisonante! Nonno Arthur spesso la chiamava “trombone”, soprattutto quando Lily se ne andava in giro per casa con le mani dietro la schiena canticchiando motivi inventati, ricordando un tenore all’opera.

Mentre sua moglie cercava di riportare la disciplina nella sua famiglia, Harry si affrettò a raggiungere Ron e Hermione, che erano appena arrivati: l’uno teneva per mano la bambina più smorfiosa che Harry avesse mai visto (Si rammentò mentalmente di fare ammenda per quel pensiero, dopotutto si trattava di sua nipote), l’altra teneva in braccio il piccolo Hugo, che beveva avidamente da un biberon ripieno di un liquido cioccolatoso.

Non appena lo vide arrivare, Rose lo squadrò da capo a piedi, assumendo un’espressione di sufficienza quasi.

“Ciao. Allora, entriamo? Ho una fame!”, disse Harry nel suo abito verde bottiglia. Sin da quando l’aveva indossato al Ballo del Ceppo, aveva sempre pensato che quel colore, in qualche modo gli portasse fortuna. E comunque gli donava.

“Direi proprio di si, si gela qui fuori!”, esclamò Hermione, mentre Ron si accostava ad Harry per chiedergli “Avete trovato anche voi l’ingorgo a Oxford Street? Giuro che non sono mai stato più felice di più essere un mago”, Harry ridacchiò, per poi rivolgersi a Rose

“Ciao Rosie, sei molto carina questa sera! Te lo ha comprato la mamma quel vestito?”

La bimba lo guardò in tralice e rispose con la sua vocetta acuta

“La mamma non sceglie i miei vestiti, lei li paga soltanto”

Ron e Harry scoppiarono a ridere e Rose girò la testa verso la mamma, facendole una smorfia.

Ginny raggiunse il gruppetto con una Lily in lacrime e uno James che sfuggiva ad un abbraccio di Albus.

“Credete che i Malfoy saranno presenti quest’anno?” chiese Ginny a nessuno in particolare.

“Certo che no, non si sono mai presentati fino ad ora, perché dovrebbero cominciare adesso?” rispose Hermione, mentre cercava di staccare Hugo dal suo biberon, con scarsi risultati.

Ginny fece spallucce, pensava solo che fosse ingiusto che i pregiudizi di cui i Malfoy si sentivano vittime li costringessero a condurre una vita pressoché isolata dal resto del mondo magico.

Appena misero piede nell’ampia sala dove si sarebbe svolta la festa, il gruppo di amici si rese subito conto che quell’anno il Ministero  non aveva badato a spese. Una molteplicità di maghi e streghe giunti da ogni parte d’Europa affollavano i piccoli tavolini che rivolgevano verso un grande palco, sul quale un paio di violinisti, un contrabbassista e due vocalist si preparavano a dar spettacolo.

Una fontana imponente si stagliava al centro della stanza. Dalle bocche a forma di serpente marino che ricoprivano il suo brodo inferiore fuoriuscivano una miriade di getti d’acqua che andavano a comporre sulla superficie degli arcobaleni che rimbalzavano tutt’intorno.

Delle piccole fatine di ghiaccio illuminavano l’ambiente e dal soffitto una riproduzione molto verosimile di Grop cercava di afferrare i passanti che vi si avventuravano sotto.

Lateralmente alla sala era stata costruita una galleria che conteneva tutti i cimeli di guerra che il Ministero era riuscito a racimolare, con la collaborazione dei collezionisti più forniti d’Inghilterra e un’ampia zona era stata predisposta a mostra fotografica.

Harry individuò Neville e Hannah intenti a conversare con un mago austero dalla lunga barba blu. Neville strizzò l’occhio a Harry, mentre tentava di spiegare allo straniero perché il Tranello del Diavolo non potesse essere utilizzato come pianta rampicante in un giardino.

Volgendo lo sguardo per la sala, Harry notò un mucchio di persone che conosceva e con le quali certamente avrebbe avuto modo di confrontarsi durante la serata: il Ministro Kingsley, Lee Jordan, Seamus Finnigan, Susan Bones, Alicia Spinnet (che era diventata sua collega all’Ufficio Auror), Justin Finch-Fletchley.

Mentre poggiava il suo mantello su una sedia, occupando un paio di tavoli per la sua famiglia e quella di Ron, vide entrare dalla porta Charlie, Fleur, Molly e Arthur, che erano appena arrivati da Villa Conchiglia con una Passaporta. Arthur di recente soffriva di una rara forma di trombosi da Materializzazione e quindi avevano dovuto provvedere diversamente al loro trasporto. Ovviamente assieme a loro c’erano i biondissimi Victorie e Louis e la dolce Dominique.

Anche loro si unirono alla tavolata dei Weasley, come ogni anno occupavano praticamente una zona tutta loro della Sala.

Charlie non sarebbe potuto essere presente, il suo lavoro in Romania lo impegnava sempre a tempo pieno, ma da un momento all’altro certamente avrebbero visto arrivare Percy Weasley e famiglia. Sua figlia, la piccola Molly, sembrava essere l’unica bambina con cui Lily riusciva ad intrattenersi senza generare urla e strepiti, quindi Harry era impaziente di vederlo comparire.

Harry si ricordò poi che Ron doveva avergli accennato ad un gufo ricevuto da George con cui avvisava della quarantena a cui erano stati sottoposti tutti i membri della sua famiglia a causa della Spruzzolosi contratta da Fred qualche giorno fa.

Non appena si fu seduto al tavolo, vide un membro eminente del Wizengamot, Francis J. Tools, farglisi incontro seguito dal signor Gendry Penrose, l’ormai celebre inventore del Selezionatore.

Harry si ritrovò a pensare che con quell’invenzione l’uomo avesse fatto la sua fortuna, dal momento che non aveva avuto bisogno di brevettare nient’altro per vivere piuttosto agiatamente e non sembrava ansioso di farlo! Malelingue affermavano che prima di allora nulla di suo era stato depositato presso l’Ufficio Brevetti del Ministero.

“Harry, caro! Proprio te cercavo, stavo dicendo al vecchio Gendry di quanto ci mancano i vecchi tempi in cui i guai non si contavano più sulle dita di una mano!”

Harry sorrise, sollevandosi in piedi

“Ah, a me di certo, anche se devo ammettere che non hanno smesso di seguirmi anche in casa!” e così dicendo, indicò con il capo Ginny, facendo ridacchiare il vecchio mago dalla lunga barba grigia. Il signor Penrose come al solito si limitò a stringere le labbra in un risolino sottile.

“Guarda che ti ho sentito!” lo riprese Ginny e Harry sollevò le mani in segno di resa, sorridendo alla moglie.

“Siete proprio una bella coppia, giuro ragazzo mio, davvero una bella coppia, non trovi anche tu Gendry?” celiò Tools all’indirizzo del silenzioso mago alla sua destra.

Quello fissò gli occhi in quelli di Harry e rispose “Una fortuna che il mio Selezionatore fosse ancora in cantina a prendere polvere, nevvero?”

“Oh, Gendry suvvia! Di certo il Selezionatore non avrebbe mai… selezionato Harry Potter, non siamo ridicoli” sogghignò il vecchio.

Ma Harry non ebbe l’opportunità di controbattere, perché il Ministro della Magia in persona aveva appena preso parola sul palco e Tools e Penrose si affrettarono a prendere posto ai loro tavoli.

Harry li seguì con lo sguardo, come sempre gelato dalla freddezza del più giovane dei due, ma poi sentì Kingsley chiamarlo sul palco e i suoi pensieri si rilassarono.

Il resto della serata trascorse in maniera tranquilla, fin quando poco prima dell’annunciato discorso di Gendry Penrose, non fecero il loro ingresso dall’ampio portone principale nientemeno che Draco Malfoy e consorte. Un piccolo bimbo di circa quattro anni si teneva stretto con le manine alla gonna della donna e Harry vide ancora una volta quello che avrebbe potuto essere il marito di sua figlia.

La famiglia si avviò ad un tavolo rimasto vuoto in fondo alla sala, mentre tutti giravano la testa per osservarli come meglio potevano. Molti sporsero il collo, ricordando ad Harry il momento del suo arrivo ad Hogwarts al primo anno, e contemporaneamente un coro di sussurri s’innalzò, rendendo impossibile nell’insieme distinguere una sola delle voci di corridoio che si stavano già spandendo. Da un angolo in basso al palco, un giornalista scattò rapido una decina di fotografie, per poi tornare soddisfatto al suo posto.

Anche Kingsley, attirato dalla disattenzione della sala, parve notare l’ingresso plateale dei Malfoy, ma lo spettacolo doveva continuare e dopo qualche attimo di stupore, riprese la parola e annunciò l’intervento dell’uomo che aveva risollevato le sorti della Gran Bretagna.

Gendry Penrose si issò lentamente dalla sedia e raggiunse il palcoscenico con una flemma esasperante.

Stava proprio puntandosi la bacchetta alla gola, pronunciando l’incanto Sonorus, che un fracasso colossale riempì lo spazio circostante e un tremito come di un terremoto scosse il pavimento.

In un batter d’occhio Harry si era alzato e dopo essersi assicurato che Ginny e i bambini stessero bene, si era avviato correndo verso l’uscita per raggiungere la fonte di quel rumore.

Jimmy Cholse e Zacaria Astelpoor lo aveva raggiunto immediatamente, decisi a soccorrere il loro Capo nella ricognizione. Dopo pochi secondi anche Alicia si unì ai tre uomini.

Una volta giunti fuori la struttura, i quattro, che erano stati i primi a precipitarsi all’esterno, si erano trovati dinanzi allo spettacolo più incredibile che si potesse verificare dinanzi ai loro occhi.

Ad un centinaio di metri da loro, un aeromobile babbano si era schiantato al suolo, provocando un impatto che aveva sbalzato la coda del veicolo a pochi metri dalla sala.

Fiamme rosso vivo animavano lo scenario che gli si parò dinanzi e urla disperate affollarono ulteriormente l’aria.

Il forbito gruppo di maghi che si era accalcato all’esterno esalò un unico respiro di stupore, mentre qualcuno cominciava a chiedere quale fosse il protocollo per questo genere di situazioni.

Non ebbero il tempo di contenere lo stupore, perché qualcosa di ancora più incredibile accadde pochi minuti dopo.

Nell’arancio dell’orizzonte si stagliarono delle figure zoppicanti. Harry spinse protettivo un braccio sullo sterno di Ginny, che si era affiancata a lui e restò a guardare.

Tutti i maghi presenti sapevano che gli incantesimi di protezione avrebbero dovuto salvaguardarli dalla vista dei babbani e fu per questo che gli eventi succedenti li lasciarono di stucco.

“Ehi! Ehi voi, laggiù!”

Una possente voce di uomo squarciò la notte e pietrificò Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto, il Salvatore del Mondo Magico, colui che aveva sconfitto Voldemort.

Per la prima volta non seppe come comportarsi mentre tre babbani entravano in quella che in teoria avrebbe dovuto essere un’area a loro interdetta per magia.

L’uomo che presumibilmente aveva gridato poc’anzi aveva un taglio profondo sul cranio e varie escoriazioni sul corpo, ed era accompagnato da una bambina che non avrebbe potuto avere più di dodici anni che si aggrappava alla mano di una ragazzina poco più che diciottenne. A chiudere il gruppo c’era un ragazzo a cui doveva essere appena cresciuta la barba.

La prima a riprendersi, in quella massa di gente ben vestita e basita, fu Ginny Weasley: si fece incontro ai quattro correndo, gridando e disponendo per organizzare un primo soccorso a quelli che dovevano essere alcuni dei sopravvissuti all’incidente.

Si parlò molto a lungo di quella notte in cui la creme de la creme de la società magica inglese si adoperò per fornire aiuto ai superstiti di un atterraggio d’emergenza sfortunato.

 

Il giorno dopo i titoli della Gazzetta del Profeta urlavano allo scandalo: i Babbani sanno come vederci.

Innumerevoli teorie furono fatte su quella notte e su quella strana anomalia che aveva reso inservibili gli incanti di protezione migliori al mondo.

Dopo quella sera, Harry ebbe incubi per molto tempo ed era agitato da una strana inquietudine che non riusciva a spiegarsi. La cosa che non seppe mai era che, nel loro piccolo, tutti i presenti erano turbati dallo stesso inspiegabile nervosismo.

Quasi come se quella notte una consapevolezza terribile li avesse colti, ma che, distratti dagli straordinari eventi cui avevano assistito, non erano riusciti a catalogare quella consapevolezza, che gli era sfuggita dalle dita.

In molti si erano chiesti cosa gli frullasse nel cervello e se solo avessero avuto il coraggio di confrontarsi, avrebbero scoperto che un pensiero comune li univa: il profondo convincimento che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato nel Selezionatore Penrose,  ma nessuno riusciva a capire esattamente cosa fosse e cosa c’entrasse con l’incidente.

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Ecco qua, mi ero rotta i cosiddetti di temporeggiare, volevo entrare nel vivo dell’azione e penso di aver fatto qualche passettino avanti con questo capitolo! Nel prossimo ci sarà sicuramente un bel salto temporale, così entreremo nel vivo della storia! Un piccolo appunto su Lily… è me sputata da piccola, eccezion fatta per la capacità di sottomettere la gente, ma giuro che sono io (senza capelli, senza denti e con i vestiti sporchi da maschiaccio… ah, non dimentichiamoci il “trombone”).

Io comunque aspetto come sempre qualche vostro suggerimento o magari anche solo un lancio di pomodori per dirmi di ritirarmi (sia per il ritardo dell’aggiornamento, sua per lo schifo proposto)! Buon Venerdì sera a tutti!

 

  
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