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Autore: meiousetsuna    06/07/2013    7 recensioni
Tokyo, era Meiji.
Momoko, una donna bellissima e misteriosa, è la proprietaria di un ristorante; ogni giorno incontra tante persone, attratte sia dalla sua avvenenza che dalla sua ottima cucina, ma un pomeriggio un personaggio molto particolare giungerà nella sua vita.
Dal testo: Possibile che quella donna tanto calma avesse visto fare a pezzi i suoi genitori e fratelli, restando in vita, pericolosa testimone dell’accaduto? Le loro supposizioni furono bruscamente interrotte nel momento in cui una palla di pelo arruffato, che emetteva un mugolio minacciosissimo, si precipitò all’interno della saletta, inseguita da Oni, il cane del legnaiolo: nessun nome poteva essere più indovinato visto che il muso dell’animale, come quello del padrone, era davvero grottesco. D’improvviso il gatto, perché di questo si trattava, si girò e con destrezza degna di un ninja decorò il suo oppositore con due profondi graffi tra gli occhi, mettendolo in fuga con la coda tra le gambe.
Buon divertimento!
La vostra Setsuna
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6) Mono no Aware*
Genere: Fantasy, Noir, Romantico


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Erano passati sei giorni da quando Momotarō l’aveva notato, provando un senso di allarme.
Un uomo, piuttosto giovane e abbastanza piacevole, che ogni pomeriggio faceva una passeggiata nel rione, soffermandosi con noncuranza a lanciare un’occhiata all’interno del ristorante.
Non era malaccorto, anzi sembrava abituato a rendersi anonimo tra la folla, con l’abito all’occidentale grigio dei funzionari statali, il passo tranquillo di chi non ha particolari preoccupazioni; anche l’aspetto fisico era alquanto comune: altezza media, folti capelli castano scuro, sopracciglia incurvate all’ingiù.**

Probabilmente un ispettore di polizia, aveva dedotto il gatto; ma cosa voleva dalla sua Signora?
Quella era l’unica parte che gli era chiara: era lei il motivo della sua assidua presenza.
Non conosceva il suo passato, tranne quel terribile incubo di cui era stato testimone, ma non riusciva a credere che quella persona soave potesse essersi macchiata di un qualsivoglia crimine.
Ne era certo, deducendo che al contrario, l’investigatore fosse lì per sorvegliare Momoko contro la possibile presenza di individui pericolosi; certamente l’assassinio della sua famiglia doveva essere stato un evento che aveva gettato nel panico gli abitanti di Nerima, anzi di Tokyo, vista la sua brutalità ed efferatezza.
Giunta l’ora di apertura del ‘Kibi Dango', il felino uscì nel cortile, posizionandosi su una colonna del cancelletto come una statua vivente, col Sole vespertino che giocava coi riflessi del mantello rosato conferendogli caldi bagliori.
‘Eccolo – pensò – verso la solita ora, ma non tanto preciso da incontrare sempre gli stessi abitanti del quartiere’.

Con sua grande sorpresa questa volta l’uomo non proseguì, ma con fare deciso si avvicinò entrando e individuato un posto libero si accomodò, senza richiamare l’attenzione di nessuno per essere servito.
Momoko passò tra i tavolini salutando i clienti, fin quando indirizzando lo sguardo nella sua direzione, lo vide; il suo turbamento fu palese soltanto per un istante, sufficiente però a essere colto dal sesto senso del gatto. Lo conosceva, non c’erano dubbi.
Coi soliti gesti misurati, la donna si chinò a versargli del sake, tornando verso la cucina dimenticando di indicargli il menù appeso vicino al bancone; questo non le impedì di riapparire poco dopo, apparecchiando un pasto composto di makizushi, futomachi al salmone e gelato di rose.***
Posata la ciotolina del dolce Momoko fece per ritirare la mano, quando con un gesto velocissimo l’uomo la bloccò dal polso senza stringere, lasciandola scorrere via lentamente, passando il pollice sulle vene azzurrine appena visibili attraverso la pelle sottile, il centro del palmo, la punta delle dita.

Solo Momotarō  notò quella manifestazione d’affetto, provando un fastidio e un’ansia che se non fosse stato un animaletto si sarebbero detti i moti di un cuore geloso.
Lei fece un cenno che significava inequivocabilmente ‘torna più tardi’, indicando con gli occhi gli altri clienti; senza trattenersi oltre riprese la sua attività, fermandosi solo quando a tarda sera l’ultimo ubriaco uscì cantando un motivetto con voce impastata.
Nell’attimo in cui il suo amico varcò nuovamente la soglia del locale, il tramonto precipitò nell’ombra e il colore piovve giù dal volto di Momoko come un fiore di ciliegio che cede al vento.

* Intraducibile letteralmente con un preciso termine in italiano: ‘La caducità delle cose del mondo’, espressa particolarmente dalla breve fioritura del ciliegio, con la caduta dei fiori in boccio
** Noi le strappiamo, ma in Giappone sono considerate belle
***Makizushi: rotolo di tonno -  Futomaki: frittata con salmone, anche tagliata in forma di sushi. Il gelato fu importato dagli americani all’inizio del 1900. Per la consuetudine giapponese, se una donna cucina per un uomo dei piatti “rosa” è innamorata o gli vuole bene come al migliore amico (Specie il futomaki; in Italia l’abbiamo visto spesso in Gokinjio Monogatari, alias “I cortili del cuore”, dove era chiamato ‘la frittatuccia’ -.-) 

Grazie di cuore, Iansom, margheritanikolaevna, Juunanasai, Lyra_Belacqua per le vostre dolci recensioni; e grazie ancora alle 11 lettrici sopravvissute... a presto, vostra, Setsuna

  
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