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Autore: _Kiiko Kyah    06/07/2013    2 recensioni
Esami di università, problemi con gli amici, nuovi incontri, una sedicenne muta senza memoria in giro per casa da gestire: come far impazzire un ventiquattrenne in crisi.
{ Het; Crack!pairing;] [AU!;] [Fluff; Malinconico; Romantico }
"Ascoltami attentamente, Shirou: l'età è solo un fottuttisimo numero."
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Axel/Shuuya, Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Shawn/Shirou, Shuu, Tsurugi Kyousuke, Yuuka Gouenji/Julia Blaze
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'OTP— the phantom and the cutie.'
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Quello di Atsuya nei confronti della sua coinquilina non poteva definirsi propriamente "amore". Certo, la ragazza ormai occupava gran parte dei suoi pensieri -se non tutti- e gli era impossibile concentrarsi su altro in sua presenza, ma ehi, cose del genere capitavano a tutti. Poco importava il fatto che ormai Yuuka gli fosse indispensabile, e tantomeno era importante il fatto che recentemente l'aveva anche sognata. Cioè, a chi non era capitato di sognare qualcuno di conosciuto? E poi anche la crescente curiosità che il giovane provava nei confronti del passato della mora non era così rilevante. 
< Ahh, ma chi voglio prendere in giro?! > borbottò fra sé e sé rigirandosi fra le coperte. 
Quella era una tipica notte insonne di uno studente di università, l'unica differenza era che lui non stava studiando come un pazzo qualche materia scolastica, bensì stava analizzando i propri sentimenti per una ragazza che non era neanche maggiorenne. Per non parlare del fatto che era muta e sofferente di amnesia. In che casini si era andato a cacciare? Come aveva potuto innamorarsi di una sedicenne di cui conosceva a malapena il nome?! Non era concepibile. Non lo era per niente, neanche rispetto ai suoi standard! 
Yuuka era entrata nella sua vita all'improvviso, come una stella cadente, esattamente tre mesi e mezzo prima di quella notte insonne. In tutto quel tempo, era stato bene in grado di conoscerla meglio, certo, tuttavia ogni informazione che aveva sul suo conto era vaga e non abbastanza approfondita per essere certa. Senza contare che i guai che aveva previsto all'inizio stavano cominciando ad avverarsi. 
Afuro era sempre più scettico riguardo alla misteriosa "studentessa" minorenne che viveva con il suo migliore amico, per esempio. Midorikawa aveva in qualche modo scoperto che i vestiti che Yuuka indossava non erano comprati di tasca sua, ovvero pagati dal padrone di casa; Kidou -che d'altronde non aveva mai visto di buon occhio i fratelli Fubuki a causa dell'argomento Haruna- nutriva seri dubbi riguardo la provenienza della ragazza. 
Quest'ultima capiva perfettamente la situazione, ed ogni giorno che passava dava idea di sentirsi sempre più in colpa. Spesso se ne usciva con testi del tipo Cosa ti accadrebbe se scoprissero tutto? oppure Scusa se ti sto causando tanti guai. Peccato non capisse che a lui non interessavano affatto i guai, ormai non erano la cosa importante. Quello che lo preoccupava era i pensiero che se la verità fosse venuta a galla avrebbero portato quello scricciolo via da lui. E lui questo non l'avrebbe potuto sopportare. 
Il "toc toc" che provenne dall'altra parte del muro gli suggerì che la trovatella si fosse svegliata a causa sua, e decise di smetterla di rigirarsi facendo tutto quel rumore. Si era dimenticato che lei aveva un sonno molto più leggero di quello di Shirou, nonché un udito sicuramente più fine. Sì, u altro problema della convivenza con lei era il fatto che spesso il rosato finiva con il paragonarla a suo fratello; era più forte di lui, dopotutto per anni aveva vissuto con l'albino, quindi a ritrovarsi con un coinquilino diverso era naturale paragonarlo al primo. 
D'un tratto, a placare i suoi pensieri non troppo gradevoli, arrivò un rumore di qualcosa che cadeva, probabilmente proveniente dalla cucina. Preoccupandosi, Atsuya si alzò di scatto dal letto senza pensarci e, ignorando quell'odiosa scritta sul muro alla quale aveva dovuto a malincuore abituarsi tempo prima, raggiunse la luce accesa in cucina, per scoprire con sollievo che a fare quel rumore era stata semplicemente Yuuka, la quale aveva sbadatamente fatto cadere il pentolino nel quale era solita preparare tisane, caffè e camomille varie ogni mattina. 
< Yuuka, che ci fai qui? > domandò, e lei arrossì imbarazzata, grattandosi dietro la nuca. 
Dopo qualche secondo l'adulto si rese conto dell'assenza del quaderno e del pennarello, così si costrinse a riflettere sulle possibile cause della presenza della ragazza in cucina alle due di mattina. 
< Avevi fame? > inclinò la testa, e arricciò le labbra quando quell'altra ridacchiò e scosse la testa. < Uh, allora forse volevi bere? > ritentò, evidentemente fallendo di nuovo. 
Poi lei alzò la mano nella quale reggeva il pentolino, indicandolo con l'altra mano. Atsuya non era mai stato bravo con le sciarade... 
< Cosa volevi fare, una camomilla? > propose infine dopo qualche momento di riflessione, e lei parve contenta di annuire, ancora quel sorriso "alla Yuuka" disegnato sulle sue labbra candide. 
Quelle labbra chiare che non si aprivano quasi mai, quella bocca leggera e delicata che sembrava nascondere sempre dei misteri, quelle stesse labbra che nei sogni del minore -anche se di otto minuti- dei Fubuki erano sempre così morbide e dal sapore dolce. 
Il salmonato desiderò tanto di prendersi a schiaffi, in quel preciso momento. Tanto, moltissimo. Forse non aveva mai desiderato qualcosa come quella di darsi un gran ceffone in quel preciso istante. 

Nonostante l'inconveniente dell'insonnia, la giornata trascorse tranquilla, Essendo un venerdì, le lezioni all'università non furono pesanti, anzi, piuttosto tranquille -fatta eccezione per Afuro, ormai era diventato a malapena sopportabile. Sempre a causa di Yuuka, comunque... 
In ogni caso la ragazza già da un po' aveva deciso di passare le ore di scuola del suo amico nel bar dell'università, a leggere o a conversare come poteva con qualche amico di Atsuya che passava di lì. Non era difficile che persone come Endou o Kazemaru si fermassero proprio per parlare un po' con lei. Forse era un po' rischioso, tuttavia era un buon modo per non destare ulteriori sospetti. 
Comunque quel venerdì si concluse senza problemi e, tornati a casa scampando per miracolo un temporale, lei si era premunita di cingersi le orecchie con le cuffie per evitare di sentire i tuoni e si era messa prontamente a preparare la cena, dato che ormai era quasi ora. Dopo aver finito di cucinare un semplice riso al curry aveva praticamente costretto il suo coinquilino a non mangiare in salotto come suo solito perché se il divano si fosse macchiato di curry sarebbe stato complicatissimo da pulire, e lui si costrinse ad evitare di ricordarle che a causa sua quello stesso divano aveva rischiato di essere ritappezzato completamente e ad obbedire. 
< Ti va di guardare un film questa sera? > domandò mentre aiutava a lavare i piatti. 
La mora parve rifletterci su per qualche secondo, poi annuì sorridente. Era da un po' di tempo che non guardavano un film interessante insieme. Si asciugò le mani e afferrò il suo pennarello. 
Che fanno di bello in tv? - scrisse velocemente. 
Il ventiquattrenne ci rifletté su per qualche attimo. < Dovrebbero fare una commedia... anche se non mi sono propriamente informato, quindi non ho idea di come potrebbe essere. > aggiunse poi, esalando un piccolo sospiro e asciugandosi a sua volta. 
Tentar non nuoce, no? 
< Vedo che siamo in vena di saggezze questa sera. > ghignò divertito. 
Lei gonfiò le gote e gli fece una piccola linguaccia, prima di sfuggire in cucina con un sorriso allegro. Probabilmente, se avesse avuto delle buone corde vocali avrebbe anche riso. 

Perché cavolo non si era informato meglio. Questo si stava chiedendo Atsuya, in quel momento, mentre si rendeva conto che il film che stava guardando con la sedicenne era sì una commedia, ma romantica. E adesso si stava annoiando -non era proprio il tipo di persona a cui una storia d'amore vista in televisione poteva interessare in effetti- e come se non bastasse proprio accanto a lui -presissima dalla storia che era anche piuttosto banale, bah- c'era la ragazza di cui si era -sventuratamente e a malincuore- innamorato. 
Stava faticando davvero tanto a rimanere calmo. Forse stava faticando troppo per rimanere calmo. Ma era quasi impossibile per lui esserlo in quel momento. Anche se si sentiva uno schifo ad ammetterlo, non si era mai sentito così attratto da una ragazza in vita sua. 
E proprio quando pensava che peggio non potesse andare, Yuuka si inclinò stancamente e si appoggiò al suo petto come fosse stato un cuscino, facendogli sentire improvvisamente caldo -cioè, più caldo di quanto già non sentisse prima. Avrebbe voluto sollevarla e chiederle di alzarsi, ciò nonostante non ci mise molto a rendersi conto che gli si era appoggiata perché era sprofondata in uno stato di dormiveglia il quale presto sarebbe sfociato in sonno vero e proprio. 
Lo studente universitario sospirò. Lui stava diventando davvero troppo buono... senza contare che losbadiglio  che esalò poco dopo lo mise abbastanza in allarme. 



Shirou sorrise una volta che fu arrivato davanti alla porta. Non era sicuro che non avvertire Atsuya del fatto che aveva deciso di trascorrere il week-end a casa fosse stata una buona idea, tuttavia era sicuro che il rosato sarebbe stato contento di rivederlo; e poi era molto curioso di sapere perché quelle volte che si erano sentiti a telefono negli ultimi tre mesi il gemello era parso nervoso. Cioè, più del solito. 
Infilò le chiavi nella toppa e aprì lentamente la porta, sicuro che alle sette di mattina di un sabato suo fratello stesse ancora dormendo della gross-- 
Strabuzzò gli occhi senza neanche completare il suo ultimo pensiero. Era forse una ragazza, quella figura minuta e delicata che dormiva sul divano sdraiata su Atsuya?! 

Si trattenne dal gridare, però non poté impedire alle proprie mani di perdere sensibilità, lasciando cadere borsone e chiavi di casa sul parquet del soggiorno. Studiò attentamente quella ragazza con lo sguardo. 
Snella, alta quanto il petto di un normale ventiquattrenne, tratti infantili, gambe mani e braccia molto affusolate. Capelli castani raccolti in due trecce alte, indossava una canottiera rosa, degli jeans non decisamente troppo corti e il grembiule bianco che Shirou aveva ricevuto in regalo da suo fratello. Fisicamente poteva essere al massimo una sedicenne e qualcosa gli suggeriva che purtroppo lo era davvero.
E che ci facesse una minorenne abbracciata ad Atsuya su un divano?! Non era concepibile!
< Atsuya! > gridò stringendo i pugni, e facendo spalancare di botto gli occhi della mora. 
Oh, sonno leggero la ragazzina, eh? In qualche modo, l'albino si stava sentendo in tanti, troppi modi contrastanti nei confronti di quella sconosciuta in rapporti troppo intimi con uno decisamente più adulto di lei. Il salmonato invece ci mise un po' più di tempo per aprire gli occhi, ma quanto lo fece la povera ragazza cadde giù dal divano dando una botta di schiena, senza emettere lamento. Strano...
Quando però sgranò i suoi occhi a mandorla del colore della cioccolata fondente e prese in mano un quaderno e un pennarello nero, pensò che forse le stranezze erano appena cominciate. 
Ci sono due Atsuya-san? - scrisse palesemente confusa, perplessa e preoccupata.
Il ventiquattrenne appena svegliato si stropicciò gli occhi e, dopo aver recepito quella domanda, sollevò lo sguardo stanco verso la porta per incontrare quello alquanto nervoso del gemello. Lì per lì non parve rendersene conto, ma dopo pochi attimi scattò in piedi schiudendo le labbra per la sorpresa. 
< S-Shirou, cosa ci fai qui?! > sbottò visibilmente sconcertato. 
Quello riprese fiato per non apparire troppo arrabbiato. < Si dà il caso che questa domanda dovrei farla io, rivolta a lei. > indicò con un cenno del capo la povera Yuuka, che non stava capendo un accidente della situazione, ckme dimostrato dal punto interrogativo che disegnò sul suo quaderno. 
L'altro Fubuki ebbe un singulto. < E' una lunga storia. > mormorò mordendosi il labbro inferiore. 
< Ho tutto il tempo che vuoi. > fu la replica piccata, accompagnata dalle braccia dell'argenteo che si incrociavano. 
Il rosato seppe di non avere via di scampo. Lanciò un'occhiata alla sua "amica". < Yuuka, puoi lasciare me e mo fratello da soli? Poi ti spiego. > aggiunse notando che la mora era tremendamente inconsapevole di cosa stava realmente succedendo. 
Ciò nondimeno si sollevò in piedi e si avviò in cucina, e piuttosto rapidamente anche. Non appena fu sparita dietro la porta e se la fu richiusa dietro le spalle, il maggiore degli gemelli inarcò un sopracciglio.
< Come dovrei reagire davanti a mio fratello ventiquattrenne che dorme insieme ad una ragazzina visibilmente minorenne? > domandò inasprendo il proprio tono. 
Quell'altro lo scrutò con serietà, con le braccia conserte a sua volta. < Non trarre confusioni affrettate, Shirou. > borbottò infastidito ma preoccupato < Questa è la prima volta che dormiamo insieme ed è successo per caso, e poi è lei che si è addormentata su di me! > provò a difendersi, con scarsi risultati. 
< In quanto, niichan? In quanto tempo è la prima volta? > inquisì infatti l'altro. 
Atsuya sbiancò. < ...tre mesi. > ammise voltando il viso in un'altra direzione. 
< Tre-mesi?! > non si trattenne più dallo sbraitare quell'altro < Sei matto, forse?! > 
Suo fratello gli dedicò uno sguardo stanco, sembrava abbastanza provato. < Non gridare. La spaventeresti. > quella richiesta colpì l'albino come non era mai stato colpito prima. Il rosato si stava preoccupando così malinconicamente di qualcun altro? Anche quando a passare i guai era lui? 
...Che diamine era successo in quei tre mesi in cui era stato assente? 
La risposta arrivò prontamente. Non ci volle molto perché un buon resoconto dei fatti riguardanti quella ragazza, senza la benché minima menzogna in essi, venisse trasferita dalla mente di uno a quella dell'altro. Quest'ultimo si sentiva sempre più strano e nervoso ad ogni parola. Quando finalmente quel racconto finì. si sentì in obbligo di mordersi la lingua per evitare di urlare e quindi probabilmente spaventare davvero quella povera ragazza. Ma con gli occhi si premunì di terrorizzare suo fratello. 
< Avresti dovuto portarla alla polizia. > considerò saggiamente. 
< L'avrebbero mandata in una clinica psichiatrica. E' troppo piccola per essere rinchiusa in quel posto, senza contare che è ancora spaventata del mondo intorno a sé. Anche tu non l'avresti portata lì. > fu il ben più fievole commento del salmonato. 
Shirou incassò il colpo, ma non si arrese. < E' troppo piccola anche per vivere con un uomo adulto come te. > gli fece notare infatti < Io l'avrei fatta alloggiare da qualche amica femmina. >
< Che l'avrebbe portata alla polizia, e blah blah blah. > fece eco l'interpellato, contrariato. 
< Non fare il bambino, potresti anche finire in prigione! > 
< Non è un reato ospitare una persona bisognosa in casa propria, o mi sbaglio?! > 
< Questo no, ma sai benissimo alle possibili cazzate che potresti fare alle cui mi sto riferendo! >
< Pensi che la toccherei mai anche solo con un dito? Non sono un mostro! > 
< Pensi che non ci capisca che stai morendo dalla voglia di farlo, niichan?! > 

Era... così evidente. Per Shirou lo era sicuramente. Impossibile sapere se era così per la sua capacità di psicologo o per l'affinità da gemello che lo legava ad Atsuya. Fatto sta che era chiaro come il sole che suo fratello era così attratto da quella ragazzina che era un miracolo che fosse ancora tutta intera, glielo leggeva nelle iridi azzurre, nei movimenti, in quello che diceva, in come gli aveva raccontato come aveva fatto Yuuka a diventare la sua nuova coinquilina. 
Non era fondamentale che la mora avesse preso i posto di Shirou in quella casa, anche perché non era così. Yuuka aveva creato e occupato un posto totalmente nuovo, nella casa di Tokyo dei Fubuki e nel cuore del minore di essi. 
...
E il fatto che la ragazza fosse apparsa dalla porta con lo sguardo tremante non appena Shirou ebbe terminato quella frase poteva benissimo essere interpretato con il termine "tragedia". 







  
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