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Autore: meiousetsuna    07/07/2013    6 recensioni
Tokyo, era Meiji.
Momoko, una donna bellissima e misteriosa, è la proprietaria di un ristorante; ogni giorno incontra tante persone, attratte sia dalla sua avvenenza che dalla sua ottima cucina, ma un pomeriggio un personaggio molto particolare giungerà nella sua vita.
Dal testo: Possibile che quella donna tanto calma avesse visto fare a pezzi i suoi genitori e fratelli, restando in vita, pericolosa testimone dell’accaduto? Le loro supposizioni furono bruscamente interrotte nel momento in cui una palla di pelo arruffato, che emetteva un mugolio minacciosissimo, si precipitò all’interno della saletta, inseguita da Oni, il cane del legnaiolo: nessun nome poteva essere più indovinato visto che il muso dell’animale, come quello del padrone, era davvero grottesco. D’improvviso il gatto, perché di questo si trattava, si girò e con destrezza degna di un ninja decorò il suo oppositore con due profondi graffi tra gli occhi, mettendolo in fuga con la coda tra le gambe.
Buon divertimento!
La vostra Setsuna
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7)

Genere: Fantasy, Noir, Romantico


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Momoko si sedette, raccogliendo in quel gesto tutte le forze residue, prima di crollare.
Lui si protese per parlarle con riservatezza, malgrado non distinguesse nessun potenziale ascoltatore.
“Ti ho cercata ovunque: non avrei pensato ad un posto così umile; vieni via, siamo ancora in tempo, non posso prometterti una vita agiata ma sarai al sicuro, potremmo nasconderci in America. Farei qualunque cosa per te”.
La donna abbassò gli occhi, girando una mano del ragazzo col dorso in giù, tracciando degli ideogrammi  sul palmo con l’indice: Momotarō non riuscì a resistere alla tentazione di restare, ascoltando i suoi pensieri.

‘Ti sarò grata per tutta la vita, ma ti ingannerei, Kojiro-sama:* ti voglio bene come ad un fratello maggiore, non provo quel genere di amore. Dimenticami, sposa una ragazza che potrà farti felice; se ti chiederanno se mi hai rintracciata, rispondi di no, aiutami un’ultima volta’.
“So di essere troppo poco per te, Fumi no Miya”.**
Una rapidissima visione attraversò la mente del gatto; doveva essere così che nel momento della morte si vedevano passare gli avvenimenti più importanti della propria vita.
Percepì il ricordo di un giorno lontano, quando Tsukiko, la bellissima cortigiana di Mutsuhito, accecata dalla gelosia aveva tentato di avvelenare la piccola Fumi, figlia della sua principale rivale; ma la tazza era stata scambiata erroneamente con quella di una dama, provocandone la morte e spingendo sua madre ad affidarla in segreto al fratello, un samurai che si era rifiutato di mettere a dormire la spada.***

Fumi era stata portata via quella sera stessa e affidata alla famiglia di un ricco mercante di porcellane, che giurò di proteggerla a ogni costo; finché una notte di dieci anni dopo, alcuni uomini dal volto mascherato circondarono la casa.
Suo padre adottivo riuscì a scorgere una sagoma e invece di salvare i suoi veri figli, nascose lei sotto un’asse sconnessa, preparata dal momento in cui aveva accettato quel compito.
I samurai di guardia sopraggiunsero, compreso il giovane Kojirō, riuscendo a eliminare i ninja assoldati per far scomparire quell’imbarazzante testimone, ma troppo tardi per impedire una terribile strage.
In quel momento, Momotarō senti giungere un’assoluta disperazione.

Fumi… no, Momoko, era uscita dal nascondiglio col viso coperto di sangue, la voce soffocata per sempre: né preghiere né minacce le avevano fatto cambiare idea; una volta ricevuta l’eredità era sparita nel nulla, finché Kojiro l’aveva vista, del tutto casualmente.
Il tormento dei loro cuori aleggiava così palpabile nella stanza, da prendere quasi la consistenza agli occhi chiaroveggenti di Momotarō, di un fuoco fatuo;**** poi la donna scrisse qualche altra parola sulla mano dell’amico, rivolgendogli un sorriso stanco.
‘Sono io che porto sfortuna alle persone che mi amano; non potrei chiedere di meglio di te’.
Prima di udire proteste lei fece cenno di tacere, con un dito sulle labbra.
La porta venne richiusa lentamente, la figura dell’uomo, curva sotto un peso immane, che si allontanava nel buio.
“È davvero una persona onorevole, Signora”. Il gatto non riuscì ad aggiungere altro.
‘Conosci il detto, Momotarō-san: tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il samurai’.****

* Sasaki Kojirō = vero famoso samurai… anche se non dell’epoca! (sama = onorifico ‘maggiore’ di san)
** Fumi no miya (Principessa Fumi: una delle vere figlie di Mutsuhito (nome da vivente dell’Imperatore Meiji)
Non c’è nulla di vero nel racconto, ma da regolamento i personaggi storici non possono essere utilizzati in storie erotiche o diffamatorie; per questo il nome della concubina ‘cattiva’ , Tsukiko (figlia della Luna) è l’unico di fantasia
*** Le spade dei samurai che si ritiravano, non erano solo ‘accantonate’. Venivano riposte in foderi interamente di legno; questo rituale si chiamava “mettere a dormire la spada”.
*** Diversamente da noi, in Giappone credono si formi a causa del dolore di qualcuno
**** I samurai si sentirono strettamente legati al fiore di ciliegio per via di una frase contenuta in una famosa opera teatrale: "Hana wa sakuragi, hito wa bushi”, ovvero "Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il samurai"

Grazie ancora una volta, Iansom, margheritanikolaevna, Juunanasai, Lyra_Belacqua, Baldr, per le vostre preziose recensioni; e grazie alle lettrici sopravvissute, tornate in 12!

  
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