'Mi chiamo Carolina, ho sedici anni. Sono figlia unica. Non ho amici. Almeno, non quelli veri. Le persone non si fidano di me e io non mi fido di loro, non mi piace rimanere da sola con qualcuno. Soffro di crisi di panico da quasi due anni, quando mio padre è andato via, senza un motivo preciso. E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In precedenza soffrivo di bulimia. Non ho mai avuto qualcuno con cui parlare. Non ho mai avuto qualcuno con cui ridere, divertirmi, a parte ceci, che a volte smette di essere mia amica. Mia madre lavora tutto il giorno e quando torna non fa quasi nemmeno finta di interessarsi a me. Immagino creda di essere una madre modello.’ Bevo tutto d’un fiato il secondo bicchiere di vodka lemon. ‘Tutto qui.’ ‘Tutto qui?’ ‘Già’ ‘E questi?’ Harry, con mia grande sorpresa, mi afferra i polsi e tira su le maniche della sua felpa. ‘Questi…è stato il gatto’ ‘Già, il gatto’ Dichiara, storcendo la bocca. ‘Ok, non è stato il gatto’ Inizio a piangere. Senza motivo. E mi sento un idiota. Una completa idiota. E so che domattina starò ancora peggio, per la sbronza, e perché mi sentirò doppiamente idiota. Harry stringe la mia testa sul suo petto. ‘No…non piangere…Shh…’ Mi stringo forte al suo petto e sento il battito del suo cuore accelerare mentre mi accarezza i capelli. ‘Harry…’ ‘Si?’ ‘Nemmeno ti conosco…’ ‘Si che mi conosci. Sai più cose di me di tutta l’altra gente a questa festa.’ ‘Ma…’ ‘Shh…Non ti lascio…’ E dopo un ora sono ancora lì, a piangere tra le sue braccia. Ci passano davanti ragazzi ubriachi, ragazzi che vomitano, ragazzi che stanno per fare l’amore, e noi quasi non ci accorgiamo di nulla. Sento la testa che fa male, sento gli occhi e le guance gonfie, sento le gambe intorpidite e i polsi che bruciano. ‘Sai, domani sono due anni dalla notte dell’incidente’ E anche Harry scoppia a piangere. E allora piangiamo. E ci addormentiamo così, abbracciati, piangendo, piangendo tutte le lacrime che abbiamo represso in due anni. Mi addormento cullata dal battito del suo cuore, che resterei ad ascoltare per giorni e non mi stancherei, come se fosse la mia canzone preferita. Ci addormentiamo con la musica che ci pulsa nelle orecchie, con i passi dei ragazzi che ci rimbalzano fra le idee. E prima di addormentarci ci facciamo una promessa silenziosa, una promessa che entrambi sentiamo. ‘Sai, credo di poterti salvare’. E lo crediamo davvero. E in questo momento, in questi secondi prima di dormire, in questi attimi prima di chiudere gli occhi, mi sento viva, come non mi sentivo da tanto tempo.