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Autore: Namikaze    08/07/2013    1 recensioni
Praticamente è il 2020 giorno del'apocalisse. Inizia tutto normalmente, quando all'improvviso si scatenano le catastrofi, il cielo e la terra si squarciano di netto, cala il buio più totale, e si sente una voce. E' Dio, che spiega l'apocalisse, ossia, che sta nella dannazione eterna per tutti, ma non intesa come andare all'inferno, intesa come vagare per la terra per l'eternità, anche quando questa marcirà e finirà, continueranno tutti a vivere vagando nell'universo. Gli unici che potranno salvarsi, saranno coloro che riusciranno 'comprarsi' la morte. Come?..Bhe, vediamolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era concesso morire. Anno 2020; Giorno: Martedi; Ore 17:30. Quel giorno, la morte si prese gioco di me. Nonostante, gli fosse stato negato il suo lavoro principale, aveva trovato comunque il modo di far soffrire la gente. Non riuscivo ad alzarmi, le gambe tremavano, la testa non voleva metabolizzare il tutto, pensavo fosse un sogno. -Svegliati, svegliati cazzo!- Continuavo a ripetermi, dandomi degli schiaffi sulle guance, sperando fosse solo un incubo, desiderando, che quella scena davanti ai miei occhi, scomparisse da un momento all'altro. Volevo svegliarmi, volevo aprire gli occhi e trovarmi nel letto di casa mia, a dover vivere la mia vita normale. -Non è possibile, dev'essere tutto un sogno! Cos'è questa cazzata?!- Continuavo a dire, mentre dentro di me, la rabbia, la tristezza, si accendevano, gli occhi cominciavano a diventare lucidi e la mente si annebbiava sempre più. D'un tratto una strana sensazione mi pervase, un déjà vu, come se quegli attimi, li avessi già vissuti. In quel momento, ricordai di aver sognato questo giorno, questi momenti, la notte prima, causa del motivo, per cui mi svegliai sudato ed in preda al panico. -Perchè lo sto ricordando proprio ora..?- Cercai di alzarmi, con le gambe che a stento mi reggevano in piedi, tentando di mantenere il sangue freddo. -Cosa dovrei fare?..- Mi guardavo attorno, la gente era per strada che urlava, altri, che tentavano di spostare le macerie, piangendo e continuando a chiamare qualcuno, probabilmente un loro caro, finito sotto i resti di quelle palazzine. -Ehi tu, ragazzino..- Qualcuno mi stava chiamamando. Mi girai di scatto, e vidi un gruppo di persone, intenti anche loro, a liberare qualcuno. -S-si?..- dissi tremolante, mentre li guardavo. Avevo capito che volevano una mano. -Sbrigati e aiutaci a tirarlo fuori, è rimasto bloccato..- Mi disse uno di loro, un uomo ben vestito, con la camicia tutta sporca di terra, i pantaloni stropicciati e le scarpe anch'esse mal ridotte. Dimostrava un grande sangue freddo, o forse, reprimeva le sue paure, sta di fatto, che mi avvicinai a loro, senza pensarci troppo, facendo ciò che mi avevano chiesto. -Prendi questo masso e aiutami a spostarlo- Continuava a dirmi, indicando il masso sotto di lui. -Vabbene..- mi avvicinai e lo afferrai, tentando di alzarlo, mentre altri 2 due di loro, vennero a darci una mano. Era molto pesante, ma, con un po' di forza, riuscimmo a sollevarlo e a spostarlo. Subito dopo, si precipitarono tutti a togliere i restanti detriti che sommergevano il malcapitato, mentre io tra me e me pensavo solo ad una cosa. "E' impossibile che sia ancora vivo..nessuno potrebbe sopravvivere dopo essere stato travolto da macerie del genere..". Appena si intravise il suo volto ed il suo corpo, pieni di sangue, pieni di ferite e malconci, lo prendemmo, trascinandolo fuori, e poggiandolo a terra. Era privo di sensi e subito, iniziarono a dargli dei colpi sul petto, urlando di svegliarsi, ma lui, continuava a non dare segni di vita. Io rimasi in disparte, a guardarli esterrefatto. Mi veniva da vomitare, con tutto quel sangue che ci circondava, alla vista di quell'uomo con il braccio tranciato, i conati di vomito iniziavano a farsi sentire. -E' morto..- disse uno di loro, dopo aver constatato il battito cardiaco ormai inesistente. Presero una giacca, e gli coprirono il volto. -Quindi, è tutto finto?..- Disse un loro compagno. -Non è vero che nessuno può morire, erano tutte cazzate, non è vero niente!- Disse. In effetti, in quel momento ci pensai. -..COME DISGRAZIA FINALE, A VOI ESSERE UMANI, SARA' PRIVATA LA FORTUNA DELLA MORTE.- Queste furono le parole che disse Dio, che in quel momento mi balzarono in mente e pensai che quell'uomo avesse ragione, o almeno così credevamo.. -G-grazie..- una fievole voce, si avverti sotto la giacca disposta sul volto di quell'uomo ormai dato per morto. Subito corsero verso di lui, scoprendolo. -Stai bene? Ehi? Mi senti?..- ; -S-si...- Non ci potevo credere, non può essere, non poteva essere vero. E' impossibile, lui..a quell'uomo.. non batteva più il cuore! Eppure, nonostante ciò, continuava a parlare, a respirare!! Tutti rimasero impietriti, nessuno diceva una parola, ci limitammo a guardarci negli occhi, capendo cosa ognuno di noi stava pensando. Quel breve silenzio, venne subito smorzato dalle grida di una donna, che si avvicinò, correndo verso di noi. -AIUTO, AIUTOOO!.- Continuava ad urlare, mentre correva e piangeva. -Vi prego aiutatemi..mio figlio, è rimasto chiuso dentro casa, ed è crollata!- Continuava ad implorare aiuto, con le lacrime agli occhi. Appena sentii quella frase mi ricordai della mia famiglia. Mi girai verso la direzione dove si trovava casa mia, e vidi che il palazzo non era crollato del tutto. Iniziai a correre, lasciandomi alle spalle quegli uomini e quella donna. Avevo in testa solo una cosa, la mia famiglia, speravo che ci fosse qualcuno a casa, e che stesse bene. Correvo più veloce che potevo, il fiato cominciò presto a mancarmi, ma non potevo di certo fermarmi. La paura, di non vedere più i miei cari, mi dava la forza per continuare a correre, a non fermarmi, a non farmi piangermi addosso come avevo fatto fino a poco prima. Raggiunsi presto il portone di casa, ormai distrutto, ridotto ad un cumulo di macerie. Lo attraversai, cercando di stare attento a non farmi male. Dovevo raggiungere la porta di casa, per fortuna, le scale non sembravano aver ceduto del tutto, e quel poco che ne rimaneva poteva benissimo reggermi. "Che fortuna.." Pensai. "Di solito, sono le prime a cadere". Salì molto velocemente, e mi diressi verso la porta di casa, in preda all'ansia, con il cuore che batteva a mille, sperando che non fosse successo niente. Mi trovai di fronte alla porta, l'aprii molto velocemente, trovandomi nell'ingresso. -C'è qualcuno?!- Urlai! -Mamma, papà, Jenny.- Urlavo, sperando che qualcuno mi rispondesse. Purtroppo però, nessuna voce si sentiva, niente, solo il cigolio delle porte semi-rotte, o il rumore delle gocce d'acqua che cadevano dal rubinetto giù nel lavabo. Correvo per casa, guardando in ogni angolo, dalla cucina al bagno, sotto i tavoli, nel salotto, nella stanza dei miei genitori, persino nello sgabuzzino, alla fine giunsi dinanzi alla stanza di mia sorella. Aprì la porta, sperando in un miracolo, sperando che quel coglione di Dio stesse dalla mia parte. "Ti prego.." Sperai nel profondo del mio cuore. "Fa che sia li dentro, almeno lei.. non ha fatto niente". Aprii la porta, con molta forza, irrompendo letteralmente lì dentro. "Je..." Non era neanche lì, controllai sotto il letto, sotto la sua scrivania, sollevai qui pochi mobili caduti a terra, ma lei non c'era. Non c'era nessuno in casa. Mi girai, rassegnato, intento ad andarmene con lo sguardo basso e preoccupato, quando all'improvviso la vidi, era lì, dietro di me, davanti la porta. -Fratellone...- Mi disse, con quel viso angelico, da creatura innocente. Mi precipitai addosso a lei, inginocchiandomi per riuscire ad abbracciarla e stringendola a me. -Oh jenny...- le dissi, con gli occhi lucidi. Dentro di me, mi sentivo rassicurato, rasserenato dal fatto che stesse bene, avevo temuto il peggio. -Fratellone...- mi disse con la sua tenue voce, mentre si stringeva a me iniziando a piangere.. -Hai sentito anche tu?..- parlava, con le lacrime agli occhi. -Non preoccuparti amore mio, non è niente..- le dissi, cercando di consolarla, dimostrandomi forte. Non volevo che stesse male, non volevo farla preoccupare, era solo una bambina, cosa aveva fatto di male? Perchè Dio aveva dato il permesso di ammazzare creature così docili? Che cazzo gli prende! Non era buono e misericordioso? La mia ira cresceva, la mia voglia di proteggerla aumentava sempre più, avrei dato tutto per lei. Continuava a piangere, quindi, la presi in braccio cercando di consolarla. -Non piangere, vieni qui..- Insieme, ci dirigemmo fuori dalla casa, con molta cautela, credendo fosse la scelta migliore. Piano piano, si calmò, e la poggiai a terra. -Ecco, fai la brava adesso..- Si asciugò le lacrime sul viso con le mani, prima di stringersi a me. Io nel frattempo, avevo preso abbastanza coscienza della situazione, non era il momento di farsi prendere dal panico, e come prima cosa, dovevo capire dove fossero i miei genitori. -Jenny, hai per caso visto mamma e papà?..- Credendo che forse, prima di tornare a casa, li avesse visti. -Nono..- disse, scuotendo la testa. "Mh.." Pensai a cosa fare, era palese che in una situazione come questa, non potevamo di certo starcene fermi, dovevamo agire al più presto, ma come? Cosa avrei dovuto fare? Decisi cosi, di recarmi nella zona dove lavoravano i miei, entrambi commessi in un negozio, ed entrambi di turno quel pomeriggio. "Chissà se stanno bene.." Nel frattempo, per evitare che mia sorella assistesse a quelle scene atroci che si susseguivano per strada, la presi di nuovo in braccio, poggiando la sua testa sulla mia spalla, cosi, da oscurarle la vista per non farla traumatizzare. Il negozio, non distanziava molto da casa mia, forse 10 minuti ma dovevamo muoverci, cosi, affrettai il passo. Ovunque, si vedevano volti sconvolti, alcuni invece, erano sollevati, forse perchè avevano ritrovato i loro cari, vivi e vegeti. Ovunque però c'erano macerie. Inoltre, come se non bastasse, a complicare le cose c'era quell'enorme frattura sulla terra che divideva la città di netto in due parti, ed il negozio dei miei genitori, si trovava dall'altro lato. -AIUTO, VI PREGO AIUTATEMI..!- -Papà..papà, rispondi..- -No..com'è possibile? Perchè, proprio a me? Cos'ho fatto?- Quelle voci che si udivano dappertutto, erano strazianti, il panico dilagava nelle strade, ma soprattutto nei cuori della gente. Quella che sarebbe dovuta essere una giornata come le altre, si è rivelata un incubo. -Mamma..- mentre ero intento a camminare, riconobbi quella, che era la voce di un mio compagno di scuola.. -Mamma.. svegliati..- era riuscito a tirare fuori la madre dalle macerie, ma non dava segni di vita, era morta. Con le lacrime agli occhi, e il volto della madre tra le sue mani, la implorava di svegliarsi.. ma era impossibile, questa volta lo era per davvero. Dopo aver assistito alla scena di prima, di quell'uomo che si risvegliò, nonostante il suo battito nullo, non avevo dubbi, chiunque morisse, in realtà continuava a vivere. Ma quella situazione era diversa..perchè, alla madre..mancava completamente tutta la parte al di sotto del linguine. -Mamma..ti prego rispondimi..- Continuava imperterrito, senza volersi rassegnare. Mi fermai, assistendo a quella scena, immobile..ma ciò che vidi di lì a poco, mi fece semplicemente rabbrividire, sgranai gli occhi, indietreggiando, mentre il vomito saliva di nuovo. La madre, si svegliò, come se fosse tutto normale. "Non è possibile.." pensavo, mentre affrettai subito il passo, lasciandomi quella scena alle spalle, con le gambe che stavamo per cedere da un momento all'altro, reduci dello sforzo affrontato per tutto quel periodo. "Che cazzo succede.." Pensavo, dovevo trovare alla svelta i miei genitori. Intravidi il negozio dall'altro lato, ma prima che potessi urlare il loro nome nella speranza di essere sentito, venni fermato. -Alex..sei tu!-, Mi girai di scatto. Era un collega dei miei genitori, un amico di famiglia. -Oh buongiorno..- dissi frettolosamente. -Ha visto i miei genitori per caso?..- Fu la prima domanda che mi venne in mente, sperando in una risposta positiva. Abbassò lo sguardo a terra. -Allora..? Che succede?..- dissi. -Alex..i tuoi genitori..sono..sono scomparsi!- -S-scomparsi..?- balbettai. "Impossibile" pensai tra me e me. -Che cazzo stai dicendo?- Lo aggredii immediatamente, scaricando tutta la mia rabbia e frustrazione su di lui. Non mi rispose, continuava a tenere lo sguardo basso. Capii, che era del tutto inutile, così mi calmai e poggiai mia sorella a terra, senza pensarci troppo. Nella mia mente adesso, regnava il chaos. "Cosa devo fare? Come mi devo comportare? Sono solo, con mia sorella.. non so cosa fare" ero nel panico più totale. Mi girai, lasciando alle spalle mia sorella, che dava la mano ad Alessandro, ormai volto conosciuto ai suoi occhi, e guardai dall'altra parte della frattura il negozio dei miei genitori, sperando che venissero fuori da un momento all'altro. Caddi a terra all'improvviso, qualcuno mi spinse, mi aveva dato un calcio. -Ehi, che cazz..- Caddi, come un sasso, subito mi girai, cercando di alzarmi, cercando di capire chi fosse stato. Come se non fossi abbastanza distrutto per ciò che stava succedendo, quella scena che mi si presentò davanti, che non riesco neanche a descrivere, che fa lacrimare il mio cuore, ogni volta che ci penso, fu qualcosa di atroce. Quel giorno per me, non si limitò ad essere il giorno dell'apocalisse, quel giorno, non persi solo la mia vita, o la mia dignità di essere umano, persi molto di più, davanti ai miei occhi mi venne strappato ciò che di più caro avevo su questo mondo. -J-Jenny...no..- In quel momento, il mondo mi cadde addosso, mentre una goccia di sangue schizzò sul mio viso. Non riuscivo a parlare, il mio corpo si rifiutò di muoversi, assistevo passivamente a quella scena. Mia sorella, veniva colpita alla testa con un masso, una, due, tre volte, da colui che ritenevo un amico di famiglia, fino a cadere a terra, mentre continuava a fissarmi, con gli occhi ancora aperti. Riuscivo ad avvertire le sue grida, lei che mi diceva: -Fratellone, aiutami!- Riuscivo a sentirlo, dentro di me lo avvertivo, eppure, il mio corpo non voleva muoversi. -Muori, non voglio vivere questo inferno, se è tutto vero, presto me ne andrò!!- Era la sua voce, la voce di Alessandro, che colpiva ripetutamente mia sorella, con un masso. Continuava a macchiarsi di sangue, di sangue innocente, che fini per coprire parte del mio viso. Io guardavo quella scena, allungando il braccio verso mia sorella, caduta ormai a terra inerme. La mia mente non era in grado di pensare, il mio corpo non era in grado di muoversi. -Quindi.. è tutto vero.. il mio indicatore..- Disse, guardandosi il braccio, gettando il masso a terra, davanti agli occhi increduli di chiunque fosse lì intorno, e scappando lontano. Mi avvicinai a mia sorella, senza spiccicare una parola, vergognandomi di ciò che avevo fatto, ripudiando la paura che avevo avuto qualche attimo fa, che non mi ha permesso di salvarla, di sacrificare la mia vita per lei, ma allo stesso tempo, sperando che si sarebbe svegliata, come era già accaduto a molti altri. Purtroppo questo non accadde, non si svegliò più, rimasi lì ore intere ad attendere, piangendomi addosso, maledicendo Dio per ciò che aveva permesso. Nessuno sa che fine fanno i bambini uccisi, c'è chi dice che salgano in cielo come angeli, c'è chi dice che, Dio, volesse salvarli, dato che sono esseri innocenti e senza peccato, ed è per questo, che ha scelto proprio loro come 'vittime' da sacrificare; ed infine, c'è chi dice che le loro anime vaghino su questa terra, proteggendo i loro cari. Non so se siano vere o no queste voci, so solo, che quel giorno permisi a qualcuno di troncare una vita innocente, quella di mia sorella, quel giorno, permisi la sua morte. La morte, continuava a prendersi gioco di noi essere mortali, proprio nel momenti in cui sembrava alle strette, in cui vedeva il suo potere annullarsi, aveva trovato un modo per riscattarsi. Da quel momento in poi, la mia vita fu solo in salita, fino a quando non incontrai lei.. Fine primo capitolo. ------------------------------------------------------------------- Scusate eventuali errori, ho cercato di rileggerlo più volte e correggerlo.
  
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