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Autore: Clover by Clover    21/01/2008    2 recensioni
Questa storia narra di un principe della guerra. Infelice e solo nel profondo quanto gli occhi di tutti coloro che aveva ucciso. Questa è la storia di un generale rispettato dagli alleati e temuto dai nemici. Come io sia venuto in possesso di queste informazioni non vi è dato saperlo, cari lettori, poiché questa è anche la mia storia. Di quando lo conobbi. Di quando fece di me uno dei suoi tanti amanti
Genere: Romantico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Αταλαρικω
Atalarico

Capitolo I
SEGRETO

Questa storia narra di un principe della guerra. Infelice e solo nel profondo quanto gli occhi di tutti coloro che aveva ucciso. Questa è la storia di un generale rispettato dagli alleati e temuto dai nemici. Come io sia venuto in possesso di queste informazioni non vi è dato saperlo, cari lettori, poiché questa è anche la mia storia. Di quando lo conobbi. Di quando fece di me uno dei suoi tanti amanti.

Non vi era persona, che abitasse in pianura o sulla punta estrema di una montagna, che non conoscesse quel nome, e la fama terribile che lo accompagnava. Atalarico. Un nome che faceva mormorare molti, terrorizzati, ma che ne faceva tacere ancora di più. Bastava solo un voce, un sussurro spaventato di fanciulli per far tremare gli uomini più valorosi, per far sprangare porte e finestre nei piccoli villaggi dimenticati da Dio. Poiché anche lì giungeva la scia di sangue che aveva lasciato dietro di lui, pareva quasi di vederla, la traccia scarlatta impressa nella neve sopra l’ultima battaglia.
Alcuni ne decantavano le lodi anche, li sentivo quando non ero altro che un bambino, ascoltavo con un misto di rispettoso timore quelle storie ai limiti della comune concezione di realtà. Di come, solo, aveva affrontato un esercito di diecimila uomini, uccidendone a centinaia armato solo di una spada. Di come con una manciata di fidati compagni si era lanciato all’assalto del palazzo di Savior, le cui mura, si narrava, erano insormontabili per la cima che sfiorava addirittura le nuvole, espugnandolo e decapitando il Re per poi esporne la testa mozzata ancora grondante di sangue davanti alla sua tenda. C’erano poi storie ancora più cruente, che mia madre cercava di non farmi ascoltare, raccontate nelle più luride bettole, nelle quali coloro che dicevano di averlo conosciuto di persona, narravano della sua quantomeno crudele abitudine di uccidere generali nemici nella propria tenda dopo aver stipulato con loro un armistizio.
Io non sapevo come giudicarlo, non riuscivo neanche ad immaginarmelo. Forse, pensavo, era un omaccio alto, con la barba e i baffi folti ed un’espressione feroce perennemente dipinta sul viso. Oppure si trattava di un individuo esile con i lineamenti serpenteschi tipici di un mago o di un incantatore (come avrebbe fatto altrimenti a conquistare i Cinque mondi se non con l’ausilio di una qualche arte magica?). O ancora un sicario dagli occhi di ghiaccio pronto ad uccidere in qualsiasi momento anche il più indifeso degli uomini.
Ma non ne seppi mai abbastanza finché il suo esercito si accampò accanto al nostro villaggio. Allora avevo solo sedici anni e soltanto adesso capisco quanto avrei voluto chiederti di più su di te, Atalarico. Quante domande sono rimaste sospese a mezz'aria, in attesa di una risposta che non hanno mai avuto. Solo adesso mi rendo conto di quanto poco sapessi in realtà di te, di quale minimo frammento della tua complessa anima conoscessi in realtà e di quanto vorrei averti qui adesso. Adesso che non ci sei più, da nessuna parte.

Un uomo di bassa statura avanzava nella tormento quel giorno, il mantello gli copriva completamente i tratti del viso, ma dall’andatura incerta si poteva evincere con relativa certezza che si doveva trattare di un anziano. Con l’aiuto di un vecchio bastone contorto raggiunse l’accampamento proprio nel momento in cui due sentinelle si stavano dando il cambio. Una fortuna per lui, visto che quella appena subentrata era poco più che un ragazzo e sicuramente sarebbe riuscito a passare senza troppe grane.
-Chi va là?!- esclamò il giovane cercando a tentoni l’elsa della spada che portava legata al fianco per non distogliere gli occhi dallo sconosciuto.
-Un umile messaggero.- rispose l’altro alzando una mano aperta ed il bastone per dimostrargli di essere disarmato. La sentinella lo squadrò per un attimo da capo a piedi, valutando, probabilmente, se fosse stato capace o meno di batterlo in caso di bisogno, ed, dopo aver stabilito che di certo ne sarebbe stato in grado, gli si rivolse più calmo.
-Che notizie porti, vecchio?- domandò imperioso sormontandolo con tutta la sua altezza (non era certo un’impresa ardua visto che il pover’uomo era anche ingobbito sulle ginocchia traballanti)
-Notizie che non posso rivelare ad un sentinella. Notizie destinate alle orecchie di uomini decisamente più potenti- sussurrò flebilmente ma abbastanza chiaramente da far irritare il giovane.
-Ebbene credo allora che dovrete andarvene, perché, come potete ben vedere, c’è solo una sentinella qui.- rispose colto sul vivo. L’anziano uomo stava ancora per ribattere quando un terzo uomo apparve alle spalle del ragazzo e lo spinse da un lato.
-Chi cercate, dunque?- domandò dall’alto della sua stazza imponente ma senza impertinenza nella voce.
-Il generale Atalarico, tenente Yurik- a quel nome la sentinella sussultò come gli avessero pestato un piede e sotto al mantello lo sconosciuto sorrise. Anche il nuovo arrivato, che portava il nome di Yurik, distese il volto barbuto in un largo sorriso da gigante buono assestando una manata alla spalla del vecchio e facendolo visibilmente barcollare.
-Tanako! Amico mio!- tuonò in una risata che per poco non fece tremare anche la terra. –Quanti decenni sono che non vedo la tua brutta faccia da queste parti?- continuò sempre più entusiasta sorpassando la sentinella con una sola lunghissima falcata e sospingendo nello stesso tempo Tanako nell’accampamento.
-Direi parecchi- sospirò quello seguendolo con un po’ di sforzo e massaggiandosi di tanto in tanto la spalla ancora dolorante per la pacca dell’amico.
-Allora? Cosa è successo?- gli chiese Yurik riducendo la voce ad un sussurro. –Qualcosa di grosso?- Tanako scosse impercettibilmente il capo.
-Mi dispiace Yurik, amico mio…- disse leggermente rammaricato -…ma, come ho già detto, ne devo parlare direttamente con Atalarico-
Yurik sbuffò impaziente (gesto che lo fece assomigliare incredibilmente ad un muflone annoiato) e strinse le labbra. –Dipende se te ne accorderà la possibilità…- replicò scettico mentre attraversavano il campo e una trentina di teste di giovani soldati si voltavano nella loro direzione, incuriositi e attoniti.
-…sai oggi non è proprio di ottimo umore…- continuò con l’aria di chi aveva sperimento gli effetti di quel nervosismo in prima persona.
Tanako non si lasciò minimamente impressionare e continuò spedito verso la grande tenda del generale, che già si stagliava enorme davanti a loro.

Quando entrarono due omaccioni, più robusti addirittura di Yurik, si misero loro di fronte con fare minaccioso. Ma appena riconobbero in Yurik un loro superiore, si scostarono immediatamente chinando il capo.
-Tenente…- mormorano.
L’atmosfera, in quel luogo relativamente ampio, dava già l’impressione di soggezione tipica di chi si trova al cospetto di una leggenda; eppure nulla avrebbe fatto intendere che il ragazzino magro, dai capelli neri ed il volto scarno ed emaciato che avanzava verso di loro fosse veramente il grande Atalarico, colui che aveva messo in ginocchio i Cinque mondi, nulla, se non la reazione reverenziale di tutti i sottoposti presenti in quel momento e gli occhi. Occhi così chiari da sembrare un tutt’uno con la pelle diafana, occhi splendidi e tremendi, occhi che incatenavano lo sguardo in spire invisibili e mortali, occhi che avevano visto le vite di molti interrompersi.
-Generale…- disse subito ossequioso Yurik facendo un breve inchino composto. Atalarico lo guardò per un secondo con un’espressione indecifrabile e subito fissò il nuovo arrivato. Tanako sostenne senza problemi quello sguardo di ghiaccio e fuoco.
-E’ un onore incontrarvi di nuovo, Atalarico- disse infine facendo per inchinarsi a sua volta ma il generale gli prese una spalla e lo fermò.
-Non lo fate- il timbro cristallino della sua voce andò ad infrangersi su muri invisibili e si disgregò in piccole schegge che echeggiarono ancora per un attimo nella tenda.
-Non lo fate…- ripeté -…voi siete l’unico uomo in tutti i Cinque mondi a potervelo permettere, Tanako- il suo tono si addolcì e sembrò che stesse quasi accennando un sorriso.
Tanako lo guardò incerto e poi scoppiò a ridere fragorosamente abbracciandolo come se fosse stato un fratello ritrovato.
-Atalarico, Atalarico… la gloria non ti ha cambiato affatto, quasi ci credevo a tutto quel teatrino del generale!- esclamò tra un risata e l’altra. Le guardie avevano intanto spalancato così tanto la bocca che sembrava gli si stesse per slogare la mascella. Yurik invece se ne stava tranquillo in un angolo, probabilmente abituato a scene simili.
-Non mettere a repentaglio la reputazione che ho guadagnato con tanta fatica tra i miei uomini.- rise Atalarico divertito. Poi prese due sedie e si accomodò su di una, invitando Tanako a fare lo stesso.
-Allora? Che mi racconti mio buon amico?- domandò più rilassato prendendo un sigaro scuro da una tasca della veste e accendendolo con noncuranza.
Tanako gli si sedette di fronte ed incrociando le mani sull’impugnatura del bastone ci poggiò sopra il mento rugoso.
-Molte cose. Ma…questo posto mi sembra un po’ troppo affollato…- disse facendo un cenno eloquente col capo ai tre alle sue spalle. Atalarico alzò un sopracciglio nella loro direzione che bastò a far dileguare le due guardie ma che fece rimanere interdetto il povero Yurik.
-Anch’io?- domandò flebilmente. Atalarico assentì e l’imponente energumeno se ne andò con l’espressione avvilita di un cane bastonato.
-Dunque?- riprese il giovane generale facendosi più serio.
Tanako si schiarì la voce e la portò ad un sussurro appena udibile.
-So che in questo periodo sei preoccupati dai pirati nel mare Orientale- Il viso di Atalarico ritornò nuovamente all’inquietante maschera d’indifferenza e spietatezza che usava solo con i soldati.
-Ebbene, sono venuto a sapere che si sono bloccati nella gola del Falco, vicino alla costa ghiacciata, metà delle loro navi sono andate completamente distrutte e l’altra metà è incagliata. La ciurma è decimata. Non è rimasta che una manciata di uomini stanchi, infreddoliti e con un forte desiderio di ammutinamento. Non riusciranno a ricompattare le loro fila prima di tre settimane, tempo sufficiente per condurre l’esercito a Sinya ed espugnarla… -
Gli occhi di Atalarico sembrarono brillare di luce propria.
-Ciò significa…- iniziò mentre un tremito alle mani tradiva la sua eccitazione.
-Ciò significa che la Sesta contea è tua, Atalarico.- concluse per lui Tanako.

Quella sera il vino e la birra scorsero a fiotti e molte gole ne furono abbondantemente bagnate. La spedizione verso Sinya sembrava ormai un’idea folle, visto che sicuramente i pirati, con le loro navi veloci, li avrebbero anticipati di almeno tre giorni, e al loro arrivo non avrebbero trovato altro che una città distrutta e spogliata di ogni cosa. Ma quell’imprevisto faceva proprio al caso loro. Non c’era più nessun ostacolo ora, tra loro e la Sesta contea.
Mentre l’esercito festeggiava, però, Atalarico rimase nella sua tenda, dopo aver congedato anche Tanako, vestito solo con una veste di sete leggera che faceva apparire la sua pelle ancora più nivea.
Si era fatto preparare una vasca per fare un bagno caldo, atto che, per una scaramanzia ormai cristallizzata in anni ed anni di vittorie, lo rimetteva in sesto.
Con delicatezza fece scivolare la tunica impalpabile lungo il corpo fino alle caviglie. Con dita tremanti per l’improvviso freddo che aveva colpito l’esile fisico, afferrò i bordi della vasca e vi entrò lentamente, godendosi ogni attimo di quel meritato tepore. L’acqua lo lambì piano, dalle gambe snelle e sottili, al ventre piatto, alle braccia e al collo affusolato fino ad arrivare ai piccoli seni rotondi, perfetti nel loro candore, costretti di solito in un bustino elastico.
Chissà, pensava crogiolandosi in quel bel caldo, cosa direbbero le legioni se sapessero di essere state sbaragliate da… una donna

  
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