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Autore: LadySweet    08/07/2013    4 recensioni
Ciao! =) Eccomi con un'altra storia su Berubara! =) Questa volta i nostri personaggi sono catapultati in un'epoca diversa. Siamo nel tardo medioevo in Inghilterra. Una ragazza sta scappando da casa. Un ragazzo ha una missione importante, e mille ostacoli da superare per portarla a termine. Primo fra tutti:lei.
Spero di avervi incuriosite! =) Si accettano naturalmente recensioni e critiche costruttive! =) Mi raccomando ditemi cosa ne pensate così so se continuare o meno! =) Grazie! =)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! =) Sono tornata presto questa volta, visto? =) Vi voglio ringraziare tutte di cuore per non esservi dimenticate di me e della mia storia, e di avermi riaccolta così calorosamente! Grazie davvero!
Ho notato che state odiando Smith, lo capisco bene, ma abbiate fiducia nell'amore! =) Buona lettura! =)

Cavalcai finché non fu l'alba. Da sola, nel più completo silenzio... all'esterno. Perché nel mio cuore e nella mia testa tutto gridava! Il mio cuore piangeva per quello che ero stata costretta a fare e per le ingiustizie fino a questo momento subite. La mia testa gridava con forza la sua ragione, la viltà e la cattiveria di quell'uomo, l'insensibilità di mio padre... Possibile che il mondo fosse così subdolo e crudele? La risposta ovviamente era si. E io ne ero una delle prove: principessa di un regno governato da un padre tiranno, che solo per i soldi mi aveva promessa in sposa ad un assassino ricattatore, innamorata del più acerrimo nemico di mio padre. “Figliola fareste meglio a farvi monaca, o a togliervi la vita!” mi hanno detto più volte. Ma io non avevo nessuna intenzione di rinunciare alla mia felicità senza lottare fino all'ultimo tentativo. Così mi ero fatta coraggio e avevo sopportato stringendo i denti, tutte le sofferenze e i problemi che questa vita maledetta aveva messo sul mio cammino. Quei pochi e intensi attimi di felicità me li ero creati con le mie mani, e non con poca fatica. E adesso eccomi qui, in sella ad un cavallo, a cavalcare da sola nella notte, con il cuore a pezzi verso la mia disperazione, ad affrontare l'ennesima sfida.
Alle prime luci dell'alba il mio cuore iniziò ad accelerare i suoi battiti.
Sicuramente André, da li a poco si sarebbe svegliato, e avrebbe d sicuro trovato la lettera.
Chissà come avrebbe reagito.
Male sicuramente. Forse avrebbe gridato e pianto e lanciato tutte le sue cose per aria. O magari avrebbe tenuto segreto il suo dolore. In quel momento mi resi conto che sapevo davvero poco di lui. Non sapevo quale fosse la sua pietanza preferita, il colore che adorava, l'arma con cui era più bravo, se avesse provato affetto per altre donne, come si chiamasse il suo cavallo... Insomma io non ero certo una esperta in relazioni di coppia, anche perché di questi tempi raramente ci si sposa per amore, ma si usano i matrimoni combinati per convenienza, in cui gli sposi nemmeno si conoscono, e non è necessario che uno conosca i gusti dell'altro, basta solo il nome. Ma noi saremmo state una di quelle poche coppia a sposarsi perché c'era un sentimento a legarci, perciò avremmo dovuto passare del tempo a conoscerci meglio. Se mai fossimo riusciti a ricongiungerci.
Quel giorno mi fermai solo un paio di volte per mangiare qualcosa e concedermi un paio d'ore di sonno. E così feci anche il secondo giorno. Dovevo guadagnare più tempo che potevo.
Alle prime luci del terzo giorno incappai nell'ultimo villaggio prima del confine con il mio regno. Mi fermai in una locanda, mi sedetti ad un tavolo, e estrassi la lettera. La rilessi una volta e poi la osservai. Decisi di inviare ad André la prima parte:
Cara principessa,
se vi state chiedendo come facevo a sapere dove vi trovate, la risposta è molto semplice: io ho occhi e orecchie in tutti i regni. Sono sempre stato al corrente dei vostri spostamenti, e se vessi volto, sareste già qui a palazzo con me. Se siete ancora libera è perché io ho voluto così. Sapete una volta che saremo sposati non avrete più la libertà di muovervi dal palazzo, quindi come regalo di nozze vi concedo di godervi la vostra libertà. Sono perfettamente consapevole del fatto che detestate l'idea di convogliare a nozze con me, ma ho qualcosa che credo vi farà cambiare idea.”
Ero sicura che già dalle prime righe avrebbe intuito di chi si trattasse. Chiesi al locandiere se sapeva dirmi a chi potevo rivolgermi per spedire una lettera. Lui mi indirizzò da un uomo, un paio di case più in la che si occupava di questo. Diedi la lettera all'uomo e chiesi di tagliare la lettera fino al punto scelto, di imbustarla adesso e di farla avere al re il prima possibile. Come mittente feci mettere solo “Diane”. Lui avrebbe capito subito che ero io. Poi diedi disposizione che le due parti rimaste sarebbero dovute arrivare a palazzo a due giorni di distanza l'una dall'altra. Le feci tagliare e imbustare all'istante così da assicurarmi che nessuno ne leggesse il contenuto, pagai forse un po' più del dovuto, ma era un buon modo per assicurarmi che le mie richieste fossero esaudite nel modo corretto. Poi mi rimisi in marcia.
Fu un viaggio davvero lungo ed estenuante. La mia mente venne attraversata da mille pensieri diversi: alcuni era i bei ricordi dei momenti passati al castello, ma la maggior parte erano pensieri orrendi, possibili ipotesi del futuro che mi attendeva, di quello che poteva succedere, dei modi peggiori in cui poteva finire quest'incubo.
M finalmente, dopo 6 giorni di viaggio arrivai davanti a Villa Lamia.
Era un castello parecchio imponente, molto scuro. Il buio della sera poi lo rendeva ancora più spaventoso. Entrata nei giardini il mio cavallo venne preso in custodia dallo stalliere.
Sempre con la paura nel cuore arrivai al portone e bussai.
Si aprì una finestrella e mi venne chiesto chi fossi. Mi annunciai. La finestrella si richiuse e dopo due secondi il portone si aprì. Mi venne fatto cenno di entrare, e così feci, a passo lento ed incerto.
L'ambiente interno era tetro e scuro. Pochi candelabri illuminavano il corridoio che portava alla stretta scalinata. Mi fecero accomodare nel piccolo salottino sulla destra. Era ammobiliato con l'essenziale: un camino acceso, due poltrone davanti, un tavolo in mezzo, delle pesanti tende alla finestra e un enorme quadro sul camino. La fioca luce delle fiamme però non permetteva di distinguere bene le figure. Iniziai a passeggiare avanti e indietro per la stanza. Il solo pensiero che stavo per incontrare quell'uomo viscido mi dava la nausea. Un paio di minuti più tardi sentì dei passi avvicinarsi, così mi voltai verso la porta giusto in tempo per veder apparire dietro di essa Edward Smith.
Era più o meno come me lo ero immaginato. Statura media, capelli neri lunghi fino alla nuca, corporatura tarchiata, sguardo inquietante, da verme. Mi squadrò da capo a piedi senza dire nulla per qualche istante, poi parlò.
-Benvenuta mia cara. - disse avvicinandosi a me. Io feci qualche passo indietro. - spero che il vostro viaggio sia stato piacevole... - Non risposi. - suvvia mia cara non è educato non rispondere.
-Il mio silenzio è certamente più educato degli appellativi che meritereste. - dissi orgogliosa.
-Vostro padre mi ha parlato del vostro carattere orgoglioso e fiero. Anche nelle situazioni peggiori mantenete un comportamento degno di una principessa. E poi siete ancora più bella di quello che ricordavo.
-Non ho bisogno dei vostri elogi. Voglio sapere se manterrete la promessa fatta nella lettera.
-Ma certamente, io sono un uomo di parola. E poi troppe morti innocenti sulla coscienza non fanno bene.
Sarete certamente stanca dal lungo viaggio. Venite, vi mostro la vostra camera.
Così nel silenzio lo seguì a qualche passo di distanza fino alla mia camera, molto essenziale anch'essa. Non mi lamentai.
-Avete fame, vi faccio portare qualcosa?
-No grazie, sto bene così. - e detto ciò, senza aspettare risposta chiusi la porta.
Avevo passato con lui si e no 5 minuti in totale e avevo già il voltastomaco. Mi affacciai alla finestra. IL cielo era pieno di stelle, la luna piena dava un tocco di luce. Il panorama era anche gradevole, ma non sarebbe stato sufficiente a tirare su il mio umore, che in quel momento era sotto terra.
Mi chiesi se anche lui stava guardando le stelle, se avesse ricevuto i primi due pezzi di lettera... Sentivo enormemente la sua mancanza e non potevo nemmeno fargli sapere che ero arrivata sana e salva, che stavo bene...
Uno sbadiglio mi riportò alla realtà, ricordandomi che il mio corpo aveva bisogno di riposo. Così presi fuori dalla mia sacca la camicia da notte. La indossai, riponendo accuratamente l'abito sulla sedia.
Mi misi a letto e senza accorgermene, stavo già dormendo...
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Allora, capitolo decisamente più corto dell'altro ma è un capitolo di transizione. Era solo per raccontarvi il viaggio di Oscar verso il castello di Smith. Il prossimo sarà più lungo. Vi informo già da ora che i prossimi capitoli vi introdurranno nella fase conclusiva della storia. Spero che vi sia piaciuto! =) Alla prossima!! =)

   
 
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