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Autore: BekySmile97    08/07/2013    1 recensioni
Mi avvicinai cauta e guardai nell’angolo che mi indicava. In effetti c’era qualcuno seduto sulla sedia rotta di mia nonna, ma non riuscivo a capire chi era, quindi mi sporsi ancora un po’, per cercare di capire chi fosse.
(...)
“Ma cosa…” balbettai in preda al panico, mettendomi in ginocchio.
“Ti sei fatta giocare dal tuo opposto. Peccato… avevo scommesso che non ti saresti fatta fregare.” disse la figura nell'angolo, alzandosi e venendomi incontro.
“Peccato davvero…” sussurrò guardandomi da due occhi blu scuro, mentre tutto diventava nero.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4: Preparativi
 
Una casa senza libri è come un corpo senz’anima.
 
Cicerone

 
Di nuovo quell’ombra.
Mi inseguiva nell’erba alta senza pietà e, quando finalmente uscii dal prato, ritrovandomi in un mondo fatto di frammenti di specchi, mi girai e urlai alla figura nascosta nell’erba: “Che cosa vuoi da me?”
Non mi rispose. Si limitò a ridere come un pazzo e a corrermi incontro ad una velocità tale da non permettermi di vederlo in faccia e farmi cadere a terra.
E due occhi blu continuavano ad osservarmi.
 
La botta fu più reale del previsto.
Ero semplicemente caduta giù dal divano, procurandomi un livido enorme sul fondoschiena.
Se un buon giorno si vede dal mattino, allora quello avrebbe fatto schifo.
Scacciai gentilmente Samuele fuori da casa mia e decisi di fare una lista di pro e contro, per capire cosa dire a Marco due giorni dopo (ogni volta che sono indecisa preferisco stilare una lista per aiutarmi a decidere).
I pro di “restare” erano decisamente di più di quelli di “partire”, la cui parte di foglio era intasata di contro.
Era tutto molto chiaro: dovevo tornare a casa.
E chissene importava di tutti i possibili problemi che sarebbero sorti per tornare! Mi mancavano troppo la mia famiglia e i miei amici per rimare là. Quindi uscii per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Evitando attentamente di incontrare il mio vicino di casa , scivolai silenziosamente fuori dall’abitazione e mi misi a camminare in città, cercando di non pensare al sogno appena fatto.
Non sono molto superstiziosa, solo che quei sogni sembravano così reali… quasi quanto la sensazione di essere continuamente osservata da qualcuno. Spesso mi giravo di scatto cercando invano di sorprendere l’inesistente “qualcuno” che mi seguiva, ma ogni volta vedevo solo la strada vuota dietro di me.
Passeggiando senza una meta precisa capii un po’ il perché della scelta di scappare del mio opposto: era tutto molto squallido in certo senso.
Certo, anche affascinate, ma ben poco attraente.
La pazzia di quel luogo sembrava fin troppo messa in risalto, con tutti quei quartieri che si spostavano e le case che non volevano stare dritte. La gente che camminava sui soffitti, quelli che si comportavano come animali o quelli che sembravano così normali erano solo una pallida imitazione di come poteva esser stato questo mondo.
Senza accorgermene mi ritrovai in una via dall'aspetto quasi normale: era formata da un’unica lunga abitazione il cui nome spiccava a lettere cubitali sull’ingresso.
Una biblioteca.
Senza pensarci due volte ci entrai dentro, alla ricerca di non so ben cosa.
Se l’esterno mi era parso ordinario, l’interno era una confusione tale da chiedermi come facesse la gente a leggere qualcosa, soprattutto perché gli scaffali continuavano a viaggiare su rotaie, girando da una parte all’altra dell’edificio, sferragliando allegramente.
“Posso aiutarla?” mi disse una donna comparendo dal nulla.
“Sì grazie, avrei bisogno di un libro… uhm… sul Giardino…” risposi ricordandomi quelle povere anime in pena rinchiuse negli specchi che avevo visto da Marco.
Non feci neanche in tempo a finire di dirlo che la donna scappò via a gambe levate urlando: “Non ne abbiamo!”
Domandandomi il perché dello strano comportamento della donna, fermai un altro bibliotecario, chiedendogli la stessa cosa. Quello, dal’altro canto, impallidì e si aggrappò a uno scaffale facendosi trasportare via. In quel momento ero ancora più curiosa di sapere come mai fosse considerato così inquietante in Giardino.
Girai tutta la biblioteca, chiedendo a chiunque incontrassi una mano e quelli si sbizzarrivano a mostrare le reazioni più strane: un vecchia sparì in mezzo al pavimento, un ragazzo mi urlò dietro una sequela di strani insulti, una bambina iniziò a piangere correndo dalla madre… quando, ormai sconfitta, stavo per andarmene e tornare a casa, un vecchio che mi aveva osservato tutto il tempo ridendo mi disse: “Cara mia, qui nessuno vi darà mai una mano. Hanno troppa paura di cosa c’è nel Giardino anche solo per parlarne.”
“E lei non conosce l’esistenza di un libro che ne parli?” chiesi io di rimando.
“Scaffale 28bis, quello rosso a fiorellini blu, quinto ripiano, terzo libro da destra. Se riuscite ad acchiapparlo vi do anche una caramella o qualcosa del genere.” mi disse con un sorriso sdentato.
“Ottimo…” sussurrai partendo alla rincorsa del suddetto scaffale, che scappava via velocissimo.
Non so come, ma ad un certo punto questo inchiodò di colpo, lasciandomi il tempo di arrampicarmi e prendere il libro, saltando giù in fretta prima che ripartisse.
“Brava ragazza! L’avete preso anche in fretta! Peccato che non ho niente da darvi…” borbottò frugandosi nelle tasche.
“Grazie, ma non importa…” mormorai io aprendo il libro e iniziando a leggerlo con evidente curiosità.
“Ah, eccolo qui! Tenga cara, e ne faccia buon uso.” cinguettò questo ignorandomi palesemente e mettendomi in mano a forza uno spago, prima di uscire zampettando felice.
“Perché toccano sempre a me i più matti?” pensai infilandomi in tasca quello strano regalo prima di tornare a leggere.
 
Passai i due giorni successivi rinchiusa in casa a raccattare tutte le cose che mi sembravano potessero servire alla mia “missione”. Presi di tutto: da un semplice spazzolino a un binocolo ed un sacco a pelo (comparsi magicamente nel mio armadio). In più, facendo molta attenzione, mi ero portata a casa il libro conquistato in biblioteca… non era proprio un furto.
Dopotutto nessuno voleva averci a che fare, no?
Quindi il terzo giorno avevo tutto quello che potesse essermi vagamente utile per partire. Dopo aver convinto la porta ad aprirsi uscii sul pianerottolo dirigendomi verso il mondo esterno, pronta a cercare Marco.
“Dove scappi?” mi domandò Samuele spuntando dal nulla.
Mi maledissi mentalmente per la mia disattenzione e gli risposi: “Torno a casa, ovvio no?”
“Perfetto, vengo anch’io!” esclamò tutto contento tirando fuori uno zaino.
“Cosa? No!” dissi io cercando di capirne il perché.
Corsi giù dalle scale con Samuele dietro, pensando a un modo per farlo tornare indietro.
Ma uscita dalla porta iniziai a pormi dei problemi più importanti di un vicino di casa troppo appiccicoso. Prima di tutto non sapevo come mai avrei mai fatto a contattare Marco, visto che non avevo la più pallida idea di come tornare a  casa sua. Neanche il tempo di domandare a Samuele se lo sapeva che una voce squillante, facendomi prendere un colpo, fugò tutti i miei momentanei dubbi: “Buongiorno Rebecca! Hai deciso quindi di andartene?”
“Ciao… ovvio che ho scelto di andarmene Marco. Posso sapere ora come tornare nel mio mondo?” gli risposi voltandomi.
“Come desideri.” iniziò lui “Ma prima è meglio che tu venga a casa mia, così posso darti anche alcune cose che ti serviranno durante il viaggio.”
Gli faci un cenno e lui ci trasportò (sì, ci. Non dimenticatevi di quel testone di Samuele) in quel tempio di specchi che era la sua casa.
“Bentornata oserei dire. Adesso darà meglio darti e spiegarti tutto… un momento! E questo cosa ci fa qui?” domandò indicando Samuele che era comparso dietro di me.
“Ehm… ecco… insomma…” balbettai io cercando di pensare ad una scusa decente.
“E’ molto semplice, signore.” mi precedette lui. “Voglio andare anch’io nel mondo reale e non trovo miglior modo che accompagnare questa qui.”
Marco lo guardò con un sorriso furbo prima di dirgli: “Se è questo quello che desideri…”
Mi appuntai mentalmente di chiedere a Samuele se aveva perso completamente la testa.
“Comunque.” esordì tornando a parlare con me “Prima di tutto devi sapere che per tornare indietro devi attraversare il Giardino per intero. Questo significa che dovrete anche attraversare la parte riservata alle anime degli specchi frantumati…” continuò facendomi ricordare per la seconda volta in pochi giorni tutti quei prigionieri racchiusi negli specchi che avevo visto l’altro giorno.
“Solo questo?” chiesi cercando di mostrarmi sicura, mentre dietro mi me Samuele impallidiva. Anche lui aveva paura di quei cosi… forse li stavo sottovalutando.
“Diciamo che sto semplificando un po’ il tutto, ma non dovresti avere tropi problemi. Alla peggio muori.” disse il guardiano sfoderando un sorriso a trentadue denti.
Ingoiai un grumo di saliva e, tentando invano di nascondere la mia preoccupazione, gli domandai indicando Samuele: “Muoio? E lui?”
“Fidati mia cara, ci sono cose peggiori della morte in questo mondo...” rispose lasciando aleggiare quella strana minaccia.
Ignorando questi continui misteri, cambiando in parte argomento, gli chiesi: “E cosa volevi darmi di così utile?”
“Questi.” disse porgendomi una bussola, un bottone nero lucido di proporzioni smisurate e una chiave.
Li infilai dentro lo zaino, vicino allo spago del vecchio, cercando di non pensare a cosa mai potesse servire un bottone così grande.
“Ma non dovremmo avere anche una mappa o qualcosa del genere?” chiese Samuele.
“Rebecca sa dove andare, non è vero?” rispose Marco.
Annui ripensando a tutti i sogni che avevo fatto negli ultimi giorni e al libro nascosto nel mio zaino: sapevo dove andare e cosa ci aspettava.
“Ottimo, pronti a partire?” ci domandò sorridente.
Sussurrai un “sì” e, senza neanche darci il tempo di contare fino a tre, Marco ci catapultò via, lontano da tutto e da tutti.
Più precisamente mi fece cadere a faccia in giù in mezzo al fango. Un ottimo inizio direi.
Alzandomi con calma e guardando l’erba alta che ci sovrastava, dissi a Samuele: “Benvenuto nel luogo dei miei incubi.” 


Angolo Autrice:

Sono in ritardo.
Come al solito del resto.
Sta di fatto che tra tutti i compiti che ho dovuto già fare, che sto impacchettando casa mia visto che mi trasferisco e che poi Domenica parto... in poche parole, non ho avuto molto tempo per scrivere.
E non credo che ne avrò molto fino a Settembre, visto che dall'iPad non riesco ad aggiornare T.T
Ergo, questo dovrebbe essere l'ultimio capitolo prima della mia partenza (a meno che per qualche strana ragione non riesca a scrivere, correggere e pubblicare il successivo).
Quindi... bho... mi sembra di aver detto tutto...
Sparisco momentaneamente ma non troppo (?).

BekySmile97
  
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