Di
cioccolata, lamponi e Biancaneve.
Sentiva l’odore della
cioccolata calda. Piena di zucchero, come piaceva a lui. Sentiva anche l’odore
dei biscotti appena sfornati, ricoperti di glassa o zucchero a velo. Chiuse gli
occhi.
Quando era bambino,
biscotti e cioccolata calda servivano a riprendersi dopo una febbre, un brutto
voto a scuola, una giornata particolarmente triste. Anne glieli faceva trovare
sul tavolino del soggiorno, con un bel cartone animato alla tivù. Era il loro
modo per lasciarsi tutte le cose brutte alle spalle, sorridere al futuro e
promettere di impegnarsi al meglio.
Riaprì gli occhi.
La sua medicina contro
la tristezza era sul vassoio che usava per la colazione, accanto a lui. Ed oltre
all’odore della cioccolata calda e dei biscotti, forse un po’ bruciati, c’era
nell’aria anche odore di lamponi.
Odore
desiderato, inspirato con forza.
Sbattè le palpebre un
paio di volte, mentre una mano delicata, femminea quasi, gli sfiorava la
fronte, scompigliando ciocche di capelli indorate dal sole. Sollevò il busto,
mettendosi a sedere.
Aveva freddo.
- Sono riuscito a
salvare solo questi, tra tutti quelli che avevo infornato. Credo che Lux e
quell’altro bambinone troppo cresciuto di Niall abbiano fatto a gara per vedere
chi ne mangiasse di più.-
- Grazie …-
- Ti va di parlarne?-
- No … almeno, non
ora.-
La tazza piena fino all’orlo
di liquido scuro e denso bruciava tra le mani gelide che la tenevano, ma
riusciva almeno in parte a dargli calore. Se
la sarebbe volentieri poggiata sul cuore, se solo avesse potuto. Afferrò un
biscotto dal piatto, mordicchiandolo ai bordi. Era morbido, burroso. Come quelle
labbra che avrebbe voluto assaggiare, che sognava la notte, mentre si rigirava
tra le lenzuola senza pace. Quelle labbra rosee, delicate, che fungevano da
cornice a delle piccole perle bianche, dentini minuscoli simili a quelli di un
bambino. Sentiva una strana sensazione all’altezza dello stomaco, una morsa che
gli stringeva le viscere e lo rendeva debole. Avrebbe voluto urlare, ordinare a
quella morsa troppo forte di lasciarlo in pace, di andare a mietere le sue
vittime altrove. Poi lui arrivava, lui e
il suo odore di lamponi appena colti, e tutto passava. La morsa spariva, il
cielo si rischiarava e stava bene. Ma, ahimè, nulla dura per sempre. Era un
circolo vizioso, dal quale gli sembrava impossibile uscire.
- Senti, con gli altri
avevamo intenzione di andare a fare un giro …-
Harry alzò la testa
verso di lui, ridestandosi dai suoi pensieri.
- Non andare, resta con
me.-
Lo vide abbassare lo
sguardo, improvvisamente lucido. Non voleva rimanere solo, non in quel momento.
Aveva bisogno di lui, dei suoi
abbracci, che significavano così tanto per il suo cuore spaventato.
- Mamma mi faceva
guardare un cartone animato quando ero triste. Ne vediamo uno insieme. Sceglilo
tu, hai carta bianca. Resta con me, perché …- perché da solo non ce la faccio.
- Va bene, Haz.- sorrise. - Vado ad avvisare gli altri … e a prendere
un buon dvd.-
Ad Harry Styles il
cuore batteva forte. Talmente forte che faceva quasi male. E tutto perché Louis
Tommo Tomlinson gli aveva fatto posare la testa sulla sua spalla. E perché lo
teneva per mano, tracciando ghirigori astratti con il pollice su quelle manine
sottili. E il suo odore di lamponi era sempre più forte, tanto che gli girava
la testa. E Dio, ora sì che si sentiva
bene.
Erano sdraiati sul
letto di Harry, una coperta sulle gambe, le tazze di cioccolata ormai vuote
accanto a loro. Il piccolo televisore attaccato al muro dava le ultime scene di
Biancaneve, il cartone che Louis aveva scelto come rimedio. I sette nanetti
piangevano raccolti attorno alla bara di cristallo, la principessa splendeva in
quel sonno di morte. Ad Harry, Biancaneve era sempre piaciuta. I capelli neri
come l’ebano, il viso pallido e le labbra rosse facevano di lei la sua
principessa preferita. Sorrise, guardando il Principe arrivare per trarre in
salvo la sua promessa e una domanda gli sorse spontanea dalla bocca.
- Lou, credi che se
mangiassi una mela avvelenata, verrebbe il mio vero Amore a salvarmi?- chiese,
socchiudendo le palpebre, mentre un tenero rossore gli colorava le guance.
- Sì, credo proprio di
sì.-
Con la coda dell’occhio,
Louis vide il sorriso del piccolino che gli si premeva addosso e sorrise anche
lui, non visto. Era dolce, il suo piccolo Haz. Aveva quella voce che sapeva
farlo emozionare come poche, quei sorrisi ormai sempre più rari, quell’odore di cioccolato che aveva preso a
sognare anche la notte. Non si accorse che il cartone era finito, se non
quando vide il riccio alzarsi dal loro giaciglio per togliere il dvd dal
televisore. Gli venne a mancare il calore.
Era notte fonda. Nessuno
degli altri tre era tornato, probabilmente erano andati a divertirsi chissà
dove.
Louis Tomlinson non
riusciva a dormire. Il cioccolato lo
distraeva.
Cercando di fare meno
rumore possibile si alzò a sedere e quando la coperta scivolò via dal suo busto
nudo, rabbrividì dal freddo. Trascorse i dieci minuti successivi a guardare un
punto indefinito del tour bus, poi si alzò del tutto per andare a sedersi sul
letto di Harry.
Sentiva il leggero
respiro del ragazzo andare ad infrangersi contro il cuscino e pensò che no, era
meglio non svegliarlo. Dormiva di rado in quell’ultimo periodo, sempre perso
nei suoi pensieri. Ma voleva farsi
stringere, stringere forte. Gli sfiorò delicato il braccio e lo vide aprire
gli occhi all’istante.
Occhi
lucidi, nei quali poteva specchiarsi. Occhi pieni di quel qualcosa che vedeva anche
nei suoi allo specchio, quando il pensiero cadeva su quel ragazzo. Che fosse …
?
- Harry, se tu dovessi
mangiare una mela avvelenata, verrei io a salvarti.- sussurrò, stringendogli la
mano.
- Perché, Louis?-
- Credo di essere io il
tuo vero Amore. Anzi no, ne sono certo, perché tu sei il mio.-
Harry Styles decise
che, da quella notte, avrebbe mangiato solo lamponi. Lamponi a colazione,
lamponi a pranzo e cena, tutta la sua vita sarebbe ruotata attorno ai lamponi.
E Louis Tomlinson decise invece che si sarebbe dedicato al culto del
cioccolato, ma solo quello con tanto zucchero.
Perché sì, cioccolato e
lamponi insieme stavano maledettamente bene.
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Non scrivo
da … beh lo sa solo il cielo da quanto non scrivo.
Ho provato
ad iniziare un qualcosa tante di quelle volte che ho perso il conto. Se oggi ce
l’ho fatta (in un periodo di tempo spropositato) è perché tutte le scrittrici
del mio account facebook efpiano,
senza volerlo né tantomeno saperlo, mi hanno spinta ancora una volta verso il
foglio di word.
Quindi
grazie ragazze (se non erro sono tutte femminucce lol)
e vi prego, non smettete mai di scrivere delle vostre storie, che siete un
amore.
Per quanto
riguarda questa one shot, di cui sono particolarmente
orgogliosa benchè mi renda conto che non sia un granchè,
spero vi abbia fatto sorridere almeno un po’. È la prima slash
che scrivo sui Larry che riesco a portare a termine c:
niente,
evaporo.
Bye c: