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Autore: BlueSkied    08/07/2013    1 recensioni
La notte dell'Epifania del 1537 Alessandro de'Medici, detestato duca di Firenze viene assassinato dall'amico e congiunto Lorenzaccio de'Medici.
Tocca allora a Cosimo de'Medici, figlio del capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere ed erede del ramo popolare della famiglia, prendere il potere.
Tra raffinato mecenatismo artistico, nuove politiche e disgrazie familiari, condurrà la Toscana verso il Granducato, con la cauta inesorabilità del suo motto.
Note: mi sto documentando il più possibile, per rendere la storia verosimile, ma qualcosa potrebbe sfuggirmi, anche perché spesso le fonti si contraddicono.
Per finalità di trama, alcuni passaggi potrebbero essere violenti.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
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10.



Autunno 1545



Il telo venne rimosso rapidamente, ma con attenzione, e un silenzio noto riempì per qualche momento la stanza.
Il duca lo interruppe per primo, naturalmente:
- Davvero un'opera mirabile, maestro Agnolo - commentò, dando al contempo il tacito permesso ai presenti di parlare, con discrezione.
Benedetto Varchi, in fondo alla stanza tra i suoi compari all'Accademia fiorentina, Giambullari e il Lasca, sentì quest'ultimo sbuffare:
- Che dite, Lasca? - gli chiese, a mezza voce - Il ritratto vi pare male eseguito? - Ma quello ridacchiò, bene attento a non farsi udire da chicchessia:
- Male eseguito? No, non direi " Male eseguito", sempre ammesso che a Sua Eccellenza compiaccia veder la Signora duchessa e il Principe impagliati come volpi - dichiarò, sarcastico, come i suoi versi.
Varchi sorrise, ma Giambullari si accigliò:
- Lasciate che ve lo dica, Lasca, non v'intendete poi un granché di pittura - commentò, severo. Per tutta risposta, il poeta rise ancora:
- Sia mai! - esclamò - Questo è un compito che delego volentieri agli spiriti eletti, quale il vostro - ribatté, pungente.
Giambullari assunse un contegno che riteneva dignitoso, accigliandosi ancora di più, e Varchi ritenne essere il momento di placare la piccola tempesta:
- Suvvia, non turbiamo questo momento con sciocchezze. Secondo me, il ritratto è bellissima cosa, seppur risulti...come dire, rigido - disse, per acquietare gli animi.
- Rigido come l'effigiata - replicò il Lasca, in un soffio. Varchi non replicò, ma lanciò un'occhiata alle Loro Eccellenze, ancora intente a studiare l'opera.
Al collo del duca scintillava il collare del Toson d'Oro, la riconoscenza imperiale molto desiderata e da pochi mesi ottenuta, che era il movente per l'esecuzione del ritratto, una sorta di coronamento artistico a un periodo variamente travagliato. Per Cosimo, senza dubbio, rappresentava un tentativo di pacificazione con la Santa Sede, con il quale aveva avuto da contendere per via dei monaci di San Marco, ancora troppo piagnoni, e nemmeno segretamente. 
Questo era il motivo per cui aveva fatto ritrarre, insieme alla moglie, il figlio Giovanni, di soli due anni, ma già destinato alla carriera ecclesiastica. Comunque, quali ne fossero i retroscena diplomatici, il quadro era bello, anzi, sublime:
La duchessa Eleonora spiccava sul nebuloso fondo blu, illuminata a giorno nell'ambientazione notturna. L'abito bianco, dai complessi ricami arabescati neri e dorati, sembrava insieme uno smalto e una stoffa veramente cucita sulla tela, così come i gioielli brillavano preziosi e corporei. La melagrana, infine, era come uno scudo impresso sul suo corpo, richiamo insieme alla sua Spagna natìa e alla sua fecondità, ancora una volta onorata, proprio quell'anno, di un'altra figlia, Lucrezia.
Osservandosi, Sua Eccellenza annuiva ai commenti del duca e si rivolgeva cortesemente al pittore, evidentemente lieta del lavoro svolto.
- La Signora duchessa forse è severa come una monaca, ma di grazia, sono felice che sia contenta. Ho da intercedere presso di lei, e non vorrei farlo quand'ella ha l'animo contrariato - riprese Varchi, in confidenza al Lasca, che sogghignò, furbescamente:
- O Benedetto, ché altre lingue vi scagliano infamie? Volete che Sua Eccellenza vi salvi ancora il collo? - sussurrò, maligno.
In verità, c'era poco da ridere: Benedetto Varchi s'era trovato in brutti guai poco tempo prima, e solo la benevolenza dei duchi l'aveva risparmiato da gravi conseguenze.
Tuttavia, il letterato incassò il colpo con buona grazia:
- Non è per me che devo pregare, Lasca. C'è una gentildonna, tale Tullia d'Aragona che forse conoscerete, che vuole entrare nella cerchia di questa corte. Essendo io suo buon amico, ho promesso d'aiutarla - spiegò. Il poeta capì al volo:
- La conosco, anche se solo di fama. Dicono componga rime squisite - commentò, omettendo il però che gli ronzava nella testa.
Il però era che la gentildonna in questione era stata una cortigiana, e come tale, doveva ancora sottostare a certe legge suntuarie, sebbene fosse sposata e ora conducesse una vita più che onesta.
Il rumorio nella sala annunciò il termine dell'esposizione, e tutti i presenti s'inchinarono al passaggio delle Loro Eccellenze. Rialzandosi, Varchi ringraziò il Lasca per il suo tatto:
- Sono felice della vostra comprensione, mio buon amico. Mi raccomando, fino a che non conosceremo l'esito della mia impresa, acqua in bocca - si raccomandò. Il poeta promise di tenere il segreto e insieme uscirono, mentre il telo veniva calato un'altra volta.        
          
Gli affreschi ingentilivano le pareti, senza dubbio, ma ciò non toglieva a quel palazzo l'aria della fortezza. Anche lì, negli eleganti appartamenti della duchessa ci si sentiva quasi opprimere dalle pareti di bugnato e le strette finestre.
Tullia d'Aragona attribuì al proprio nervosismo quel senso di soffocamento, e cercò di darsi un contegno. Seduto al suo fianco, suo marito Silvestro giocherellava distrattamente con un guanto, preoccupato quanto lei: quel colloquio era veramente importante.
La donna lanciò occhiate alle poche altre persone presenti, perlopiù nobildonne che chiedevano l'intercessione della duchessa per familiari caduti in disgrazia, o che desideravano raccomandare una figlia alla corte o a qualche prestigioso convento. Si domandò se avessero saputo il motivo per cui lei era lì, cosa avrebbero pensato.
Udì le guardie all'ingresso della sala fare entrare qualcun altro e si voltò per vedere chi era, illuminandosi: il suo vecchio maestro Varchi si stava dirigendo verso di lei.
Si salutarono con calore, poi lei ne approfittò per sfogare il dubbio che le picchiava nella mente da tutto il giorno:
- Ditemi, Varchi - esordì - Sua Eccellenza mi ascolterà? La descrivono di morale irrreprensibile -
Varchi mise un'espressione non compromettente:
- Non temete - disse, dopo una pausa - Sua Eccellenza è più comprensiva di come la si dipinga. In più, ella non nega nulla a chi sente suo connazionale - assicurò.
In realtà, le origini spagnole della poetessa erano una finzione letteraria, ma lei parlava fluentemente la lingua e conosceva gli usi di quel paese. Secondo Benedetto, questo poteva esserle assai utile.
- Poi - aggiunse il letterato, con più determinazione - Voi non avete nulla di cui rammaricarvi -
Tullia annuì, vagamente più rinfrancata, ma quando il cameriere della duchessa fece segno al trio di avanzare, si sentì di nuovo insicura.
La persona di cui aveva tanto timore, in verità, aveva l'aspetto più innocuo del mondo: Sua Eccellenza era piccola di statura, impeccabilmente drappeggiata in un abito pregiato, ma semplice, con un viso dai lineamenti dolci e forse malinconici. Nei suoi occhi, però, si vedeva bene come quelle parvenze delicate nascondessero una volontà ferrea.
Tullia sentì precisamente quegli occhi seguirla, imperturbabili, mentre s'inchinava e prendeva il posto assegnatole. Poteva bene immaginare cosa avesse attratto lo sguardo della duchessa. Ella, infatti, continuò a scrutarla per un attimo, prima di rivolgersi al Varchi:
- Signor Varchi, por mi vida, sono lieta di rivedervi. Non ho molto tempo per seguire le vostre letture petrarchesche, temo - disse.
- Vostra Eccellenza, la presenza delle Loro Eccellenze ci è mancata, ma comprendiamo gli importanti obblighi verso lo Stato - rispose il Varchi, con deferenza.
La duchessa annuì e si voltò verso la coppia:
- Presentatemi queste persone, signor Varchi. Credo che sia per loro che avete chiesto  udienza - invitò il letterato, che obbedì prontamente:
- Vostra Eccellenza, essi sono Silvestro Guicciardi e sua moglie, Tullia d'Aragona. Ella è un'apprezzata poetessa romana, alla quale io stesso ho il piccolo merito di aver impartito qualche lezione - spiegò.
- D'Aragona? - chiese la duchessa, apparentemente sorpresa - Avete origini spagnole? -
- Vostra Eccellenza, son detta figlia di don Luigi d'Aragona - rispose la poetessa - Parlo spagnolo e ho dimestichezza con i costumi del vostro paese, se vi compiace -
Sua Eccellenza la squadrò per un secondo, poi si rivolse al Varchi, con un'espressione di divertito rimprovero:
- Varchi, siete una volpe. Fate leva sul mio amor patrio per strappare la mia benevolenza! - esclamò, con un sorriso indulgente. - E immagino - proseguì - Che la vostra richiesta abbia a che fare con quello - e indicò con un cenno del capo il velo giallo di Tullia, ch'essa era ancora costretta ad indossare per legge, e che la qualificava per ciò che non era più.
Il letterato scoprì le sue carte:
- Mi avete stanato, Vostra Eccellenza - ammise, umile.
- Siete una donna sposata, donna Guicciardi - dichiarò la duchessa, dopo un momento di riflessione - E vostro marito può senz'altro garantire per la vostra onestà -
L'uomo annuì, immediatamente.
- Sua Eccellenza il duca è ben disposto ad essere magnanimo con chi se ne mostra degno, e stima voi, signor Varchi, in quanto uomo d'ingegno e a noi fedele - proseguì Sua Eccellenza. Era chiaro e lampante che stesse pensando anche alle accuse mosse contro Benedetto.
Tamburellò appena sul bracciolo della sedia, decidendo il da farsi, poi si alzò:
- Dunque, sarà fatto così: donna Guicciardi sarà raccomandata da voi, Varchi, che ben la conoscete e potete garantire per lei, magari aggiungendo alla lettera qualche verso di sua composizione, per provare il suo valore, e io unirò la mia eloquenza alla vostra. State sicura, nessuno potrà più guardarvi con occhio storto - promise.
Tullia d'Aragona la ringraziò mille volte, baciandole le mani, sentendosi addosso dieci anni di meno.



Note:
Il Lasca (A. Grazzini), Giambullari, B. Varchi e T. D'Aragona sono stati poeti e intellettuali realmente presenti alla corte di Cosimo I nel periodo da me descritto.

Per "Piagnoni" intendo seguaci del pensiero di Savonarola, fortemente antimediceo, e incentrato sull'idea di una repubblica teocentrica, in cui Gesù era stato dichiarato Re di Firenze, durante la prima cacciata della famiglia dalla città, dopo il 1494.

Il quadro da me descritto è il famoso Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni esposto agli Uffizi:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f0/Bronzino_-_Eleonora_di_Toledo_col_figlio_Giovanni_-_Google_Art_Project.jpg
 
  
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