Questa
è la traduzione della storia “A dark
tale” pubblicata
sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
A
Dark Tale
~
Chapter 1 ~
Lo
fa sempre. Mi evita tutto il giorno dopo
che abbiamo fatto il nostro dovere di marito e moglie. E una parte di
me è
riconoscente per questo. Non mi sento a mio agio come cerco di
sembrare. Essere
intima proprio con lui fra tutte le
persone è... rivoltante. Disgustoso. Dovrebbe
esserlo. Le altre persone pensano sia una cosa da pazzi.
Condividevo
la loro opinione all'inizio, ma
adesso non tanto. È solo un altro sacrificio ed
è... sopportabile. Facciamo
quello che dobbiamo fare e poi fingiamo che nulla sia successo.
È più facile
così.
Mi
siedo da sola a tavola, godendomi il
silenzio e la pace.
Faccio
scorrere gli occhi sulla Gazzetta
del Profeta, tentando ansiosamente di trovare una qualche nuova
informazione
sulla Legge Matrimoniale. Ma non ce n'è alcuna. La gente
è ancora furiosa, ma
non ci sono cambiamenti rilevanti all'orizzonte. Non importa comunque.
Non a
me.
Se
ci penso, sarei distrutta se la Legge
fosse tolta di mezzo prima che morissi. Significherebbe che
è stato tutto
inutile, ogni sacrificio, ogni umiliazione, le occhiate cattive e i
pettegolezzi. Non riesco nemmeno a immaginare quanto ci starei male.
xxx
"Non
ora, abbiamo ancora qualche
mese," Harry scuote la testa, "Voglio dire, amo
Ginny, ma non siamo così entusiasti all'idea del matrimonio.
Siamo troppo giovani per una cosa del genere."
Annuisco,
"Capisco, ma non avete
scelta. Nessuno di noi ce l'ha."
"Non
posso crederci. É tutta colpa di
Voldemort. Anche dopo la sua morte sta ancora mettendo sottosopra la
nostra
vita," la rabbia traspare dalle sue parole.
Inizio
a camminare più velocemente, non
volendo arrivare tardi alla nostra prossima lezione, "Harry, sei
fortunato. Hai una persona con cui vorresti trascorrere la tua vita.
Immagina
di dover sposare qualcuno solo perché la legge dice
così."
"Come
è successo a te?"
M'irrigidisco
e smetto di camminare.
"Mi
dispiace, so che non vuoi parlare
- " inizia Harry.
"Esatto.
Non voglio parlarne."
Apre
la bocca per rispondere, ma alla fine
annuisce semplicemente e sorride, comprendendo. Mi sforzo di
sorridergli e
continuiamo a camminare.
xxx
Mi
fa male lo stomaco. É gonfio o una cosa
del genere.
Gemo
e infilo velocemente il pigiama,
desiderosa di andare a letto presto stasera. Non appena mi avvicino al
letto
sento qualcosa.
Qualcuno
che bussa.
Non
può essere.
Chi
mai busserebbe -?
Lo
sento di nuovo. Più forte stavolta.
É
Piton?
Deve
essere lui.
Mi
dirigo velocemente verso la porta,
afferrando la maniglia e aprendo.
É
davvero lui.
Stiamo
lì per un paio di lunghi attimi.
Aspetto che parli, che spieghi cosa ci fa qui, ma non dice nulla. Mi
sta solo
fissando.
E
poi inizio ad agitarmi. C'è di nuovo
qualcosa sulla mia faccia? Un livido?
"Posso
entrare?" dice alla fine,
con voce bassa.
"Um,
certo," faccio un passo
indietro e lui entra.
C'è
qualcosa che non va. Non è mai venuto
in camera mia prima d'ora. Mi volto velocemente a guardarlo, notando i
suoi
occhi esaminare la mia stanza. E non sta nemmeno cercando di
nasconderlo. Il
suo sguardo si sposta dal mio letto al mio tavolino da toletta, alla
mia
scrivania e alla fine incontra di nuovo i miei occhi.
"C'è
qualcosa che non va?"
chiedo.
Si
prende del tempo per rispondere e la mia
agitazione cresce soltanto.
Alla
fine alza le sopracciglia,
"Dimmelo tu."
Incrocio
le braccia al petto, "Cosa
intende?"
"Sono
appena tornato dall'ufficio di
Minerva."
M'immobilizzo
di nuovo. Incapace di trovare
la voce aspetto che continui.
"Sai
cosa ci facevo lì?" chiede.
Scuoto
la testa.
"Non
sei più una So-Tutto-Io,
capisco," si ferma un secondo, "Sono stato obbligato a sedermi e ad
ascoltarla farneticare e delirare riguardo come non ti tratti come
dovrei."
Oh
Dio. Gli ha detto qualcosa?
"Apparentemente
sono un marito
orribile. Un uomo crudele. Un bastardo."
"Non
ho mai detto questo," mi
difendo.
"Mi
chiedo da dove abbia preso certe
idee allora."
Distogliendo
lo sguardo, aspetto che parli
di nuovo. Voglio sapere di quanto è a conoscenza.
"E
poi ho scoperto qualcosa di molto
interessante," la sua voce è profonda e quasi scherzosa,
"Vuoi sapere
cosa?"
Lo
guardo, sentendo il mio cuore battere
all'impazzata.
"Mia
moglie è una bugiarda."
Oh
Dio.
Mi
si chiude la gola.
In
qualche modo riesco a dire, "Cosa
intende dire?"
Si
avvicina a me, "I tuoi genitori."
Cosa?
"Perché
è stata cancellata loro la
memoria? Ti dispiace spiegarmi perché hai deciso di
cancellare la memoria dei
tuoi genitori e far dimenticare loro che tu sia mai esistita?"
Mi
lascio sfuggire un piccolo sospiro di
sollievo. É tutto ciò che sa?
Alza
le sopracciglia, "Allora, Miss
Granger?"
"Io...
non... non è affar suo."
Questo
lo sorprende. Lo vedo.
Prima
che abbia l'occasione di rispondere,
continuo, "Lei mi odia. Non vuole avere niente a che fare con me.
Perché
dovrei darle spiegazioni?"
Se
ne sta in silenzio.
I
suoi occhi scuri mi stanno fulminando con
lo sguardo ed è difficile rimanere forte e decisa.
"Mi
stai nascondendo qualcosa,"
sussurra, "Non sono un idiota, Miss Granger."
Gli
passo accanto, "Vorrei davvero
andare a letto adesso."
"Questo
matrimonio. I tuoi genitori. É
tutto collegato," continua, "E io scoprirò qual è
questa connessione.
Credimi."
Gli
sto voltando le spalle e posso sentire
i suoi passi mentre esce dalla stanza, chiudendo la porta dietro di
sé.
Ogni
giorno è sempre più vicino alla
verità.
Cosa
farò se lo scopre?
Mi
siedo sul bordo del letto, tenendomi lo
stomaco.
Fa
male.
Le
pillole erano solite alleviare il
dolore, ma adesso non più.
Non
posso fare più nulla.
Sono
malata e la medicina Babbana non mi
sta aiutando come faceva prima.
Com'è
ironico.
Sono
sposata con il Maestro di Pozioni.
Potrebbe
inventarsi qualcosa per il dolore.
Sono sicura che può. Ma non posso nemmeno chiederglielo.
Non
posso contare su nessuno.
Nemmeno
sui miei genitori.
Ricordo
com'erano devastati quando hanno
scoperto che sono malata. Non riuscivo a sopportarlo. Il dolore nei
loro occhi,
era peggio della notizia che avrei dovuto morire.
Così
ho deciso di aiutarli. Rendere le cose
migliori.
Adesso
vivono la loro vita normale, felice
e senza preoccupazioni.
Senza
una figlia malata.
Credo
di aver preso la giusta decisione.
xxx
"Vorrei
avere notizie migliori," il dottore prende un bel respiro.
Mia
madre stringe la mia mano nella mia mentre aspettiamo che continui.
"Cosa
intende con questo?" chiede mio padre, sporgendosi un po' in avanti.
"I
risultati del sangue -"
"Cosa
c'è che non va in me?" lo interrompo, forzando una faccia
coraggiosa.
"Hai
un sacco di globuli bianchi anormali e sta iniziando a -"
Lo
interrompo di nuovo, "Leucemia?"
Mia
madre ansima e inizia a tremare.
Il
dottore annuisce lentamente, "Leucemia acuta..."
Ci
sono così tante altre parole dopo di quelle.
"...non
si sa cosa causi la leucemia... alcuni fattori sono conosciuti per
incrementare
il rischio di alcuni tipi di leucemia... sei stata esposta a una grande
quantità di radiazioni?... fumi?... sintomi... sudorazione
notturna...
infezioni..."
Sento
come se avessi abbandonato il mio corpo.
So
dove sono.
Nell'ufficio
del dottore, stringendo la mano di mia madre, facendo finta di
ascoltare il
dottore, ma non sono lì davvero.
Non
percepisco nulla.
Non
posso credere a ciò che sto sentendo. Starò
sognando.
"Voglio
essere sicuro di aver fatto un buon lavoro nel spiegartelo," dice il
dottore e attira di nuovo la mia attenzione.
Annuisco
lentamente, "Ho capito."
Continua,
"L'obiettivo del trattamento per la leucemia è di
distruggerne le cellule
e permettere a quelle normali di formarsi nel tuo midollo osseo...
chemioterapia...
radioterapia..."
Non
sembra vero.
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Lavoro
in silenzio, tenendo la testa china
e sperando che la lezione di Pozioni di oggi passi senza problemi.
Gli
studenti sembrano badare agli affari
propri.
Poi
una voce fredda interrompe il silenzio,
"Ah, Miss Granger," sogghigna Piton, "Punizione stasera dopo
cena."
"C-cosa?"
spalanco gli occhi
sorpresa.
"Non
pensavi mica che avrei lasciato
passare l'accaduto di due giorni fa senza averti dato una
punizione?” chiede,
sollevando un sopracciglio.
Mi
mordo la lingua per la rabbia, "No,
Signore. Certo che no."
Annuisce
e si avvicina a uno studente,
osservando la sua pozione.
Posso
avvertire di nuovo lo sguardo degli
altri su di me.
Non
doveva farmi questo.
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La
sera arriva più in fretta di quanto
potessi immaginare.
Entro
nella sua aula con le mani sui
fianchi, "Sono qui. Cosa vuole che faccia?"
Non
mi guarda nemmeno. É seduto alla
cattedra, leggendo alcuni compiti.
"Signore?"
alzo la voce.
"Siediti
un momento."
No.
Non voglio sedermi.
"É
una punizione," dico,
"Cosa devo fare?"
Alla
fine mi guarda ed è un po' divertito,
posso leggerglielo negli occhi. Si protende all'indietro, prendendo un
respiro
profondo, "Fammi pensare."
Silenzio.
"Perché?"
chiedo a voce bassa.
"Alza
la voce, Miss Granger."
"Perché?"
ripeto, "Non può solo... lasciarmi in pace? Non le do alcun
fastidio. Perché
deve rendere miserabile ogni giorno della mia vita?"
Il
suo volto si fa più cupo, "Rendo la
tua vita miserabile?"
"Signore
- "
"Beh,
immagino che rimpiangi di avermi
sposato."
Mi
sfugge una piccola risata, "Allora
si tratta di questo? Mi ha messo in punizione perché voleva
interrogarmi."
Si
alza, il suo volto freddo, "No. Ti
ho messo in punizione perché mi hai mancato di rispetto in
classe."
D'accordo.
Posso fare il suo gioco,
"Allora mi dica cosa devo fare. Pulire qualcosa o - "
"Cosa
stai nascondendo?"
Scuoto
la testa, "Lo sapevo! Questo è
il motivo per il quale mi sta torturando! Lei crede che io
sputerò fuori il mio
grande segreto se si comporta in modo meschino
con me e se mi tortura quel tanto che basta - "
É
calmo, "Voglio semplicemente sapere
il motivo. Ho il diritto di sapere perché sono stato
minacciato di essere
licenziato se non ti avessi sposato."
"Le
sto... facendo un favore. Lasciamo
solo che - "
Si
avvicina a me, "Un favore?
Interrompere la mia pace, vivendo nei miei alloggi?"
"Sta
esagerando."
"Portarmi
a letto una studentessa non
è mai stata una mia fantasia," risponde in modo freddo.
"Beh,
questa non è nemmeno la mia idea
di divertimento!" dico bruscamente, "Non sta nemmeno provando a
renderlo facile per me."
"Rendere
facile per te cosa?"
"Anche
con la pozione contraccettiva.
L'ha mai assaggiata? Se mi sta obbligando a berla, avrebbe dovuto
almeno
provare a rendere il sapore sopportabile!"
Le
sue labbra formano una linea sottile, ma
non parla.
Questo
è troppo. Non voglio più litigare
con lui.
"Perché
io?" chiede pacatamente,
"Ti sto facendo questa domanda da mesi."
Quando
non rispondo, le sue labbra formano
un sorrisetto, "Forse ti sto facendo un favore. Forse nessuno voleva
sposarti. Saresti stata espulsa da questo mondo e io ero la tua unica
opzione."
"Sa
che non è vero."
Mi
afferra il braccio, "Allora qual è
la verità?"
Emetto
un grido di dolore e mi lascia
andare immediatamente.
Fa
un passo indietro, "Io... chiedo
scusa."
Silenzio.
"Posso
andarmene in camera mia?"
chiedo, "Sono stanca. Sono davvero stanca."
"Me
lo stai chiedendo da studentessa o
da moglie?"
"La
prego."
Fa
un bel respiro. Dalla sua bocca non esce
nessuna parola ma posso leggerglielo negli occhi. Mi sta dando il
permesso di
andare. É stanco anche lui, è ovvio.
Mi
volto ed esco dall'aula silenziosamente.
Qualcosa
deve cambiare. Non posso
trascorrere il resto della mia vita in quest'odio.