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Autore: weownthenight    09/07/2013    3 recensioni
“Ma lui è un mondano!” urlò Nick, portandosi le mani alla testa.
Gli occhi della ragazza cercarono di trattenere le lacrime, ma ogni tentativo sembrava fallire, lasciando cadere gocce salate lungo la guancia a intervalli irregolari.
“Non è come…”
“Liv, sta zitta! Non ti rendi conto della gravità della situazione?”
Nick prese a camminare su e giù per la stanza con lo sguardo fisso sulla sorella.
“Ma cosa c’è di male?” replicò, con la voce rotta dai singhiozzi.
“E’ come se un lupo frequentasse un vampiro, ecco cosa c’è di male. E non so te, ma io non ho mai visto un figlio della luna e un figlio della notte andare a braccetto per Hyde Park.”
Olivia non poté fare a meno di pensare a Zoe e James.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1. La fiamma.

 
 
 
- Aria potresti preparare la tavola? -
 
La voce di Nicholas risuonò nel corridoio ovest dell’Istituto, quello che tutti all’interno di esso chiamavano “il corridoio della notte”, dato che portava alle camere da letto.
 
- Oggi è il turno di Olivia, dovrebbe farlo lei – rispose la ragazza, occupata a mettere un appariscente smalto giallo sulle unghie.
 
- Non è ancora tornata, quindi se magari poggi quell’arnese sulla tua scrivania e vai a preparare la tavola te ne sarei eternamente grato – disse Nick, che comparve sulla soglia della porta della stanza di Aria.
 
La ragazza sbuffando si alzò e Nick la lasciò passare con un sorriso compiaciuto stampato sul viso. L’unica cosa che aveva spinto Aria ad occuparsi della cucina per quella sera era perché non voleva di nuovo carne cruda per cena o pizza che potevi mangiare soltanto con la testa sollevata verso l’alto e la bocca aperta aspettando che i vari pezzi si staccassero dal soffitto.
 
- Ti voglio bene! – urlò il ragazzo, quando ormai Aria era giunta alla fine del corridoio, che sbuffò chiamandolo idiota, a voce talmente bassa che soltanto lei poté sentirsi. 
 

**
 

 - E’ calato il sole Zoe – disse James raggiante.
 
Afferrò la mano della ragazza e la guidò fuori dal bar, cercando di ignorare un uomo che guardava le sue curve mentre usciva dal locale. Sudicio mondano.
La luna splendeva a metà quella sera, era una fortuna tanto per James quanto per Zoe, nessuna trasformazione, nessun problema, solo loro due.
 
- Sei sicura di non essere stata seguita da nessuno? Insomma lo sai quanto è complicata la nostra situazione…-

- Jamie tranquillo, ci sono solo io, nessuno lo verrà a sapere – disse la ragazza. James l’amava per questo. Era l’unica che riusciva a trasmettergli sicurezza, l’unica che nonostante fosse costantemente fredda, gli trasmetteva calore.
Dopo la trasformazione non si era mai sentito così… amato.
Aveva perso la sua casa e la sua famiglia, o meglio aveva dovuto abbandonare tutto e unirsi al branco di Jones, ma quelli non erano la sua nuova famiglia, Zoe lo era. Lei era il suo rifugio, l’unica che lo ascoltasse, che lo capisse.
 
- Non hai risposto alla mia domanda. Hai più rivisto la Crockford? Lei sa, sa tutto – disse il ragazzo con un filo di voce.
 
- No, ma da quello che ho sentito da Lydia vive all’Istituto, possiamo rintracciarla e vedere cosa fare con lei – disse Zoe.
 
James afferrò la mano fredda della sua ragazza lasciando un candido bacio sul dorso di essa. Lydia non le era mai piaciuto e lui non era mai piaciuto a lei, anzi era quasi sicuro che lei lo odiasse, ma almeno aveva fornito loro un’importante informazione per rintracciarla.
 
- Cosa faremo una volta che l’avremo trovata? – chiese Zoe, guardando le due mani intrecciate.
Lei era così chiara mentre lui così scuro. Sembravano una combinazione perfetta di vaniglia e cioccolato. James si convinse che loro si completavano anche in quello.
 
- Dipenderà da lei, se deciderà di stare in silenzio allora è un bene per lei, quanto per noi. Se invece deciderà di parlare…- il ragazzo non terminò la frase, limitandosi a lanciare uno sguardo d’intesa a Zoe, che fu ricambiato da un sì mimato con la testa della ragazza.
 
La tirò a sé circondandola con le possenti braccia tatuate. Era così piccola che sarebbe potuta persino scomparire in quell’abbraccio.
 

**

 
Un tonfo per le scale anticipò l’entrata “trionfale” – o come almeno lei lo aveva immaginato nella sua testa – di Olivia, che piombò in cucina riempiendo la sua migliore amica di scuse per il ritardo.
Tutti, o quasi, sapevano che se c’erano due cose che insieme non avrebbero mai funzionato, quelle erano Olivia e la puntualità; erano come il cioccolato e il sale o il gatto e il topo o addirittura come  Rihanna e Chris Brown (perché diciamocelo la sua “non” puntualità le aveva fatto pagare le conseguenze).
 
Aria si girò con uno sguardo truce negli occhi, se avesse potuto l’avrebbe fulminata all’istante.
Si pulì le lunghe dita sul grembiule bianco a pois rossi, spostando i ricci castani su una spalla e successivamente incrociando le braccia al petto.
Non era un buon segno; le braccia incrociate simboleggiavano metaforicamente l’irremovibilità della ragazza.
 
Aria si avvicinò all’amica con lunghi passi, facendo sentire Olivia sempre più piccola a causa della differenza di statura. – Ho cucinato l’altro ieri perché Finn era a caccia, ho cucinato ieri perché era il mio turno, devo cucinare anche oggi perché la signorina Crockford è troppo impegnata ad andare a spasso per Mayfair invece di aiutare!
 
- E perché non lo hai fatto fare a Nick? – chiese Olivia alzando le braccia a mo’ di difesa.
 
- Perché al contrario dell’ultima volta non ho ferite da curare con carne congelata e preferisco mangiare una  omelette usando forchetta e coltello piuttosto che staccare i pezzi dai miei vestiti! -  rispose Aria togliendosi il grembiule e gettandolo addosso all’amica.
 
- Finn? – disse l’altra, spostando il grembiule dal viso e lasciandolo sul tavolo in mogano.
 
- Si sta allenando, non volevo disturbarlo – disse Aria cambiando drasticamente tono di voce. Ogni volta che qualcuno nominava Finnegan i suoi occhi cambiavano colore, o forse solo luminosità. Erano ormai otto anni che Finnegan Sandthorn si era trasferito all’Istituto e Olivia era sicura che la sua amica aveva messo gli occhi su di lui fin dal primo giorno, anche se aveva solo nove anni. Liv non lo aveva mai trovato estremamente interessante, insomma era un bel ragazzo, capelli biondi, occhi azzurri, fisico slanciato e allenato, ma era troppo normale.
Non che la normalità fosse in un ragazzo di diciotto anni che andava in giro per le strade di Londra a uccidere demoni, ma per Olivia era monotono.
 
- Torna nella tua stanza e finisci di sistemarti lo smalto sulla mano destra, mi occupo io della cena. Passo a prendere qualcosa al ristorante cinese in fondo alla strada – disse la ragazza sorridendo.
 
Aria si guardò la mano, era sensazionale il modo in cui Liv riusciva a cogliere i particolari, era sempre stata una brava osservatrice, anche se a volte la mania di guardare i dettagli non le faceva notare le cose più importanti che si rivelavano invece ben in vista.
 
- E take-away sia! – disse, prendendo dal barattolo sullo scaffale in alto un paio di sterline che porse ad Olivia.
 
Prima di entrare nella sua stanza, nel corridoio della notte Aria vide Finn che si asciugava il sudore con uno degli asciugamani blu del suo bagno, mentre girava il pomello della sua porta.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma cosa?
Cavolo se c’erano argomenti su cui parlare: i suoi allenamenti, Nick e la sua cucina-omicidio, gli ultimi demoni uccisi e il tempo; il tempo, i mondani non facevano altro che parlare del tempo.
Ma non ci fu bisogno di trovare un argomento di cui discutere perché lui quando la vide la raggiunse con un sorriso splendente – più luminoso di qualsiasi stregaluce avesse mai visto.
 
- Ehi – disse, aggiustandosi il ciuffo biondo con una mano.
Il sudore gli faceva brillare la pelle, come se fosse fatto di diamanti. Dal suo diciottesimo compleanno aveva deciso di allenarsi duramente – non che prima non lo facesse, ma aveva deciso di potenziare la sua esercitazione – passando quasi l’intera giornata nella palestra dell’Istituto.
 
- Ciao! – si limitò a dire lei, lasciando trasparire una leggera gioia nel vederlo, che dentro di lei era scoppiata come uno di quei sparacoriandoli che aveva visto ad un party. Si dovette appoggiare alla porta per non inciampare sui suoi stessi piedi, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti, che secondo lei non poteva minimamente sostenere quello del ragazzo.
 
- Hai visto Olivia, per caso? – chiese. I suoi occhi brillarono quando pronunciò il nome della ragazza e sentiva il suo cuore battere tanto forte quanto il suo in quell’istante, o in tutti quelli in cui lo vedeva anche a chilometri di distanza.
Cercava Olivia. Non sorrideva per lei, ma per la speranza di trovare Olivia nell’Istituto. Le labbra di Aria tornarono lentamente ad una posizione normale ed inespressiva, anche se i suoi occhi esprimevano un briciolo di delusione.
 
- E’ tornata cinque minuti fa da…. Non so esattamente cosa. Ma è uscita di nuovo per comprare qualcosa per cena. -
 
- Ah bene, grazie. – disse, tornado indietro sui propri passi.
Ma a meno di metà strada si voltò di nuovo, facendo comparire un’altra volta lo splendente sorriso.
- Mi piace il giallo, è il mio colore preferito -
Poi si rigirò ed entrò nella sua stanza.
 

**

 
 
Olivia passò prima in camera sua dove si cambiò in fretta indossando un semplice paio di pantaloncini di jeans e una canotta bianca con una fantasia floreale, successivamente uscì dall’Istituto.
Una persona normale – o semplicemente non addestrata – non si renderebbe conto di essere soggetto ad un pedinamento se gli inseguitori sono astuti, ma uno Shadowhunter era sempre stato abituato ad aguzzare l’udito e la collisione fra sassolini e le suole di un paio di scarpe tradirono il pedinatore.
- Pensavo di aver visto tutte le cose più strane o sciocche che potessero esistere al mondo, ma evidentemente parlavo solo del mio – disse inclinando la testa per scorgere una figura rannicchiata dietro il cassonetto. I ricci erano ormai un suo marchio, come lo erano anche i tatuaggi, Ted era inconfondibile.
 
- Ne ho viste di persone altezzose, ma nessuna arriva al tuo livello. Beh parlo di un’altezza metaforica, perché se parliamo concretamente credo tu sia la sedicenne più….-

- Diciassettenne – lo interruppe Olivia spazientita.
 
- La diciassettenne più bassa che abbia mai visto – riprese Ted abbandonando la sua tana e mettendosi in piedi.

- Il ruolo da scontrosa era il mio se non ricordo male – disse Olivia voltandosi e camminando nella direzione opposta per mantenere le distanze.

- A me piace giocare col fuoco -

- Rischieresti di bruciarti e ti assicuro che non sono una fiamma qualunque – disse la ragazza girando la testa per guardarlo.
Lei non era una fiamma qualunque. Alcune ragazze spezzavano i cuori ai loro fidanzati, ma quello era un senso astratto della frase, lei avrebbe potuto spezzarglielo davvero e farlo addirittura mangiare a qualche creatura.

Lei non era una mondana. Lei era una Shadowhunter.
Lei non era una fiamma, lei era la fiamma.
 
- Questa piccola piromane ha una destinazione precisa? – chiese Ted avanzando verso di lei, senza staccare lo sguardo dai suoi occhi verdi.

- Sì, devo comprare qualcosa per cena, pensavo di prendere… No scusa, non sono affari tuoi – disse Olivia, facendosi strada verso il ristorante cinese, lasciandosi Ted alle spalle.

- Vorresti almeno dirmi cos’è questo posto prima di andartene? – chiese lui.
Questa volta non guardava lei, ma l’Istituto. Cosa avrebbe potuto dire?
“Quella è una casa mia”, “Oh quella è solo una vecchia cattedrale”, “Io ci vivo con altre quattro persone – a volte siamo anche sette – e mi alleno come Shadowhunter, cacciatori che uccidono i demoni in giro per il mondo”.

- Quello è un riformatorio – disse, redendosi conto della stupidaggine che aveva detto solo dopo aver pronunciato quelle parole. Bene, adesso penserà che sono una pazza killer che gira per una delle città più grandi al mondo pronta a uccidere qualcuno… - pensò Liv – beh, in un certo senso era la verità, ma non uccideva persone bensì demoni.
 
- Oh, quindi mi stai dicendo che è pieno di cattive ragazze? – disse con tono divertito. – Sai, ho sempre avuto un debole per le ragazzacce. -

- Allora la tua anima gemella ti aspetta nel ristorante cinese in fondo alla strada, credo di non aver  mai incontrato una donna scontrosa come lei – rispose Olivia, mentre nella sua mente appariva l’immagine di Xi Yu; statura media, capelli nerissimi, tatuaggi pressoché ovunque, altrettanti piercing, occhi a mandorla e un costante odore di fumo che si riusciva a percepire anche a chilometri di distanza.

- E’ un invito? – chiese Ted sorridendo.
 
- No, non ti inviterei da nessuna parte, anzi è già abbastanza imbarazzante farmi vedere qui con te per la strada. Era solo un modo per toglierti di torno – disse lei con freddezza.
 
- Non ho bisogno di te per rimorchiare, sono abbastanza bravo, ma che dico sono un mito in questo campo – disse lui passandosi una mano tra i ricci.
 
Presuntuoso. Arrogante. Orgoglioso.
Se uno dei Fratelli Silenti fosse stato lì in quel momento avrebbe letto quelle tre parole nella mente della povera Shadowhunter che stava perdendo la pazienza – cosa alquanto normale dato che aveva un limite di sopportazione umanamente basso.

- Bene, allora direi che posso anche andarmene – disse lei.
Ma prima di riuscire a muoversi voleva togliersi un ultimo dubbio.

- Perché mi hai seguita? – chiese distogliendo lo sguardo da lui e tenendo gli occhi fissi sull’Istituto.

- Perché il mio navigatore si è attivato – rispose lui, indicando i suoi “piani bassi” come li avrebbe chiamati Aria.

Olivia fece una faccia disgustata. Nessuno era mai stato così diretto con lei… beh a parte le varie feste mondane a cui era andata per cacciare demoni. Gli umani con qualche bicchiere di troppo erano capaci di dire o fare di tutto e la cosa era così patetica.
 
- Non farlo più, sarebbe pericoloso – disse, pensando alle conseguenze che si sarebbero potute ripercuotere sul mondano, nel caso lui fosse venuto a conoscenza della sua vera natura, o peggio del suo intero mondo.
- Quella è casa mia – disse con un filo di voce, voltandosi in fretta per raggiungere il ristorante più in fretta che poteva.
 

**

 
 
- Olivia vai a portare la cena a Louise in biblioteca, non credo che stasera la vedremo qui seduta a tavola – disse Nick, strofinando una mano sulla testa della sorella.
 
- Non capisco, perché devo andare io? Lei mi odia! E’ come se un topolino porta la cena ad un serpente, potrei non tornare indietro! – replicò lei, allontanandosi dalla presa del fratello, aggiungendo un tono di drammaticità alle sue parole.
 
- Potrebbe essere un’ottima occasione per il topolino per fare amicizia con il serpente – disse lui allegro, anzi Olivia avrebbe giurato che il suo tono sembrava essere quasi divertito.
Frustrata e con un pessimo umore che le era calato improvvisamente sulle spalle uscì dalla cucina diretta in biblioteca.



Avevo il capitolo pronto da venerdì scorso, ma siccome durante il fine settimana sono alla casa al mare e ho a disposizione solo la rete sul cellulare, ho postato oggi. 
Grazie di cuore per le recensioni!
Alla prossima, Benny.

 

  
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