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Autore: _nihonjin_    09/07/2013    4 recensioni
“Voglio sapere…” fa una breve pausa in cui vorrei mangiarmi le unghie e strapparmi i capelli, ma cerco di rimanere tranquilla. “se Harry e Louis sono omosessuali.”
Tiro un sospiro di sollievo. Vuole solo sapere se Harry e Louis sono…COSA?! VUOLE SAPERE SE SONO GAY?!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9



“Oh, non ci posso credere che dopo sei appuntamenti siamo ancora ad un punto morto!” esclama Boo torturandosi le unghie.
“Già, sei fottutti appuntamenti e io non so ancora niente su quei due!” urlo sbattendo violentemente sul bancone del bar il bicchiere ormai vuoto di non so quale alcolico non ancora identificato.
Mi alzo incazzata, barcollando verso la cassa per pagare.
Sono passate tre settimane, porca puttana. E quel pakistano nascondi bombe non accenna un bel niente su Larry. Cosa devo fare? Chiedere un rifornimento di esplosivo a Zayn e suicidarmi oppure accettare la cosa e vivere la mia vita senza preoccuparmi di niente?
La prima opzione mi sembra la più adeguata e adatta alla situazione. Ma perché dover ammazzare la persona più bella del mondo? Sarebbe uno spreco.
Mentre sorrido malignamente rendendomi davvero conto della grandissima cazzata appena pensata, si avvicina Francesca.
“Io in realtà intendevo un’altra cosa. Quando si deciderà a baciarla? Insomma, sono passate tre settimane!” Dice Boo.
La guardo male. “Cioè, ma scherzi? Cosa credi, che siamo in una stupida fan fiction? Nella vita reale le persone non scopano e fanno sesso come due conigli arrapati dopo solo cinque minuti che si conosco, cazzo!”
“Non ti sopporto quando sei ubriaca. Dici continuamente parolacce!” Sospira Boo. Sembra quasi che si stia caricando un enorme masso sulla schiena.
“Pff, io non sono ubriaca!” Ribatto decisa. Per poco non inciampo nei miei stessi piedi, ma dettagli.
“Ah, ma davvero? Prima ti sei messa ad urlare in mezzo alla strada “Cocco fresco, cocco bello! Mangiate il cocco!” Risponde a tono la mia amica.
“Stavo scherzando.” Dico acidamente.
“Si, e tu avresti fatto una figura di merda del genere, solo per scherzare. Ma mi faccia il piacere!”
Questa volta ha colpito nel segno. Oh, fanculo.
Rimango zitta continuando a barcollare. Non sono proprio ubriaca. Insomma, mi sembra solo di camminare sulle uova, mi fa male la testa e per poco non vomito. Ma a parte questo tutto okay.
Usciamo dal bar. Giriamo per le strade senza una meta precisa, guardando le vetrine dei negozi d’abbigliamento e delle gioiellerie con aria assorta.
Mi sembra di sentire in lontananza una musica…tipo Gigi D’Alessio…No, è il piccolo Lucio! No, nemmeno. Chi mai può essere che canta una canzone napoletana per le strade affollate di Londra?
Continuiamo a camminare facendo finta di nulla nel più completo silenzio. Nessuna di noi due dice niente, e mi da leggermente fastidio. Se non mi distraggo almeno un po’ credo che rimetterò tutto da un momento all’altro.
Guardo la strada con sopra una cacca di cane calpestata. Oh, che bello.
“Boo, portami a casa!” Imploro sentendo lo stomaco fare degli strani versi. Lei si limita ad annuire e mi prede a braccetto. Faccio di no con la testa, e la spingo via goffamente. “Ce la faccio, non ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ma Ross…”
“Non chiamarmi Ross!”
“Ma è il tuo nome!”
Tsk, particolari.
Mentre camminiamo ancora più lentamente di prima, sento ancora quella strana musica. Sembra vagamente una canzone di Gigi D’Alessio, ma la voce non è la sua. Non può essere possibile. Forse ho un’allucinazione, eppure..bah, sarà l’effetto dell’alcol.
Scuoto con forza il capo provocandomi un mal di testa ancora più forte, quando improvvisamente Boo si ferma.
“Non la senti anche tu una strana musica?”
Annuisco semplicemente, felice di non sentire solo io quel terribile rumore. No, perché se l’avessi sentito solo io sarei dovuta andare in un manicomio e farmi curare. Tiro un sospiro di sollievo.
Questa volta allunghiamo il passo, quasi corriamo verso una folla. Ci avviciniamo curiose e ci facciamo spazio tra la marea di persone stupite.
Un uomo con la folta barba nera e i capelli dello stesso colore, vestito con una semplice T-shirt blu e dei jeans fuori moda e una chitarra rosa in mano sta cantando in napoletano.
Ha un’aria fin troppo familiare. Dove l’ho già visto? Dove?
“Il prossimo brano lo facciamo con il tastierino robbotronico!” Esclama l’uomo eccitato.
“Ma è Gino Fastidio!” Mi illumino improvvisamente guardando Boo. Lei mi guarda con uno sguardo da pesce lesso non continuando a capire.
“Eh?” Dice infatti poco dopo.
“Chupa.” Sbuffo. “Boo, è Gino Fastidio! Quello di Made in Sud!”
“Aaaaah!” Finalmente ha capito! “E chi sarebbe?”
Okay, come non detto.
“Wow, ragazzi. Una bella ragazza mi ha riconosciuto!” Fa Gino improvvisamente guardandomi. “Forza, vieni vicino a me e intoniamo una canzone!”
Sento le guance andare a fuoco. Scuoto il capo, decisa a girare i tacchi e andarmene per poi mandarlo a quel paese quando lo sento prendermi per il braccio. Mi trascina vicino alla sua postazione. All’improvviso sono al centro dell’attenzione. Maledizione!
Impreco mentalmente.
“Sei una mia fan?” Mi chiede improvvisamente.
“Sento Gino, lo sai che se parli italiano nessuno ti capisce?” Decido di ignorare la domanda fatta poco prima e di partire all’attacco con gli insulti.
“Ah.”
Sto per dirgliene quattro per quel suo ‘ah’ del cazzo, ma Francesca mi blocca.
“Senti, Mino, Pino, Lino o come cavolo ti chiami. Io e la mia amica dobbiamo assolutamente andarcene.” Gino fa per fermarci ma la ragazza di fronte a me lo precede. “E se non ci sbrighiamo questa qui” mi indica “potrebbe vomitare da un momento all’altro. Quindi se non vuoi che le tue scarpe si sporchino di vomito gira a largo e non ci rompere più i coglioni!”
Sto per farle un applauso. Sul serio, ora mi esce persino una lacrimuccia. Gordon Ramsey sarebbe fiero di lei, davvero!
“Quindi niente duetto?” 
“No.” Rispondo secca.
“Va bene, ma se per caso volete fare un cd insieme a me mi trovate qui dalle dodici alle diciotto, tutti i giorni tranne il lunedì.” Dice Gino facendomi l’occhiolino. Disgustata tento di girarmi e di coprirmi la bocca. Ma troppo tardi.
 
 
“AAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA, QUINDI HAI RIMESSO SULLE SUE SCARPE? AHAHAHAHAHAHAHAHAH” La fragorosa risata di Mariateresa fa eco nella mia stanza da pranzo. “AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, NON CE LA FACCIO!”
Guardo il piatto sotto di me imbarazzata come non mai. Con la forchetta sposto un po’ le zucchine a destra, poi a sinistra.
“Se lui non mi avesse fatto l’occhiolino non gli avrei di certo vomitato addosso!”
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!”
“Cazzo, smettila di ridere!”
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!”
“Non è divertente!” Urlo a denti stretti.
“E invece si!” Si asciuga una lacrima uscita fuori per le troppe risate. “Anche troppo!”
Denise invece è l’unica che non ride, anzi mi guarda comprensiva. Persino Boo ha un fastidioso ghigno divertito sul volto.
Sospiro, rimanendo in silenzio. Per un po’ regna la calma e la tranquillità, si sente solo il rumore delle forchette che sfiorano i piatti. Io continuo imperterrita a spostare da un lato all’altro le verdure, fissandole come se fossero radioattive. La suoneria del cellulare di Francesca rompe la quiete e ci fa sobbalzare. Quest’ultima si alza dalla sedia e va a rispondere in salotto. Quando ritorna pare allarmata.
“Dadda, oggi avevamo il turno al ristorante e ce ne siamo dimenticate!” Esclama in preda al panico. “Dobbiamo correre!”
Le vedo agitarsi mentre corrono di qua e di la per la casa cercando le loro cose e indossandole sgraziatamente con grande fretta. In pochi secondi sono di nuovo da noi chiedendoci scusa e salutandoci con degli umidi baci sulle guance. Escono dalla porta d’entrata rapidamente e se la chiudono alle spalle con un colpo secco. Peggio di Bolt.

Sospiro, spostando di lato il mio piatto con fare schifato, bevo un bicchiere d’acqua e mi alzo iniziando a sparecchiare.
Mariateresa fa la stessa cosa, prende i bicchieri e li porta in cucina poggiandoli piano nel lavandino. La raggiungo con alcuni piatti in mano.
Sento lo sguardo della mia migliore amica posarsi su di me. All’inizio cerco di non farci molto caso, ma poi comincio davvero ad esserne stufa.
“Che minchia guaddi?!”
“Io? Nulla…” Cerca di fare la finta tonta, ma con me non funziona.
“Devi dirmi qualcosa?”
“In realtà si.” Fa una pausa, così la incito a parlare. “Zayn mi ha invitata a mangiare una pizza a casa sua…”
Si, vabbè, un altro appuntamento, più romantico. A casa sua. Hai capito il pakistano nascondi bombe? Vuole portarsela a letto. Faranno meglio a stare attenti. Non voglio fare da baby sitter a tanti piccoli terroristi che minacciano di farmi esplodere. Ovviamente sto scherzando (…)
“…con i ragazzi.” Cosa cosa cosa?!
“Ho sentito bene? Con Niall, Liam e i L-l-arry?” Lei annuisce un po’ incerta. E’ un occasione più unica che rara! Ma come farò a spiarli? Per di più dentro casa?!
“E mi ha detto di portare un’amica, se volevo.”
Mi illumino d’immenso.
Si, mi piace troppo questa frase.
“Porca puttana!” Mi lascio sfuggire. Ci guardiamo con aria complice.
Butto i pochi avanzi rimasti del pranzo nel cestino dell’immondizia pensierosa. E se non dovesse funzionare? Se scoprissero che io sono una detective e che sto cercando più disperatamente di un paparazzo di scoprire se Harry e Louis sono gay?
Cerco di allontanare quegli assurdi pensieri dalla mente. Andrà tutto bene. Devo solo avere più fiducia in me stessa.
“Senti, le conservo le zucchine che hai rimasto?” I miei pensieri vengono cacciati via dalle parole di Mariateresa.  “Così te le mangi stasera.”
“NO! BUTTA QUELLA ROBA RADIOATTIVA E NON FARMELA MAI PIU’ VEDERE!” urlo disperata.
Entrambe scoppiamo in una rumorosa risata.
Speriamo solo che vada tutto bene. 







Eccomi! 
Allora, chiedo umilmente perdono per l'enorme ritardo. Davvero, scusatemi. Il fatto è che questa settimana ho riflettutto molto.
Sarò sincera, ho pensato di cancellare la storia. Insomma, io volevo scrivere qualcosa che entrasse nei cuori delle persone. Ma evidentemente ho fallito. Si, già. Sono una perdente. C'è sempre qualcosa che non mi convince, che non mi rende soddisfatta del risultato. Sono partita in quarta, poi in seconda, in prima, fino ad arrivare a fare retromarcia. Eppure mi son detta che le cose se si iniziano bisogna anche finirle. Una mia terribile abitudine è non finire mai ciò che inizio. Ma questa volta voglio fare un eccezione. 
Anche se non sono brava a scrivere e non è il mio campo, mi piace farlo, è l'unico modo per svagarmi ma anche per sfogarmi. 
Detto questo, voglio ringraziare tutte le persone che leggono la mia storia. Grazie grazie grazie. 
Un bacio.
-Ross. 
  
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