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Autore: xswaghair_    09/07/2013    1 recensioni
Pronta a lavorare, Emma ritorna a Londra e rivive tutto quello che aveva visto qualche anno prima insieme alla sua famiglia. I primi mesi di lavoro non sono dei migliori, è naturale per una giovane giornalista in apprendistato. Fa già parte una redazione e il lavoro si complica: poco tempo per tante cose. Si allontana dalla famiglia, dal fidanzato, dai vecchi amici ma dai libri, ciò che le hanno insegnato a sognare, no. Fra la confusione nei sotterranei londinesi, però, comincia a ricordare. Cosa? ''Ero piccola, una ragazza appena uscita dalle medie mano nella mano con mamma e papà, proprio qui davanti questa parete. Ricordo che la fissavo felice, ma non riesco ad andare oltre...''. Ne sono passati tanti di giorni per riuscire a ricordare. Lì c'era una pubblicità, una volta. ''I miei idoli, i miei cinque ragazzi: i One Direction'' tutte incertezze che svaniscono dopo un ''vai ad intervistare questi due ragazzi, degli altri tre non ne ho notizie. Questi oggi sono ospiti nella...'' erano ospiti da Alan Carr, perché due su cinque? ''Non puoi entrare negli studi. Solo alla fine dello spettacolo...'' ripeteva il capo parlando di coloro che non si dimenticano con il cuore. Ma poi...
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEMORIES
Fourty-second chapter.


Ero arrivata a maggio sfinita, non sapevo come fossero andati gli ultimi esami, né come avrei potuto continuare a studiare con quel mal di testa che non voleva abbandonarmi neanche se lo avessi pagato.

Mi stranii il fatto che Zayn non mi aveva risposto, come se ci fosse stato qualcosa di sbagliato nel messaggio vocale che gli avevo inviato. Forse era quello, che più di tutto, mi deprimeva.

Cominciai a chiedermi se lo avesse ascoltato o meno, come aveva reagito, cosa aveva intenzione di fare.

Ma non era colpa sua: anche se non mi aveva parlato di Emelin, ero stata io ad allontanarmi da lui e devo dire che da quando era cominciato il tour, nonostante sapessi per certo che alla fine la band era ritornata a Londra, non avevo ricevuto più quelle lettere, quei fiori e tutte quelle cose che volevo evitare ma che mi facevano sentire cercata, o meglio... amata.


La fissazione con la ricerca su “Emelin” continuava alla grande, ... per modo di dire.

Il problema era che su internet trovavo le stesse cose delle volte precedenti e andare in giro alla ricerca di informazioni non sarebbe stato il massimo.

Sarei dovuta andare in municipio, o cose simili, per trovare più indizi, ma non mi andava, perché sapevo che più di chiunque altro a darmi qualche risposta sensata poteva essere una sola persona.

La domanda che mi ponevo più spesso ultimamente era “a quanti anni è morta?”.

Trovavo date impossibili su quella ragazza risalenti a quattro anni prima.

« Non poteva avere quindici anni! » sussurrai facendo una smorfia.

No, non poteva essere possibile, sarebbe stata troppo piccola ed immatura.

Troppo innocente.

A quell’età sarebbe dovuta uscire con gli amici di scuola o con quelli che aveva conosciuto tramite dei corsi, almeno così facevo io.

« E poi sembra così cresciuta in queste foto, non che io fossi stata bassa, ma io a quattordici anni non mi conciavo in questo modo. » riflettei osservando una foto in cui Amy, o Emelin, o in qualsiasi modo la gente la chiamava, era vestita: un paio di pantaloncini a vita alta, uno chingon scombinato e degli occhiali a tappo di bottiglia che le oscuravano gli occhi.

Sembrava uscita da uno di quei film anni ‘70.

La intravedevo mano nella mano con Zayn ed in ogni foto sembrava essere stanca, proprio come aveva detto Liam.

Morivo dalla voglia di ritornare indietro nel tempo e vedere come se la spassavano quei due, ma era impossibile, almeno che non fossi stata Luce nella saga di Fallen quando entrò nelle sue ombre.


Avevo, però, un’altra chance, una delle poche che rimanevano: chiamare Liam.

Lui si era offerto di aiutarmi e quello mi sembrava il momento esatto.

Ho fatto bene a non chiamarlo prima, non bisogna buttare la prima carta, pensai.

Mi venne un volta stomaco terribile quando feci squillare il telefono.

Però ero più tranquilla dell’ultima volta in cui ebbi l’intenzione di farmi sentire da loro, da Zayn, dalla band, forse...


Sentivo la tipica suoneria di chi non ha ancora risposto, quel suono che si ripeteva ogni tre secondi e che non avrebbe smesso di alimentare il mio mal di testa finché non avessi capito che non era disponibile, Liam... intendo.

Provai a richiamare più volte, ma nulla.

Quei tentativi erano inutili.

Non avevo il numero degli altri della band, e qualcosa mi diceva che dovevo provare e riprovare a chiamare Liam. Come se avessi avuto un colpo di fortuna.

Ma quale fortuna, più sfigata di così.


Erano passate alcune ore da quando avevo chiamato Liam e avevo passato tutto il resto della giornata a vagare per la casa in cerca di notizie anche da parte di Mart e Rob.

Martina era una palla, non da bowling, più grande!

Sembrava tenesse in grembo due gemelli, ma era solo uno il piccolino.

Ricordo che le domandai: « Mangi tu assai o lui? No, perché ogni volta che ti vedo pare che mangi palloncini ad elio ma non voli... ».

Lei non mi rispondeva mai e si limitava a ridere ed in quel momento ricordavo quando venne per la prima volta a casa mia.

A proposito, mi mancava tanto non poterla vedere mangiare di nascosto, cucinare qualcosa, sporcare le pareti di cioccolata, saltare sul letto, parlare tutti i giorni di “come ti è andata la giornata?” o vedere qualche telefilm insieme.

Era divertente e sapevo che non avrei riavuto la Martina di una volta.

Lei ormai era una donna, una madre, non più una normale ragazza degli anni ‘90.

In quei mesi dimenticai cosa voleva dire stare sveglie fino alle cinque del mattino a piangere o a ridere.

« Ho una famiglia, ormai. »

Quando me lo disse mi sentii morire. Non tanto per “ho una famiglia”, ma per “ormai”.

Come se lo desiderasse da sempre, forse intendeva che prima non aveva un buon rapporto con la madre ed il padre e quindi aveva avuto l’idea di costruirsela da sola la famiglia.

Ogni volta veniva a trovarmi con Luke il quale non sembrava più tanto impegnato come prima.

Adesso sembrava tutto casa e Mart, nell’attesa del nascituro.

Ogni tanto mi chiedevo se lui avesse mai avuto la paura di non riuscire nelle nuove missioni, nel diventare un padre a tutti gli effetti, ad imparare a fare il marito oltre che il ballerino.

Non erano una famiglia impeccabile, perché?

Perché non era così che doveva finire.

Martina avrebbe dovuto fare l’attrice, prima di diventare mamma, e salire sui palchi e poi vedersi in tv.

Forse sarebbe riuscita anche a vedersi nel grande schermo, magari per fare un film comico mentre cercava di ballare guidata da Luke.

Sarebbe stato magnifico, ma ormai erano due genitori e dovevano cercare di mantenere la calma e crescere, loro insieme al bambino.


Poi c’era Rob.

Gli avevano dato una settimana.

« Come, scusi? »

« E’ dimagrito molto, non regge più nulla, non tiene nulla in quel... » in quel corpo, stava per dire. Ma stette zitta, capì che c’era l’anima - che era scomparsa da tempo ed era ritornata a prendere posto nel suo solito corpo - a piangere, l’anima di una ragazzina. Me.

Ragazzina, sì.

Ero ritornata piccola, non ero maturata.

Mi mancava anche l’abbraccio di una madre. Ma non avevo una madre.

« Non pianga. » mi consolavano, mentre Mimma stava immobile, con gli occhi fissi sul punto in cui la dottoressa ce lo aveva detto.

Aveva la pelle d’oca ma il viso neutro.

Lei lo sapeva, Roberto era morto, non ci sarebbe stata speranza anche per un’altra settimana di vegetazione.

Lui aveva smesso di parlare, di ridere, di vivere.

Tutte quelle nostre foto erano ricomparse, nella mia mente con tutti i momenti belli passati insieme.


« Emma, io ti amo tanto e vorrei... » mi aveva detto Roberto qualche anno prima.

« Dimmi, non ti fermare, purtroppo non ho più nulla da spendere per compare qualcosa e... »

Mi aveva baciato, in un modo tenerissimo.

« Oh, okay. » mi ero limitata a dire.

E poi, da quel giorno, eravamo un unico scrigno delle nostre anime.

Finché non fossi andata a Londra, ripescando tutto il mio passato e scoprendo che il futuro era lo stesso identico momento del passato. Uguali, ma in tempi diversi.

Perché l’amore per i miei idoli era ritornato in quello che doveva essere futuro, ma presentandosi nel presente.

Il passato con Rob si ripresentò in quegli ultimi giorni, dopo tutto quel tempo a cercare di evitare l’argomento “ti amavo anche io, ma non eravamo fatti per stare insieme”.

Forse volevamo entrambi chiudere quell’avventura mettendo un po’ di rosa, in tutto quel nero che avevamo intorno.

Avevo scoperto vari segreti, ricordi.

Forse quelli mi avevano ferita più di tutti, e non mi ero alzata forte, solo un po’ più coraggiosa quando scoprii che non potevo fermarmi troppo presto.

O meglio, avevo probabilmente la buona volontà di scoprire altro e poi fermarmi quando mi sembrava più opportuno.

Dunque, sapevo che mancava una settimana ad uno dei miei probabili vortici che mi avrebbero fatta sentire più vuota di com’ero già.


Quando i miei pensieri si rifugiarono nuovamente in un angolo della mia mente, ripresi l’Iphone e ricominciai a chiamare Liam.

Ci vollero tredici squilli prima che rispondesse qualcuno, o meglio... lui.

Sì, le avevo contate.

« Liam, scusa, ma devo chiederti un paio di cose e... »

« Sei Emma? Beh, non posso parlare sto... »

« Sì, sono io; stai cosa? Liam? Liam, ci sei? »

Non sentivo più nessuno dall’altra parte, mi ero un po’ preoccupata, magari aveva qualche intervista e aveva lasciato il telefono.

« Ti stai risentendo con Danielle? »

« No, con lei ho chiuso cinque minuti fa, non avrebbe senso chiamarla di nuovo, no Zayn, non prendere il cellulare! »

« Voglio solo salutarla, mica c’è qualcosa di male, eh?! Ciao Danielle, come va? »

Quello era Zayn?

Quella voce era di Zayn?

No, no, no, no, no, no, non è possibile!, pensai.

Era rauca e con un filo di “voglio cambiare, non voglio avere un passato” che la identificava.

Io stetti zitta, non doveva scoprire che c’ero io dietro quella chiamata.

« Liam, Danielle forse a chiuso. »

« Danielle? » questa volta era Liam a parlare, non sapevo che dire.

« Sì, okay chiudo. » sussurrai, ma non fui io a terminare la chiamata, sentii Zayn dire qualcosa.

« Per quale cazzo di motivo non vuole rispondermi, e tu con un solo ‘Danielle’ la fai parlare? Dovevo chiederle una cosa! »

« Senti Zayn, stai fermo col mio cellulare! »

« Hei, Dan, so che sei ancora lì. Potresti ordinare una pizza e portarla nel backstage? »

« Tutto qui? » domandò Liam.

Sono nella merda.

« Okay. » risposi. Non sapevo quale fosse la voce di Danielle, non avevo idea di come poterla imitare.

Non sentii più nessuno, solo il tac di un tasto premuto.

Poi dei passi frettolosi.

Della roba che si muoveva, sembravano vestiti.

Un altro tac.

Respiri profondi.

« Zayn, non è come pensi... » era Liam.

Forse lo aveva capito.

Senti un respiro più profondo, poi un altro.

« Zayn, io... » sempre Payne.

Mi sentii in colpa.

Porca puttana, Zayn.

« Liam? Dimmi che è uno scherzo. »

Sentii i passi di qualcuno allontanarsi, capivo benissimo chi era.

« Zayn? » sussurrai. Non sapevo da dove mi fosse uscito, perché non mi fossi trattenuta, non c’avevo capito più nulla e l’unica cosa che mi consolava era che Malik teneva ancora il mio numero di telefono.

« Emma non ho voglia di parlarti. Sei solo una stronza che vuole far soffrire chi cerca di stare calmo. »

Sono una stronza, me lo ha detto.

« Ci sono stata male anche io ed ho... »

« Hai chiamato Liam? » stava urlando, era nervoso.

« Zayn, io... » mi ero ritrovata a dire le stesse due identiche parole che aveva pronunciato l’altro ragazzo della band qualche minuto prima.

« Tu cosa? Ti ho chiamato non so quante volte, mi ero piazzato anche sotto casa tua e tu? Sei una stronza. Quand’è che mi hai inviato un messaggio alla segreteria telefonica? Quanti giorni fa? E che cosa? Solo scuse? Oh, Emma. Sai, ho sbagliato in vita mia tante volte, ma in questa hai concluso tu con il cadere in una fossa, e ci rimarrai dentro. »

Bloccò.

Non mi disse “non richiamare”, no.

Solo che ero una stronza.

Che dovevo rimanere nella fossa in cui ero caduta.

Che non avrei dovuto cercare la forza per rimettermi in piedi.

Forse, anche che non dovevo più amarlo.

DOPO DUE SETTIMANE DI RITARDO ECCOMI QUI. VI GIURO CHE SCRIVO OGNI VOLTA CHE MI CONNETTO, IL PROBLEMA E' CHE NON HO MOLTA FANTASTIA NEGLI ULTIMI TEMPI, IL BELLO E' CHE MI ERO ORGANIZZATA BENE! OKAY, MI METTERO' D'IMPEGNO E SCRIVERO' SEMPRE DI PIU', SPREMERO' LE MENINGI E MI FARO' VENIRE ALTRE IDEE! IN QUANTO A VOI, SCUSATE SE ANCORA NON SONO PASSATA NELLE VOSTRE FF,  NE HO UN BOTTO DA RECENSIRE E MOLTE VOLTE LEGGO MA NON LO FACCIO! STASERA MI METTO D'IMPEGNO ANCHE SU QUESTO!! FATEMI SAPERE COME VI SEMBRA, PER FAVORE! 
GRAZIE NUOVAMENTE A CHIUNQUE LEGGESSE QUESTA FF E A TUTTI COLORO CHE LA METTONO FRA LE RICORDATE/SEGUITE/PREFERITE ED A mitchie Justice CHE CONTINUA A LEGGERE QUESTA STORIA E LA RECENSISCE!
SPERO DI AVERLO SCRITTO BENE E COME HO CHIESTO PRECEDENTEMENTE POTRESTE FARMI IL PIACERE DI COMMENTARE E SCRIVERE SE HO FATTO EVENTUALI ERRORI DI BATTITURA, SE VORRESTE SAPERE QUALCHE ANTICIPAZIONE COMPLESSIVA DEI FUTURI CAPITOLI POTETE RINTRACCIARMI QUI FACENDOMI QUALCHE DOMANDA --> http://ask.fm/xzaynsmoustache , NON SONO PRONTA A RISPONDERE A TUTTE QUELLE CHE PROBABILMENTE MI FARETE RIGUARDANTI IL TESTO, PERCHE' SINCERAMENTE NON HO GIA' PRONTI TUTTI GLI ARGOMENTI DA TRATTARE ANCHE NEI PROSSIMI CAPITOLI, TIRO TUTTO FUORI IN MODO SPONTANEO E MOMENTANEO QUINDI ADESSO NON SO COSA POTREI SCRIVERE NEGLI ALTRI CAPITOLI, lol. 
SPERO VI SIA PIACIUTO E VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER AVER LETTO CIO' CHE RIGUARDA DUE MIEI GRANDI SOGNI. GRAZIE, DI NUOVO
  
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