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Autore: small leaf    10/07/2013    3 recensioni
Era solo un’assassina, quello era il suo lavoro. Era un Mostro. Voleva uccidersi, ma sapeva che non poteva. Lei era forte, non si sarebbe mai ceduta alla Morte così facilmente. Ma la desiderava così tanto. Le bare che sfilavano sotto i suoi occhi stavano diventando troppe, come troppe erano le volte in cui la Morte le aveva fatto sentire il suo freddo abbraccio, ma non l’aveva mai presa con se. E poi c’era quella promessa, quel patto che la teneva legata alla Vita. Una Vita non più sua, una vita da schiava. Tutto ciò che desiderava era ritornare nella sua casa, tornare Libera. Ma cambierà idea quando un giovane ANBU dai capelli bianco sporco incrocerà il suo cammino. Due anime tormentate che si cureranno le ferite a vicenda, ma chi dei due parlerà per primo del suo passato, chi dei due si toglierà la maschera?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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 Quarto capitolo- Nelle prigioni
 

La ragazza sbatté più volte le palpebre accertandosi che avesse gli occhi aperti e che non stesse ancora dormendo. Nella cella in cui si trovava il buio era totale. Nemmeno un misero spiraglio di luce. Non vi era differenza fra il buio in cui era sprofondata al momento della sua cattura a quello che le si stava presentando davanti agli occhi. Ci impiegò un po’ a riordinare i pensieri.
Poi ricordò la tomba, la testa bianca del ragazzo, la ferita, il medaglione e i ninja.
Doveva trovarsi nelle prigioni di Konoha.

Nelle prigioni di Konoha?!

Dei ricordi terribili colorarono di rosso il nero che la circondava. Chiuse gli occhi strisciando verso l’angolino di quella cella dalle misere dimensioni e l’odore di chiuso.

Goccia.

Il rumore che aveva sentito mentre si stava svegliando persisteva ancora.

Goccia.

Si prese le ginocchia al petto nascondendovi il volto. Perché era ancora lì? Perché era nel luogo che da anni era l’ambientazione dei suoi incubi? Si sentiva un nodo alla gola e gli occhi pizzicare. Alzò la testa trattenendo le lacrime. Piangere non sarebbe servito a nulla.

Goccia.

“Basta!”

La ragazza quasi gridò, ma la sua non era una richiesta disperata, era un ordine.

Silenzio.

La sensazione che ne ricavò fu dolce amara. Era contenta che quel rumore così malinconico fosse cessato, ma sapeva che era avvenuto a causa del suo “potere”.

“Che succede? La prigione riesce a farti perdere le staffe con così poco? Non eri tu quella forte?”

La ragazza gelò. Il suo sangue che già da tempo aveva perso il calore si ghiacciò nelle vene. La schiena era attraversata da brividi di freddo e il cuore si fermò con un sussulto doloroso.
Come un automa, a scatti si girò verso la voce.

No, Per favore, NO!

Pregava di essersi sbagliata, che era solamente la sua mente a giocarle brutti scherzi. Invece era lì. In tutta la sua mostruosità stava ferma a fissarla con occhi famelici nel buio. La sua Ombra, il suo Mostro.

La ragazza tremò. Non provava paura, ma terrore, anzi panico. Era da un anno che non la Vedeva. Era da un anno che quel Demone non usciva allo scoperto. 

“Ti sono mancata?”

La rossa chiuse gli occhi, quella voce la terrorizzava, era una voce che proveniva direttamente dall’Inferno, una voce maledetta che Nessuno dovrebbe mai ascoltare, rimbomba dentro il tuo corpo frantumandone ogni forma di innocenza, sporcando di sangue ogni propria parte candida.

“Sei di poche parole, come al solito, che noia! Comunque come faremo ora? Ho visto che non vuoi più seguirli, quindi dovremo decidere noi con chi saziarci …”

A quelle parole la ragazza inorridì, quanti uomini aveva ucciso in quell’anno? Una cinquantina se non di più. Si sentì sporca ed in trappola. Sapeva che per lei non c’era il beneficio del perdono, poteva percepire tutti gli occhi dei fantasmi di chi non c’era più per mano sua. Ricordò i loro volti, nonostante avesse iniziato ad uccidere per lavoro da quando aveva  10 anni si ricordava perfettamente ogni vittima e dove era sepolta. La conoscenza era la dote ricevutagli in dono quando aveva 8 anni, ma quella virtù ora pesava sulla sua anima come un immenso macigno.

Sorrise amaramente, capitava spesso che si dimenticasse di non avere più un’anima.

“Quel ragazzo dai capelli bianchi, quello che ti ha aiutata due giorni fa … sembrava molto succulento, non trovi?”

Sobbalzò. Con coraggio alzò lo sguardo e fissò il demone negli occhi inviandogli tutto l’odio ed il disprezzo che provava nei suoi confronti, ma quel contatto durò solo per pochi secondi, infatti quegli occhi neri senza pupilla le incutevano terrore. Erano due pozzi neri, se li guardavi troppo ci cadevi dentro e non c’era poi via d’uscita.

“Che c’è vuoi sfidarmi?”

Sibilò.  La ragazza ci pensò un po’ su. Non voleva sfidarla, solamente averla lontana da sé, voleva  tornare alla vita d’un tempo. Riacquistare la propria libertà.

“Lo sai che adoro le Sfide”

Il demone si avvicinò ponendo il proprio volto grigio davanti a quello bianco di Lei.

“Ti lancio una sfida … Devi cercare di colpirmi e uccidermi”

Il mostro sorrise facendo comparire un kunai nel pugno chiuso della giovane. Lei lo guardò esterrefatta. Davvero le dava la possibilità di colpirla?

“Avanti … vediamo se vali qualcosa di più di un pezzo di carne”

La ragazza si alzò in piedi tremante, sentiva che le ginocchia non avrebbero retto a lungo e i muscoli gridavano pietà, ma strinse i denti e guardò la lama nera del kunai. Poteva colpirla. Era in forma terrena, magari l’avrebbe potuta uccidere. Avrebbe riavuto la sua vita, dormire per più di un ora senza che lei le comparisse in sogno, potersi guardare allo specchio vedendo il proprio riflesso anziché quel Demone.

Sentì il cuore infiammarsi di una nuova speranza, il sogno di un futuro migliore era finalmente tornato.

Veloce colpì.

La sua mano lacerò la carne putrida del Mostro, il kunai conficcato nel suo petto.

“Il coraggio non ti manca stupida ragazzina”
Commentò.

“Ma non basta per uccidermi … Sfida Persa”

Il kunai le si sgretolò dalle sue dita, al suo posto milioni di piccoli ragni neri le assalirono la mani salendo sempre più su, con le oro otto zampette girovagavano per il braccio destro. Poi iniziarono a mordere iniettando il loro veleno. Tanti piccoli morsi che non le lasciavano un millesimo di secondo di pace. Cercò di toglierseli di dosso, ma essi aumentavano sempre di più. Iniziarono a ricoprirle il corpo, a morderle il volto. Iniziò a gridare quando fu costretta a chiudere gli occhi per evitare che le mordessero le iridi. Urlò ancora  quando sentì i veleno pulsarle nelle vene. Si sentiva bruciare in ogni dove, mentre dentro si sentiva morire.
Cadde al suolo dibattendosi, ma i ragni continuavano ad attaccarla.

“Basta! Per pietà Basta!”

La Demone stava a guardare la scena divertita. Finalmente un po’ di svago, quella ragazza era davvero noiosa, che essere inutile le avevano dato come marionetta. Ma era sempre meglio averne una  insignificante, che non averne proprio. L’unica cosa che la preoccupava era il suo carattere forte. Non riusciva ad avere pieno controllo su di lei. La sua mente era circondata da mura impenetrabili a cui lei riusciva ad avere accesso solo ad una piccola parte. E oltre a ciò aveva scoperto della morte di Rin, le cose iniziavano a complicarsi. Se si fosse arrabbiata entrambe avrebbero rischiato grosso. La ragazza sapeva solo parzialmente ciò che il suo potere le permetteva di fare. 

Con uno schiocco di dita gli insetti scomparvero lasciando solo una figura sfinita giacere al suolo. 

Così magari capirà qual è il suo posto …
Ansimante e priva di forze la ragazza era sdraiata sul freddo terreno della prigione. Le lacrime agli occhi minacciavano di scorrere lungo il suo magro viso e ci volle tutta la propria forza di volontà per non abbandonarsi ad un pianto disperato. Ricordò il giorno in

cui tutto era cambiato, ricordò la sue due prime vittime.

*Flashback*

“Al fuoco!”

Tossì mentre urlava di nuovo

“Aiuto! Al fuoco al fuoco!!”

La cenere si stava mischiando alle lacrime della bambina dai ricci rossi che gridava disperata in strada mentre guardava la sua casa essere mangiata dall’incendio. La gente attorno a lei buttava secchi d’acqua e la spintonavano cercando di allontanarla, ma lei urlava ancora di più piantando i piedi nel terreno. 

Il buio della notte era colorato da vampate di fuoco rosse ed arancioni, mentre come tante piccole stelle cadevano lapilli infuocati che si spegnevano a contatto con l’arida terra.

Vide qualcuno uscire dalla porta della casetta con i vestiti bruciati e sporca di fuliggine.

“Papà!” urlò la bambina gettandosi fra le braccia del padre.

“Piccola mia sei viva” la strinse a se affondando la testa nei suoi spettinati capelli.

“Si papà sono viva, dov’è mamma?”

Il padre la guardò piangendo.

“La mamma sta bene tranquilla”

Lei sorrise, ma nel suo cuoricino sapeva che il padre stava mentendo.

“Forza andiamo”
Si alzarono entrambi e facendosi forza l’un l’altro, zoppicanti percorsero le mille stradine del villaggio. In ogni dove vi erano persone che urlavano piangenti i nomi dei loro cari chiusi in quelle case ormai divorate dal fuoco appiccato da qualcuno quella notte di inferno. Alcune persone rotolavano a terra tentando di spegnere le fiamme sui propri vestiti, altri, proprio come loro, cercavano di raggiungere le mura nella speranza di salvarsi. Ma quella notte nessuno avrebbe poi rivisto l’alba.

Le mura si presentarono loro come un miraggio, dalle casupole ormai distrutte si intravedeva la linea nera degli alti tronchi d’albero che fungevano da  difesa.

“Forza piccola un ultimo sforzo, siamo arrivati, guarda là ci sono le mura. Le vedi piccola? Ci siamo! Saremo salvi … Forza, forza!”

Le parole del padre apparivano come tante ,piccole, ma significative luci nel buio del cuore in cui la piccola era sprofondata. Si sarebbero salvati tutti, la loro vita sarebbe tornata alla normalità. Lei, il suo papà e la mamma. L’avrebbero vista crescere, portata all’altare, accudito i suoi figli quando lei era a lavorare come maestra. Si, sarebbe andato tutto bene, perché non poteva succedere a lei, forse agli altri, ma non a Lei.

Quasi senza accorgersene si ritrovarono a correre, tossendo e a volte inciampando, ma si ritiravano subito su: erano troppo vicini per mollare e lasciare che il loro destino si esaudisse in quei vicoli.

Le luci dell’alba iniziarono a comparire nel cielo, tingendo di dolci tonalità rosee le nuvole grigie di fumo. Sarebbe stata una bellissima alba se non fosse stata proprio essa a portare la morte.

Padre e bambina avevano finalmente raggiunto le mura ed ansimanti si reggevano ai tronchi con le lacrime agli occhi.
“Siamo vivi, siamo vivi”mormorava l’uomo. La bambina lo abbracciò sorridendo pensando che  ormai il peggio era passato, ma qualcuno li divise.

“Non ci saranno superstiti a questo attacco”

Un ninja con una maschera da gatto teneva stretti entrambi.

“No, per pietà! Salvate almeno la bambina! Vi scongiuro! Salvate lei! Ha soli otto anni! Fatela vivere! Fermi vi prego! Ditemi cosa volete e io …”

Il pover uomo non riuscì a finire la sua richiesta d’aiuto che una lama gli tagliò la testa che cadde a terra con un lieve tonfo seguita poi dal corpo che la stretta del ninja aveva trattenuto poco prima.

La bambina guardo ciò che rimaneva del padre con gli occhi sgranati dalla paura e dal terrore. La nausea capovolse il suo piccolo stomaco, tentò di vomitare, ma lo shock era tale da non permetterle neppure questo. Le lacrime le avevano reso del tutto impossibile la vista, ed inorridita iniziò ad urlare.

Una pugnalata dritta al petto fece tacere per sempre l’urlo di una povera bimba innocente.  Davanti a lei una bambina dai capelli rossi e ribelli stringeva in pugno un kunai da quale il sangue caldo della sua piccola vittima sgocciolava cadendo al suolo. Lo sguardo duro di una donna adulta era chiuso in un paffuto visino dalla pelle chiara. La mano di uno dei ninja che formava il gruppo
in cui si trovava si posò sulla sua spalla.

“Brava”

Ecco la sua ricompensa per avere ucciso: un “brava”. Gli altri ninja si allontanarono controllando che dalle altre porte non fosse uscita nessun’altra persona, solo la piccola rimase lì a guardare le sue vittime. Aveva ucciso. Era un’assassina a tutti gli effetti. Si specchiò nella lama del kunai, ma guardando il proprio riflesso non riuscì a riconoscersi. Vedeva che i bei boccoli rossi e le guanciotte rosee, ormai non le appartenevano, non si meritava tutta quella bellezza e così si colpì.

Quando il sole si staccò dalla terra alzandosi in cielo dipingendolo di blu i ninja tornarono a prendere la nuova arrivata,ma tutto ciò che trovarono fu un fagotto sanguinate disteso a terra accanto al corpo della bambina uccisa un’ora prima. Uno di loro le si avvicinò.

“È ancora viva, presto”

La caricarono in spalla portandosela via. La bambina in fin di vita sperò con tutta se stessa di morire durante il viaggio ricongiungendosi magari alle persone che aveva perso ed essere felice, non sapeva ancora che nel suo destino, già scritto, non era presente la Felicità.

* Fine Flashback *

***
 


 

Anteprime sul prossimo capitolo:
La ragazza urlò … Piantò le unghie nella carne graffiandola e facendola sanguinare, ma più il proprio sangue freddo bagnava le dita, più era spronata a farsi del male …

Qualcuno aprì la porta della cella entrando di corsa..
“Che succede?”

 

La ragazza riconobbe quella voce e di scatto alzò lo sguardo. Era …
 


…“Come ti chiami?” …
 


Il ricordo della ragazza legata e picchiata era ancora vivo nella sua mente e non passava giorno senza che un pensiero volasse a lei …

...Probabilmente dentro di sé ha un demone e se mai la mia ipotesi dovesse essere vera dovremmo ucciderla e tu saresti l’unico nostro ninja abbastanza potente da poterlo fare … Kakashi, non affezionarti troppo a questa ragazza...
 
   

 

***
  

 

Spazio Autrice:
Scusate l’Enorme ritardo, ma tra esami e campeggio parrocchiale non ho avuto la possibilità materiale di scrivere Linfatti questo capitolo è più lungo degli altri perché ne ho dovuto unirne(più o meno) due, mi sentivo in colpa per non aver aggiornato e  allora ho voluto mettere questo capitolo che è la partenza Ufficiale della storia. Ok ora passiamo ai soliti misteri che si celano (?) in questo capitoletto ;) Allora … partirei subito dalla figura del demone, direi che è ben chiaro che si cela dentro la ragazza è che è un Mostro, ma chi è? Come mai è in lei? Perché parla Di “Come ci sazieremo d’ora in poi? ”? Eh Eh … Molte mi hanno domandato se sono cannibali, non mangiano esattamente le persone ma da come si è parzialmente capito in questo capitolo e come si capirà meglio negli altri in un qualche modo si saziano con le loro vite. Come? Bhè dovrete continuare a leggere ;D Sono malvagia lo so! Poi, Perché la ragazza parla di non avere più un’anima e che il suo sangue è freddo? Attenzione qui, sembrano degli inutili dettagli ma hanno ruolo fondamentale O.O  anche il ninja che compare nel flashback con la Maschera da Gatto (vi ricorda qualcosa??) è molto importante. Spero di avervi un po’ stupito con il flashback, volevo far credere che la bambina con i capelli rossi fosse la ragazza, invece, za za zan! Era la sua vittima!! Prometto che da ora in poi sarà un po’ meno lugubre … (brr che brutta parola!) Ora finisco qui che questa nota sta diventando lunga come tutta la storia! XD
Ringrazio tutte le persone:
 Che recensiscono:

-gokinabardakkina
-callas d snape
-Kate_fu_panda
Che mi seguono:
1 - Evelyn Hope
2 - Gwen1991
3 - Kate_fu_panda
4 - Rhues
5 - sirseleucio
6 - watanuki
7 - waterpolo
8 - Yume Miyu
9 - _cucciolotta_
Che hanno messo la storia nelle preferite:
1 - Ayumi_m
E nelle ricordate:
1 - hisui fangirl
2 - Kate_fu_panda
Un enorme bacio a tutte quelle che leggono, leggeranno o hanno letto la mia storia!
Al prossimo capitolo!”

Small Leaf

 

  
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